12:09

Diedre Lethem

Che fai?

12:10

Audrey McFarland

Solito… Traduco di portate d’aria.

12:12

Diedre Lethem

Bella rottura di palle :-)

12:13

Audrey McFarland

Già. Allora quando vieni a trovarmi?

12:15

Diedre Lethem

Con Ethan pensavamo per Natale, tanto qui chiude tutto.

12:16

Audrey McFarland

Non vedo l’ora, se restate fino al 5 gennaio potete venire al matrimonio di Kajsa ed Eran.

12:18

Diedre Lethem

Wow che figata! Magari becchi qualche bel vichingo riccone.

12:19

Audrey McFarland

Dubito…

12:20

Diedre Lethem

Giusto… Sei una sfigata cronica!

12:21

Audrey McFarland

Stronza!

12:22

Diedre Lethem

Sempre! A proposito, in quel posto in culo ai lupi hai adocchiato qualcuno?

12:24

Audrey McFarland

Nessuno… Età media 70 anni.

Aspetta, suonano alla porta.

12:25

Audrey McFarland

È arrivato il postino.

12:26

Diedre Lethem

Speriamo sia un bel manzo.

12:27

Audrey McFarland

Ha cent’anni.

12:28

Diedre Lethem

:-(

«Kom in, Jonsi11», urlai. (Entra, Jonsi)

12:30

Audrey McFarland

A proposito, mi sa che ho dimenticato il mio manuale di sopravvivenza di Shakespeare a Londra.

12:33

Diedre Lethem

Non mi sembra, tutto quello che c’era nella tua stanza è stato imballato e spedito.

12:34

Audrey McFarland

Boh, non lo trovo…

12:35

Diedre Lethem

Te ne compro un altro?

12:36

Audrey McFarland

No, salterà fuori.

Bussarono di nuovo.

12:37

Audrey McFarland

Vado ad aprire al vecchio, aspetta.

12:39

Diedre Lethem

Ok

«Är öppen12», dissi spalancando la porta.

«Ciao.»

«….

Aidan sorrise. «Sono qui per affari con la Swego e ho pensato di passare a farti visita.»

Avevo il cuore a mille, e per un attimo ebbi paura che mi spaccasse lo sterno per quanto pulsava.

«Posso entrare?» chiese.

«Certo», dissi invitandolo in casa.

Aidan si spostò nel soggiorno e girando su se stesso diede un’occhiata in giro. «Vuoi un caffè?» chiesi.

Scosse la testa. Si tolse la giacca lasciandola cadere sulla poltrona ed estrasse un libro dalla tasca. «Ero passato per portarti questo», disse allungandomi il mio manuale di sopravvivenza. Sorpresa dalla strana coincidenza aggrottai le sopracciglia. «Lo avevi dimenticato in albergo l’ultima volta che ci siamo visti.»

«Ah», mormorai. Presi il libro dalle sue mani, lo sfogliai e alzai gli occhi su di lui. «Mi spiace, era finito sotto il sedile della mia auto, l’ho trovato solo la scorsa settimana.»

Ero a disagio. Mi grattai il collo e guardai ovunque tranne lui.

«Stai bene?» chiese «Te la cavi bene quassù?»

«Certo», risposi.

«Certo», disse lui di rimando, sorridendo.

Restammo così, come due belle statuine silenziose. Il mio cuore non la smetteva con la sua corsa forsennata, e cominciavo a sudare.

«Appurato che sto bene e che non c’è nulla di cui preoccuparsi, direi che siamo a posto», dissi spostandomi verso la porta.

Aidan mi seguì con lo sguardo, e con molta calma mi seguì.

«Sei nata il 10 ottobre del 1983 a Manchester», disse. «Da piccola sei caduta dallo scivolo e ti sei ferita sotto il mento e ti hanno dato tre punti di sutura. Il tuo secondo nome è Kiri, non ti piace il rosso e non lo indossi mai, ami la poesia e John Keats è il tuo poeta preferito anche se vivi di Shakespeare. Ascolti il post-rock con influenze dark, hai visto migliaia di volte Colazione da Tiffany e per questo non ti manca mai un foulard. Sei allergica all’acrilico, e da bambina volevi andare a vivere con Pippi Calzelunghe».

Il mio cuore si sciolse e, pervasa da un’onda di emozioni, rimasi senza fiato. Riuscii appena a socchiudere le labbra in un sorriso di gioia e paura. «Come fai a sapere queste cose?»

«Ho studiato», disse. «Audrey, io mi sono innamorato di te. Sono innamorato di te da quella notte a Stoccolma al club privé. Mi spiace per quello che sono stato e per non essere stato coraggioso, non ci sono giustificazioni, lo so, ma le ore che ho trascorso con te sono state le più belle della mia vita e mi spiace non esserci stato come avresti voluto tu.»

«È andata così», dissi.

Poi d’improvviso si avvicinò mentre io, già inebetita da quella disarmante e devastante dichiarazione, mi sentii travolgere dalla vertigine.

«E volevo anche dirti», aggiunse, «che io e Zoe ci siamo separati, ma non è colpa tua, sarebbe accaduto lo stesso. Eravamo prigionieri in ruoli stantii, ognuno il porto sicuro dell’altro.».

Il mio cuore saltò un battito.

«Aidan non ti puoi presentare qui dopo mesi e pensare che...»

«Audrey, non ho mai voluto evasione dalla vita, ma esattamente il contrario... Una vita di evasione con te.»

«Siamo troppo diversi. E poi non ci sono le basi per ricominciare, l’hai detto tu stesso, prima o poi cadremmo nella quotidianità e allora cercherai una nuova evasione.»

Aidan sorrise. «Segui sempre i principi di Shakespeare?» chiese.

«Sì», risposi.

«Allora ne ho uno nuovo. Un amore crollato, ricostruito, cresce forte, leggiadro, grande più di prima13», passò lievemente l’indice sulla mia guancia: «Si può far tutto, anche dimenticare, e noi in fondo non dobbiamo ricominciare, ma iniziare qualcosa di nuovo».

Mi morsi le labbra e abbassai lo sguardo al suo anulare sinistro senza la fede.

«Cos’è? Ti sei studiato tutto il libro?» chiesi ironica.

«Allora cosa ne dici?» chiese.

«Cosa ne dico... posso pensarci?» chiesi.

«Certo», rispose sorridendo.

Gli strinsi le mani intorno al collo e Aidan mi cinse la vita. «C’è un modo per toglierti quella parola dalla bocca?» chiesi seducente.

«Conosco un modo», rispose.

E con un bacio placò la mia anima tormentata.

11. «Entra pure, Jonsi.»

12. «È aperto.»

13. William Shakespeare, Sonetto CXIX.