Los Angeles, 18/10/1968
Pedinamento:
L’appartamento di Marsh Bowen, tra la Cinquantaquattresima e la Denker, tendine di pizzo stile Negropoli.
Era la sesta sera. L’aveva reclutato Dwight Holly, tramite Clyde Duber. Clyde non conosceva bene le motivazioni di Dwight. Forse Bowen era un simpatizzante comunista o rappresentava un rischio per la sicurezza nazionale.
L’auto di Bowen, una Dodge del ’62, era parcheggiata davanti a casa. Una macchina da smidollati. Bowen era un rompipalle. Andava a feste di imbecilli e giocava a fare il capo zulu. Aveva rotto i coglioni a Scotty Bennett e la polizia l’aveva silurato, e questo gli aveva fatto guadagnare un certo prestigio tra quegli sfigati di progressisti e tra gli ebrei del mondo dello spettacolo.
Crutch sbadigliò. Era lì da mezzanotte. Adesso erano le 2.06. Abbassò il sedile e si mise a esaminare le foto che decoravano il cruscotto. Aveva preso l’idea da Scotty.
Scotty aveva tappezzato il cruscotto della sua macchina con le fotografie della rapina su cui indagava. Crutch ne aveva allestito una versione personalizzata. Aveva attaccato le foto di Joan, di una fantastica spiaggia dominicana, di negri haitiani dediti al terribile vudù.
Il lavoretto di Bowen era una seccatura e gli faceva perdere tempo. Lo distoglieva dal suo caso e dagli intrallazzi con Mesplede. Bowen era un furbacchione. Pareva che sentisse quando aveva una macchina alle calcagna.
Crutch ascoltava la radio a basso volume. Quei motivetti lo irritavano. Una melassa pacifista costellata di scemenze da negri. Idea geniale: piazza sulla macchina di Bowen un rilevatore acustico e luminoso.
Tirò fuori la cassetta degli attrezzi, si accovacciò e scattò di corsa. Prese un cavatappi e fece un foro nel fanalino posteriore di sinistra. Attaccò un rilevatore acustico a 9 volt sotto il parafango destro e lo sintonizzò sulla frequenza 3. Tornò di corsa alla sua macchina e prese il ricevitore. Clic: ecco il canale 3 e i rumori di sottofondo.
Crutch riordinò le idee e si riconcentrò. Illuminò con la pila tascabile la foto di Joan. Adesso sapeva come fare. Sapeva come far brillare quelle striature grigie.
Bowen uscì di casa e salì in macchina. Un nottambulo: le 2.42.
Partì. Crutch lo seguì tenendosi parecchio a distanza. Il rilevatore nel fanale posteriore gli indicava percorso e direzione.
Guidavano. Crutch si teneva sei macchine dietro. Negropoli sfilava dai finestrini. Bowen passava lentamente davanti a bordelli di terz’ordine aperti tutta la notte e a locali che stavano chiudendo. La polizia era fuori IN FORZE. I giocatori di dadi sparivano come neve al sole al passaggio della Madama. Bowen passò davanti a due sedi del movimento nero: l’ATN e l’FLMM. Cos’è, guardi le vetrine? Qualcosa non va?
Sul canale 3 arrivavano i rumori della strada. Il frastuono della giungla a notte fonda. Bowen fece un’inversione a U e si lanciò verso ovest sulla Slauson, quindi in direzione nord sulla Crenshaw.
Zone più bianche. Più civilizzate. I rumori dal canale 3 arrivano più smorzati. Si sta dirigendo a ovest sulla Pico, a nord verso Queen Ann Place, costeggiando il parco.
Bowen urtò il marciapiede e imboccò il passaggio pedonale. Fanculo: non poteva seguirlo da vicino.
Crutch spense i fari e si appostò sul marciapiede sul lato orientale. Il parco era tutto erba bagnata, cespugli e alberi. Tenne d’occhio il rilevatore nel fanale posteriore e vide Bowen che zigzagava lentamente.
Le luci si spensero. Il rumore del motore svanì. Dal canale 3 giungeva il canto dei grilli.
Silenzio. La portiera dell’auto di Bowen si apre e si chiude. È buio. Si sentono solo dei suoni.
Ancora silenzio. Poi due voci maschili. Cerniere che si abbassano, cinture slacciate e quei gemiti inquietanti.