Acque cubane, 27/12/1968
Pinne e flutti. Mesplede gettava la pastura in mare. I pescecani ronzavano intorno e azzannavano il cibo. Risplendevano al chiarore della luna. Il motoscafo era partito da Boca Chico Key diretto alla spiaggia di Varadero, a Cuba.
Mesplede aveva chiamato Wayne a Los Angeles e aveva ricevuto l’okay per i viaggi in Nicaragua e nella Repubblica Dominicana previsti per il mese seguente. Il francese aveva trasmesso un rapporto negativo su Panama, ormai fuori gioco. Il Nicaragua sarebbe stato bocciato, avrebbero scelto la Repubblica Dominicana. Cuba era vicina. Il suo caso era lì.
Crutch prese della dramamina. Era pallido come un cencio per il mal di mare. Avrebbe voluto ritemprarsi: alcol, pillole, marijuana; ma il francese aveva detto nyet.
“È un’operazione segreta, Donald. Voglio vederti in azione.”
Erano a quaranta miglia dalla costa. Si erano cosparsi la faccia di nerofumo e indossavano mimetiche logore. Erano armati di coltelli da combattimento e Magnum con il silenziatore avvolte in sacchetti di plastica.
I pescecani che li scortavano saltavano e azzannavano. Mesplede gli parlava come fossero bambini. La pastura consisteva in budella di gatto. Un suo amico aveva un pit bull che si chiamava Batista, un killer di felini. Batista era un veterano dei K-9 Corps sbarcati nella Baia dei Porci. Non vedeva l’ora di ammazzare gatti nella Cuba libera.
Il motoscafo sfrecciava fendendo le onde. Crutch era tormentato dai flashback: la Casa dell’Orrore, l’elenco dei partecipanti alla riunione, Joan Klein e Thomas Frank Narduno.
Un pescecane sfiorò lo scafo. Mesplede lo coccolò. La pastura puzzava ben più della merda di gatto. Arrivarono a dieci miglia dalla costa. Il cibo per gli squali era finito. Mesplede spense il motore e lasciò che fossero le onde a trasportarli.
I marosi li spinsero verso la costa. Erano sobbalzi e scosse, e l’acqua dentro l’imbarcazione arrivava alle ginocchia. Crutch buttò giù altre pillole di dramamina e fece dei respiri profondi.
Adesso la costa era visibile. Gettarono l’ancora vicino a una secca a una cinquantina di metri dalla spiaggia. Puntarono binocoli a infrarossi. Videro cinque soldati della milizia che giocavano a carte su un tavolinetto da picnic.
Informazioni avute dagli esuli. Il francese aveva ricevuto una soffiata da un tale del Consiglio per la libertà cubana: quegli uomini che giocavano a carte torturavano prigionieri nel carcere di La Cabana. Avevano castrato dei ribelli di destra. Si allontanavano per la loro partita tutti i martedì notte.
Ormeggiarono il motoscafo. Lo stridio dei gabbiani copriva il frastuono delle onde che si frangevano sulle rocce. Crutch mise gli occhiali da motociclista, Mesplede indossò una maschera. Le armi erano avvolte in tre sacchetti di plastica.
Scivolarono in acqua. Era gelida. Si avvicinarono nuotando in diagonale rispetto alla battigia. Una fila di alberi lungo la spiaggia copriva la luna. Gli uomini che giocavano a carte fumavano. Le punte ardenti delle sigarette rifulgevano: aiutavano a localizzarli.
Approdarono sulla spiaggia e iniziarono a strisciare. Si sporcarono di sabbia. Tolsero maschera e occhiali per respirare meglio. Crutch ingoiava sabbia e lottava con i crampi allo stomaco.
Tre metri dal tavolo. Due ombre che strisciano sulla sabbia. Cinque obiettivi a distanza ravvicinata, dodici pallottole.
Mesplede lanciò il segnale. Si stesero proni, mirarono impugnando le pistole a due mani e fecero fuoco. Lampi dalle canne, colpi sordi dei silenziatori, rumore di corpi che si accasciano. Schegge di tavolino che volano. Sigarette che cadono. Rumore di crani che si spaccano, due uomini che stramazzano a faccia in giù.
Tre uomini balzarono in piedi: grossi, un obiettivo più visibile. Farfugliarono qualcosa e sganciarono le fondine.
Mesplede sparò. Crutch sparò. I proiettili maciullarono le gambe, gli uomini stramazzarono a terra; li finirono sparando al ventre. Crutch nascose la testa nella sabbia e aspirò dei granelli.
Eco di colpi sordi e rumore di onde. Stridio dei gabbiani, nessuno sparo in risposta.
Crutch sollevò la testa. Mesplede era vicino al tavolino, la torcia spenta. Crutch si avvicinò, circospetto.
Cinque cadaveri. Tre sigarette ancora accese.
«Scotennali» ordinò il francese.
Crutch scosse la testa. Il francese lo afferrò per i capelli e lo scaraventò sul tavolino. Crutch sbatté le ginocchia e crollò sulla sabbia. Si ritrovò faccia a faccia con un uomo senza volto. Aveva l’attaccatura dei capelli bruciacchiata dalla polvere da sparo. Un lembo di pelle penzolava.
Il francese lo guardava. Crutch prese il coltello. Recitò qualche stupida preghiera e piantò la lama. Mancò il lembo di pelle e la lama affondò nell’orbita oculare.