Los Angeles, 26/11/1971
Al Vivian arrivò un pacco, spedito da Las Vegas. Il contenuto sbatacchiava nella scatola. Pesava una cazzo di tonnellata.
Pagò il postino e trascinò dentro il pacco. Mittente: Mary Beth Hazzard, casella postale 19. Vi era attaccata una busta.
Cazzo: aveva risposto alle sue domande. Cazzo: aveva trovato di più...
L’aprì. C’era una lettera di Mary Beth.
Mr Crutchfield,
Un funzionario di polizia a Cleveland, in Ohio, ha spedito questo in risposta a una delle numerose richieste di Wayne. È un dossier aggiornato dell’FBI su una donna di nome Klein, su cui Wayne aveva sospetti. Come può vedere, a parte le intestazioni e i vari numeri di pratica, il testo è stato cancellato. Wayne mi disse che aveva cercato di sbiancare cancellature d’inchiostro come quelle attraverso procedimenti chimici, ma con poco successo. Comunque, ho accluso l’attrezzatura e i reagenti chimici che mi spiegò di aver usato.
Cordiali saluti,
M.B.H.
Il fascicolo era aggiornato: 8/12/68. SOGGETTO: KLEIN, JOAN ROSEN, numeri di pratica e adiós. Sei pagine interamente cancellate.
Un fascicolo. Spedito a un morto. Quel fottuto chimico geniale: “ben poco successo”.
E uno spettroscopio.
E un fluoroscopio.
E l’idrossiacido a pH elevato.
E le note di Wayne sul bombardamento con raggi di contrasto.
Tirò fuori tutto. Sfogliò il suo libro di chimica e trovò le proporzioni per ottenere l’idrossiacido. Su spettroscopi e fluoroscopi non trovò nulla. Attaccò gli strumenti a una presa sul muro e li dispose sulla scrivania. Prese dei batuffoli di ovatta e infilò dei guanti di gomma. Spianò le pagine cancellate con l’inchiostro.
Schiacciò gli interruttori. Si accesero raggi di luce rosa e azzurra. Bombardamento: eh? Cioè, proiettare i raggi incrociandoli?
Ci provò. Sollevò gli strumenti e indirizzò sul foglio i fasci di luce intersecandoli. Le prime quattro volte le cancellature nere risultarono ancora più nere. Negli altri due tentativi il nero si schiarì. Tamponò con un piiiizzico di idrossiacido le cancellature a inchiostro più chiare. La carta bruciò fino a perforarsi.
Reindirizza i raggi. Tampona l’inchiostro più scuro.
Lo fece. Premette forte, poi più piano. La carta bruciò e si perforò.
Fece una pausa. Respira profondamente. Provò con lo strumento che emetteva il raggio azzurro e tamponò con forza. La carta bruciò e si perforò. Ricominciamo. Provò con il raggio rosa e tamponò con delicatezza. La carta bruciò e si perforò.
Mosse di scatto la mano. La boccetta cadde. L’acido si versò. Quattro pagine intere bruciarono.
Ricominciamo. Respira profondamente. Fratello Wayne, ci sto provando. Ci restano solo due pagine.
Rimise nella boccetta l’acido versato. Indirizzò di nuovo i raggi di luce incrociandoli. Si intravedevano solo linee dattiloscritte più chiare. Le tamponò con estreeema delicatezza.
La carta sfrigolò. Le linee bruciarono e la carta si perforò.
L’ultima pagina.
La scrivania era bruciacchiata. La pulì. Centrò la pagina. Armeggiò con i raggi. Ottenne un nuovo ibrido rosaazzurro. Linee a inchiostro scuro e a inchiostro più chiaro, poi qualcos’altro.
Piccoli segni dattiloscritti. Proprio sotto l’inchiostro.
Strizzò gli occhi per mettere a fuoco. Prese la lente d’ingrandimento e l’avvicinò. Non riusciva a decifrare le parole cancellate.
Respira profondamente. Non tamponare, cospargere, bruciare, carbonizzare, bruciacchiare.
Sì, prova così.
Andò in cucina. Svuotò il flacone di uno spray per pulire i vetri, lo lavò con un detersivo delicato e lo lasciò asciugare. Poi lo portò nel soggiorno e lo poggiò sulla scrivania.
Vi versò l’idrossiacido. Avvitò il tappo. Provò a spruzzare, usciva una condensa sottile.
Il vapore irritava gli occhi. Aspettò che la nebbiolina si dissipasse. Centrò la pagina sotto i raggi rosa-azzurri. Spruzzò appena un velo sulle linee d’inchiostro, dalla sommità fino in fondo alla pagina. L’inchiostrò si dissolse in strisce casuali. Sotto vide parole e frammenti di parole.
“SOGGETTO JOAN ROS”, “ha util”, “varie ident”, “Williamson, Margaret Susan/Broward, Sharon/Goldenson, Rochelle/Faust, Laura”, “B”, “D”, “L”, “Q”, “A”, un guazzabuglio di parole sbaffate.
“Sospetta partecipazione”, “libro paga”, macchie, “mande”, “dal 194”, “donata”, macchie, “cause di sin”.
“SOGGETTO JOAN ROSEN KLEIN” parentesi, macchie, parentesi. “Celia Reyes, alias Gretchen Farr”, “Movimento 14/6”, macchie e parole sfocate. “Riguardo a questo documento (8/12/68) IL SOGGETTO REYES-FARR, secondo quanto affermano gli informatori del Bureau, sta cercando il presunto assassino di una donna haitiana conosciuta come “Tattoo” (non è noto il nome vero) che risulta scomparsa da Los Angeles dall’estate del ’68. Gli informatori hanno anche riferito che a tale scopo il SOGGETTO REYES-FARR ha chiesto aiuto a LEANDER JAMES JACKSON (presunto militante nero).”
“SOGGETTO”, macchie, “EIN”, “sosp”, “riv”, macchie, “mento”, “Algeria”, “Palest”, “Caraib”.
Oh, cazzo. Ci sono delle linee intere. Indirizzi in spagnolo. Covi nella Repubblica Dominicana.
“Una voce insist”, macchie, “a quanto pa”, “cercare di bloccare un flusso di smeraldi di contrabbando che avrebbero finanziato”, macchie, macchie, “colpi di Stato”.
I caratteri dattiloscritti cominciarono a sbiadire.
Lettere e parole intere svanivano. Una frase sbiadì fino a scomparire. Crutch sbatté le palpebre. Si stropicciò gli occhi. Era sparito un intero paragrafo. Anche la parola “JOAN”.
Spruzzò di acido la pagina. Troppo. La condensa fuoriuscì in un fiotto. Le parole si dissolsero. L’aria bruciava. La pagina arse.