Odori. Il mondo attorno a Buc è un immenso minestrone di odori che si rincorrono: si toccano, si allontanano, e anche se si mescolano lui riesce a distinguerli molto bene. Quelli più forti provengono dalla cucina: cibo buono, cibo cattivo, dolce, salato, piccante. Per lui sono come una gamma di colori dalle infinite sfumature, che persistono nel tempo, per quanto la Donna si ostini a pulire tutto con dei prodotti che a volte lo fanno allontanare perché gli bruciano il naso. Poi c’è quel posto dove la Donna, l’Uomo e il Bambino vanno, chissà perché solo lì, a fare i loro bisogni. Da quella stanza escono un insieme di gioia, tristezza, malessere.
Ma il posto che gli piace di più è la camera dove il Bambino e lui dormono assieme. Si accuccia di fianco al letto e si sente importante, perché il suo compito è quello di proteggere il Bambino. Quando a volte il Bambino fa dei brutti pensieri, lui gli lecca via la paura dalla mano sudata; altre volte invece la pelle è quasi sempre dolce, perché per quanto il Bambino creda di lavarsele bene, lui ne avverte sempre l’odore e il sapore di zucchero mescolato a quello del sapone.
Il Bambino.
Per lui il Bambino c’è sempre stato. Anche se a volte non lo vede, continua a sentirlo nelle scie di profumo che lascia per tutta la casa. E quando a un certo punto se lo ritrova davanti, avverte gli odori di tanti altri bambini con cui è stato in contatto: con cui ha giocato, riso, a volte pianto, in un posto che forse è la Casa dei Bambini, che Buc in un certo modo ha visto tramite il Bambino senza esserci mai realmente stato.
Quando il Bambino se ne va di casa, Buc non ha paura di essere abbandonato, perché sente nel suo odore che presto tornerà. E così succede. Così succede sempre e lui non abbaia, non si preoccupa.
Se il Bambino va via con la Donna, non lo lasciano da solo in casa, ma lo fanno entrare nel recinto in giardino. Lì c’è una cuccia che sembra una casetta. Ma anche se sente il proprio odore ed è all’aria aperta (con tutti gli altri odori che si rincorrono nel giardino), lui preferisce dormire nella stanza del Bambino. È vero che fuori sente meglio i richiami degli animali che volano, degli altri cani che abbaiano, delle macchine che passano (che rilasciano un bruttissimo odore) e che vanno in un posto dove ci sono tanti uomini, tante donne e tanti bambini che parlano e che camminano. Lui non ci è mai stato, ma riesce ad ascoltare e ad annusare quasi fin là. Anche perché il Bambino e la Donna, senza l’Uomo, a volte ci vanno e tornano a casa con l’odore di stanchezza, assieme agli odori di tante cose – cibo, carta, ferro, legno, plastica – e anche quello di tante persone che riempiono quel grande posto.
Anche l’Uomo e la Donna gli piacciono. Ma spesso l’Uomo ha l’odore della tristezza e, peggio ancora, in alcune occasioni ha addosso l’odore del sangue di altre persone e di altri bambini, anche se non è lui che li ha cacciati.
L’Uomo è un cacciatore, ma non ha ancora ucciso nessuno. Porta con sé una scia di scure preoccupazioni che a volte lo spaventano. Ma quando si trova accanto al Bambino o gioca con lui, il suo odore cambia, diventa più buono. E allora Buc è contento e si mette ad abbaiare e a saltare attorno a loro.
La Donna invece è sempre buona, non ha mai dei brutti odori addosso. È quasi sempre con il Bambino, tranne quando lo porta alla Casa dei Bambini. Allora lei rimane con Buc. A volte giocano, ma spesso lei rimane nella Stanza della Carta a toccare e a guardare tante carte. Lui rimane fermo accucciato a fare la guardia, fino a quando non la chiama e allora lei lo porta in giardino, oppure gli dà il cibo. Poi sparisce per un po’ e torna con il Bambino.
L’Uomo e la Donna sono molto diversi tra loro, ma alla fine sono come lui: proteggono il Bambino.
* * *
Adesso Buc è seduto davanti alla cuccia nel suo recinto. Ci sono degli uccellini che cantano e volano tutt’attorno e lui li guarda, distratto. Non gli interessa più di tanto cercare di corrergli dietro, perché è in attesa. Chiude la bocca, il respiro quasi si interrompe. Le orecchie sono ritte, in ascolto.
Buc conosce molto bene il rumore che fa l’auto dell’Uomo e quello della Donna, ed è proprio quest’ultimo che adesso sta sopraggiungendo da lontano. Buc alza il sedere da terra e abbaia una volta. Dopo pochi secondi l’auto della Donna si ferma davanti alla casa, il cancello comincia a scorrere nelle sue guide. Buc abbaia un’altra volta, la coda che comincia a schiaffeggiare l’aria. Le portiere si aprono, il Bambino scende e si mette a correre verso di lui.
Adesso Buc è molto felice, la coda che si agita ancora più velocemente. Si abbassa sulle zampe anteriori e poi spicca un salto appoggiandosi al recinto di ferro e abbaiando ancora.
«Buc, sono arrivato!» urla il Bambino quando è a poco più di un metro da lui.
E proprio in quel momento Buc avverte qualcosa di diverso: una lieve scia odorosa che, come tante, ha sfiorato appena il Bambino. Ma questa è molto diversa dalle altre, perché è nera e cattiva.
Con una spinta Buc si stacca dalla rete metallica e torna sulle quattro zampe, la coda bassa. Comincia a ringhiare.
Il Bambino si ferma a pochi centimetri dal recinto.
«Cos’hai?» gli chiede il Bambino, incerto.
«Matteo, che succede?» gli domanda a sua volta la Donna, raggiungendolo.
Buc continua a ringhiare, scoprendo appena i denti.
«Buc, smettila! Cos’hai?»
La voce della Donna odora di preoccupazione. La scia nera e cattiva ha sfiorato anche lei. Buc indietreggia, la coda sempre più nascosta tra le zampe.
«Mamma, Buc ha paura!» dice il Bambino avvicinandosi al cancelletto.
«Matteo, aspetta!» cerca di fermarlo la Donna.
Ma proprio in quel momento Buc smette di ringhiare.
La scia nera e cattiva li ha solo sfiorati, ma non è interessata a loro.
Buc comincia a uggiolare.
«Buono, buono, Buc, ci sono qui io», dice il Bambino entrando nel recinto seguito dalla Donna.
Buc gli va subito incontro, annusandogli le gambe, l’inguine, le mani e poi vicino al viso, dove comincia a leccarlo. Il Bambino si mette a ridere.
«Gli mancavi», commenta la Donna. Non c’è più odore di preoccupazione nella sua voce.
Buc però continua a uggiolare e a leccargli il viso e poi anche le mani.
Il Bambino ride ancora. Odora di gioia.
Buc vuole leccargli via quella brutta scia nera e cattiva di dosso, perché il suo compito è quello di proteggere il Bambino.