Dopo pranzo, Luca e Claudia si erano seduti sotto al patio dietro casa. Matteo stava giocando nel giardino con Buc. Quel sabato di giugno si era dimostrato da subito molto più caldo dei giorni precedenti. Luca stava sorseggiando una fresca limonata preparata da Claudia. Poi guardò sua moglie seduta di fronte a lui, anche lei intenta a bere.
Quella mattina non era arrivata nessuna comunicazione dalla questura, e Luca non sapeva decidere se fosse un bene o un male, perché stava a significare anche che le indagini sul Mostro non stavano dando ancora nessun risultato.
Sorrise a Claudia ed entrambi, senza dire una parola, si allungarono l’uno verso l’altra, baciandosi sulle labbra e facendo poi tintinnare i bicchieri in un cin cin dai molti significati. La sera precedente, a parte la strana reazione di Buc al ritorno dalla piccola gita, con Matteo addormentato nel suo letto e loro due chiusi in camera, avevano avuto modo di concludere al meglio quella che era stata già di per sé una giornata meravigliosa, addormentandosi poi l’uno nelle braccia dell’altra.
Luca ricordava di avere avuto dei sogni confusi, ma niente che lo turbasse come era successo nei giorni precedenti.
Fu in quel momento che Buc si mise ad abbaiare.
«Sta ricominciando come ieri?» gli chiese Claudia.
«Spero di no.» Luca si alzò in piedi. «Però è meglio se vado a controllare.»
Appoggiò il bicchiere sul tavolo di plastica bianca e si diresse in giardino.
Trovò Matteo seduto sotto un albero di albicocco. Il bambino stava osservando qualcosa che teneva in mano. Buc era al suo fianco, la coda ritta, ora silenzioso.
«Non preoccuparti, è tutto a posto!» gridò Luca verso Claudia per tranquillizzarla.
«Oggi Buc non ha paura», gli disse Matteo senza alzare lo sguardo.
Luca pensò che quell’affermazione fosse un po’ strana, tuttavia si accovacciò al suo fianco. «Bene, mi fa piacere. Ma cosa stai facendo?»
Matteo alzò il viso, gli luccicavano gli occhi. «Guarda, papà, un pettirosso.» La sua voce era squillante, carica di energia. Aprì le mani. Il piccolo uccello rimase per qualche secondo fermo sul suo palmo, guardandosi attorno, poi spiccò un balzo e volò su un ramo dell’albicocco, vicino al viso di Luca. Il petto del piccolo animale era tutto arancione e al centro della testa scura aveva una macchia bianca. Poi cinguettò e volò via. Luca osservò il pettirosso ancora per qualche secondo, finché scomparve nel cielo.
«Come hai fatto a prenderlo?» domandò al figlio.
Matteo non rispose, perché in quel momento risuonò nell’aria la svisata di una chitarra elettrica accompagnata dal rullo di tamburi… e il cuore di Luca perse due battiti.
Ci sono delle novità, pensò immediatamente.
Claudia lo chiamò. «Luca, il cellulare!»
Anche nella voce di sua moglie avvertì una certa tensione.
«Arrivo!» gridò lui di rimando. Poi, rivolto al figlio: «Dobbiamo finire questa conversazione, d’accordo?»
«Va bene, papà. Adesso vai.» Matteo sorrise. Si alzò e si diresse con Buc in fondo al giardino.
Luca lo osservò ancora per qualche secondo, pensando non per la prima volta che Matteo capisse molto di più di ciò che lasciava intendere.
Poi corse sul patio e prese lo smartphone dalle mani di Claudia. Sul suo viso Luca lesse quella preoccupazione che aveva sentito nella voce.
Poi guardò il display: era l’agente Vincenzi. Aprì la comunicazione sfiorando il piccolo schermo con un dito; quindi si portò il cellulare all’orecchio. «Sì, dimmi, Claudio. Cos’è successo?»
«Ispetto’, mi spiace disturbarla di sabato, ma, vede, sono stati trovati i fratelli Massarenti.» Luca sentì distintamente l’agente deglutire. «I loro corpi sono in uno stato pietoso…»
Per forza, dopo tutto questo tempo, pensò Luca, cercando di immaginare cosa avrebbe detto ai genitori, soprattutto come avrebbe comunicato loro la tragedia.
«Passo a prenderti in questura, sei lì, giusto?» chiese a voce alta.
«Sì, ispetto’, l’aspetto.»
«Arrivo subito», concluse Luca e riagganciò. Guardò quindi sua moglie. «Hanno trovato i fratelli Massarenti. La loro scomparsa è stata denunciata martedì…»
«Vai», disse Claudia seria, interrompendolo. Evidentemente non voleva sentire altro. «Vai e prendilo, ti prego.» Poi guardò il giardino, in direzione del figlio. «Io e Matteo andremo a fare compere al Castello.»
Luca non si sentiva molto tranquillo a lasciarli girare in città, anche se forse era meglio che stessero in mezzo alla gente piuttosto che da soli in casa. «Cerco di raggiungervi più tardi.» E la baciò sulle labbra.
Claudia sorrise, carezzandogli una guancia. «Non ti preoccupare, fai solo il tuo dovere.»