Buc è seduto dentro al recinto con la piccola casetta, perché l’Uomo sta andando via, avvolto dall’odore della preoccupazione. Anche la Donna e soprattutto il Bambino stanno andando via, ma sa che non vanno alla Casa dei Bambini. È già da un po’ che Buc non fiuta l’odore di quel posto. Stanno andando nell’altro luogo, quello dove ci sono tante donne, tanti uomini e bambini, in mezzo agli odori di cibo, carta, metallo, legno.
Buc sente il cigolio del cancello che si apre: è l’Uomo che sta uscendo con la macchina della Donna, ed è in quel momento che gli arriva al naso una forte scia. Lo spaventa, perché si tratta di un odore nero e cattivo. È lo stesso odore nero e cattivo che ha sfiorato il Bambino e che ha toccato l’Uomo, ma che adesso si trova proprio lì, poco distante dalla Casa.
Buc si drizza sulle zampe e comincia ad abbaiare.
L’Uomo torna nel giardino e poi va via con la sua macchina.
Escono dalla Casa la Donna e il Bambino.
Buc continua a latrare, perché l’odore nero e cattivo non è andato via.
«Buc, stai calmo, torniamo presto», gli dice il Bambino, avvicinandosi un po’.
Ma Buc continua ad abbaiare, appoggiandosi con le zampe anteriori sulla rete.
«Deve essere un po’ arrabbiato perché lo abbiamo lasciato da solo anche ieri», dice la Donna pochi passi dietro al Bambino. «Forza, andiamo, vedrai che gli passa presto.»
«Buc, ti prometto che torniamo subito e che ti porto un regalo. Ciao.» Poi il Bambino si gira e assieme alla Donna esce dal giardino.
Infine Buc sente la macchina della Donna che va via. Si zittisce un attimo e drizza le orecchie. Il rumore di un’altra macchina che passa, che lui non ha mai sentito, ma che porta con sé l’odore nero e cattivo.
Un odore nero e cattivo che adesso vuole cacciare il Bambino.
Buc ricomincia ad abbaiare, perché non può rimanere lì. Il Bambino è in pericolo e lui deve proteggerlo.
Comincia a girare in tondo e poi tenta di scavalcare il recinto, ma è troppo alto. Si appoggia con le zampe anteriori e cerca di arrampicarsi, ma non riesce a trovare degli appigli. A quel punto azzanna la rete metallica per cercare di romperla e quasi subito sente l’odore e il sapore del sangue in bocca. Poi si stacca, prende la rincorsa e vi va a sbattere contro, ma rimbalza all’indietro. Ringhiando ricomincia a mordere la rete, poi ci va a sbattere ancora con la testa. Ma non succede nulla. Allora comincia a scavare alla base del recinto, ma il terreno è molto duro. Sente e vede il suo sangue colare tra le maglie di ferro, ma non gli interessa, neanche avverte il dolore.
Lui deve solo proteggere il Bambino.
Continua così per molto tempo: scavando, mordendo e sbattendo con la testa, finché con il muso e le zampe anteriori completamente sporchi di sangue e terra riesce ad aprire un piccolo varco tra la base della recinzione e il suolo. Respira velocemente, è molto stanco, ma non può mollare. Si infila nel buco che ha creato, la testa e le zampe anteriori spuntano dall’altra parte, ma si incastra quasi a metà. Allora spinge ancora di più con le zampe posteriori e tira con quelle anteriori, finché sente il corpo che riesce a passare, ma alcuni ferri delle maglie rotte della recinzione gli incidono il pelo e poi la carne. Uggiolando per il dolore esce dall’altro lato. Vorrebbe leccarsi via il male di dosso, ma non ne ha il tempo. Corre vicino al cancello che non è tanto alto e spicca un balzo per scavalcarlo, ma è molto stanco e scoordinato e vi va a sbattere contro, facendolo risuonare in un forte gong. Si sente intontito, ma ci riprova subito e questa volta riesce a infilare le zampe tra le sbarre di ferro e a issarsi sopra. Si lascia andare dall’altra parte ma una zampa rimane leggermente incastrata e cade male, ferendosela.
Si rialza e annusa l’aria, scacciando da sé l’odore di dolore e del sangue, lo stesso sangue che ora gli copre anche un occhio. Avverte subito la scia dell’odore nero e cattivo dietro a quello della Donna e del Bambino, e comincia a seguirlo. Vorrebbe mettersi a correre, ma riesce soltanto a zoppicare. Va avanti così, incurante di ciò che gli accade attorno, limitandosi a seguire quella traccia inconfondibile.
Incontra alcuni uomini e donne che gli parlano, ma lui non li considera.
Non è mai stato fuori dal giardino da solo, ma non ha paura. Lui deve solo andare dal Bambino e proteggerlo.
Attraversa delle strade, alcune larghe, altre più strette. Ci sono tante macchine che gli passano vicino e altre donne a piedi o in bicicletta.
L’odore nero e cattivo si fa più intenso. Si sta avvicinando, ma in quel momento sente il forte rumore del clacson di un auto. I freni che stridono. Uggiola per la paura, ma l’odore nero e cattivo è ancora più forte e adesso sente anche l’odore di paura del Bambino.
Si trascina zoppicando. Entra in un grande parcheggio. Gli occhi gli si appannano, ma annusando va ancora avanti. Fino a quando non lo avverte: il Bambino è lì vicino, ed è in pericolo, perché l’odore nero e cattivo lo ha preso! Sente un boato.
Abbaia forte e si mette a correre, per quanto glielo consentano il corpo e le zampe doloranti. E poi li vede, un po’ sfocati, ma li vede. L’odore nero e cattivo è un uomo che tiene stretto a sé il Bambino. La Donna è lì accanto, anche l’odore di lei è pieno di paura. L’uomo nero e cattivo si abbassa per raccogliere qualcosa e Buc ringhia e si lancia su di lui azzannandogli un braccio. Si sente subito invadere da un sapore nero e cattivo, ma non molla, perché deve proteggere il Bambino. Anche se avverte delle fitte di dolore in tutto il corpo e i suoi occhi non vedono più niente, Buc cerca di serrare ancora i denti. L’uomo nero e cattivo però è molto forte, perché lo solleva da terra, lasciandolo appeso al braccio. Poi qualcosa lo colpisce al ventre e il dolore, troppo intenso, gli fa spalancare il muso. Buc vola a terra. Continua a non vedere nulla, ma ora sente anche il proprio odore… e capisce che non potrà più proteggere il Bambino.
Un altro forte boato gli esplode nelle orecchie e questa volta nel corpo.
Gli odori si spengono, e Buc con loro.