«Manca poco ormai, mio Signore», dice il Mostro, guardando nel vuoto.
«Ti prego, lascia andare mio figlio», lo supplica la donna in ginocchio davanti a lui. «Prendi me, lui non ti ha fatto nulla…»
«Taci, sciacalla!» Il Mostro le punta la pistola in faccia. «Il tuo ventre maledetto ha generato questa aberrazione.»
La piccola bestia si stringe forte alla madre. Singhiozza.
Ma il Mostro sa che quella è tutta una finzione. Immagina di toccare quelle lacrime, ma in tal modo si scotterebbe, perché è certo che brucino come le fiamme dell’inferno.
Quasi a dare man forte a questo suo pensiero, sente veramente un bruciore nel suo corpo. È come un pulsare ovattato nel braccio che regge l’arma. Ma non gli importa, perché non ha tempo per provare dolore. Lui deve soltanto…
Non puoi più nasconderti, adesso, gli ricorda per l’ennesima volta una vocina.
E lui lo sa bene. Ah, se lo sa bene! Nel momento stesso in cui è sceso dall’auto con la pistola in mano nel parcheggio davanti a tutti, è come se avesse deciso che quella sarebbe stata veramente la resa dei conti con il Maligno.
«Il Signore mi ha aperto gli occhi e ho capito», continua il Mostro confidandosi con la donna e abbassando la voce fino a un sussurro. «Quale protezione migliore per il figlio di Satana se non quella di un ispettore di polizia?»