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Madeleine Urban & Abigail Roux Capitolo 4
TY NON era sicuro di quando si fosse addormentato, ma si svegliò con un sussulto, agitando le braccia; era ancora seduto di fronte al muro, sulla sedia che aveva trascinato davanti alla mappa delle scene del crimine di Zane. Quando si guardò intorno vide che il suo partner dormiva ancora e si era spostato appena. Forse il dolore quando fletteva la schiena gli aveva impedito di muoversi. Ty ispezionò la stanza, la fronte aggrottata. Aveva sognato, ma non ricordava niente tranne l’essersi svegliato. Che avesse sentito un rumore? Gemette e si alzò dalla sedia, avvicinandosi silenziosamente a Zane e inginocchiandosi al suo fianco.
L’agente aveva il viso rilassato, un po’ arrossato, forse, nonostante fosse completamente esposto all’aria fresca della stanza. Dormiva in silenzio; con un braccio si stringeva un cuscino al petto, con l’altro quello sotto la testa, dove probabilmente teneva la pistola, immaginò Ty. I corti capelli castani erano arruffati; aveva la barba da fare e anche un accenno di baffi. Sembrava un’altra persona.
Ty si allungò e gli sfiorò il viso con le dita. Non sembrava febbricitante, almeno.
Aveva appena tirato indietro la mano quando una vibrazione alla vita lo fece sobbalzare con aria colpevole. Si alzò rapidamente e si allontanò dal letto per rispondere al telefono.
“Cosa?” scattò a bassa voce. “Agente speciale Grady? Qual è il suo status?” “Il mio status?” chiese Ty, fingendosi confuso.
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Madeleine Urban & Abigail Roux “C’è stata un’esplosione al Federal Plaza. Diversi testimoni sostengono che lei e l’agente speciale Garrett eravate presenti, e che forse siete rimasti feriti nel…”
“No, stiamo bene,” rispose Ty, interrompendo la voce. Resistette alla tentazione di chiede come stava Henninger. “L’Agente speciale Garrett e io eravamo nella sala lettura quando c’è stata l’esplosione,” disse invece, con fermezza. “Ce ne siamo andati per seguire una pista e lasciar lavorare i paramedici.”
“Non è quello che ci hanno detto, signore. Diversi astanti hanno riferito che l’agente speciale Garrett era con l’agente Tim Henninger al momento dell’incidente e che ha riportato serie ferite.”
“Vi hanno detto male,” rispose Ty, chiaro e tondo. Ci furono un breve silenzio e un fruscio all’altro capo della linea. Ty immaginò che la scribacchina non fosse abituata alle bugie spudorate e che non sapesse bene come rispondere. “Molto bene, agente speciale Grady,” disse infine, seccata. “Vi invitiamo a consegnare un rapporto il prima possibile. Noi, ovviamente, proseguiremo le indagini. Posso parlare con l’agente speciale Garrett, per favore?”
Ty si voltò a guardare Zane e inarcò un sopracciglio. “La farò chiamare appena uscirà dal bagno,” rispose, prima di interrompere la comunicazione.
Zane si era svegliato mentre Ty parlava e aveva capito abbastanza in fretta di cosa si trattasse. Quando Ty riattaccò, aprì gli occhi e vide che il suo collega lo fissava. “Bagno?” chiese, un filo di divertimento nella voce roca di sonno.
“Avevo un sacco di altre scuse in mente,” fece presente Ty. “Se scoprono che sei ferito, ti tolgono dal caso al volo.”
Zane arricciò il naso e si sollevò lentamente, trasalendo appena. “Probabilmente hai ragione.”
“Ho immaginato che non ti avrebbe fatto piacere,” aggiunse Ty. “Hai immaginato giusto,” rispose Zane, scivolando a sedere sul bordo del letto. Fletté con attenzione la spalla e la schiena, controllandone la mobilità. All’inizio si sentiva rigido, ma presto riuscì a muoverle abbastanza liberamente. Il dolore era appena un fastidio.
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Madeleine Urban & Abigail Roux “Ti muovi meglio,” osservò Ty. “Suppongo che quel bastone che hai su per il culo aiuti con la postura, eh?”
Portando le braccia all’indietro per stiracchiarsi, Zane sbadigliò, ancora mezzo addormentato. “Non solo con la postura.” Si alzò, si voltò leggermente e fece una smorfia di dolore; poi si avviò verso il bagno, sfregandosi gli occhi.
“Voglio sapere altro?” gli gridò dietro Ty. Zane rise mentre si chiudeva la porta alle spalle, ma si zittì rapidamente e si appoggiò al lavandino, guardandosi allo specchio. “Probabilmente no,” mormorò, aprendo l’acqua. Si stiracchiò di nuovo, attentamente; fece una smorfia e si guardò oltre la spalla e lungo la schiena. Per la maggior parte sembrava a posto, ma un paio delle ferite più profonde erano rosse e gonfie. Aprì la porta e si sporse fuori. “Ehi, potresti mettermi ancora un po’ di quella roba sulla schiena? Ci sono un paio…” Zane si zittì all’istante quando realizzò che Ty stava fissando intensamente il muro, come se avesse sentito qualcosa. “Cosa?” chiese.
“Niente,” rispose Ty, stringendosi nelle spalle e voltandosi a guardarlo con un’espressione indecifrabile. Si sedette in fondo al letto e inarcò un sopracciglio con curiosità mentre aspettava che Zane continuasse quel che stava dicendo.
Questi inclinò la testa, aggrottando leggermente la fronte. “Mi dai una mano?” chiese, indicandosi la schiena col pollice.
“Sicuro,” mormorò Ty, alzandosi e andando a prendere l’unguento. “Ti fa ancora male?”
“Se mi muovo troppo in fretta, o mi giro di lato, è una pugnalata. Altrimenti è solo un dolore sordo, con qualche fitta qua e là,” spiegò Zane. “Mollaccione,” disse l’altro, con un sorrisetto.
Zane sospirò. “Dovrò perdere un arto prima di ottenere il tuo rispetto, vero?” chiese, impassibile.
“Forse non un
intero arto,” rispose Ty, pensieroso, mentre col dito gli indicava di girarsi.
Zane scosse la testa e si voltò lentamente, sul posto, mostrandogli la schiena. Chiuse gli occhi al primo tocco delle dita dell’uomo e si impose di ignorare lo sfarfallio nello stomaco.
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Madeleine Urban & Abigail Roux “Rilassati,” borbottò Ty, appoggiandogli le mani sui muscoli contratti. “Sei così teso, maledizione; per forza che ti fa ancora male,” sbuffò, mentre punzecchiava delicatamente alcuni dei punti irritati. Affondò le dita nel barattolo di unguento e iniziò a passarlo sulle ferite aperte, per poi massaggiarlo con cura sulla pelle intorno.
“Provaci tu a prendere un pannello di vetro nella schiena e a restare rilassato,” obiettò Zane, anche se doveva ammettere con se stesso che c’era dell’altro. C’era qualcosa in Ty che lo colpiva; l’atteggiamento strafottente, le cazzate, lo stile da duro: niente di tutto quello si accordava con i tocchi gentili delle sue dita. Il corpo di Zane se ne stava accorgendo. “No, grazie,” rispose l’uomo con ironia. “Preferisco
non essere un cretino.”
“Sono lusingato. Sono passato da idiota a cretino,” disse Zane. “E tu sei passato da ‘stronzo degno di bastonate’ a ‘stronzo moderatamente irritante’.”
“Solo?” ripeté Ty, con uno sbuffo. “Spero che tu ti renda conto che è faticoso essere così irritante.”
“Sì, lo immagino. Ma tu lo fai sembrare così facile.” “Io faccio sembrare
tutto facile,” rispose Ty con un sorrisetto che Zane non poteva vedere.
“Non posso dare un giudizio finché non lo vedo,” disse Zane, scuotendo la testa in segno di scuse mentre fletteva le spalle sotto le dita di Ty.
“Vedere cosa? Tutto?” chiese Ty, divertito. Zane si morse le labbra per trattenere un sorriso. “Tu. Che fai il facile.”
“Io
sono facile,” rispose Ty con una risata. “Vedi, hai già dimostrato il contrario. Non è
facile andare d’accordo con te, non sei
facile da capire, non è
facile impedirti di darmi fastidio,” elencò Zane, contando sulle dita.
“Al momento credo che sia il vetro a darti fastidio. E io sono perfettamente comprensibile,” disse Ty, lasciando trapelare il suo pesante accento degli Appalachi. “Io
articolo quando parlo,” rispose, strascicando con particolare enfasi la parola.
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Madeleine Urban & Abigail Roux Zane ridacchiò, quasi senza volere. “Pensavo a te più come a una spina nel fianco, a dire il vero.”
“Ahio,” replicò Ty, fingendosi ferito. Zane sospirò e inclinò il collo di lato mentre sentiva il tocco delle dita di Ty cambiare. L’unguento era stato assorbito e i polpastrelli erano ruvidi sulla pelle. “Dovremmo tornare al lavoro,” disse piano.
“Abbiamo il resto della giornata libero,” rispose fermamente Ty, continuando a medicarlo.
Voltandosi indietro, Zane sollevò un sopracciglio. “Cosa ce ne facciamo di una giornata libera?” chiese. L’altro agente stava forse dicendo che avrebbero passato del tempo insieme? Fuori servizio?
“Non so tu, ma un paio d’ore di sonno vero farebbero meraviglie per me. E possiamo lavorare anche da questa stanza. Francamente preferirei starmene lontano dal Federal Plaza, almeno finché non avremo capito chi è stato e come ha fatto.”
Zane annuì lentamente. “Va bene. Sono d’accordo su tutto.” Improvvisamente, si sentiva a disagio a stare lì in piedi mentre Ty ancora gli toccava la schiena, specialmente perché non aveva voglia di muoversi. Proprio nessuna. E la cosa lo spaventava. Poteva essere il
partner di Ty.
Forse un giorno sarebbe diventato suo
amico; ma qualsiasi cosa oltre a quello era semplicemente troppo pericolosa. Zane alzò una mano e se la passò sul viso, notando la barba pungente. “Dovrei radermi,” mormorò.
“Perché?” chiese Ty, genuinamente curioso, mentre finiva di passare l’unguento sui punti insanguinati.
“Perché? Perché radermi?” chiese Zane. “Oh.” Sbatté le palpebre, cercando di pensare. “Non c’è un perché,” rispose, stringendosi appena nelle spalle. “Abitudine. Devo essere sempre in tiro, sai. Non voglio attirare attenzione negativa.”
“Eh già, attenzione negativa, sia mai,” rispose Ty, sarcastico, spostandosi e spingendo Zane leggermente di lato per poter entrare in bagno e lavarsi le mani. “Devi dormire nel letto insanguinato.”
“È solo il copriletto che è insanguinato,” osservò piano l’altro, continuando a strofinarsi il mento mentre tornava verso il letto. “Dopo mangiamo?” chiese, speranzoso, tirando giù copriletto e lenzuola.
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Madeleine Urban & Abigail Roux “No, stiamo a digiuno finché non prendiamo il killer,” rispose Ty, incurvando le labbra in un sorrisetto, prima di uscire dal bagno con un asciugamano.
Con un grugnito irritato, Zane afferrò un cuscino e lo usò per colpirlo sulla testa.
“Bastardo!” abbaiò Ty, frustando il cuscino con l’asciugamano umido.
Zane rise e lo colpì di nuovo. “Ora chi è che ha un bastone su per il culo?”
“Fottiti,” sbuffò Ty, tirando indietro le coperte sull’altro letto. Crollando sul materasso, Zane fece attenzione a restare sul fianco e tenere d’occhio Ty, in caso volesse lanciare un contrattacco. “Sei solo un morbidone,” lo stuzzicò.
“L’ultimo che me l’ha detto si è ritrovato del Viagra nel caffè il mattino dopo,” lo avvertì seriamente Ty.
Zane affondò il viso nel cuscino per cercare di nascondere una risata. “Oh, Dio. Lo faresti davvero.” Quando sollevò lo sguardo, i suoi occhi brillanti erano spalancati.
“Ci puoi giurare. Questo tizio doveva interrogare un sospetto,” raccontò Ty, un accenno di risata nella voce. “È stato lì dentro tre ore, cercando di nascondere quest’erezione pazzesca. Non ho mai visto un sospetto più terrorizzato in vita mia.” Ridacchiò al ricordo.
Zane si tirò il cuscino sulla faccia, soffocando la risata mentre cercava di riprendere il controllo. Alla fine sospirò e tornò a guardare Ty, scuotendo la testa. “Va bene, mi hai avvisato.” Rimase serio il più a lungo possibile, ma rovinò tutto quando le sue labbra s’incurvarono.
“Sta’ zitto,” gemette Ty, lasciandosi cadere su un fianco; gli diede la schiena e si tirò le coperte sopra la testa.
Ridacchiando, Zane tornò a mettersi il cuscino sotto il petto e vi si appoggiò, sistemandosi in modo da poter guardare la sagoma di Ty sotto le coperte. Sotto il suo sguardo, l’uomo sollevò di nuovo la testa, prese il cuscino e vi si nascose sotto. Zane non poté impedirsi di sorridere di fronte a un’azione così innocente, quasi infantile. Sapeva che era tipico di chi è abituato a dormire di giorno e quel pensiero gli faceva tenerezza.
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Madeleine Urban & Abigail Roux Chi avrebbe mai detto che si sarebbero stuzzicati in quel modo? Zane non aveva pensato a bere né a fumare per tutto il pomeriggio: tenere il passo con Ty e sopportare il dolore al tempo stesso lo sfiniva. Un attimo odiava il suo partner; quello dopo, cominciava a pensare di poterlo apprezzare. Sospirò, combattuto, chiuse gli occhi e lasciò che il sonno lo sopraffacesse.
TY ERA appena riuscito a scivolare nello stadio di semi-incoscienza che precede il sonno vero e proprio, quando il telefono di Zane iniziò a squillare in modo insistente. Si sollevò con uno scatto e, saltando giù dal letto, si ritrovò in piedi ancora mezzo addormentato e arrotolato nelle coperte.
Zane sollevò la testa e sbirciò sul comodino, dove il suo cellulare stava quasi saltellando. “Grandioso,” borbottò. Si tirò su a sedere con attenzione, si allungò verso il telefono, lo sollevò e guardò il numero. Lanciò uno sguardo a Ty, che era ancora in piedi e lo fissava con aria confusa; poi sbatté le palpebre e aprì il cellulare. “Ciao, Serena.”
Ty spalancò gli occhi e scosse la testa, sfregandosi le palpebre come un bimbo assonnato e guardandosi intorno. Aveva lasciato l’esercito da quasi sette anni e ancora si alzava dal letto prima di svegliarsi. Appena Zane chiamò per nome la sua interlocutrice, ringhiò qualcosa di incomprensibile e crollò sul bordo del letto con un grugnito. Si erano dimenticati dell’appuntamento a cena con la profiler.
Zane continuò a fare suoni d’assenso mentre Serena parlava, senza staccare gli occhi da Ty. Poi la donna disse qualcosa che attirò la sua attenzione. “Sì?” chiese Zane. “L’hai sentito?” Ty si limitò a gettargli un’occhiataccia. “Non lo sapevo,” rispose infine Zane mentre la criminologa continuava a parlare al telefono. “Allora, cena?” Tacque di nuovo e annuì. “Va bene. Ci sarò.” Un’altra pausa, e gli occhi di Zane guizzarono su Ty.
Ty praticamente gli ringhiò contro, ma fece cenno che sarebbe andato anche lui all’appuntamento.
“Sì, viene anche lui,” disse piano Zane. Poi, dopo aver ascoltato qualche altro momento, incurvò le labbra in un sorriso gentile.
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Madeleine Urban & Abigail Roux “Rompicazzo,” borbottò sottovoce Ty, alzandosi in piedi e trascinandosi fino al borsone per iniziare a frugare fra i suoi vestiti.
“Sì, Serena. Okay. Ci vediamo fra poco.” Zane riattaccò. Osservò silenziosamente i movimenti di Ty. Stava rovistando nel borsone, a quanto pareva in cerca di qualcosa che non trovava.
Quando il silenzio si prolungò, Ty si voltò a guardarlo. “Cos’ha detto?” chiese, con tono piatto.
Zane sfoderò la sua maschera impassibile. “È contenta che tu venga a cena.”
“Ah sì?” chiese Ty, fingendosi interessato. “Perché, l’hai sentita caricare la pistola?” chiese, tirando fuori una borsa piatta, ripiegata, e guardandola perplesso.
“Stava affilando un coltello, a dire il vero,” disse l’altro a bassa voce, alzandosi dal letto.
Ty brontolò sconsolato mentre apriva la borsa che aveva fra le mani e ne tirava fuori una camicia nera perfettamente stirata. “Sul serio, cos’ha detto?” chiese, posandola delicatamente sul letto per poi togliersi la maglietta.
Zane sbatté le palpebre, guardando la camicia mentre si avvicinava alla sua borsa. Strinse le labbra, cercando di decidere se e come rispondere. “Ha detto che sei pericoloso,” disse infine.
Ty si sfilò la maglia da sopra la testa e lo guardò con un sopracciglio sollevato. “Cosa?” fece, incredulo.
Zane si voltò per vedere la sua reazione. “Di che ti stupisci? Tu
sei pericoloso.” Sarebbe stato interessante sentire la risposta dell’uomo.
“Non lo sono,” protestò questi, con voce offesa. “Cazzate,” obiettò Zane, estraendo dal borsone una maglia pulita rosso scuro. “Che problemi hai con Serena?”
“È una gran stronza,” rispose Ty, come se fosse ovvio. “E allora?”
“Sta’ zitto,” sbuffò l’altro, irritato. Prese la camicia e se la fece scivolare addosso con un movimento fluido; alzò le spalle, flettendo inconsciamente i muscoli contro la stoffa morbida e aderente per
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Madeleine Urban & Abigail Roux assicurarsi che le cuciture non tirassero, e poi si guardò intorno in cerca dei suoi stivali.
Zane lo studiò attentamente. “È brava nel suo lavoro. Una delle migliori,” disse, infilandosi lentamente e attentamente la maglia sopra la testa. I suoi occhi tornarono subito a posarsi su Ty.
“Non significa che debba piacermi,” borbottò questi, lasciandosi cadere sul bordo del letto per infilare gli stivali.
“A quanto pare, lei è della stessa opinione.” Zane tacque mentre finivano di vestirsi. “Ha detto che non dovrei fidarmi di te,” confessò finalmente. “Che causi sempre problemi, che badi solo a te stesso.”
“Ha ragione,” concordò Ty seccato, mentre finiva di abbottonarsi la camicia e la lisciava attentamente. “Dove la incontriamo?”
Zane indossò la fondina con un sussulto e una smorfia. “Chinatown. Dovremmo poterci arrivare a piedi.”
“Grandioso, cazzo.”
“ZANE GARRETT,” disse la donna alta e slanciata, in piedi davanti al tavolino del ristorante cinese. “È passato troppo tempo dall’ultima volta. Quasi un anno.”
Lui accettò tranquillo il suo abbraccio, trattenendosi a malapena dal trasalire. “Bellissima come sempre, Serena,” la accolse, prima di baciarla delicatamente sulla guancia. Lo era davvero, con il viso di un angelo accompagnato da capelli biondi. Peccato che non si addicessero alla sua personalità. Perché Ty aveva ragione; Serena era
davvero una gran rompicazzo, quando non ti trovava all’altezza dei suoi standard.
La donna gli rivolse un sorriso luminoso. “Adulatore.” Si voltò per tornare a sedersi. “Grady,” salutò Ty seccamente, dando a malapena segno di averlo visto.
“Signorina Scott,” rispose l’uomo, scivolando nella sedia di fronte a lei. Il suo tono era sorprendentemente più civile del solito.
Zane si sedette e i suoi occhi guizzarono dall’uno all’altra, domandandosi quali fossero i ‘trascorsi’ fra i due che Ty aveva
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Madeleine Urban & Abigail Roux menzionato. “Vorrei che ci fossimo incontrati in circostanze differenti, Serena,” disse alla donna.
“Sì, beh, se tu venissi più spesso a New York, non sarebbe un problema,” replicò lei, poggiando il mento elegante su una mano. “È passato troppo dalla tua ultima visita.”
Le labbra di Zane si incurvarono in un sorriso. “Cosa sai dirmi riguardo agli omicidi?”
Serena sospirò. “Dritto al sodo, eh? Mi manca il vecchio Zane,” fece, lanciando uno sguardo a Ty. “Avete letto i rapporti?”
Ty sollevò gli occhi e si guardò intorno. Mentre gli altri due parlavano, alzò la mano e attirò l’attenzione di una cameriera di passaggio. Questa si avvicinò sorridendogli e lui le fece cenno di chinarsi. Quando la donna ebbe obbedito, lui voltò la testa e le sussurrò all’orecchio: “Voglio qualcosa di fortemente alcolico che sembri acqua.”
Lei rimase immobile per un momento, poi si raddrizzò e gli sorrise di nuovo. “Lo speciale del mercoledì sera. Certo, signore,” gli disse piano prima di voltarsi. Ty la guardò allontanarsi, sorridendo riconoscente per la sua discrezione, prima di tornare a rivolgere l’attenzione al tavolo.
“Ci siamo fatti qualche idea nostra,” Zane stava spiegando a Serena, anche se aveva seguito distrattamente lo scambio fra Ty e la cameriera. “Vorremmo sentire le tue, però.”
“Prima le vostre,” lo invitò Serena con un sorrisetto ammiccante. “Prima tu, cara,” rispose Zane, nello stesso tono.
Il sorriso di Serena divenne genuino, prima che lei si voltasse e lanciasse un’altra occhiataccia a Ty.
“Guarda, togliamo di mezzo il lavoro e poi vi lascio soli. Affare fatto?” suggerì questi, incrociando il suo sguardo.
“Ma come, agente speciale Grady, non avevo realizzato che fossi capace di essere ragionevole e cortese,” osservò Serena, sarcastica.
“Non sono capace,” grugnì Ty. “Chiamalo istinto di sopravvivenza,” concesse.
“Va bene,” replicò la donna, con voce simile a miele, mentre regalava a Zane un altro sguardo. “Cosa volete sapere, esattamente?”
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Madeleine Urban & Abigail Roux “Beh, prima di tutto, perché la polizia di New York sta rompendo così tanto le balle?” chiese Zane.
“Difendono il territorio, ovviamente,” rispose Serena, alzando gli occhi al cielo. “Tu sei un esperto a riguardo… non è vero, Ty?”
Ty alzò lo sguardo dal bicchiere vuoto che stava esaminando e la fissò senza rispondere.
Zane guardò i due e si domandò se era stata poi una così grande idea farli incontrare. “Serena, comportati bene,” disse piano. Lei posò i suoi occhi chiari e calcolatori su di lui per un lungo momento. Zane sapeva cosa stava facendo. Il giorno prima, forse, sarebbe quasi stato contento di vedere Serena e Ty darsi addosso come chiaramente stavano per fare.
La donna attese un altro lungo momento e poi sorrise. “Visto che l’hai chiesto educatamente,” disse finalmente.
“Dacci un profilo base del killer, per favore,” richiese Zane, notando che il suo partner stava ancora trattenendo la lingua.
Ty rivolse uno sguardo a Zane e strinse gli occhi. Non sapeva perché fossero lì e non pensava che avessero bisogno dell’aiuto di quella donna. Non poteva dire loro niente che non sapessero già ed era una rottura di palle averla intorno. Ty e Serena avrebbero potuto punzecchiarsi tutta la sera, rigirando coltelli in vecchie piaghe e infliggendosene di nuove finché non si fossero ritrovati entrambi raggomitolati in un angolo a piangere. L’avevano già fatto in passato. La parte che lei preferiva era guardare Ty perdere le staffe e urlarle addosso. E l’unico modo in cui Ty poteva trattenersi dal farlo era continuare a mordersi la lingua, o bere. O entrambi. Meglio entrambi.
“Credo che sia sano di mente e stia mandando un messaggio di qualche tipo. È un killer organizzato, probabilmente pianifica gli omicidi con largo anticipo. Segue le vittime per giorni, forse settimane, prima di prenderle,” disse Serena. “È probabile che abbia già scelto la prossima vittima, forse persino le prossime due.”
“Pensi che stia seguendo le indagini?” chiese Ty a bassa voce, curioso di sapere se la donna concordava con loro anche su quello.
“Da vicino,” rispose questa con un’occhiata soddisfatta a Ty, come se il fatto che lui avesse chiesto la sua opinione la facesse gongolare.
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Madeleine Urban & Abigail Roux “E non solo nei media,” mormorò Ty, informandola delle loro opinioni.
“Concordo,” rispose tranquillamente lei, senza levargli gli occhi di dosso. Sembrava lo stesse soppesando.
Zane aveva la netta sensazione che Serena sapesse molte più cose di lui sul passato del suo nuovo partner e si chiese se più tardi non avrebbe fatto meglio a incontrarla da solo per strapparle qualche informazione. Era chiaramente una fonte di parte, ma forse avrebbe potuto aiutarlo a togliersi qualche dubbio. Non si sentiva ancora pronto a scendere tanto in basso da leggere il fascicolo di Ty. Non gli sembrava giusto.
“È possibile che abbia accesso all’indagine tramite un ruolo periferico,” continuò la donna, mentre Ty annuiva silenziosamente. “Voi pensate che sia qualcuno all’interno,” gli disse con un sorrisetto. “È quella la ragione per cui vi hanno chiamati?” chiese, tornando a posare il suo sguardo calcolatore su Zane. “Per muovervi nel buio e causare problemi interni? Ty è molto bravo in quel genere di cose.”
Zane si schiarì la gola e si appoggiò allo schienale mentre la cameriera tornava con il drink di Ty e prendeva le loro ordinazioni. Poi proseguì ignorando platealmente l’ultimo commento della donna. “È possibile che sia qualcuno del Bureau, o della polizia,” ammise. “Ho steso una lista di dati che mancano dai rapporti. Sono parti diverse, tutta roba piccola e più o meno irrilevante. Potrebbe essere una coincidenza… ma ne dubito. Così sono andato a cercarli.”
Serena spostò lo sguardo fra i due uomini. I suoi occhi indugiarono su Ty con aria sospettosa. “Cos’hai scoperto?” chiese a Zane.
“Niente,” rispose questi, stringendosi nelle spalle. “Dovrò parlare agli agenti che hanno gestito i casi. Francamente, i dettagli mancanti sono così irrilevanti che non varrebbe la pena preoccuparsene, se non fosse che sono spariti.”
La donna annuì. “Se ti serve aiuto con il medico legale, fammelo sapere. Io e Karen siamo amiche da anni.”
L’espressione di Zane si trasformò in un sorriso aperto, gli occhi scintillanti. “Ti adoro quando sei così disponibile.”
“Sai che dovrai ripagarmi più tardi,” tubò Serena, rivolgendo un altro sguardo a Ty, come se il suo continuo flirtare fosse una sfida.
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Madeleine Urban & Abigail Roux “Allora, Ty,” disse improvvisamente. “Non posso dire che è un piacere rivederti. Ma almeno lavori a questo caso con un brav’uomo.”
“Sì, è un vero boyscout,” rispose Ty in tono piatto, incontrando il suo sguardo senza esitazione.
Nonostante il sorriso, gli occhi della donna restarono gelidi. “Non metterglielo in culo come hai fatto al tuo ultimo partner.”
“Serena,” disse seccamente Zane. Lei non si voltò a guardarlo. “Cosa c’è, Zane? Non penserai che abbia ferito i suoi sentimenti? Non sa cosa siano.”
“Vedo che continui a passare più tempo pensando ai colleghi che ai casi,” rispose con calma Ty. “Come ti vanno le cose?”
“Considerato che detengo il record di profili azzeccati nel distretto, direi che vanno decisamente bene, grazie,” rispose la donna.
“Facile, quando sbologni agli altri i casi difficili,” biascicò Ty. “Non riesci a risolvere qualcosa? Lo scarichi a un federale stracarico di lavoro e, se fallisce, la colpa è sua.”
Lei strinse gli occhi, ma continuò a sorridere. “Alle volte non resta che alzare bandiera bianca. Tu però non hai fallito, non è vero, Tyler? Ne hai fatto un gran bel caso.”
“Dopo che sono morte altre quattro persone, sicuro,” rispose Ty, senza perdere un colpo.
“Basta così, Serena,” interruppe Zane, con voce bassa e seria. “Ti ho chiamato per avere informazioni, non perché ti mettessi a litigare col mio partner.”
“Ma litigare col tuo partner è così divertente, Zane,” disse la donna con voce strascicata. “Sicuramente ormai l’avrai scoperto?”
“Non saprei,” rispose freddamente l’uomo. Serena tirò su col naso e gli rivolse un’espressione delusa. “Non sei più divertente come un tempo, sai? Mi piacevi molto di più quando ancora bevevi.” Si allungò, prese il bicchiere di Ty e se lo portò con grazia alle labbra, annuendo in segno di approvazione.
Ty strinse appena gli occhi; le parole della donna lo rendevano stranamente possessivo. Sembrava che lui potesse rompere i coglioni a
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Madeleine Urban & Abigail Roux Zane riguardo ai suoi problemi finché voleva, ma che nessun altro potesse farlo senza che Ty ne fosse infastidito. “Che ti dicevo?” fece rivolgendosi a Zane in tono discorsivo. “È una gran rompicazzo.”
“Una gran rompicazzo a cui una volta importava più risolvere omicidi che mettersi a litigare,” disse con chiarezza Zane e Serena riportò lo sguardo su di lui.
La donna si fece completamente immobile; i suoi occhi gelidi avrebbero potuto uccidere sul posto diversi uomini. “Non metterti contro di me, Zane,” lo avvertì improvvisamente.
“Come sta il tuo futuro sposo?” chiese amabilmente l’uomo. “Ancora niente accordo prematrimoniale?”
“Cazzone,” sibilò lei in risposta. “Non chiamarmi più per avere aiuto; questa merda di caso potete risolvervelo da soli,” scattò, alzandosi bruscamente e guardando a turno i due uomini. “Sai, Zane, non avrei mai pensato di dirlo, ma sei diventato un vero bastardo.”
“Ah!” esclamò Ty, allegramente sorpreso. Guardò divertito la donna, decisamente offesa, poi Zane, gettò indietro la testa e rise.
“Non sei ufficialmente assegnata al caso, ma so che hai degli appunti,” rispose seriamente Zane. “Mandaceli,” disse, con un tono che non ammetteva repliche. “Sei in debito con me.”
Lei era così arrabbiata che aveva chiazze rosse sulle guance e sembrava artigliare la borsetta che stringeva tra le mani. “Adesso siamo pari, Garrett,” sputò. “E non credere che me ne dimenticherò”
“È stato grandioso rivederti, Serena. Dovremmo farlo più spesso,” disse Zane a denti stretti, la voce più sincera possibile.
Lei gli rivolse un’altra occhiata cupa e girò sui tacchi, uscendo indignata dalla porta. Una volta che il pannello di vetro si chiuse alle sue spalle, Zane si appoggiò allo schienale, corrucciato. Ty stava ancora ridendo di cuore − forse per la prima volta da quando erano diventati partner − e iniziava ad avere dei problemi a riprendere il fiato. Alcuni clienti si girarono a guardarli, alcuni sorridendo e altri ridacchiando, contagiati dalla risata di Ty.
Zane scosse la testa, con gli occhi sul proprio partner. “Sono contento che tu ti diverta,” borbottò. “Avrebbe potuto aiutarci.”
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Madeleine Urban & Abigail Roux “Non l’ho mai vista andarsene così impettita!” rise Ty, senza fiato. “Oh mio Dio, ora posso morire felice.”
“È una testa calda, questo è sicuro.” Ma Zane pensava che, finché non lo avesse ripudiato definitivamente, non avrebbe rappresentato un problema; a meno che non intendesse mettere loro i bastoni fra le ruote per semplice ripicca. “Ecco un buon contatto che ho rovinato per te,
partner,” disse.
La risata di Ty finalmente si affievolì e l’uomo scosse la testa, continuando a sorridere. “Suppongo di doverti dei ringraziamenti per aver chiamato i rinforzi,” disse a Zane, sarcastico. “Grazie,” aggiunse con sincerità.
Zane annuì lentamente e sospirò, tornando finalmente a rilassarsi. “Tanto non avevo voglia di ripagarla,” mormorò. La schiena gli faceva già abbastanza male, anche senza graffi extra.
“Eh. Non abbiamo bisogno di lei,” rispose noncurante Ty, prendendo un altro sorso dal suo drink.
“E come mai, O’ Uomo Onnisciente?” chiese Zane, mentre la cameriera tornava con i drink di Zane e dell’ormai scomparsa Serena. Dopo una rapida spiegazione, la ragazza si allontanò per cancellare le ordinazioni e preparare il conto.
“Non ci ha detto niente che già non sapessimo,” fece presente Ty. “E poi, abbiamo già un profiler,” aggiunse con un sorrisetto appena la cameriera si fu allontanata.
“Chi?” Ty inarcò un sopracciglio, beffardo, poi sogghignò e sollevò un dito. Zane strinse gli occhi. “Tu,” fece, in tono piatto. “Tu hai studiato come profiler.”
“Eccome,” rispose Ty, prendendo un altro sorso. “Come pensavi che la conoscessi?” chiese, inclinando la testa mentre indicava la porta. “Mi hanno messo qui a New York il primo anno. Qualsiasi caso lei non riuscisse a risolvere veniva sbolognato a me,” disse, tirando su col naso. “Di sicuro non abbiamo mai fatto sesso,” continuò, con tono significativo. Gli occhi di Zane scintillarono. “Ti sei perso una gran bella cavalcata, allora.”
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Madeleine Urban & Abigail Roux Ty gemette sentitamente e rabbrividì dal disgusto. “Preferirei farlo con
te piuttosto che con lei,” borbottò senza riflettere, guardando la porta che la donna aveva attraversato a grandi passi.
Sbuffando, Zane sollevò il bicchiere per bere. Ma i suoi occhi rimasero fissi su Ty, e il suo stomaco si strinse fastidiosamente.
LA FAME lo svegliò un paio d’ore dopo essere crollati nella stanza d’albergo. Fuori era ancora buio e Zane considerò se fosse il caso di alzarsi e trascinare Ty giù dal letto per andare a comprare da mangiare, visto che avevano saltato la cena. Quando sentì il proprio partner muoversi e borbottare, si sollevò a sedere con una smorfia e accese la lampada fra i due letti. Inclinò il mento e guardò l’altro agente.
Ty si voltò sulla schiena, arrotolandosi nelle coperte, si stiracchiò, ringhiò e brontolò rumorosamente. Sembrava diverso quando dormiva: ammorbidito, in qualche modo, e Zane supponeva che avesse senso. Sembrava anche più giovane. Non ci aveva mai fatto caso, ma ora era piuttosto chiaro che Ty era più giovane di lui, e non di poco.
Ty emise una serie di suoni sonnolenti simili a ringhi e si stiracchiò finché i suoi muscoli non vibrarono per la tensione. Poi crollò nuovamente sul letto e si voltò su un fianco, strofinando la testa sul cuscino prima di aprire finalmente un occhio. “Mm?” mugolò, interrogativo, quando vide che Zane lo guardava.
“’Sera,” lo salutò piano Zane, la voce ancora roca per il sonno. Sbadigliò e si passò la mano fra i capelli. I suoi corti ricci si stavano ribellando. “Ho fame.”
“Ugh,” gemette Ty, sonnolento. “Dio, sei peggio di una fidanzata,” borbottò. “Devo anche darti da mangiare?”
“Diavolo, passiamo la notte insieme e non mi paghi nemmeno la cena? Che razza di uomo sei?” Zane si alzò cautamente dal letto e mollò il cuscino in faccia a Ty mentre lo oltrepassava, diretto in bagno.
“La razza che ha dormito durante la parte in cui si trombava!” gli gridò dietro questi. Afferrò il cuscino e lo confiscò immediatamente,
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Madeleine Urban & Abigail Roux infilandolo sotto le coperte e avvolgendoglisi intorno come un bambino con un orsacchiotto.
Zane si sporse dalla soglia dopo aver acceso la luce. “Colpa tua, ti sei organizzato male,” lo rimproverò prima di rientrare e chiudere la porta. Ty emise un gemito acuto, un po’ simile a uno squittio, e tornò a rannicchiarsi nel letto. Il materasso era duro come una pietra, ma aveva visto di peggio. “Vuoi il servizio in camera?” gridò.
Stirandosi con attenzione, Zane si sbirciò oltre la spalla per controllarsi la schiena allo specchio. “Sì,” rispose ad alta voce. “Mangerei praticamente di tutto.”
“Non ne dubito,” borbottò Ty, imbronciato, dal suo caldo bozzolo di cuscini.
Zane aprì la doccia, pronto a rischiare di lavarsi la schiena. L’acqua calda sarebbe stata piacevole, almeno. Si sfilò i boxer ed entrò sotto il getto, girato verso il bocchettone (che, per una volta, era alto abbastanza per lui) prima di voltarsi lentamente per vedere che effetto avrebbe avuto sulla sua pelle lesionata.
Ty si alzò dal letto quando sentì l’acqua scorrere e balzò fino alla porta del bagno, infilando la testa all’interno con gli occhi sgranati. “Ti bagni la schiena?” chiese, scettico, senza nemmeno pensare alla privacy del suo partner.
Quando la porta si aprì, Zane scostò bruscamente la spalla dall’acqua e indietreggiò. Deglutì, cercando di nascondere la sorpresa, e cercò di calmare i battiti del suo cuore. “Di cosa diavolo stai parlando? Sono sotto la doccia, mi bagno per forza.”
“Farà male,” protestò Ty, quasi infantile. Zane si tirò indietro e scostò la tenda quanto bastava per guardarlo. “Sì, e allora?” disse, con aria chiaramente incredula, in risposta alle obiezioni dell’uomo. “Non farà certo più male di quando sono stato ferito,” fece notare, indicando Ty, dopodiché afferrò la tenda appena in tempo da non farla aprire troppo e la richiuse con uno strattone, bloccando fuori l’aria fredda. Si sentiva un cazzo di idiota, nudo in piedi nella doccia, a tenere la tenda fra sé e Ty.
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Madeleine Urban & Abigail Roux Inspirò a fondo e subito si voltò, restando abbastanza lontano perché il getto gli spruzzasse solo sul culo e le cosce. Poi fece qualche passetto indietro e, mentre l’acqua calda iniziava a colargli lungo la schiena, gli sfuggì inconsciamente un basso gemito di piacere.
“Farà male,” cantilenò Ty, appoggiandosi alla porta e aspettando, quasi allegramente, l’ululato di dolore.
Ignorandolo, Zane fece un altro passo indietro, inspirando bruscamente quando l’acqua gli colpì tagli, ferite e lacerazioni. Faceva effettivamente male, ma si trattava più di un bruciore, un formicolio diffuso, che di un dolore accecante. Sospirò, rilassandosi, e indietreggiò ancora perché il getto gli scorresse sulle spalle. Gemette di piacere per il melange di piccole punture e morsi di dolore che si mischiavano al caldo picchiettare dell’acqua, rilassando i suoi muscoli tesi.
“Ti piace il dolore, eh?” rise Ty. “Ti lascio solo, allora,” ridacchiò, voltandosi per andarsene.
“Smidollato,” mormorò Zane con un sorriso, a voce appena abbastanza alta da farsi sentire.
“Masochista,” replicò Ty. Zane ridacchiò. “Mezzacalzetta.” Ty uscì dal bagno senza degnarsi di rispondere. Il gemito di Zane gli aveva fatto attraversare il corpo da una strana scossa e non era sicuro che la cosa gli facesse piacere. Aveva bisogno… di sparare a qualcosa, magari. Attraversò a grandi passi la stanza per prendere il telefono.
Zane fece con calma la doccia, restando sotto l’acqua finché il vapore caldo nella stanza iniziò a rendergli difficile respirare. Con un sospiro si chinò e chiuse l’acqua, compiaciuto di vedere che ora poteva muoversi molto più facilmente. Uscì dalla vasca, afferrando un asciugamano da passarsi sulla faccia, e accese la ventola.
Se fosse riuscito a convincere Ty a mettergli altro unguento sulle ferite, forse sarebbe stato di nuovo pronto all’azione.
Fuori, nella stanza, Ty aspettava in linea, cercando disperatamente di non pensare. Zane Garrett non doveva essere per lui altro che un partner irritante. Alzò gli occhi sull’uomo quando lo vide uscire dal bagno e sbuffò pesantemente dal naso, irritato. “Cosa vuoi mangiare?” chiese,
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Madeleine Urban & Abigail Roux indugiando con lo sguardo sui suoi muscoli tonici, per poi imporsi di smetterla di farsi governare dall’istinto.
“Non hai ancora ordinato?” chiese Zane, emergendo da sotto l’asciugamano con cui si sfregava i capelli. Ne aveva un altro avvolto intorno ai fianchi snelli.
Ty gli ringhiò contro. Zane lo ignorò. “Fa lo stesso. Hamburger, bistecca, pollo, pizza. Quello che c’è.” Si strinse nelle spalle e andò al borsone, iniziando a rovistarci dentro. Ty sembrava essere tornato irritabile come al solito, pensò, tirando fuori boxer puliti e un paio di jeans.
“Deciditi, cazzo,” sbuffò Ty, appena prima che qualcuno finalmente gli rispondesse.
“Cheeseburger con bacon, salsa e patatine. E un paio di lattine di Coca.” Zane tornò in bagno con i vestiti e il kit da barba.
Ty ripeté il tutto al telefono, quindi aggiunse la propria ordinazione. L’uomo all’altro capo prese nota e terminò educatamente la chiamata; Ty mise lentamente giù il ricevitore, ascoltando i movimenti di Zane. Dopo un momento, rilasciò un lungo, lento respiro e si lasciò cadere sul letto. “Come va?” chiese, serrando gli occhi.
“Meglio,” replicò Zane prima di lavarsi rapidamente i denti, per poi cercare senza successo il pettine. Infilò i boxer puliti e indossò i jeans, ma se li stava ancora abbottonando distrattamente quando rientrò nella stanza. “Mi metteresti di nuovo quella merda sulla schiena?” chiese, mentre rovistava fra le sue cose.
“Puzzerai come un cavallo da corsa,” osservò Ty da dentro il suo bozzolo.
Zane sollevò lo sguardo dal borsone in cui stava frugando, la fronte aggrottata per la confusione.
Ty rise piano e nascose di nuovo la testa sotto il cuscino, rintanandosi stancamente. Zane gli lanciò un’occhiata e sorrise, lasciando scivolare lo sguardo sul suo corpo per un attimo soltanto, prima di scuotere la testa e allontanare certi pensieri. “Hai visto il mio maledetto pettine?” borbottò.
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Madeleine Urban & Abigail Roux “Sì, sto monitorando tutti i tuoi effetti personali, agente speciale Garrett,” rispose l’altro in tono formale, la voce soffocata in modo comico dal cuscino.
“Grazie, agente speciale Grady, lo apprezzo molto,” replicò Zane prima di spingere via il borsone e passarsi invece le dita fra i capelli. Tornò a guardare il proprio partner e inclinò la testa. “Come fai a respirare in quel modo?”
“In quale modo?” chiese Ty da sotto il cuscino. “Respirare e pensare allo stesso tempo, per quanto assai complesso, viene abbastanza naturale dopo un po’ di pratica. Sono sicuro che capirai presto il trucco.”
Zane alzò gli occhi. “Almeno io penso con la testa e non col culo,” borbottò, abbottonandosi i jeans e tirando su la cerniera.
“Il tuo culo è più divertente da guardare,” replicò Ty, da sotto il suo nascondiglio.
Zane si fermò di botto e fissò il cuscino con occhi sgranati. “Non avrai appena detto che mi hai guardato il culo.” Santo Dio. Una cosa del genere lo faceva andare in fiamme, cazzo. Non aveva bisogno di quel tipo di tortura.
“Sei tu che lo metti in mostra,” rispose Ty con tono furbetto, ancora soffocato.
“Non intendi in senso letterale,” borbottò Zane, iniziando a impilare fascicoli sul tavolo, cercando di far spazio per il cibo.
Ty tirò finalmente fuori la testa da sotto il cuscino e si sollevò sui gomiti per guardare l’uomo alle sue spalle. “Intendo tutto quel che dico in senso letterale.
Letteralmente,” disse, con enfasi.
Zane sospirò e si sfregò gli occhi con una mano. “Penso che tu lo faccia apposta,” brontolò. “Dici tutto quel che ti viene in mente per farmi uscire di testa.” E Dio, la sua immaginazione al momento era su di giri. Zane spostò la mano, si voltò e guardò Ty a occhi stretti. “E com’è che mostrerei il culo, di grazia?”
“Respirando,” disse Ty, tornando a mettere giù la testa. Zane sospirò. Che fosse per il sollievo o l’esasperazione, non voleva doverci pensare. Ty lo stava solo stuzzicando. Una sigaretta iniziava a sembrare invitante e l’improvviso bussare alla porta fu un dono del cielo.
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Madeleine Urban & Abigail Roux Ty sbirciò da sotto il cuscino e guardò il suo partner andare ad aprire la porta. “Ora ti stai domandando se ti sto guardando il culo, vero?” scherzò.
Zane gli mostrò il dito mentre passava, stringendo la pistola nell’altra mano.
“Mh-mh,” mormorò Ty, con un sogghigno soddisfatto. Dopo un leggero trambusto, Zane portò dentro il vassoio del servizio in camera, con la pistola infilata nella cinta dei jeans. E dannazione, Ty aveva ragione, il bastardo. Appena gli passò davanti, si domandò se l’altro gli stesse davvero fissando la schiena o il culo.
“Non sei tu, è il cibo,” ammise Ty, come se gli stesse leggendo nel pensiero.
“Continua a ripetertelo,” disse con voce strascicata Zane, scoprendo i piatti.
“Lo sai benissimo,” rispose Ty nello stesso tono, stiracchiandosi di nuovo. “Dammi da mangiare, schiavo,” ordinò con evidente gusto.
Zane sbuffò. “Dovrei dirti di alzare quel culo pigro e prendertelo da solo. Ma sei stato tanto gentile da aiutarmi, perciò…” Prese il piatto e il bicchiere di Ty e li posò sul comodino in mezzo ai letti.
“Grazie,” disse sussiegoso Ty, sollevandosi a sedere e mettendosi il cuscino in grembo per potervisi appoggiare.
Zane abbozzò un inchino. “Spero sia di vostro gradimento, maestà,” pronunciò con voce strascicata prima di sedersi al tavolo e dedicarsi al suo cibo.
“Sono lieto di vedere che sei così facile da addestrare,” replicò allegramente Ty.
Zane inarcò un sopracciglio e gli tirò una patatina, colpendolo al torace.
“Ehi! Un po’ di rispetto per la donna delle pulizie!” lo rimproverò Ty.
Zane sogghignò e ne tirò un’altra, che stavolta atterrò sul piatto dell’uomo. Sollevò entrambe le braccia in un gesto di trionfo. “Sai, sto iniziando a capire perché ti piace tanto infastidire a morte la gente.”
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Madeleine Urban & Abigail Roux “Ti viene naturale,” rispose con voce piatta Ty, fissando disgustato la patatina vagante.
Zane sospirò e scosse la testa, tornando al suo hamburger. Sembrava che Ty potesse tollerare solo un assaggio della sua stessa medicina. Un momento dopo, una patatina lo colpì sul naso e gli cadde in grembo. Zane spalancò la bocca, ma poi sogghignò e se la mangiò.
“Mh-mmh,” mugolò di nuovo Ty dall’altro lato della stanza, con un sorrisetto.
Zane diede un morso all’hamburger e osservò il suo collega, domandandosi se fosse questo il suo vero essere. Sembrava più giovane in quel momento, meno cinico. “Qual è la tua storia?” chiese, impulsivo.
“Quale delle tante?” disse fra un boccone e l’altro Ty, inclinando la testa.
“Quella del perché ti porti del rancore sulle spalle grande come Manhattan,” chiese Zane pacatamente. “Del perché quando dormi sembri cinque anni più giovane di me e quando sei sveglio e incazzato invece cinque più vecchio.”
Ty inarcò un sopracciglio. “Mi hai guardato mentre dormivo?” chiese, incredulo.
“Tu hai guardato me,” fece presente l’altro. “E non evitare la domanda.”
“Non è vero,” protestò divertito Ty. “Cazzo, amico, è davvero strambo,” osservò, con un risolino. “Ti ho già raccontato la mia storia. Ero nelle Forze di ricognizione. Dopo che l’ultima missione andò a puttane, diagnosticarono a tutti un disturbo post-traumatico da stress. Prima che potessimo prendercela troppo, ci congedarono con mega-pensioni e tutti gli onori del caso. Era una gran stronzata e lo sapevano tutti, ma eravamo stanchi e traumatizzati da tutta quella burocrazia,” disse con amarezza. “Dovevano sistemarci tutti in un bel posticino tranquillo e impedire che ci prudessero le mani per il troppo far niente, hai presente? Io sono stato spedito a Quantico a fare tipo il ‘consulente civile’ finché Burns non mi ha trovato e mi ha convinto che l’Accademia avrebbe potuto essere interessante. Ero un marine, pronto a rimanerlo per sempre, e mi manca. Ma così è la vita, ed eccomi qua. Niente rimpianti,” insisté, scuotendo la testa.
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Madeleine Urban & Abigail Roux “Quindi perché fai tanto il mago della stronzata? Ti diverte? È una maschera per schivare le domande? O sei proprio uno stronzo dentro?” chiese Zane, dopo un altro boccone.
Ty rispose prontamente: “Tutto quanto.” Sogghignò, senza smettere di masticare.
Annuendo, Zane mangiò qualche altro boccone. “Sai, durante il mio periodo buio ho imparato qualcosa sui regolamenti medici e i regimi di trattamento. Sapevi che non lasciano tornare gli agenti al lavoro sul campo se sono in terapia per depressione o disordini emotivi?”
“Già,” rispose succintamente Ty. “Il disturbo post-traumatico da stress rientra nella categoria. Se fosse stato nel tuo fascicolo come ragione per il congedo, ti avrebbero parcheggiato a una scrivania e non ti avrebbero più lasciato uscire in pubblico,” commentò Zane con tono neutrale.
“Già,” rispose di nuovo l’altro, sollevando lo sguardo su Zane con un sorriso sghembo.
“Quindi mi stai mentendo,” disse Zane, neutrale come prima. “C’è un motivo per cui non ti va di parlarmene? A parte il fatto che sono il tuo partner e potrei doverti salvarti il culo da qualcosa, prima o poi.”
“C’è una ragione se il mio fascicolo è riservato,” rispose prontamente Ty, come se avesse saputo che Zane non si sarebbe bevuto la storiella. “Parti di quella storia sono vere, però,” gli assicurò, con serietà. “E non c’è niente nel mio passato che salterà fuori a morderci il culo,” aggiunse, scuotendo la testa. “Non ho segreti. L’unica cosa che c’è lì dietro è qualche cuore spezzato e un sacco di scartoffie.”
Zane lo studiò per un lungo momento. “Va bene,” mormorò, tornando alle sue patatine.
Ty strinse gli occhi, prima di sospirare ad alta voce. Lanciò un’occhiata alla stanza e poi riportò lo sguardo su di lui. “L’agente speciale Sanchez…” annunciò, con uno sbuffo irritato, “era nel mio battaglione.”
Sollevando di nuovo gli occhi sul suo partner, Zane pensò che stava finalmente iniziando a capire. Capire perché Ty fosse così determinato a restare su quel caso, qualsiasi cosa esplodesse. E perché si comportasse
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Madeleine Urban & Abigail Roux così da stronzo: per impedire alla gente di avvicinarsi troppo. Era un meccanismo di difesa simile a quello che aveva lui, anche se per ragioni differenti. Ty e i suoi compagni avevano vissuto una vita pericolosa, si aspettavano delle perdite. Ma non che a causarle fosse un serial killer. “È dura,” disse piano.
“Quel che è duro è capire come abbia fatto un qualsiasi killer del cazzo a ucciderlo. Dormiva con un occhio aperto e un arsenale sotto il cuscino,” gli disse serio Ty. “Se qualcuno guardasse abbastanza da vicino i documenti e scoprisse che eravamo colleghi prima dell’FBI, mi sbatterebbero fuori dal caso,” aggiunse.
“Ecco perché eri sorpreso quando Burns ti ha assegnato questo caso e perché sei così ansioso di risolverlo.
Più che ansioso,” disse Zane, mentre tutto si faceva chiaro.
“Burns mi conosce,” disse l’altro in risposta. “E conosceva Sanchez. Ci ha reclutati da quel barboso lavoro dietro una scrivania che eravamo costretti a fare a Quantico, ci ha spinti personalmente verso l’Accademia. Sa che non dovrei essere qui. Il che significa che mi ci ha messo per una ragione. Solo che non riesco a capire quale cazzo sia, oltre al fatto che so muovermi nell’ombra.”
“Okay, ma allora perché appiopparti me? Sono stato ai Crimini informatici per più di due anni a lavorare dietro a una scrivania. Non sono in ballo così da quasi quattro anni. Perché dovrebbe cercare di zavorrarti?” Ty lo guardò, pensieroso, e inclinò la testa con aria inquisitoria. “Mi farai da zavorra?”
“No, io so che non lo farò. Ma Burns… è lui che mi ha messo col culo in panchina, mi ha minacciato di spedirmi in galera se non mi fossi disintossicato. È chiaro che non gli piaccio più. Perché darmi questa opportunità?” chiese Zane, retorico.
“Perché mandarti a disintossicarti e poi reintegrarti se non gli fossi piaciuto?” ribatté piano Ty.
Zane non aveva una risposta. Era una domanda che si era posto più e più volte.
Ty si limitò a stringersi nelle spalle mentre osservava il suo partner riflettere. “Però abbiamo una cosa in comune, Garrett,” disse infine.
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Madeleine Urban & Abigail Roux “Siamo tutti e due fuori posto, qui. E non si aspettano che giochiamo secondo le regole.”
“Giochi mai secondo le regole, agente speciale Grady?” chiese Zane. Ty alzò le spalle con noncuranza. “Non mi viene in mente nessun esempio.”
Zane lo osservò a lungo. “Quanti anni hai?” L’altro sollevò la testa e lo guardò. “Perché?” chiese sospettoso. “Me lo chiedevo e basta. Pensavo che avessi più o meno la mia età, o di più, finché non ti ho visto dormire.”
A quella frase, Ty si accigliò. “Ho trentaquattro anni,” rispose, riluttante.
Zane annuì lentamente e tornò a mangiare le patatine ormai tiepide senza commentare. Non avrebbe mai detto che fosse così giovane.
“Perché?” incalzò Ty. Lo guardò e si strinse nelle spalle. “A volte sembri più vecchio. E di sicuro ti comporti come se fossi più vecchio. Sei cinico.”
Ty sbatté le palpebre, un po’ perplesso, e tornò a guardare il piatto, arricciando le labbra. Zane lo guardò, lo
osservò, e vide trapelare l’uomo più ordinato e disciplinato che Ty nascondeva sotto la facciata da stronzo arrogante. Indossava una maschera, proprio come lui, e per qualche ragione Zane trovava che ciò fosse rassicurante. Stava iniziando a rendersi conto che Ty effettivamente
consumava energie per risultare così irritante. Iniziava a intravedersi la compostezza del marine che era stato e questa nuova immagine sembrava essergli molto più congeniale.
“Tu quanti anni hai?” chiese finalmente Ty. Zane sorrise lentamente, continuando a fissarlo. Ty non aveva sollevato lo sguardo su di lui. “Vuoi dire che non hai ancora controllato?” Ty gli rivolse un’occhiata seria, senza muovere un muscolo.
Zane scosse la testa, con un sorriso sulle labbra. “Quarantadue,” ammise.
“Sì, si vede,” disse l’altro con voce strascicata e un sorrisetto un po’ più provocante del solito.
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Madeleine Urban & Abigail Roux Zane sbuffò. “Suppongo di essere stato calpestato e sbatacchiato un po’ troppe volte.”
Ty alzò gli occhi e giocherellò col suo cibo. “Di dove sei?” chiese, senza sollevare lo sguardo. “Voglio dire, visto che siamo in tema di confidenze.”
“Texas. Austin, a essere precisi.” “Mi dispiace,” disse Ty, offrendo la sua simpatia. Aveva di nuovo il sorrisetto sulle labbra.
“Tu di dove sei, stronzo?” replicò Zane. “Bluefield, West Virginia,” rispose Ty, lasciando trapelare un accento pronunciato.
Zane sogghignò. “Pensa un po’, West Virginia,” disse. “Ti si addice.”
Ty alzò lo sguardo e fece un altro sorrisetto, intingendo una patatina nel ketchup. “ʽSelvaggio e Meraviglioso’,” citò lo slogan, trattenendo a stento un risolino.
“‘Selvaggio e Meraviglioso’,” gli fece eco Zane, ridacchiando. “Tutto quello scalare montagne ti avrà allenato per il corpo dei Marines.”
“Più che altro speleologia, ma alla fin fine c’entrano sempre le rocce.” Ty si strinse nelle spalle, sorridendo. “Il figlio di un minatore di carbone non ha molta scelta quanto a possibili carriere,” aggiunse. “O entravo nei Marines, o proseguivo l’attività di famiglia.”
Zane inclinò la testa. “Non so perché, ma non ti ci vedo a fare il minatore.”
Ty tornò a guardarlo e strinse gli occhi. Gli si leggeva chiaramente in viso che avrebbe potuto offendersi per quelle parole, ma alla fine scosse la testa e morse la punta della sua patatina. “Basta immaginarmi più sporco,” replicò, indicandosi, anche se le compagnie minerarie avevano lasciato Bluefield negli anni sessanta.
Zane vide l’espressione sul volto di Ty prima che lui la nascondesse. “Volevi diventare un minatore?” chiese.
“Nessuno vuole lavorare nelle miniere di carbone,” rispose con calma Ty. Guardò Zane, studiandolo, considerando cos’altro dire. “Ma
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Madeleine Urban & Abigail Roux d’altronde, nessuno vuole nemmeno farsi sparare,” aggiunse, pensieroso. “Non sarei diventato un minatore. Non estraggono più carbone a Bluefield. Ma mio padre si occupa delle miniere abbandonate. È un custode, da quando le hanno chiuse. Significa che passa comunque tutto il tempo in quei cazzo di buchi, assicurandosi che nessuno scenda laggiù e si perda o resti intrappolato. Monitora i crolli. E l’avrei fatto anch’io. L’alternativa era cambiare città e andare a scavare sul serio. Dovevo scegliere fra la paura delle pallottole e la paura degli spazi chiusi,” ammise. “Salta fuori che le pallottole non fanno poi così paura.”
Annuendo, Zane finì il suo hamburger. Studiò il suo collega mentre masticava, mettendo insieme i dettagli che era riuscito a strappargli. Quel po’ di storia personale rendeva Ty molto più umano.
Ty riportò l’attenzione sul suo cibo, sentendo gli occhi di Zane su di sé e lasciandolo libero di fissare per un po’. “Quindi che altro c’è, Serpico?” chiese finalmente, dopo un teso momento di silenzio. “Ti serve il mio gruppo sanguigno? Voto del test d’ammissione al college?”
Zane aggrottò la fronte. “Sei andato al college o sei entrato direttamente nei Marines?”
Quella domanda bruciava, ma Ty represse visibilmente la sua reazione iniziale. Espirò pesantemente e allontanò il suo piatto.
“L’hai tirato in ballo tu, il college,” gli rammentò Zane. “Sono andato al college,” disse a denti stretti Ty, accettando di aver effettivamente aperto quella porta. “L’ha pagato il governo.”
Zane annuì lentamente, vedendo e sentendo la tensione di Ty aumentare nuovamente. “Non c’è niente di male,” disse. “Te lo sei guadagnato.”
Ty sollevò lo sguardo e lo fissò con le sopracciglia aggrottate. “Mi stai prendendo in giro, Stella Solitaria?”
Zane posò il piatto sul tavolo con un tonfo. “Se hai servito il nostro Paese nelle forze armate, te lo meriti.” Era assolutamente serio; glielo si leggeva negli occhi.
Ty lo guardò male per un altro momento, quindi tornò ad abbassare gli occhi. “Milletrecentodieci,” rispose infine con un cenno della testa.
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Madeleine Urban & Abigail Roux Inarcando un sopracciglio, Zane si appoggiò allo schienale e annuì. “Ben fatto,” si complimentò.
“Baciami il culo,” borbottò Ty, giocherellando col suo pollo, la fronte aggrottata.
“La media nazionale è millecentocinquanta,” disse l’altro, con un sorrisetto sulle labbra. Il tipo tosto chiaramente non prendeva bene i complimenti. Era quasi adorabile.
“Trovo inquietante che tu lo sappia a memoria,” lo informò con voce piatta Ty.
Zane si strinse nelle spalle. “I numeri mi vengono facili.” “Trovo anche quello inquietante,” disse Ty, impassibile. “Inquietante, eh? Forse lo prenderò come un complimento.” “Qualunque cosa ti pompi l’ego.” Ty scosse la testa. “Come sei finito a lavorare qui?” chiese, pronto a cambiare argomento.
Zane considerò quanto rivelare, immaginando che Ty gliel’avrebbe menata per qualsiasi cosa avesse detto. “Sono saltato.”
“E poi si è spezzata la corda?” suggerì Ty. “Più che altro l’hanno tagliata e mi hanno lasciato cadere,” borbottò Zane, voltandosi verso i documenti e iniziando a rovistare. “Ero totalmente impreparato per l’accademia.”
“Aspetta, aspetta, fammi indovinare,” disse Ty, sollevando una mano verso Zane. “Psicologia con studi secondari in…” strinse gli occhi e inclinò la testa, “scienze politiche,” azzardò.
“Statistica e spagnolo. Prima di andare a legge,” ammise Zane, senza guardare Ty.
“Non dirmi che sei un avvocato,” gemette in risposta Ty. “Stavo quasi iniziando a non odiarti.”
Zane sbuffò e sollevò lo sguardo. “No, non sono un avvocato. Sono stato salvato da quell’orrendo fato da un reclutatore dell’Accademia.”
“Mandagli dei fiori,” ordinò Ty. Zane rise. “Sono d’accordo… adesso. Allora? Volevo spellarlo vivo. Lentamente.”
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Madeleine Urban & Abigail Roux “Perché? Eri lo sfigato della classe all’accademia?” chiese. Zane sentì il suo buonumore svanire e strinse gli occhi. I brutti ricordi avevano quell’effetto. “Scommetto che tu eri il primo della classe ad arrampicarti su quella cazzo di corda,” borbottò, infastidito. “Per me, sono stati solo quattro mesi di inferno totale. Poi ho avuto il piacere di doverci passare di nuovo. Che fortuna, eh?”
Ty si accigliò e inclinò la testa, guardando Zane con aria critica. “Sei un ripetente?” chiese, incredulo.
Zane lo guardò e capì all’istante perché Ty lo stava chiedendo. “Finita la specialistica, ero uno e novantacinque per settanta chili. Non avevo uno straccio di muscolo.”
Ty alzò le sopracciglia, sorpreso, ma scosse la testa e si strinse nelle spalle. “Dovevi essere un mostro con la teoria,” azzardò.
La sua risposta fu un sorriso asciutto. “Millecinquecentottanta.” “Quasi il massimo. Perché non milleseicento, hai scritto il nome sbagliato?” chiese Ty, con un sorriso scherzoso.
Il sorriso di Zane si fece un po’ più caloroso. “Grazie,” disse, impassibile.
“Per cosa sta la Z?” chiese improvvisamente Ty. “Zane Z. Garrett,” considerò, con una leggera smorfia. “Non eri molto simpatico a mamma, eh?” chiese, divertito.
“Nome di famiglia,” disse Zane, stringendosi nelle spalle. “Zachary. Niente di spaventoso. E in Texas, Zane è abbastanza normale.” Guardò Ty a occhi stretti. “Tu invece… quando ti ha presentato, Burns ha detto qualcosa, un’iniziale, prima di Tyler Grady. Ero troppo sconvolto all’idea di finire in coppia con te per starlo a sentire.”
“Probabilmente è meglio così,” disse Ty con un’alzata di spalle; era chiaro che non aveva alcuna intenzione di rispondere né di guardarlo negli occhi.
Zane inarcò un sopracciglio e considerò se insistere, ma visto che per una volta stavano parlando davvero, decise di non rovinare il momento. Quindi la buttò sul ridere. “Avevi ragione sul nome.”
“Certo che ce l’avevo,” replicò quasi subito Ty. Poi sollevò lo sguardo e strinse gli occhi. “Ragione su cosa?” chiese.
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Madeleine Urban & Abigail Roux Zane sospirò. “Sul mio nome. E gli altri venti punti.” Ty lo fissò senza capire per diversi momenti. Finalmente, chiuse gli occhi e scosse la testa. “Hai sbagliato a scrivere il tuo nome al test d’ammissione?” chiese, esasperato.
“No,” disse Zane, con un leggero sorriso. “Ho dimenticato l’iniziale del secondo nome.” I suoi occhi scintillavano e si stava sforzando di non sorridere.
“Stronzo,” borbottò sottovoce Ty. Il sorriso gli sfuggì e Zane ridacchiò prima di appoggiarsi all’indietro e alzare lo sguardo al soffitto, traendo un profondo respiro e rilassandosi. “È stato imbarazzante,” aggiunse, tanto per far scena.
“Sì, beh. Sono sicuro che ci sei abituato,” borbottò Ty. “Che diavolo,” aggiunse con un sospiro. “Non siamo tutti perfetti,” offrì, tornando a guardare il suo piatto, con aria disgustata. Sedeva a gambe incrociate sul letto, ma neanche così riusciva a trattenersi dal muovere nervosamente un piede. Iniziava a sentirsi di nuovo teso. Non bastava tutto l’addestramento del mondo a reprimere un tic nervoso naturale.
Zane sospirò piano e tornò a guardare i documenti. “Ben lontani dalla perfezione,” mormorò.
Ty alzò gli occhi e sbatté la testa contro la testiera. “Non scombinarti le poche rotelle che hai,” consigliò Zane, senza alzare lo sguardo dai fogli che aveva tirato fuori.
“Beh, allora tu piantala con quest’orgia di autocommiserazione,” sbuffò Ty.
“Un’orgia? Grandioso, chi ha i preservativi?” lo punzecchiò Zane. “E dire che quasi iniziavi a piacermi,” sospirò sottovoce Ty, voltandosi e buttando le gambe giù dal letto.
“Non sia mai.” Ty annuì e tornò a guardare il suo cibo. Aveva perso l’appetito, insieme a qualsiasi voglia di passare altro tempo con il suo partner intento a piangersi addosso. “Devo uscire da questa cazzo di stanza,” borbottò, alzandosi e stiracchiandosi.
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Madeleine Urban & Abigail Roux Zane smise di fissare i rapporti con occhi vacui e sollevò lo sguardo. Ty si stava tastando i jeans, in cerca del portafoglio; quando finalmente lo trovò, ne tirò fuori un foglietto di carta e lo aprì, concentrato.
Zane non disse una parola. Si limitò a sforzarsi di tenere gli occhi fissi sui documenti. Si ricordava quando la ragazza aveva passato il pezzo di carta a Ty e sapeva cosa implicasse. Lottò contro un accenno di gelosia. Ty prese il cellulare e compose il numero. I suoi occhi si posarono su Zane, scintillando nella luce fioca. “Vuoi che chieda se ha un’amica?” propose con un sorrisetto.
“Passo, grazie,” mormorò Zane, senza nemmeno sollevare lo sguardo.
Ty annuì, continuando a guardare il partner anche dopo che l’hostess carina ebbe risposto al telefono. E non smise neppure mentre organizzava l’illecito rendez-vous che sapeva l’avrebbe liberato di un po’ della frustrazione che gli aveva causato il suo nuovo partner.
I capelli si rizzarono sulla nuca di Zane. Ty lo stava fissando. Aspettò un momento, poi si voltò a guardarlo a sua volta, sollevando lentamente un sopracciglio.
Mmh. Perché solo Ty poteva sfogare la sua frustrazione? Forse sarebbe andato anche lui a cercare qualcuno con cui passare il tempo, ora che ci pensava.
Ty sogghignò sotto lo sguardo di Zane, sorridendo quando la donna lo salutò quasi senza fiato. Riattaccò e guardò Zane. “Ce la fai a restare da solo per un’ora o due?” chiese, disinvolto.
“Io e la mia mano destra ce la caveremo alla grande, grazie,” fece Zane, rivolto ai fogli.
“Non avrai compassione da parte mia, Stella Solitaria,” gli disse Ty, infilando gli stivali. “Ho già dato con te.” Scosse la testa. “Ti chiamo se mi accorgo di essere seguito,” aggiunse, ripensandoci.
“Divertiti,” rispose con sincerità Zane, sollevando finalmente lo sguardo.
Ty si limitò a ridere andando verso la porta, agitando il telefono per far sapere all’altro come contattarlo.
Zane fissò la porta per un po’ prima di muoversi. Si alzò dalla sedia e camminò avanti e indietro qualche momento prima di prendere una
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Madeleine Urban & Abigail Roux decisione. Andò fino alla scrivania e tirò fuori la guida locale fornita dall’albergo. Aprendola sui documenti, trovò una lista di bar e club nella zona. C’era perfino una mini-mappa dei dieci isolati circostanti. Beh, tanto valeva prendersi una pausa finché poteva. Recuperò il suo borsone e tirò fuori un cambio di vestiti. Dopo essersi cambiato, infilò il portafoglio nella tasca posteriore e indossò la fondina, nonostante il dolore. Infine mise gli stivali e una camicia pesante per coprire la pistola, e fu pronto.
Prima di uscire infilò in tasca un paio di preservativi, quindi si chiuse la porta alle spalle.
STAVA in piedi sul marciapiede affollato, appena fuori dall’albergo dove si erano trasferiti gli agenti speciali Grady e Garrett. Sorvegliava la loro posizione dal momento in cui erano scesi dall’aereo. Quando avevano rifiutato l’alloggio fornito dal Bureau e si erano spostati in un altro albergo senza dirlo a nessuno, aveva capito di essere nei guai. Voleva dire o che sospettavano di qualcuno con contatti all’interno, o che erano eccessivamente paranoici. In entrambi i casi significava del lavoro extra per lui. Ci era voluto un po’ a trovare il nuovo albergo, ma gli agenti non erano stati abbastanza paranoici da registrarsi con nomi falsi e alla fine era riuscito a rintracciarli.
Il nuovo team FBI era un intralcio, ma per ora non erano stati la minaccia che si era aspettato. Quando aveva sentito che Washington avrebbe mandato una squadra speciale, si era quasi spaventato. Tanto che aveva approntato per loro il computer negli archivi dell’FBI e aveva rimosso dettagli vitali dai fascicoli come esca prima ancora che fossero atterrati. Questi due, però, erano risultati essere tutto tranne che una minaccia.
In ogni caso, era meglio liberarsi di loro al più presto. Il congegno esplosivo che aveva sistemato nel computer aveva funzionato alla perfezione. Esattamente secondo i piani. Finora, l’unico problema con i suoi piani era il fatto che sembrava che agli agenti speciali Grady e Garrett non fregasse un cazzo l’uno dell’altro, né di lavorare insieme. Avrebbero dovuto trovarsi entrambi in quella stanza. Invece così, anche se Garrett fosse stato ferito tanto gravemente da dover essere
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Madeleine Urban & Abigail Roux sostituito, rimaneva Grady con cui vedersela e Grady era la vera minaccia. Non seguiva nessuna regola, e questo rendeva difficile tenergli testa. Aveva anche un addestramento specializzato. Garrett sembrava essere solo un pollo che gli zampettava dietro.
Fece un profondo tiro dalla sigaretta mentre aspettava. Presto avrebbero dovuto riemergere per una boccata d’aria e quando l’avessero fatto, lui avrebbe sistemato le cose.
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