Premessa
Gli scritti riportati in questa parte sono stati scelti con l’ottica di tracciare un profilo del rapporto tra Musatti e la psicoanalisi su un terreno elettivo come il sogno, che non ammette semplificazioni. Leggendo questi scritti, si può cogliere l’ampiezza del suo approccio psicoanalitico, che aveva implicitamente enunciato nella Prefazione al monumentale Trattato di psicoanalisi (1949), quando dichiarava di avere la mentalità del ricercatore esatto e dello sperimentatore, ma di essere consapevole di non possedere anche altre mentalità che l’esercizio della psicoanalisi richiede, che in effetti avrebbe poi sviluppato nel corso della sua attività clinica di psicoanalista, allora solo agli inizi.1
L’importanza della riflessione sul sogno nel pensiero di Musatti è testimoniata anche da una coincidenza particolare: il suo primo lavoro pubblicato sulla «Rivista di Psicoanalisi» nel 1933, in due numeri consecutivi (II, 2, pp. 111-37; 3, pp. 179-215), Simbolismo onirico e sogni ricorrenti, riguarda il sogno, come pure l’ultimo, nel 1984, La formazione dell’oggetto e il problema dei sogni in fase fetale, (ivi, XXX, 4, pp. 538-45).
La selezione proposta offre l’opportunità di vedere Musatti al lavoro con i sogni di guarigione di un paziente affetto da fobie per le altezze, in Sogno e guarigione. Questo scritto mostra la sua sapienza clinica nell’unire l’interesse del terapeuta per la cura del paziente e l’interesse dello scienziato per il funzionamento dell’attività di trasformazione simbolica di pulsioni e angosce, che la relazione transferale con l’analista attiva.
Gli altri scritti scelti illustrano la sua ricerca epistemologica sulla natura dell’attività onirica come attività di pensiero: impegno nel rigore scientifico e capacità divulgativa si uniscono nell’affrontare questioni complesse. Nella descrizione della funzione dei sogni esposta in Psicoanalisi e simulazione, si ritrovano tracce della formazione filosofica di Musatti e dei suoi interessi nel campo della filosofia della scienza che, ben presente sin dalla tesi di laurea dedicata alle implicazioni epistemologiche delle geometrie non euclidee, ha poi applicato anche al campo della psicologia e della psicoanalisi. Propone la psicoanalisi come scienza che ha costruito un modello dell’apparato psichico: «Freud ha collocato la psicoanalisi nelle stesse posizioni moderne delle altre scienze della natura». Come per tutte le altre scienze, i suoi modelli valgono fino a quando altri non si rivelano più esplicativi: «Un modello perciò: come al suo apparire lo è stato il modello dell’atomo di Bohr».2
Approfondendo l’analisi dell’attività onirica in Il sogno e la comune attività del nostro pensiero, si dedica allo studio del rapporto tra sogno e realtà, nella loro comune origine dall’attività psichica del soggetto. Riconosce che, se è vero che il mondo fenomenico siamo noi a costruirlo, «non possiamo più considerare il sogno, o il delirio, o la fantasticheria, come un derivato dalla conoscenza che abbiamo fatto della realtà. Ma all’opposto»:3 prima viene il sogno. Inizia così a percorrere sentieri che si svilupperanno in tecniche e teorie di grande respiro tra gli psicoanalisti futuri come Bion, interessati alla funzione simbolizzante dell’attività onirica: «Non la realtà si liquefa nel sogno, ma il sogno si rapprende e solidifica, a costruire per ciascuno di noi l’universo in cui viviamo».4
Da grande psicoanalista, ritiene che la sua funzione clinica sia quella di promuovere la capacità di simbolizzare, dando spazio al paziente, alla personalità dell’altro che incontra.
Una specificità di Musatti psicoanalista, descritta in Sogno e realtà, risiede nel suo essere interessato alla costruzione-decostruzione del mondo psichico che l’attività onirica esemplarmente illustra. Proprio il suo profondo radicamento nell’identità di psicoanalista, a partire dalla quale osserva con curiosità il mondo, rende più comprensibile come sia potuto intervenire a commentare con grande libertà vicende sociali, politiche, artistiche, senza capovolgere il punto di vista scientifico dal quale osservava e interpretava il mondo. Il suo vertice è costruttivista e relazionale, e trova la sua realizzazione esemplare nel setting psicoanalitico, in cui analista e paziente si impegnano in un dialogo di emozioni, pensieri e affetti che ha la qualità rappresentativa del sognare.