14 febbraio 2004, San Valentino
Se il denaro non comprava la felicità, di sicuro permetteva di comprare una bottiglia di champagne. E sorseggiare il costoso vino spumeggiante in uno dei più esclusivi ristoranti di Chicago stava rendendo Jamie estremamente felice. Chi avrebbe mai immaginato che lei, la figlia di un idraulico, si sarebbe potuta permettere, un giorno, di mangiare in quel locale. Ma la cosa più sorprendente era che, seduto davanti a lei, dall’altra parte del tavolo, c’era Dev Sherman, l’uomo dei suoi sogni, il suo principe azzurro.
Se Jamie sollevava la coppa di champagne di quel tanto necessario a celarle la vista di Faith, che era seduta alla sua destra, poteva illudersi di veder realizzato il suo sogno più bello, ovvero trascorrere la sera di San Valentino in compagnia di Dev. Ma poiché Faith era la sua migliore amica, non le sembrava corretto. Inoltre, portare Dev al Pump Room era stata un’idea di Faith, il suo modo per ringraziarlo per aver trasformato lei e Jamie in due imprenditrici di successo.
Seguendo le indicazioni di Dev, avevano comprato delle azioni a un prezzo bassissimo e le avevano rivendute a un prezzo astronomico. Adesso erano pronte a baciargli i piedi. Sulla faccia della terra, non esisteva un agente di Borsa più esperto di lui. I suoi occhi azzurri foravano il velo del futuro con la precisione di un laser. In effetti, Jamie gli avrebbe baciato volentieri qualcos’altro, oltre ai piedi. Nessuno era più prestante, fascinoso e simpatico di lui.
Jamie ne era pazzamente innamorata da anni, ormai, ma né Dev né Faith avevano mai sospettato nulla. Dev era uno Sherman, degli Sherman di Evansville. Le sue fidanzate giocavano a tennis in circoli esclusivi e andavano in crociera sulle loro barche a vela sul lago Michigan. Mentre Jamie era una Ruskin, dei Ruskin di Irving Park. I suoi fidanzati giocavano a pallacanestro nel parco e pescavano sul molo.
Jamie Marie Ruskin non aveva nulla a che spartire con Deverell Heathcliff Sherman IV, eccetto, in teoria, il sesso. Quando erano nude, le persone perdevano i distintivi di categoria, almeno così le piaceva pensare, e per fare del buon sesso non era necessario saper stare in società quanto sapersi muoversi agilmente sotto le lenzuola.
Ma non era mai arrivata a tanto con Dev, perché la sua mancanza di classe la rendeva - Jamie non aveva dubbi in proposito - praticamente invisibile ai suoi occhi. Era così estranea al suo giro che non si sforzava nemmeno di fingere che non fosse così. E scherzare sul suo scarso savoir faire era diventato il suo specialissimo modo di proteggersi.
Dev posò il bicchiere di champagne e appoggiò i gomiti sul tavolo.
«Allora, voi due, avete deciso in quale attività imbarcarvi?»
«Veramente, io devo ancora decidere quale forchetta usare per il dessert» rispose Jamie. «Chi avrebbe mai immaginato che cenare fuori potesse essere così complicato?»
«Sta cercando di cambiare argomento di conversazione» disse Faith. «Mi è venuta un’idea eccezionale, ma Jamie è contraria.»
«Non ho mai detto di essere contraria» si affrettò a precisare Jamie.
Faith aveva ereditato l’altezza e i capelli scuri degli Sherman. Dei capelli era contenta. L’altezza, invece, la metteva a disagio. Era solita lamentarsene con Jamie, che era alta appena un metro e sessanta e che avrebbe fatto carte false pur di guadagnare qualche centimetro di gamba.
«Ma neanche di essere a favore» replicò Faith, secca, guardandola di traverso. Poi si rivolse di nuovo a suo fratello. «Dunque, sta’ a sentire, Dev. La mia idea è di aprire tre boutique in un unico spazio, così da realizzare una specie di piccolo centro commerciale. Piccolo ma molto, molto esclusivo, si intende. Ogni negozio sarà specializzato in articoli da regalo destinati alle donne. Potremmo affittare i primi due piani dello Sherman Building. Così tutti gli uomini d’affari che lavorano lì verrebbero da noi ad acquistare i regali per le loro mogli e amanti.»
«Ma in quei locali non c’è già una galleria d’arte?» chiese Dev.
«Sì, ma ho già parlato con i galleristi: non hanno intenzione di rinnovare il contratto. Pensi che papà sarebbe disposto ad affittarceli a un prezzo di favore? Sempre che riesca a convincere Jamie, naturalmente. Potrei provare torcendole un braccio dietro la schiena, al limite.»
«Papà rimane sempre un punto di domanda, ma non è escluso che accetti.» Tuttavia, Dev non pareva particolarmente entusiasta dell’idea.
«E che tipo di articoli avevi in mente?» domandò in tono distratto.
«Capi intimi, profumi ed essenze e gioielli, naturalmente. Un unico centro in grado di offrire prodotti esclusivi per donne uniche.»
Faith rimase qualche secondo in attesa di una qualche reazione da parte di suo fratello, ma non le giunse alcun segnale. Esasperata, trasse un profondo sospiro. «Dev, hai sentito quello che ho detto?»
«Certo.»
«Allora perché mi stai fissando in quel modo?»
«Scusami, Faith. Solo che non è il mio settore, credo.»
«Adesso capisci perché tua sorella sarà costretta a usare la forza per riuscire a convincermi?» intervenne Jamie. «Per un’esperta di pietre preziose come lei, ha un senso. Per una patita del computer come me, che confonde i carati con le carote e pensa che i rubini siano dei rubinetti un po’ più grandi del normale...»
«Ma hai studiato aromaterapia!» la interruppe bruscamente Faith. «Saresti perfetta in un negozio di essenze.»
«Sbagliato» replicò Jamie. «Mi piace giocare con gli oli essenziali perché mi ricorda quando frequentavo il corso di chimica. Ma è impensabile cercare di vendere quella roba. Annoierei a morte tutti quanti, cercando di spiegare le proprietà intrinseche di ogni componente quando il cliente vuole solo che profumi di buono.»
«Non dovrai necessariamente vendere» disse Faith. «Potrai fornire degli utili consigli, potrai...»
«Sai qual è la pecca di questo genere di negozi?» Dev posò il coltello di traverso sul piatto.
«No» rispose Faith. «Qual è?»
«Il fatto è che un uomo non sopporta di stare a scegliere capi intimi femminili fra decine e decine di completi appesi a una barra di metallo. E poi, come diavolo faccio a sapere qual è il gioiello giusto? E il profumo? Anche quello è un territorio minato. Io posso annusarne tre al massimo, dopodiché il mio naso va in tilt. Mi rendo conto che per una donna è diverso, ma...»
«Non generalizzare» lo interruppe Jamie. «Neanch’io mi intendo di queste cose» precisò.
Poi vide quanto Faith appariva scoraggiata e allora si rese conto che stava cominciando a essere pesante.
«Ma posso sempre imparare» le concesse.
Faith si illuminò. «Sì, certo che puoi.»
«E credo anch’io che un negozio del genere ci starebbe benissimo in Michigan Avenue.»
«Senza contare che il lavoro che hai adesso ti stressa da morire» continuò Faith, incalzante.
«È vero, il mio lavoro mi stressa. Vendere biancheria intima e oli profumati agli uomini d’affari sarebbe un passo avanti sulla strada della mia realizzazione personale.»
«Ma... come potete pensare che degli uomini entrino in un centro che vende solo articoli femminili?» chiese Dev. «A meno che non abbiate in programma di computerizzare tutto quanto, cosicché non debbano fare altro che pigiare un pulsante. In questo caso, forse, riuscireste ad attirare anche dei clienti maschi. Altrimenti...»
«Che romantico» commentò Faith, sarcastica. «Mi ricordi papà. Io...»
«Un attimo.»
A Jamie cominciarono a ronzare le orecchie, cosa che le succedeva tutte le volte che stava per avere un’idea fantastica.. O forse era l’effetto dello champagne. In ogni caso, il suo cervello si stava surriscaldando. In momenti del genere, i suoi fratelli giuravano che persino i suoi capelli diventavano più rossi.
«Un attimo!» ripeté a voce più alta.
Guardò Dev e Faith mentre il sangue le martellava le tempie. «Mi è venuta un’idea.»
Faith scosse la testa. «Non ho intenzione di vendere per posta.»
«Noi non venderemo per posta.»
Forse la sua intuizione le sarebbe apparsa sciocca l’indomani mattina, ma dopo tre coppe di champagne suonava eccezionale quasi quanto la teoria della relatività.
«Apriamo le nostre tre belle boutique, proprio come vuoi tu, ma in un’area a parte allestiamo un certo numero di punti Internet. I clienti inseriscono le loro informazioni nel computer e in risposta ottengono dei suggerimenti, ordinano gli articoli e se li fanno mandare al banco di vendita. Nessuna esposizione di completi intimi da ispezionare per scegliere quello giusto.»
Dev e Faith la guardarono, allibiti.
«Wow!» esclamò Faith. «È un’idea... un’idea sconvolgente, Jamie.»
«Di più!» esclamò Dev. «Io direi che è il vostro asso nella manica. Illustratela a papà, e vi assicuro che vi verrà incontro con l’affitto dei locali. Anzi, non vedrà l’ora che inauguriate il centro per poterci venire a comprare i regali per la mamma.»
Jamie guardò i due fratelli, sospettosa
«Dite così solo perché siete anche voi un po’ alticci?»
«Non so, Faith» rispose Dev. «Per quanto mi riguarda, quando un uomo ha esagerato con il bere non è mai alticcio, ma ubriaco fradicio, cosa che io sicuramente non sono.»
«Neanch’io sono ubriaca.» Faith guardò Jamie negli occhi. «E tu?»
«Forse, un poco. Sì, io... credo di sì.»
Faith sghignazzò, scuotendo il capo.
«Non hai ancora capito che i piccoli non possono bere come i grandi.»
«Se bere champagne ti fa venire simili idee» disse Dev, «forse dovremmo fartelo pompare direttamente nel tuo appartamento.»
«Questo è sicuro.» Faith si girò verso Jamie. «È possibile che tu abbia appena assicurato il nostro futuro.»
Jamie fece una risatina e sollevò il bicchiere. «Allora, brindiamo.»
Mentre faceva cincin con Faith e Dev, colse un lampo negli occhi di quest’ultimo, tuttavia non si fece illusioni. Sapeva bene che ad accenderlo era stato l’interesse per la sua idea, non per lei in quanto persona, ma le diede ugualmente una gran soddisfazione.
Dev aveva un effetto su di lei molto più devastante che lo champagne. Dubitava che un giorno l’avrebbe guardata in quel modo spinto da ragioni personali, ma se mai quel giorno fosse venuto, probabilmente lei avrebbe guastato quel momento magico svenendo fra le sue braccia.