Questo studio è, in sostanza, la versione ampliata di un mio breve saggio apparso in ebraico nel 1980 sulla rivista «Tarbiz» e intitolato The Evil Thought of the Deity. Da allora ho raccolto una nutrita serie di materiali precabbalistici e cabbalistici pertinenti al tema. In alcuni miei contributi apparsi successivamente, sempre in ebraico, e in particolare in uno del 1983 che tratta della cerchia di David ben Yehudah he-Ḥasid e in uno del 1992 incentrato sul concetto di tzimtzum (la contrazione o concentrazione del divino che precede l’emanazione), ho incluso alcuni testi inediti relativi agli aspetti oscuri dell’Urgrund anteriore a tale atto primordiale. Nell’estate del 2000 organizzai a Gerusalemme un convegno internazionale intitolato I miti del bene e del male nel contesto dei Mishkenot Encounters on Religion: una parte della mia conferenza fu pubblicata il 16 giugno di quell’anno su «Haaretz». Poche delle fonti manoscritte relative ai processi anteriori all’emanazione delle sefirot erano state prese in esame dalla ricerca accademica e alcune venivano presentate e analizzate per la prima volta nei miei articoli. Altre, da me rinvenute successivamente, compaiono per la prima volta nel presente volume. Il mio intento è quello di proporre una ricostruzione dei vari immaginari teologici cabbalistici relativi all’origine del male.
Come altri miei studi, anche questo ha tratto beneficio dalle mie numerose conversazioni con Shlomo Pines, ormai scomparso, le cui brillanti osservazioni ho incluso nelle note al testo. In un incontro milanese nel marzo del 1998, Roberto Calasso espresse vivo interessamento per il contenuto del mio articolo The Evil Thought of the Deity e la presente elaborazione è dovuta anche al suo incoraggiamento. La curatrice delle pubblicazioni di ebraistica delle Edizioni Adelphi, Elisabetta Zevi, mi ha ulteriormente sollecitato a riprendere le fila dell’argomento. La stesura dell’opera è avvenuta nel quadro del mio impegno presso il Center of Advanced Judaic Studies dello Shalom Hartman Institute di Gerusalemme: sono pertanto grato all’istituto e ai miei colleghi per le fruttuose discussioni.
Dall’epoca del mio primo contributo apparso nel 1980 è stata pubblicata almeno una dozzina di studi sul male nella Qabbalah, di cui si parlerà in seguito. I tre più significativi, specialmente per il tema delle origini, sono quelli di Yehuda Liebes (The Messiah of the Zohar, 1982), di Brakha Sack (Mosheh Cordovero and Isaac Luria, 1992) e di Assi Farber-Ginat (The Shell Precedes the Fruit, 1996).
Negli ultimi trent’anni ha inoltre conosciuto un incredibile sviluppo la ricerca relativa al rapporto tra ebraismo e cultura persiana, soprattutto per quanto attiene all’influenza iranica sulla letteratura rabbinica. Non si può cogliere alcuno sviluppo parallelo nella ricerca sulla mistica ebraica, soprattutto se confrontato con le prime osservazioni che appaiono nell’opera di Adolphe Franck e in quelle dei suoi seguaci. Alcuni dei motivi qui presi in esame sono solo osservazioni che vanno a integrare il crescente campo degli studi irano-ebraici.