9

Mi lanciai lungo il viottolo che affiancava il lato della cappella, superando le sue finestre sobrie nella facciata di mattoni bruni. I tacchi delle mie scarpe migliori scivolavano sul selciato e il cappellino si stava allentando, minacciando di cadere.

Il vento mi seguiva nel passaggio. Questo terminava contro un cancello che dava accesso a uno spazio verde, con alberi carichi di foglie primaverili. La brezza, che si andava rafforzando, soffiava via il puzzo dei mendicanti, disperdeva il fumo di carbone e spostava le nuvole nel cielo.

Quando raggiunsi il cancello, lo trovai chiuso e non vidi nessuno. Non c'era anima viva e l'uomo era scomparso.

Provai a spingere e scoprii che non era bloccato. I cardini cigolarono, rumore che prima non avevo udito; del resto il vento ululava tra i rami come le onde dell'oceano e copriva ogni altro suono. Non avevo neanche sentito sbattere l'anta, ma quella era l'unica via di fuga possibile.

Mi avventurai dall'altro lato, sistemando il cappellino e scrutando in ogni direzione. Il sentiero irregolare, che spariva poco oltre, sembrava avere condotto in passato al camposanto dietro l'ospizio in disuso, affacciato su Mount Street. Gli alberi si chiudevano intorno a me, non potati, e il cimitero era abbandonato. L'edificio del ricovero sorgeva in lontananza, oltre la fila di case spuntate tutto intorno. Più oltre c'era un'altra chiesa ? cattolica, se non sbagliavo ? con l'ingresso su una viuzza tranquilla. Tutto era immobile.

Mi fermai sotto i rami scricchiolanti, incerta se continuare a dare la caccia nel boschetto all'uomo che sembrava Daniel, oppure lasciarlo andare. Lo volevo raggiungere per assicurarmi che fosse vivo e che stesse bene; se però non fosse stato lui, avrei spaventato quel poveraccio, spingendolo magari alla violenza.

Se invece fosse stato Daniel, si era di sicuro vestito di stracci e aveva dipinto le pustole sul viso per un buon motivo. Non avevo idea del perché si fosse appostato accanto a una cappella nel cuore di Mayfair, però sapevo che ogni sua azione aveva uno scopo, non contava quanto sembrasse folle.

Ignoravo come fosse svanito così in fretta, ma supponevo che si trovasse ancora nei pressi.

«Sono arrabbiata con voi» gridai all'aria. Tornai sui miei passi, superai il cancello e percorsi lo stretto passaggio fino alla strada. Quindi mi affrettai a entrarvi e, senza fiato, presi posto in fondo all'ultima panca, proprio mentre aveva inizio la funzione.

Quando arrivai a casa, mi ero ormai convinta di essermi immaginata tutto. Animata dal desiderio di vedere Daniel sano e salvo, avevo deciso che il primo tizio con gli occhi blu incontrato fosse lui. Con ogni probabilità avevo fatto paura a quel disgraziato, che si era rifugiato il qualche buco.

Non lo avrei mai saputo, finché Daniel non avesse deciso di farsi vivo e spiegarmi tutto. A parte aggirarmi per Mayfair nella speranza di scorgerlo, non potevo fare niente.

Dopo pranzo mi sedetti nel salottino della governante per esaminare i conti della settimana e stendere un elenco delle scorte da procurare. Ero a corto di farina e di zucchero e mi dovevo accertare che Mr. Davis indicasse a Mr. Bywater di comprare vini rossi più corposi per le salse.

Di norma toccava alla governante controllare che la dispensa fosse ben rifornita e che la contabilità della cucina fosse in ordine, assicurandosi che la cuoca non si dimostrasse troppo prodiga nell'uso degli ingredienti. Tuttavia, poiché la governante non c'era, dovevo svolgere i due ruoli.

La signora di casa stabiliva i menu, o almeno avrebbe dovuto, ma in genere, nel giro di pochi giorni, convincevo chi mi dava lavoro ad affidare il compito a me. Mrs. Bywater non aveva esitato, se non per la colazione del marito, e Lady Cynthia mi aveva dichiarato che ero libera di fare quello che volevo.

Mentre annotavo le cifre, coscienziosa come sempre, Tess aprì la porta senza bussare. Gli occhi erano sbarrati, scuri nel volto pallido. «La polizia è venuta per voi» annunciò.

Venni colta dal panico, poiché rammentai il giorno orribile in cui ero stata condotta a Newgate. Placai la paura dicendomi che era un pacifico pomeriggio domenicale, senza omicidi al piano di sopra, e che Lady Cynthia non avrebbe permesso agli agenti di trascinarmi via senza cerimonie.

Mentre la prima paura sfumava, ne emergeva un'altra. La polizia si presentava anche per motivi diversi, per esempio per annunciare la morte di una persona cara.

Grace.

Scattai in piedi, mentre macchie scure mi danzavano davanti agli occhi.

Mi costrinsi a parlare in tono pacato. «Non siate sciocca, Tess. Spiegatemi chi è arrivato e cosa desidera.»

«È quell'ispettore. Quello che ha parlato con voi e Mr. Thanos alla centrale. Vuole vedervi.»

Immaginai che intendesse l'Ispettore McGregor, l'uomo con i baffi biondi che aveva iniziato a interrogarci, prima di essere interrotto dal superiore. Una terza paura scacciò le altre due: aveva trovato Daniel? Lo aveva arrestato? Oppure era venuto per estorcermi informazioni sul suo conto?

«Dov'è? È stato accompagnato al piano di sopra?» domandai dubbiosa. Mr. Bywater considerava i poliziotti una forma inferiore di vita e mi era difficile credere che avesse accolto l'ispettore all'ingresso principale. Lo avevo visto rimproverare un agente che si era attardato troppo a lungo vicino a casa, mentre il povero ragazzo stava solo effettuando il giro di ronda.

Tess scosse la testa. «Ha bussato alla porta di servizio. Ha detto di non volere disturbare i signori. Non è neanche in divisa da sbirro.»

Io esitai. L'unico motivo per cui McGregor mi aveva trattata con relativo rispetto era che mi trovavo in compagnia di Mr. Thanos, un gentiluomo, malgrado l'aria spaesata. Ma come si sarebbe comportato a tu per tu?

D'altro canto ero curiosa di scoprire perché fosse venuto. Magari aveva notizie di Daniel.

«Bene, dunque» conclusi. «Mi può parlare qui, nella saletta della governante. Però preferisco che sia presente Lady Cynthia, se è in casa. Altrimenti l'ispettore dovrà fissare un altro appuntamento con me.»

Lei mi fissò, probabilmente convinta che fossi impazzita. «Vi arresterà se vi rifiutate di parlargli. Vi sbatterà dentro. Sarete costretta a pisciare in un secchio davanti a tutti...»

«Tess, cosa vi avevo raccomandato riguardo al linguaggio?» le scoccai un'occhiataccia per celare il nervosismo. «Adesso informatevi su Lady Cynthia. Anzi, incaricate Mr. Davis o Sara. Voi restate giù. Vi avviserò quando sarò pronta a ricevere l'ispettore.»

Colpita dal mio coraggio, corse fuori a chiamare a Davis.

Io tentai di tornare ai conti, dicendomi che mi conveniva finire mentre aspettavo, tuttavia i numeri parvero mescolarsi, la penna graffiò il foglio e una macchia d'inchiostro sporcò la pagina del libro mastro.

Mentre la tamponavo, arrivò Lady Cynthia con gli occhi lucenti. Almeno una persona era elettrizzata per la visita del poliziotto.

Quel giorno indossava un vestito ? Mrs. Bywater insisteva in questo senso per il pranzo domenicale ? grigio scuro, guarnito di nero.

«Fatelo entrare, Tess» le indicò, poi si rivolse a me. «Di che si tratta, Mrs. Holloway?»

«Non ne ho idea» ammisi, fingendomi calma. «Sentiamo cosa dice.»

Lei rimase in piedi mentre l'Ispettore McGregor faceva il suo ingresso con arroganza, pronto a intimidire una giovane cuoca per estorcerle quello che desiderava sapere. Tuttavia si bloccò quando vide Lady Cynthia. La squadrò da capo a piedi e concluse che si trattava di una signora e non di una domestica.

Dimostrava circa trentacinque anni, abbastanza per avere esperienza, ma ancora nel pieno delle energie giovanili. La giacca spiegazzata e il bottone mancante del panciotto mi confermarono l'impressione che fosse scapolo: nessuna moglie avrebbe permesso al consorte di uscire in quelle condizioni, a meno che non lo detestasse e avesse smesso di preoccuparsi dell'opinione altrui.

Rivolse a Cynthia un cortese inchino. «Vi domando scusa, madam.» Con un lampo negli occhi nocciola, radunò i pensieri. «Purtroppo devo parlare con la vostra cuoca di una questione importante.»

Se si aspettava che mi lasciasse sola, oppure si scandalizzasse perché un ispettore di polizia era venuto a cercare una sua dipendente, non la conosceva affatto. Cynthia, infatti, si sedette in un turbine di gonne. «Parlate, dunque. Di che si tratta?»

Lui rimase rigido, in piedi. «Speravo di poterlo fare in privato.»

«Neanche per sogno.» Gli indicò una sedia. «Chiudete la porta e accomodatevi. Niente di più privato di così.»

McGregor le lanciò un'occhiata ostile. Senza dubbio non amava lasciarsi comandare da una donna. Comunque spinse il battente senza discutere e prese posto su una dura seggiola di legno, mentre io e Cynthia avevamo occupato le uniche due comode nella stanza.

«Sono l'Ispettore McGregor» si presentò rivolto a lei. «Ieri Mrs. Holloway è venuta a Scotland Yard per identificare la vittima di un omicidio.»

«Sì, me lo ha riferito» gli rispose. «E ha aggiunto che non sapeva chi fosse. Sono al corrente di tutto. Cosa desiderate chiederle?»

«Voglio sapere perché è venuta all'obitorio. Se l'uomo che cercava non è il morto, chi è?»

Odiavo quando la gente parlava di me come se fossi assente. Purtroppo accadeva spesso quando si lavorava a servizio.

«Me lo avete già domandato alla centrale di polizia» gli rammentai. «Ricordo che il vostro ispettore capo ? Moss, giusto? ? vi ha raccomandato di evitarlo. Almeno suppongo che vi abbia detto questo, nel corridoio. Non ho sentito le parole esatte.»

Lo sguardo di McGregor divenne gelido. Non sarebbe stato brutto, pensai, se non avesse storto i lineamenti per la rabbia. E se avesse rasato i baffi e pettinato i capelli all'indietro, liberando la fronte. Ad alcuni i baffi stavano bene, ma nel suo caso lo appesantivano.

«Per questo sono qui» sbottò. «L'ispettore capo non ha il diritto di immischiarsi nella faccenda. È il mio caso.»

Io mi preparai a ribattere, ma intervenne Lady Cynthia. «Intendete dire che siete venuto senza permesso? A interrogare Mrs. Holloway per conto vostro. Vi pare lecito?»

Lui si chinò in avanti, puntando i gomiti sulle cosce, e assunse un'espressione determinata. «Solo pochi anni fa, milady, parecchi ispettori capo furono processati e condannati ai lavori forzati per collusione con noti criminali. Per avere accettato denaro da truffatori in cambio di informazioni su quando sarebbero stati indagati, favorendone così la fuga, e persino per avere mandato da loro potenziali vittime. Erano alti ufficiali di Scotland Yard, con alle spalle anni di servizio, che avrebbero dovuto essere degni d'onore e di fiducia. Invece venivano pagati per guardare dall'altra parte mentre quei malfattori imbrogliavano la gente, sottraendo migliaia di sterline.» Si colpì il petto. «Io non permetterò che accada ancora.» Un lampo gli balenò negli occhi e le labbra si incurvarono in un ghigno.

«Cosa state insinuando?» gli domandò Cynthia. «Che l'Ispettore Capo Moss è corrotto? E che relazione ha questo con Mrs. Holloway?»

McGregor scosse la testa con impazienza. «Non l'Ispettore Capo Moss. Almeno, non lo so. Non ho idea di cosa stia combinando.» Puntò su di me lo sguardo severo. «Fuori dall'ufficio mi ha avvisato che Mrs. Holloway non andava interrogata. Conosceva il vostro nome, anche se io non vi avevo mai vista né sentita nominare. Voglio sapere perché e cosa avete a che fare con lui. Oltre che con il tizio assassinato al banco dei pegni» tuonò nell'angusta stanzetta.

«Non ho alcun rapporto con l'ispettore capo» dichiarai. «Non lo avevo mai incontrato prima di ieri.»

Lui strinse i pugni, protendendosi verso di me. «Allora perché diavolo vi ha chiamata per nome?»

«Per favore, non adiratevi con lei» lo ammonì con freddezza Lady Cynthia. «Sono certa che esiste una spiegazione ragionevole.»

Infatti c'era: Daniel. Ignoravo che ruolo avesse nella polizia, e se fosse ufficiale, ma era indubbio che collaborava. Ormai era evidente che era stato collocato al banco dei pegni dall'Ispettore Capo Moss e che gli aveva parlato di me. Perché Moss fosse accorso a salvarmi alla centrale di polizia restava da chiarire... forse lui o Daniel non volevano che fornissi informazioni a McGregor.

A quel punto dovevo decidere cosa rivelargli. Da un lato, come era probabile, Daniel preferiva che non facessi cenno alla sua missione. Dall'altro, un tipo zelante come McGregor avrebbe ficcato il naso dove non doveva, se avessi lasciato la sua curiosità inappagata, a rischio di mettere in pericolo il mio amico.

Presi fiato. «Vi consiglio di consultarvi con il vostro capo, ispettore. Se siete determinato a combattere la corruzione nella polizia, magari vi può mettere il cuore in pace.»

«Oppure rabbonirmi con quello che desidero sentire» ringhiò lui. «Sapete una cosa, Mrs. Holloway: lo stesso vale per voi.» Scoccò un'occhiata dura a Lady Cynthia. «Negare informazioni riguardo a un criminale o a un'attività illegale è di per sé un reato, Vostra Signoria. Mi spiacerebbe molto vedere una giovane signora come voi finire davanti al giudice. Non sarebbe gradevole.»

«Al contrario, sarebbe divertente» ribatté con calma lei. «Soprattutto dopo avergli dichiarato che sono tutte idiozie. Mrs. Holloway è una donna rispettabile e non avrebbe mai rapporti con i delinquenti. Avete la mia parola. Ha lavorato per le famiglie migliori d'Inghilterra e ha una reputazione impeccabile. Basti dire che è sollevata perché ignora l'identità della vittima e non ha più niente a che fare con la vicenda.»

McGregor l'ascoltò accigliato, senza addolcirsi nemmeno un po'. Tuttavia comprese che Lady Cynthia e io non avremmo aggiunto altro. A meno che non ci arrestasse e ci trascinasse via, era impotente.

«Vi assicuro, ispettore» intervenni in tono ragionevole, «che la mia visita alla camera mortuaria non ha alcun rapporto con la corruzione della polizia né con un reato. Avevo letto la notizia sul giornale e temevo si trattasse di un amico che avevo visto in quella bottega. Tutto qui.» Abbastanza vicino alla verità, senza tradire Daniel.

Il cipiglio di McGregor si approfondì. «Quel prestatore di denaro è un noto ricettatore. È lui il vostro amico? Dove si trova adesso?»

«L'uomo che cercavo non è certo un furfante» risposi gelida, tuttavia avvertii una vampata di calore al viso. Magari Daniel era un criminale provetto che lavorava per la polizia, ma ingannava tutti quanti. Pareva improbabile, tuttavia non sapevo, e questo mi innervosiva.

«Avete eluso la domanda» notò secco McGregor. «Dov'è quell'uomo?»

Allargai le braccia. «Non ne ho idea.»

Forse comprese dal mio sguardo che ero sincera, poiché si mostrò deluso.

«Ecco, vi ha risposto» concluse Lady Cynthia, alzandosi. McGregor si affrettò a imitarla, abbastanza civile da non restare seduto mentre una signora era in piedi. «Adesso andatevene. Se desiderate parlare ancora con Mrs. Holloway, vi suggerisco di mandarle un messaggio e fissare un appuntamento, anziché fare irruzione in casa. D'accordo?»

Lui confermò con un rigido cenno. Ero a disagio sotto il suo sguardo intenso, ma allo stesso tempo, mio malgrado, provavo una certa compassione. Capivo il suo timore che la corruzione nelle alte sfere di Scotland Yard, denunciata dai giornali circa tre anni prima, potesse verificarsi ancora. Poco dopo lo scandalo, la Polizia Metropolitana era stata riorganizzata, con l'istituzione di una nuova squadra di ispettori in borghese, della quale faceva forse parte lui.

Mi chiedevo se anche Daniel fosse un membro di quella divisione investigativa, ma in questo caso McGregor ne sarebbe stato al corrente, no? Invece non aveva idea di cosa stesse succedendo e questo lo frustrava.

Gli rivolsi un cenno e mi alzai. «Vi prometto che se scoprirò qualcosa di utile vi avviserò. Nemmeno io voglio che la polizia sia corrotta. Dove andremmo a finire, altrimenti?»

Lo sguardo di McGregor avrebbe potuto tagliare il vetro. Emise un verso simile a un ringhio e, dopo un rapido inchino, uscì dal locale. Dal corridoio giunse la voce di Mr. Davis, di sicuro rimasto a origliare, che si offriva di accompagnarlo all'uscita.

Cynthia si girò verso di me con sguardo acceso. «Ebbene, è stato elettrizzante. Cosa sta combinando McAdam, all'oscuro della polizia?»

«Di sicuro ne sono informati, almeno qualcuno. Molto più di me.» Sospirai. «Stamattina ho avuto l'impressione di scorgere Daniel nei pressi della cappella, ma non ne sono sicura.»

«Davvero? Allora lo dobbiamo cercare ancora.» Cynthia si diresse alla porta, come pronta a dargli la caccia in giro per Mayfair in quel preciso istante.

«Devo preparare la cena» notai con tristezza. «Mrs. Bywater ha sei ospiti, mi ha avvisata Mr. Davis.»

Lei fece una smorfia. «Sì, la zia Isobel e lo zio Neville ci riprovano. Invitano a casa giovanotti scapoli per presentarmi. Li mescolano agli amici felicemente sposati e mi esibiscono come un cane da concorso. Un po' avanti negli anni, quindi da acchiappare presto.» Piombò sulla sedia con tanta energia da ricadere un po' all'indietro. «Non potete fare qualcosa, Mrs. Holloway?» mi supplicò. «Vi ho aiutata con questo poliziotto zelante. Vi imploro di risparmiarmi la cena con il non troppo Onorevole Harcourt Plimpton e l'orribile Ferdinand Marchand. Immaginate un po' di dovere scrivere Mrs. Harcourt B. Plimpton su tutta la corrispondenza.»

«Non siete costretta ad accettare le proposte» le rammentai. «Avete la facoltà di scelta. Questa non è l'Inghilterra di un tempo; è illegale obbligare a sposarsi.» Notai la sua espressione infelice e concessi: «Ci rifletto».

«Vi prego, pensate in fretta» mi esortò lei, scattando di nuovo in piedi e andando alla porta a grandi passi. «Davis!» chiamò mentre imboccava il corridoio. «Ordinate a Sara di servirmi il tè e, nel nome di Dio, aggiungeteci un goccio di brandy.»

Con un sospiro, io tornai al tavolo. Avevo lavoro da svolgere, malgrado l'interruzione da parte dell'ispettore. Fermai un lacchè di passaggio e gli chiesi di mandarmi Tess. Intanto aprii di nuovo il libro mastro e impugnai la penna.

Tess si mostrò perplessa quando le impartii nuove istruzioni, tuttavia, mentre spiegavo, comprese con la sua mente pronta e iniziò a sorridere.

«Avete ragione. Mrs. H. Vado subito.» Si strappò via il grembiule e lo buttò sul pavimento. I nastri svolazzavano ancora mentre i suoi passi si affievolivano in lontananza.

Io terminai il menu, riposi i libri di ricette, raccolsi il grembiule di Tess e andai in cucina.

«Dov'è scappata?» mi domandò dubbioso Davis mentre lo appendevo a un gancio. «Non può lavorare qui se corre di qua e di là a piacimento.»

«Sbriga una commissione per me, Mr. Davis» gli spiegai. Mi misi al tavolo della cucina per spezzare la lattuga che Tess aveva lavato con perizia. «Non l'avrei mandata, se non fosse stato importante.»

«Ebbene, scusatemi.» Lui puntò le mani sui fianchi, poi le alzò per sistemare il parrucchino. «Tento soltanto di badare a voi, Mrs. H.»

«Certo.» Gli lanciai un'occhiata indulgente. «Dovete aggiungere un coperto. Ci sarà un ospite in più.»

Smise di armeggiare con i capelli e mi guardò sorpreso. «Scusate? Non sono stato informato.»

«Un invito dell'ultimo momento. Un certo Mr. Thanos, un amico di Lady Cynthia. Forse arriverà un po' in ritardo. Salite a preparare, altrimenti sarà imbarazzante al suo arrivo.»

Lui mi fissò ancora per un istante, poi emise un sospiro che proveniva dalle suole delle scarpe. «Avrebbe dovuto avvisare me» sbottò quindi. «Lady Cynthia è una cara persona, però non ha idea di come si governi una dimora.»

Non dissi nulla e lasciai che sbollisse da solo la rabbia. Come ovvio, Cynthia non lo aveva avvertito perché lei stessa lo ignorava. Avevo incaricato Tess di andare da James e poi, insieme a lui, di cercare Mr. Thanos per portarlo a casa, abbigliato da cena, con i bottoni a posto e senza discussioni.

Tornai a cucinare il salmone à la genevoise e la crostata di albicocche, così tutto sarebbe stato pronto, fidandomi di James e Tess e della loro esuberanza giovanile per condurre a termine il compito.