10

La cena di quella sera era assai elaborata, essendo domenica. Tess rientrò un'ora dopo, piena di entusiasmo, e la misi subito al lavoro.

«James è con lui» mi spiegò mentre sminuzzava la montagna di funghi che avevo spinto verso di lei. «Mr. Thanos ha un'aria da riccastro, vero? Però abita in un appartamentino a Bloomsbury con un'arpia di padrona di casa. Non voleva lasciarmi entrare, vi dico, però James l'ha convinta. A quanto pare, lui va e viene come gli piace.» Il coltellino volava, così come i pezzetti di fungo, e la lama picchiettava sul tagliere. «Lady Cynthia ha un debole per lui, no? Mr. Thanos, intendo.»

Sembrava davvero interessata. Io mescolai la salsa genevoise mentre cuoceva a fuoco lento sul fornello: carote, chiodi di garofano, erbe aromatiche, burro, sherry e brodo. Sarebbe diventata saporita una volta ridotta, poi l'avrei addensata con burro e farina.

«Non ne ho idea» risposi, benché avessi un'opinione personale in proposito. «Prova simpatia per lui, e ho pensato che avrebbe gradito un ospite in grado di condurre una conversazione intelligente.»

Tess si limitò a ridere. Continuò a tagliare finché non le indicai di smettere, poi le mostrai come sciogliere il burro e stemperarvi la farina per formare una pasta detta roux, usata per ispessire salse di ogni genere, dalla besciamella al velouté.

«Un roo?» chiese lei, storcendo il naso. «Cos'è, una bestia australiana?»

«No, sciocca. ROUX. È francese.»

«Be', io il francese non lo so. Sono nata qui a Londra.»

«Conoscete a malapena l'inglese» intervenne Davis entrando e dirigendosi alla saletta del personale per togliersi la giacca. «È meglio che Mrs. Holloway vi insegni un paio di cose, ragazza mia.»

Lei attese che si girasse, poi tirò fuori la lingua. «Come fate a resistere, Mrs. H., con tutta questa gente che si crede chissà chi?»

«Mr. Davis è il maggiordomo» le rammentai. «Rispondete a lui quanto a me. Innanzi tutto a me, come ovvio.»

Tess mi scoccò un'occhiata allegra. «Certo. Mr. McAdam mi ha detto di obbedirvi più che alla mia mamma. E a lei non davo mai retta. Era sempre ubriaca di gin, poi è caduta per strada ed è stata ammazzata.» Spiò nella casseruola, mescolando il roux finché non iniziò a imbrunire. «E adesso cosa ne facciamo?»

Battei le palpebre per il tono distaccato con il quale aveva parlato della morte della madre, tuttavia mi resi conto che l'indifferenza era solo apparente. Mi impietosii nel notare che teneva lo sguardo puntato sul pentolino, con le gote arrossate.

Aggiungemmo il roux alla salsa genevoise per addensarla, e, con il mestolo, la versammo sul salmone bollente, appena estratto dal forno. Lo mandai al piano superiore insieme all'insalata di funghi, quindi mi dedicai a completare la seconda portata: prosciutto, asparagi e vol-au-vent di pollo. Avevo già cotto al forno i cestini di pasta sfoglia e al momento Tess, dopo averli svuotati, mi aiutava a farcirli con pezzetti di pollo e funghi in besciamella.

Spediti in sala questi, ci apprestammo a finire la crostata di albicocche, i tortini di uva spina, preparati con le bacche avanzate dalla spesa, e un pan di Spagna infornato il giorno prima.

Alla fine, mentre la sguattera correva avanti e indietro dalla cucina al lavandino, misi in un piatto di portata alcuni vol-au-vent, un pezzo di salmone e un tortino di uva spina e condivisi tutto quanto con Tess.

«Non è male, eh?» commentò lei mentre si cacciava in bocca un intero vol-au-vent. Lo masticò e lo inghiottì prima di aggiungere orgogliosa: «Guardate un po' cosa abbiamo fatto».

«In effetti.» Annuii con modestia. «Siete stata di grande aiuto, Tess. Se imparate a cucinare così, troverete lavoro ovunque.»

«Se avrò voglia di sgobbare ogni giorno in cucina.» Avvicinò le sopracciglia. «Siete tanto gentile con me, Mrs. H., però non sono adatta per stare nella casa di una signora.»

«Sciocchezze. Mia madre era una donna delle pulizie e io ero sicura di seguire le sue orme. Invece mi sono impegnata e ho studiato per migliorarmi. Lo potete fare anche voi.»

«Ma io parlo come una donna di strada. E sono una ladra, come vi ho detto e come pensa Mr. Davis.»

«Tuttavia Mr. McAdam crede in voi. Se vi comportate bene, ve la caverete a meraviglia. Non dovrete più sfregare il pavimento.»

«Secondo certi, sono adatta solo per questo, o peggio.» Prese una grossa forchettata di pan di Spagna. «Però si mangia bene quando si fa la cuoca, eh?»

«In genere sì. Tuttavia bisogna scegliere con attenzione il posto. Alcune signore delle dimore più ricche sono parsimoniose, eppure pretendono che si preparino pasti prelibati.»

Tess mi fissò mentre leccava le briciole dalla forchetta. «Dove avete imparato a parlare così bene? Cosa significa parsinose e prelicati

«Ho appreso ascoltando, e anche imparando a leggere e pronunciare nel modo corretto.» Ero fiera di me per questo motivo e non vedevo perché fingermi modesta.

«Be', qualcuno ce la fa. Io sono figlia dei bassifondi fino al midollo. Nessuno mi tira su.»

«Mia cara, io sono nata in Watling Street, a pochi passi da Bow Lane» chiarii. «Come vi ho detto, mia madre faceva le pulizie. Abitavamo in due stanzette, con una stufa minuscola, e dovevamo racimolare ogni pasto a fatica.»

Tess lasciò cadere la mascella, mettendo in mostra i denti storti, che in lei acquisivano un certo fascino. «No, Mrs. H. Non siete mica cockney.»

«Nah, eh?» le domandai con l'accento della mia gioventù. A mio parere, nessuno aveva una cadenza più musicale dei veri londinesi, tuttavia in questo mondo si veniva giudicati in base al modo di esprimersi: una persona veniva etichettata non appena apriva bocca. Avevo imparato a parlare in modo piuttosto neutro, né da ricca né da popolana. Forse avevo l'accento di una domestica che tentava di farsi strada nella vita. «Le amiche della mamma dicevano che andavo bene solo per mettermi gambe all'aria, però lei non era d'accordo.» Mi schiarii la gola e tornai alla mia solita parlata. «Quindi vedete, Tess, essere nati nei quartieri poveri non significa che vi si debba restare tutta la vita.»

«Be', siete piena di sorprese.» Mi sorrise, aprendo a ventaglio le lentiggini. «Bene, allora, insegnatemi a cucinare e se riuscite a farmi diventare come voi, vi do una ghinea. Se riesco ad averla, chiaro.»

«D'accordo.» Le porsi la mano e lei la strinse, dapprima esitante e poi con decisione.

Mr. Davis entrò a passi rilassati in cucina, con la giacca drappeggiata sul braccio, un segnale che aveva terminato il lavoro.

«Dove ha mai trovato Lady Cynthia quel Mr. Thanos?» mi chiese. Appese con cura l'indumento, poi si lasciò cadere su una sedia e afferrò un vol-au-vent. «Tipo bizzarro, ma interessante. Chi diavolo è?»

«Uno studioso, credo» risposi con noncuranza, tuttavia ero ansiosa di sapere come fosse andata la cena.

Davis si alzò, si procurò un piatto e una forchetta, tornò a tavola e inforcò un pezzetto di salmone in salsa. «I due citrulli venuti a corteggiare Lady Cynthia sono stati messi al loro posto» riferì ammirato. «Lei ha esortato Mr. Thanos a parlare di archeologia, e così Mr. Plimpton e Mr. Marchand sono rimasti là come allocchi, senza sapere cosa dire. Hanno tentato di portare il discorso sullo sport, ma lei, anche se lo adora, lo ha ricondotto subito sul mondo antico. Poi, insieme a Mr. Thanos, si è lanciata in citazioni in latino, scambiando battute con lui e ridendo. Non avevo idea di cosa dicessero, ma era davvero comico, sembrava. Persino il padrone appariva confuso, eppure ha studiato a Cambridge, proprio come Mr. Thanos.»

Io sorrisi soddisfatta. «Ebbene, così imparano gli zii di Lady Cynthia a proporle degli idioti come pretendenti. È una giovane intelligente e dovrebbe sposare un uomo colto.»

Mr. Davis sbuffò. «Buon Dio, ne sapevo più io di quei bellimbusti, soltanto dalla lettura quotidiana dei giornali. Mr. Bywater e Mr. Thanos hanno notato che Atene reclama ancora la restituzione dei fregi e delle statue del Partenone, trafugati da Lord Elgin quasi un secolo fa. Persino Lord Byron pensava che avrebbe dovuto lasciarli dov'erano. I due giovanotti non avevano mai sentito parlare di Lord Elgin ed è stato necessario spiegare che i marmi venduti al British Museum non erano affatto britannici. Non capivano perché i Greci pretendessero delle sculture inglesi, pur avendone già tante loro.» Alzò gli occhi al cielo. «Dubito persino che avessero mai sentito nominare Lord Byron.»

«Io non so chi sia tutta questa gente» ammise Tess.

Lui le lanciò un'occhiata paziente. «Però non avete nemmeno passato anni all'università, no? Mr. Thanos ha spiegato tutto quanto con calma. Avevo l'impressione che Lady Cynthia lo volesse baciare, proprio là a tavola.»

«Davvero?» domandai con entusiasmo.

«Tenete a bada l'istinto di combinare matrimoni, Mrs. H.» mi ammonì Davis con sguardo di disapprovazione. «Perché le donne insistono sempre per ammogliare gli scapoli?»

«Desideriamo soltanto che i nostri amici siano felici» dichiarai. La mia esperienza coniugale era stata negativa, era vero, ma questo non significava che il matrimonio in genere fosse da evitare. I Millburn vivevano in pace nel loro nido d'amore.

«Ebbene, vi sarei grato se mi lasciaste fuori, Mrs. H.» Si impegnò quindi a masticare il salmone, poi prese una grossa fetta di dolce. «Ricordatevi di sprangare tutte le porte e le finestre. A quanto pare, sono state svaligiate altre dimore di Park Lane. Di nuovo quella dell'amica di Lady Cynthia e non solo. Era sul giornale, comunque lo ha annunciato Mr. Bywater. Mi ha raccomandato di assicurarmi che l'argenteria sia sotto chiave.» Scosse la testa. «Non si è più al sicuro nemmeno nel proprio letto.»

Ascoltai con sorpresa e trepidazione. Ero convinta di avere ragione riguardo al marito di Clementina che vendeva i dipinti, tuttavia aveva sempre agito a scadenze regolari e non avevo previsto un altro furto fino a luglio, ammesso che si verificasse, considerato che Clemmie lo aveva già messo con le spalle al muro.

Allarmata, mi chiesi se non fossi giunta a conclusioni troppo affrettate. Magari c'era in ballo molto più di quanto non avessi creduto in un primo momento.

«Che genere di beni sono stati sottratti?» mi informai. «Altri quadri?»

«No, no. Statue e curiosità... oggetti antichi. Per questo Mr. Thanos e Lady Cynthia si dilungavano sull'argomento. Pettini romani e vasi greci, cose del genere. Altri oggetti provenienti da collezioni. Un tizio che abita accanto a Lady Godfrey, l'amica di Lady Cynthia, ha ereditato una grande raccolta dal nonno e lui stesso è un collezionista. A quanto pare, ha perso qualche bel bronzo, oltre a scatole d'argento e gemme preziose. Anche diversi monili d'oro. Un vero peccato, commentava Mr. Thanos. È triste quando le cose spariscono per sempre.»

Immaginai fossero le parole di Thanos, poiché Mr. Davis sembrava piuttosto allegro con la bocca piena di torta.

«Ebbene, in questa casa non ci sono antichità» dissi, poi esitai. «Oppure sì?»

Mi accorsi che Tess si portava la mano alla bocca per trattenere una risata. In silenzio le lanciai un'occhiataccia, comunque Mr. Davis non si era accorto di nulla.

«Lord Rankin non colleziona» dichiarò. «Troppo frivolo per lui. Però ha acquistato la casa e il suo contenuto dal proprietario precedente. Dubito che si sia mai fatto un inventario accurato, tranne che per l'argenteria. Quella la conosco fino all'ultima pepiera.»

«Umm» feci io, poi abbandonammo il discorso.

Dopo che Davis, finito di mangiare, se ne fu andato e la servitù si fu ritirata per la notte, chiesi a Tess perché avesse riso.

«Quando avete detto che non c'erano antichità in casa» mi spiegò mentre mi portava dal retrocucina una scodella pulita per l'impasto del pane, «mi è venuto da aggiungere: Tranne voi, Mr. Davis. Però sono stata zitta, eh?» notò con orgoglio. «Tengo a freno la lingua, come mi avete detto voi. E anche Mr. McAdam.» La sua espressione divenne ansiosa. «Secondo voi, sta bene? James non lo ha ancora visto.»

«Credo di sì.» Ripensai al mendicante dagli occhi blu e di nuovo mi chiesi se lo avessi identificato con lui perché ne avevo bisogno. «Tuttavia starei meglio se me lo vedessi di fronte.»

«Anch'io» mormorò lei, abbattuta. «È buono con me.»

Avrei volentieri indagato sul loro incontro e sul perché Daniel avesse deciso di salvarla, però avevamo ancora tanto da fare, quella sera, e non c'era tempo per le chiacchiere.

Avevo sperato che Mr. Thanos o Cynthia scendessero a parlare con me, invece non accadde. Non era insolito, per gli ospiti, cercare la cuoca per ringraziarla per il pasto, oppure regalarle una moneta. Quella sera, invece, non arrivò nessuno e gli ospiti se ne andarono in fretta.

Mr. Thanos si trattenne più a lungo degli altri, notai con un certo compiacimento. Sapevo chi andava e veniva perché avevo fatto appostare Charlie sulla scala che portava alla strada e lui mi riferiva tutto.

Quando scese e mi gridò che Mr. Thanos stava per uscire ? il signore moro con le lenti, come lo definiva ? io mi spolverai le mani dalla farina e corsi fuori, con i capelli che si arricciavano sulla fronte per l'umidità della notte.

Mr. Thanos varcò la porta principale e si diresse a una carrozza a nolo, affiancato da Mr. Bywater. Lady Cynthia, con mia delusione, non si vedeva.

Mr. Bywater, che era di altezza media, con il ventre piuttosto prominente, i capelli grigi e i baffi sale e pepe, strinse la mano dell'ospite. «È stato un vero piacere conoscervi. Una conversazione assai gradevole. Non vedo l'ora di visitare insieme a voi il museo.»

Io rimasi in ombra, abbastanza in fondo alla rampa da non essere visibile, a meno che non si scrutasse con attenzione oltre il cancello. Questo mi costringeva a stare in punta di piedi, sforzandomi di ascoltare sopra il frastuono delle carrozze e dei carri di passaggio.

Mr. Thanos si mise il cilindro e fece per girarsi verso il veicolo. A quel punto si accorse di avere ancora gli occhiali. Quindi si levò di nuovo il cappello, li tolse e li infilò nella tasca del soprabito. Nel farlo, fece cadere il cappello e quando si chinò per raccoglierlo, lasciò scivolare giù le lenti, che caddero sul selciato. Mr. Bywater si affrettò a recuperare tutto quanto. L'altro rise di se stesso e infine salì a bordo.

Lo zio di Cynthia lo salutò a gesti, poi si ritirò in casa. La vettura si avviò. Vidi Elgin spiare fuori, sussultare come se mi avesse scorta e frugare nella tasca in cerca degli occhiali per accertarsene, tuttavia il veicolo superò un grosso carro e scomparve alla vista.

«È una delle menti più brillanti della sua generazione» commentò una voce maschile dalle ombre fitte sotto la scala. «E un gentiluomo leale e onorevole. Non potrei desiderare un amico migliore.»