24

La ciotola sbatté contro il tavolo da cucina e il fiato mi defluì dai polmoni. «Sir Evan è morto? Ma pensavo... Credevamo...»

«Che avesse avvelenato Mr. Harmon, la moglie e Mr. Thanos» terminò Cynthia al posto mio. «Ne sono ancora convinta. Forse è stato colto dai rimorsi e ha assunto lui stesso una dose.»

Mi interrogai a lungo.

Infine mi accasciai su una sedia, benché Cynthia fosse ancora i piedi. «Magari sbagliavamo ed è stato qualcun altro a commettere quell'atto orribile» azzardai. «Sono tanto contenta che Daniel abbia nascosto altrove Mr. Thanos.»

«Ebbene, non è stata Clemmie a uccidere il marito» notò lei, riprendendo posto. «Ha dormito quasi tutta la notte e io ero al suo fianco. Pensate che sia ancora in pericolo?»

Lasciai ricadere sul tavolo le mani prive di forza. «Non lo so. Si è ritrovata in mezzo a tutto questo. Se è attorniata da persone che la proteggono, non avrà problemi, credo.»

«Ebbene, adesso è vedova, libera da quel buzzurro del consorte. Capisco che è tremendo a dirsi, ma è vero. In quanto vedova, avrà diritto al rispetto, alla somma che lui le aveva destinato e alla libertà di risposarsi con chi vuole. Molto meglio che essere una zitella, a mio parere, o anche una moglie.»

«Bisogna essere mogli, prima di diventare vedove» le rammentai in tono assente, poiché la mia mente era altrove.

Forse Sir Evan non era al corrente che la polvere data a Mr. Harmon, Clemmie e Mr. Thanos era nociva. E, quando se ne era reso conto, era stato ucciso dal vero assassino per evitare che denunciasse l'accaduto. Oppure aveva compreso chi aveva aggiunto l'arsenico.

Eppure io stessa avevo appreso da Mr. Thanos, insieme a Daniel, che la polvere di mummia era avvelenata, ma nessuno si era insinuato in casa per tentare di farmi fuori. No, mi attenevo alla convinzione che Sir Evan avesse ammazzato di proposito Mr. Harmon per liberarsi di un creditore.

Tuttavia guardai con sospetto l'impasto per il pane, rimasto tutta notte nella dispensa. Sarebbe stato facile avvelenarlo. L'idea, per quanto improbabile, mi indusse a rimandare la colazione.

Purtroppo era facile procurarsi l'arsenico. Chiunque poteva entrare in farmacia e comprarne una boccetta per eliminare i parassiti. Veniva utilizzato anche per produrre beni comuni come il vetro, la carta da parati e la vernice. Un ladro lo poteva rubare in una fabbrica, anche se mi auguravo che le sostanze pericolose fossero tenute sotto chiave.

Sir Evan era stato assassinato, era chiaro. Non credevo affatto che si fosse tolto la vita in preda ai rimorsi. Sapeva troppo, e per questo l'omicida aveva deciso di aggiungere un cadavere al mucchio.

Andava fermato.

«Devo fare la spesa» annunciai di punto in bianco. «L'impasto è rovinato e occorre comprare il pane.»

Sorpresa, Cynthia batté le palpebre, ma subito strizzò gli occhi. «Pensate che l'assassino sia entrato nottetempo e abbia spruzzato arsenico ovunque? L'ingresso principale era sprangato come il portone di una fortezza. Ho dovuto battere forte, prima che qualcuno venisse ad aprire. Anche la porta del retro era chiusa a chiave. Dubito che sia entrato un estraneo.»

«In ogni caso...» Ero già in piedi, diretta alla saletta della governante. «Dite a Tess di buttare via l'impasto e aspettare il mio ritorno, prima di dedicarsi alla colazione. In seguito avrà la giornata libera.»

«Chiedete a qualcun altro di avvisarla» replicò Cynthia, balzando su. «Vengo con voi, ovunque andiate.»

Mr. Davis sbucò dal suo ripostiglio mentre recuperavo soprabito e cappello e mi dirigevo nel retrocucina, seguita da presso da Lady Cynthia.

«Devo andare per negozi» lo avvisai da dietro la spalla. «Dite a Tess di aspettarmi.»

«Si può recare un lacchè nelle botteghe» tentò di protestare lui.

«È molto importante» gli gridò Cynthia. «Per la colazione aspettate il nostro rientro. Fatelo, Davis.»

«Sì, milady.» La gelida deferenza era eloquente. Lo sentii borbottare mentre richiudeva la porta.

Condussi Lady Cynthia nel cortile delle scuderie. James stava uscendo proprio allora da una stalla e batteva insieme due striglie per pulirle.

«Mrs. H.!» esclamò sorpreso, poi accennò un inchino. «Milady.»

«Ti prego, rintraccia tuo padre» gli ordinai senza preamboli. «E assicurati che nessuno ti segua. Indicagli di raggiungermi al banco dei pegni sullo Strand. Se ha da ridire, spiegagli che mi sto già dirigendo là, quindi gli conviene venire.»

«D'accordo.» James lanciò le spazzole a un altro ragazzo, si sfiorò il cappello e partì di corsa.

«Il posto dove è morto quel tizio?» mi domandò Lady Cynthia mentre ci affrettavamo per strada. «Che idee avete?»

Ero incerta sul senso dei pensieri che mi turbinavano per la testa. Capivo la sequenza degli avvenimenti, ma non chi capeggiasse i malfattori. Avevo un sospetto, ma era terribile.

Cynthia fischiò per chiamare una vettura di piazza in Park Street. Il conducente guardò di traverso la sua tenuta e il suo capo scoperto, ma non espresse commenti mentre ci arrampicavamo a bordo.

La carrozza si inoltrò nel traffico, poi si fermò di colpo tra grida e imprecazioni, mentre una figura snella saettava tra veicoli e cavalli e poi si tuffava a bordo. Piombò accanto a me in un turbine di gonne, facendoci sbandare in maniera allarmante.

«Non mi lasciate a casa, Mrs. H.» protestò senza fiato Tess. «Se andate a caccia di assassini, vi accompagno.»

«Come lo sapete?» le chiesi mentre ci rimettevamo in moto, dopo un ringhio del vetturino.

«Mr. Davis mi ha detto che eravate uscita di corsa con Sua Signoria, raccomandandomi di aspettare il vostro ritorno. Perché, se non per rintracciare i criminali? È logico. Inoltre è il mio giorno libero e posso andare dove mi pare, avete detto. Quindi vi ho seguita.»

«Abbastanza giusto» convenni, troppo di fretta per discutere.

Facendosi strada nel traffico, la vettura uscì da Mayfair, continuò per Piccadilly e Haymarket, percorse Charing Cross, superò la stazione e arrivò allo Strand. Gridai al conducente di fermarsi davanti al banco dei pegni, poi ci calammo tutte e tre a terra. Lady Cynthia pagò per il passaggio e aggiunse una generosa mancia. L'uomo si allontanò con calma, ringhiando un po' meno.

La porta della bottega era sbloccata e si aprì con facilità al mio primo tentativo. Io esitai, spiando nel locale in penombra, ma Lady Cynthia mi superò ed entrò a passi decisi, da vera aristocratica.

«Ehilà!» gridò, come pronta a essere servita. «C'è qualcuno?»

Non sembrava. Avanzai con cautela, seguita da Tess, così vicina da calpestarmi l'orlo della gonna.

Mi diressi all'istante al tavolo sul quale avevo trovato il portagioie. C'era ancora, con mio sollievo. L'assassino si era illuso che nessuno lo avesse notato? O forse aveva capito che sarebbe stato troppo rischioso tentare di riportarlo a casa di Sir Evan?

«È di Clemmie!» esclamò sorpresa Cynthia quando lo presi in mano.

«Infatti. Un ladro che sperava di guadagnare qualche soldo in più lo ha portato qui e ha pagato con la vita. Proprio come Mr. Harmon e, credo, Sir Evan.»

Tess batté le palpebre. «Per avere rubato una brutta, vecchia scatola? Un po' troppo, eh?»

Passi risuonarono appena fuori. Tutte e tre ci voltammo allarmate, ma per fortuna era Daniel. Alle sue spalle c'era l'Ispettore Capo Moss. Non lo vidi con piacere, però, se avevo ragione, la polizia era necessaria.

Era venuto anche James, che però si trattenne fuori dalla bottega, seguendo forse le indicazioni del padre di stare di guardia. Lo scorgevo attraverso la vetrina, appoggiato al muro accanto alla porta, con un piede puntato dietro di sé e intento a osservare i passanti.

«Cosa avete là, Mrs. Holloway?» mi chiese l'ispettore capo, spiando con interesse quello che cercavo di nascondere tra le mani.

Glielo mostrai. «Un portagioie. In origine si trovava sulla toeletta di Lady Godfrey. Fa parte di un insieme.»

«Fa schifo, eh?» Tess scosse la testa. «È strano cosa i ricchi giudicano bello. Oh, scusate, milady.»

«Concordo con voi, Tess» dichiarò Cynthia, per nulla offesa. «È davvero orrendo. Clemmie non ha un briciolo di buongusto. State affermando che un ladro lo avrebbe preso dal suo tavolino e poi avrebbe deciso di venderlo a un prestatore su pegno? La doratura è costosa, suppongo che ne abbia compreso il valore.»

Daniel annuì. «È probabile, se era un professionista.»

Io mi avvicinai di un passo, sempre più in ansia. «Come sta Mr. Thanos?»

«Molto meglio» mi assicurò con evidente sollievo. «È testardo e si riprenderà presto.»

Tirai il fiato. «Grazie al cielo.»

«Davvero.» Cynthia si girò e si sfregò gli occhi, come per levare un granello di polvere.

Tess stava ancora fissando il portagioie, assai perplessa. «Spiegatemi, Mrs. H. Perché una persona si fa ammazzare per avere rubato quell'orrore?»

«Forse me lo dovreste consegnare» intervenne Moss, porgendo la mano. «Mr. McAdam mi racconterà tutto a Scotland Yard. Questo non è un posto per signore.»

Probabilmente era convinto che le donne dovessero seppellirsi in casa, senza mai uscire, e occuparsi solo di questioni domestiche. Ma quella era una questione domestica, sfociata in un crimine professionale.

Tenni stretto il cofanetto. Daniel non accennò nemmeno a sottrarmelo; si limitò a incrociare le braccia mentre l'ufficiale di polizia abbassava la mano, accigliato e impaziente.

«Secondo me» esordii, «l'uomo ucciso qui dentro aveva rubato il portagioie nella camera di Lady Godfrey. Il che suscita una domanda: perché si trovava a casa Godfrey?»

«Per svaligiarla» azzardò Tess. «Aveva un'aria da poco di buono.»

«Sì, però Lady Godfrey ha dichiarato a me e a Lady Cynthia che non c'erano finestre rotte né serrature forzate. Dunque quell'uomo doveva essere stato invitato. Ma per quale motivo un simile furfante sarebbe stato ammesso in casa? Non lo capivo finché Mrs. Martin, la cuoca, mi ha spiegato che Sir Evan assoldava aiutanti per lavori di fatica, come spostare mobili, sistemare il solaio o un capanno del giardino. Uomini di ogni genere si offrono come giornalieri per guadagnare qualche soldo. Una scusa perfetta per disporre di un paio di braccia per portare via i dipinti che Sir Evan voleva vendere in segreto, oppure per consegnare le antichità che tanto bramava. Mentre il ladro era in casa, appena arrivato o sul punto di andarsene, si è intrufolato nella camera di Lady Godfrey e si è appropriato di un piccolo oggetto, che credeva sarebbe passato inosservato. Sperando di guadagnare qualche moneta in più, lo ha portato a un banco dei pegni. L'errore è stato scegliere proprio questo.» Lanciai un'occhiata eloquente a Daniel.

Lui era sempre più interessato al mio discorso. «Poiché venendo qui metteva in relazione i reperti rubati al British Museum e ad altre collezioni con Sir Evan Godfrey e il suo desiderio di acquistarne.»

«Mr. Harmon faceva probabilmente da tramite» continuai. «Lady Godfrey ci ha spiegato che conduceva operazioni finanziarie per conto del marito. Andava in cerca di antichità e Sir Evan lo pagava. Quando Sir Evan ha finito i soldi, gli ha dato, oppure venduto, i dipinti. Suppongo che i ritrovamenti migliori degli scavi siano molto costosi, soprattutto adesso che tanti archeologi sono contrari a portarli via dai rispettivi Paesi. Questo aumenta di sicuro il prezzo. E anche il rischio che vengano trafugati: ne circolano meno in Inghilterra.»

«Giusto» assentì Daniel. «Le antichità venivano portate in questa bottega da una rete di ladri e poi smerciate a loschi collezionisti o gente come Mr. Harmon, che avevano a loro volta acquirenti. Un traffico ben organizzato.»

«Furti su ordinazione, come avevate ipotizzato» confermai. «Mr. Harmon prometteva a collezionisti come Sir Evan di procurare reperti specifici, poi, per effettuare il furto, assoldava uomini come Mr. Varley e quello che è morto qui dentro. Immagino che il precedente proprietario della bottega pagasse con regolarità i malfattori, e per questo Mr. Varley era pronto ad assicurare a Daniel che avrebbe portato oggetti di valore: era convinto che fosse il nuovo addetto ai pagamenti. Mr. Harmon ritirava le antichità, oppure incaricava i ladri di consegnarle agli acquirenti. I collezionisti, ho notato, tendono a perdere la testa per i loro ninnoli e forse alcuni non si preoccupano della loro provenienza, pur di possederli. Poiché tanti si conoscono tra loro, Mr. Harmon doveva prestare attenzione a non vendere alle persone sbagliate.»

«Quindi hanno cominciato a saccheggiare i depositi del museo» dedusse Daniel, sempre più convinto. «Erano pezzi che nessuno aveva mai visto prima. Probabilmente Harmon dichiarava ai clienti che arrivavano freschi dagli scavi. Piazzare me al banco dei pegni era un sistema per fermare i furti: avrei consegnato alla polizia tutto quello che sarebbe arrivato.» Si interruppe, d'improvviso irritato. «Avrei dovuto fingere di essere un collezionista, non un prestatore su pegno, e incastrare Mr. Harmon appena mi avesse consegnato la refurtiva. Era il criminale peggiore di tutti. Se avessi scelto questa via, potrebbe essere ancora vivo, anche se in galera, ovvio.»

«Sì» ammise cupo l'Ispettore Capo Moss. «Ma non per molto tempo. Lo avrei spedito sul patibolo.»

Scossi la testa. «Credo che sarebbe difficile persino per voi, Daniel, farvi passare per un collezionista fanatico, pronto a tutto. Forse Mr. Harmon avrebbe sentito subito puzza di bruciato e non vi avrebbe offerto nulla. In ogni caso, se fosse stato arrestato, avrebbe rivelato tutto, anche per chi lavorava. La sua vita era già in pericolo ancora prima che iniziaste le indagini.»

Moss pareva perplesso, così come Cynthia e Tess. «Non lavorava per se stesso?» chiese l'ispettore. «Se ho inteso bene il vostro ragionamento, era il capo della banda. Ha ucciso uno dei suoi ladri quando ha rischiato di smascherare il traffico rubando il portagioie di Lady Godfrey e smerciandolo in questa bottega. Se la signora ne avesse denunciato il furto e la polizia lo avesse trovato qui, avrebbe interrogato il prestatore su pegno e magari scoperto tutto.»

«Un momento» intervenne Lady Cynthia, corrugando la fronte. «Perché Mr. Harmon non si è limitato a riportare indietro il cofanetto e a lasciarlo da qualche parte, in casa? Così Clemmie avrebbe solo accusato una cameriera di averlo spostato. Per il ladro sarebbe bastata una lavata di capo. Spaccargli la testa era un po' eccessivo, no? Inoltre, se era Mr. Harmon a fornire i reperti archeologici, devo rivedere la mia ipotesi che sia stato ucciso da Sir Evan. Questi, infatti, poteva trovare un sistema per pagare i debiti con lui e continuare ad acquistare antichità, persino a costo di impegnare i gioielli di Clemmie.»

«Credo di capire» dichiarò Tess. «Mr. Harmon sapeva troppo: ricchi che comprano antichità rubate, un furfante al suo servizio che fa man bassa a casa di Sir Evan, Sir Evan che vende i dipinti e dice di essere stato derubato... Forse Mr. Harmon aveva una crisi di coscienza ed era pronto ad andare alla polizia. Oppure era arrabbiato con qualcun altro, nella banda, e minacciava di denunciarlo. O magari aveva fatto un passo falso ammazzando il ladro del portagioie. Ai delinquenti non piace quando uno della combriccola corre troppi rischi.»

«E adesso Harmon è morto» concluse Cynthia. «E non può più parlare.»

L'Ispettore Capo Moss ascoltava, inarcando le sopracciglia, tuttavia la postura rivelava che si sentiva a disagio con lei. Si schiarì la gola. «McAdam, magari riprendiamo la discussione altrove.»

Feci un passo verso Daniel. Non intendevo lasciarlo andare via da solo con Moss.

«Qui va benissimo» dichiarò lui con la cordialità abituale. «Ho invitato anche un altro... ah, eccolo.» Attraverso la vetrina, fece un cenno a James, che annuì e aprì la porta.

L'uomo che fece ingresso era Mr. Varley. Io mi accostai ancora di più a Daniel. Varley era grosso e brutale, e non mi piaceva il suo sguardo ostile. Magari era armato di coltello, oppure, peggio ancora, di pistola, perché non richiedeva di avvicinarsi alla vittima per colpirla.

Squadrò Lady Cynthia e Tess, che si erano affiancate, e poi me. Parve perplesso, ma infine decise di ignorare noi signore. Guardò quindi l'ispettore capo, ma anziché mostrarsi inquieto per la presenza di un poliziotto, per giunta d'alto rango, si limitò a scoccare un'occhiata infastidita a Daniel.

«Tom» lo salutò. Credeva fosse il suo nome, ricordai. «Cosa ci fa lui qui?» Indicò Moss puntando il pollice.

Questi gli rivolse un'occhiata dura. «Penso che il gioco sia finito, Varley.»

«Quale gioco?» chiese lui con sincero stupore. «Di cosa state parlando?»

«Vendere beni rubati» chiarì secco Moss. «Antichità, dipinti, tutto quello che portavate qui.»

«Ma...» Varley si voltò di nuovo verso Daniel. «Mi prendete in giro? Ero d'accordo che se qualcuno ci doveva cascare era Pilcher. Il magistrato lo poteva incastrare per un sacco di faccende.»

A quanto pareva, Daniel ne era all'oscuro. Si immobilizzò e, cupo in volto, si rivolse all'ispettore capo. «Pilcher?»

«Yeah, era il patto, no?» Varley guardò a sua volta Moss. «Per questo avevate tirato dentro un tipo come lui. E anche per spaventare chi voleva fare il furbo nel nostro traffico.»

«Avevate ingaggiato Pilcher?» domandò Daniel all'ispettore capo. La voce era di una calma letale. «Per fare che? Uccidere chiunque minacciasse di parlare? Sistemare i pasticci?»

Ripensai all'uomo colossale, dal volto di granito, nella stanza degli interrogatori di Scotland Yard, a come i polsi entravano appena nelle manette. Era terrificante. In confronto, Mr. Varley pareva innocuo, eppure, come sapevo, non lo era.

«È orribile» mormorai, incapace di trattenermi.

Lady Cynthia e Tess erano ammutolite, consapevoli, senza dubbio, che la situazione era cambiata in modo drastico. Se prima stavamo denunciando a un poliziotto un furto subito da Clemmie, a quel punto ci ritrovavamo in presenza di spietati assassini.

Moss mi squadrò da capo a piedi. «Chi è per voi questa donna, McAdam? Avevo deciso di arruolarvi perché non avevate legami. Siete sposato con lei?»

Lui non rispose, ma si spostò da un lato in modo da portare la spalla sinistra davanti a me.

«Perché diavolo mi avevate sistemato qui?» domandò quindi. «Mi giudicavate troppo stupido per intuire cosa stesse succedendo? Il mio capo non avrebbe spedito un tirapiedi inesperto per risolvere una serie di furti al museo, con la possibilità che fossero legati a fanatici nazionalisti, ma forse non ci avevate pensato. E mi avete permesso di conoscere tutti i membri della vostra banda. Me ne infischio di loro, sono poveracci che cercano di guadagnarsi da vivere. Però Pilcher è l'ultima goccia, Moss.»

«Cosa mi importava di quei furfanti?» chiese questi con impazienza. «Meritano soltanto la forca.»

«Ehi!» esclamò offeso Varley.

«Vi aveva piazzato qui perché Varley e gli altri vi avrebbero portato i beni rubati» dissi a Daniel. «Voi li avreste radunati e consegnati a lui. Se qualcosa fosse andato storto, Moss avrebbe incriminato voi.»

«Sapevo che sarei diventato il capro espiatorio, se necessario» confermò con freddezza. «Una volta ottenute le antichità, Moss le avrebbe restituite a Mr. Harmon, all'insaputa mia e del mio capo. Non avevate paura che me ne accorgessi e vi denunciassi?» gli domandò quindi.

«Per questo ho coinvolto Pilcher.» Con una scrollata di spalle, Moss si girò verso Varley. «Albert Varley, vi dichiaro in arresto per furto e per l'omicidio di John Waters, noto ladro, Mr. William Harmon e Sir Evan Godfrey. Non tentate nemmeno di lottare, tanto non vincereste.»

«Che cosa?» Varley lasciò ricadere la mascella, mettendo in mostra i denti anneriti. «Mai stato vicino a Sir Evan Godfrey. Era un pollo, giusto? Mai avuto molto a che fare con Harmon. Portavo la roba al prestatore su pegno, che era un compare. Tutto qui.»

«Ho l'impressione che Lady Cynthia e io avessimo ragione nel sospettare di Sir Evan per l'uccisione di Mr. Harmon» intervenni. «Anche se mancano ancora prove e testimonianze che lo confermino. Comunque la spiegazione calza. Sir Evan doveva una cifra notevole a Mr. Harmon, e probabilmente questo minacciava di svergognarlo in pubblico perché vendeva dipinti per comprare reperti rubati. Sir Evan teneva molto alla propria reputazione.» Pensai alla foto di lui in India in posa altezzosa e arrogante, da pukka sahib, come si era espressa Lady Cynthia. «Avete ragione nell'affermare che non sarebbe stato disposto a interrompere l'afflusso di reperti, milady, ma purtroppo temo che avrebbe trovato un'altra fonte senza troppi problemi. Poi, però, Daniel e io siamo venuti a conoscenza della polvere di mummia, che ho consegnato all'Ispettore McGregor, un tipo scrupoloso. Sir Evan avrebbe potuto essere arrestato per omicidio, un vero disastro per la banda e i suoi capi.»

Ricordai quando Daniel mi aveva detto con convinzione: brava lass, dopo che gli avevo riferito di avere affidato il vaso a McGregor e non all'Ispettore Capo Moss.

«Chissà cosa avrebbe raccontato Sir Evan al magistrato» concluse Daniel. «Quindi il suo vino, il suo whisky o la sua tisana per dormire sono stati avvelenati.»

«L'Ispettore Capo Moss era in quella casa» notai. «Quasi per l'intera giornata.»

«Santo cielo» sussurrò Lady Cynthia.

Varley era in confusione. «Cosa state dicendo, Tom?» chiese a Daniel. «Siete uno sbirro? Lavorate per lui? Non mi potete arrestare. Non ho fatto niente.»

«Ha ragione» confermai. «Se non si tiene conto dei furti. Mr. Varley portava al banco dei pegni ogni sorta di beni, a quanto ho inteso la sera che sono venuta. Però non ha ammazzato nessuno.»

«Non ricordo di avervi vista qui dentro quella sera, missus.» Varley mi scoccò un'occhiataccia, ma poi scrollò le spalle. «Comunque non importa. Nessuno darà retta a una come voi.»

«Forse no.» Tuttavia Daniel sarebbe stato ascoltato.

«Non lavoro per l'Ispettore Capo Moss» chiarì questi. «Rispondo a un altro. In effetti, Varley, in questo caso non avete colpe. Abbiamo chiacchierato parecchie volte, però non vi ho mai comprato niente, e voi non mi avete mai mostrato alcuna refurtiva. Oggi avevo bisogno della vostra presenza solo per confermare i miei sospetti nei confronti dell'Ispettore Capo Moss. Fossi in voi, me ne andrei subito. Magari lontano da Londra.»

«Per tutti i diavoli» imprecò Varley. Non era un idiota. Lento, forse, ma non stupido. Prese fiato e dichiarò: «Avete ragione, capo». Quindi si voltò e si diresse alla porta.

«No!» Moss lo rincorse, però non riuscì a raggiungerlo prima che superasse la soglia.

Appena fuori, Varley si imbatté in un omaccione: Mr. Pilcher, il gelido pericolo ambulante. Questi tentò di ghermirlo, ma lui si sottrasse alla presa e si mescolò alla folla dello Strand, allontanandosi in fretta.

Attraverso la porta aperta, James lanciò un'occhiata interrogativa al padre, che scosse piano la testa. Varley scomparve alla vista.

Mr. Pilcher bloccò l'uscita a tutti noi. «Anch'io ho invitato un amico» annunciò con calma Moss. «Entrate, Mr. Pilcher.»

Con la sua massa enorme, il criminale riempì il vano della porta, poi entrò e chiuse il battente. Subito estrasse un grosso coltello dalla tasca della giacca. «Quale volete sistemare?» chiese all'ispettore capo. Il suo sguardo si posò su di me e, subito dopo, su Tess. «Ehi, questa è un bel bocconcino» commentò fissandola. «Posso averla?»

«Certo che no» replicò indignato Moss. «Però nessuna delle donne uscirà viva di qui. Fate credere che siano state derubate, oppure buttatele nel fiume. Come preferite, ma niente che riconduca a me. Di McAdam mi occuperò io