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Fu una spiacevole sorpresa per Benedict Lennox scoprire che Frances Lockwood era amica di Penelope Weston. In parte perché sapeva ancora poco di Miss Lockwood, ma in parte perché ciò che sapeva gli faceva pensare che fosse molto diversa da Penelope. Miss Lockwood era ansiosa di piacere e ascoltava ogni sua parola come fosse il Verbo. Anche Miss Weston pareva ascoltare le sue parole come provenissero dalla Bibbia, ma con ogni probabilità le vedeva come il sibilo del serpente nell'Eden. A Miss Lockwood piacevano le cose semplici della vita, come suonare il pianoforte e ballare. Miss Weston senza eccitazione e avventura si annoiava, e nulla la intimoriva, come lui sapeva anche troppo bene; c'era qualcosa di anticonvenzionale e selvaggio in lei. Vederle insieme era come vedere Estia accanto ad Afrodite.

Benedict cercò di non pensare alle altre loro diversità. Miss Lockwood aveva il viso rotondo ed era graziosa in un modo fanciullesco, mentre Miss Weston pareva ardere di un fuoco interiore che la rendeva affascinante. Miss Lockwood aveva l'aspetto perfetto per una moglie: era gradevole da guardare, ma non lasciava senza fiato. Il futuro marito di Miss Weston, invece, chiunque fosse il poveretto, avrebbe dovuto avere uno stomaco forte per sopportare gli sguardi che le lanciavano gli altri uomini.

Benedict scacciò tali pensieri dalla mente. Quella sera aveva bisogno di tutta la propria lucidità per capire se davvero voleva seriamente corteggiare Miss Lockwood. Dopo due settimane di frequentazione, intendeva avere un'idea chiara della fanciulla e di come fosse predisposta nei suoi confronti. Si era già visto respingere una proposta di matrimonio – e proprio dalla sorella di Miss Weston – e non voleva subire di nuovo una simile umiliazione.

«Siete incantevole stasera» disse a Miss Lockwood, mentre la conduceva a danzare una quadriglia. Miss Weston era scomparsa tra la folla, ma lui era pronto a scommettere una considerevole somma che li stesse guardando, e a quel pensiero un brivido gli attraversò la pelle, quasi sentendosi addosso i suoi penetranti occhi azzurri.

«Grazie, signore.» Miss Lockwood arrossì, ma sorrise, deliziata.

Benedict cominciò a rilassarsi. Quella era una fanciulla senza artifici né brama di vendetta, e lui doveva smettere di pensare a Penelope Weston per concentrare invece tutta la propria attenzione sulla giovane che stava pensando di sposare. «Vi state divertendo?»

«Oh, sì, soprattutto ora che voi siete qui.» Lei abbassò pudicamente lo sguardo, ma Benedict sentì la felicità nella sua voce.

Accostò il capo al suo e, mentre i musicisti cominciavano a suonare, le sussurrò: «Allora mi scuso per non essere arrivato prima».

Miss Lockwood lo guardò con il cuore negli occhi. Benedict provò una punta di compiacimento, ma anche un vago senso di disagio, gli sembrava di avere vinto qualcosa senza nemmeno avere provato a conquistarla. Il che era assurdo. Miss Lockwood era un'ereditiera e lui non era certo il suo unico corteggiatore. Se sceglieva lui, era perché lo voleva. E, d'altra parte, lui non era certo un mascalzone senza nulla da offrire a una donna. Purtroppo, però, molte delle sue qualità erano collegate a suo padre: la ricchezza, il titolo, le proprietà che un giorno sarebbero state sue. Benedict tuttavia sapeva di essere anche un giovane attraente, dai modi accattivanti. Non aveva mai avuto problemi a conquistare una donna. Se si eccettuava Abigail Weston, ovviamente, con diabolica gioia di sua sorella Penelope.

No. Non avrebbe ricominciato a pensare a quella femmina irritante. La danza lo riportò a Miss Lockwood, così le sorrise.

«Conoscete Miss Weston da molto?» gli domandò lei.

Benedict imprecò tra sé. «No, non da molto.»

«Noi siamo state presentate appena poche settimane fa, ma la trovo davvero intelligente e divertente. Voi che cosa pensate di lei?» insistette Miss Lockwood, guardandolo con curiosità.

Io cerco di non pensare a lei, si disse Benedict. «Oh, che è tutto ciò che voi dite, oltre ad avere una profonda lealtà nei confronti della sua famiglia.»

Miss Lockwood annuì, come fosse sollevata. «Sì, è così. Io non sapevo come comportarmi ai balli, ma lei è stata così gentile con me. Sapete, se non fosse stato per lei avrei fatto la figura della sciocca!»

Benedict trasse un profondo respiro per attenuare la fitta di apprensione che quelle parole gli provocarono. Secondo la sua esperienza, l'intervento di Miss Weston non era mai un fatto positivo. «Sono sicuro che vi sbagliate. Voi siete una giovane donna molto saggia.»

Lei s'illuminò. «Oh, siete così gentile a dire così.» E aggiunse, a bassa voce: «Un gentiluomo che venne a trovarmi non fu altrettanto galante. Mi fece capire che Miss Weston avrebbe avuto una cattiva influenza su di me. Poi però seppi che era coperto di debiti e aveva anche un'amante, così i suoi non erano motivi onorevoli».

«Come avete fatto a scoprire una cosa simile?» domandò Benedict, anche se aveva già un'idea.

Miss Lockwood confermò il suo sospetto. «Me l'ha detto Miss Weston! E quando ho chiesto a Miss Drummond, lei ha confermato tutto.»

I passi della danza li separarono e i pensieri di Benedict presero una direzione cupa.

Era evidente che Penelope Weston avesse una notevole influenza su Miss Lockwood, e ciò era spiacevole per tutta una serie di ragioni, la più importante delle quali era che Penelope lo detestava. Questo, tuttavia, era un fatto tollerabile. D'altronde anche lei riusciva spesso a esasperarlo. Ma non poteva permettere a quella femmina insopportabile di intromettersi tra lui e Miss Lockwood, rovinandogli il corteggiamento. Che cosa le importava chi sposava Miss Lockwood? La giovanetta meritava di decidere da sola, senza essere condizionata dalla lingua tagliente di Penelope Weston.

Si rendeva necessaria una mossa preventiva. Quando la danza finì, accompagnò Miss Lockwood dalla madre e scambiò qualche parola con la genitrice. Se era fortunato, Miss Lockwood avrebbe prestato più fede alle parole della madre che a quelle della sua amica, ed era evidente che la dama lo approvava senza riserve. Dopo essersi assicurato un invito ad andarle a trovare il giorno successivo, Benedict trasse in disparte Miss Lockwood.

«Vi disturberebbe se invitassi la vostra amica a ballare?»

Lei batté le palpebre, un'ombra di preoccupazione tornò ad attraversarle il viso. «Volete danzare con Miss Weston?»

«Soltanto perché è vostra amica» rispose Benedict, rivolgendole un piccolo, intimo sorriso. «Desidero avere ottimi rapporti con tutte le vostre amiche, mia cara.»

«Oh» esalò Miss Lockwood, quasi tremando di gioia. «Sì, certo. Miss Weston ha detto che era importante.»

«Sì?» la incalzò lui, poiché lei, con un piccolo sussulto, si era zittita di colpo.

La giovane si leccò le labbra, come se stesse per confidare un segreto. «Lei mi ha consigliato di diffidare dei gentiluomini cui non importa delle mie amiche, o che le mie amiche disapprovano. Sostiene che per nessun uomo vale la pena di rinunciare alle amicizie. Voi... voi concordate, milord?»

«Certo che sì.» Ebbene, quello era davvero un consiglio saggio. «Ma non vorrei mai che voi aveste dei dubbi sul motivo per cui le chiedo un ballo.»

Lei lo guardò con devozione e Benedict sentì un poco della sua tensione attenuarsi. «Siete davvero un gentiluomo, signore.»

Il visconte le prese una mano e se la portò alle labbra, poi si congedò, dicendosi che era, e avrebbe continuato a essere, un gentiluomo. Dopotutto, non era in collera con Penelope. Anzi, c'era stato un tempo in cui era sembrato che entrambi condividessero la stessa gioia di vivere, come quando lei lo aveva sfidato a dimostrare che Hampton Court era infestata dai fantasmi ed erano finiti nei corridoi polverosi della residenza a ridere insieme di certe leggende. Quel ricordo gli fece accelerare il passo. Quando Penelope era di buon umore, aveva uno spirito mordace e una risata che induceva gli uomini a fermarsi ad ascoltare. Tutto quello che lui doveva fare era riaccendere un poco di quel buon umore in modo che lei non cercasse di mettergli contro Miss Lockwood.

Impiegò qualche momento a trovarla. A differenza di Miss Lockwood, che non smetteva mai di osservare i ballerini come se fosse impaziente di unirsi a loro, Penelope si era ritirata in un angolo. Senza fretta, Benedict si fece largo tra la folla, dandole il tempo di vederlo arrivare. Non appena lo avvistò, lei sollevò il mento, gli lanciò un'occhiata gelida e gli voltò le spalle.

Dannazione. Quella faccenda avrebbe richiesto più lavoro di quel che aveva previsto. Per qualche misteriosa ragione, l'idea provocò a Benedict un insolito brivido di eccitazione.

«Miss Weston» esordì, stampandosi sulle labbra il suo più affascinante sorriso.

Lei si voltò a guardarlo con la stessa espressione che doveva aver avuto la Regina Elisabetta quando aveva mandato il Conte di Essex sul patibolo. «Lord Atherton, che inatteso piacere.» Poi aggiunse, volgendosi verso la donna che aveva accanto: «Posso presentarvi la mia amica Mrs. Townsend? Mrs. Townsend, questo è Lord Atherton. Suo padre possiede un'incantevole tenuta a Richmond, accanto alla nostra».

«È un piacere, Mrs. Townsend.» Benedict s'inchinò.

«Come state, signore?» Mrs. Townsend fece la riverenza, lanciando un'occhiata incuriosita a Penelope.

«Prima non abbiamo avuto occasione di scambiare qualche parola» continuò lui. «Volete dunque farmi l'onore di danzare con me, Miss Weston?»

«Siete gentile a chiederlo, milord. Siete certo che Miss Lockwood possa privarsi della vostra compagnia?» ribatté Penelope con un'ombra di malizia.

«Miss Lockwood mi ha incoraggiato a invitarvi» replicò lui.

«Davvero?» Penelope inarcò un sopracciglio. «Ebbene, in tal caso, come potrei rifiutare?» E con un sorriso vagamente sinistro, gli porse la mano. «Vogliamo andare?»

Si unirono così alle figure che cominciavano a formarsi sul pavimento. Mentre però le altre coppie si parlavano o almeno si scambiavano uno sguardo, Penelope guardava dritto davanti a sé, come se non avesse nessuno al fianco.

«Spero che la vostra famiglia stia bene» disse lui.

«Sì, stanno molto bene.» Finalmente Penelope lo guardò, la sua fu un'occhiata quasi astuta, scoccata da sotto le ciglia socchiuse. «Soprattutto mia sorella.»

Benedict assorbì la frecciata senza batter ciglio. Se l'aspettava. «Ne sono lieto.»

«Ora è sposata, sapete» continuò lei. «Oh, è stata una cerimonia deliziosa, e soprattutto intima. Non credo di avere mai visto un uomo più innamorato di mio cognato.»

Benedict serrò la mascella, ma mantenne un'espressione composta. «Vane si meritava un poco di felicità. Sono lieto che l'abbia trovata.»

Mentre la musica cominciava, Penelope gli scoccò di nuovo quel suo pericoloso sorriso. «L'ha trovata di certo.»

I passi della danza li separarono e, quando lei tornò a prendergli la mano, Benedict le vide negli occhi una luce che lo mise in guardia. Impiegò poco a comprendere il perché di quella sensazione.

«Conoscete Miss Lockwood da tanto, signore?»

«Da qualche settimana. È una giovane deliziosa.»

«Sì» concordò Penelope. «Io le sono molto affezionata. È come una sorella minore per me.»

Benedict prese quelle parole come un avvertimento. «È fortunata ad avere la vostra amicizia.»

Le sopracciglia di Penelope scattarono verso l'alto. «Lei si considera più fortunata ad avere attirato la vostra attenzione.»

«Non posso certo commentare questa osservazione.»

«No? Non mi siete mai sembrato tipo da ignorare i vostri privilegi, milord.»

Per fortuna, prima che Benedict potesse perdere il controllo e dire qualcosa di molto avventato, la danza lo condusse lontano da lei. Penelope, però, parve capire la sua ira poiché, mentre si muoveva tra gli altri ballerini, gli lanciò un'occhiata scintillante. Benedict si ritrovò impaziente di riaverla al fianco. Un simile commento non poteva non avere replica.

«Mi state forse accusando di sopravvalutarmi?» Le domandò non appena lei gli prese la mano per il giro successivo.

Penelope reclinò il capo con aria meditabonda. «Non saprei. Quanto alta è l'opinione che avete di voi?» Benedict la guardò, incredulo, e lei sorrise, scuotendo un poco il capo. «Oh, non ha importanza. Ditemi invece che cosa amate di più nella cara Miss Lockwood.»

Per un momento Benedict non rispose. Non poteva. Qualunque pensiero di Miss Lockwood, la sua possibile futura sposa, era stato spazzato via dalla sua mente dall'irritante donna che aveva accanto, dai suoi luccicanti occhi azzurri e da quell'indecifrabile sorriso che lo sconvolgeva sempre. Si sforzò di dire qualcosa di sensato. «Il suo calore, la sua gentilezza.»

Penelope annuì. «Naturalmente. Lei è incline a vedere il lato positivo nelle persone, anche quando non è garantito che ci sia.»

Stava cercando di provocarlo, era indubbio. Benedict si disse che avrebbe dovuto essere preparato a qualcosa di simile. La gioia che Penelope provava nel punzecchiarlo sulle prime lo aveva divertito, ma ora cominciava a stancarlo, forse perché questa volta la posta in gioco era molto concreta. Se lei avesse deciso di mettergli contro Miss Lockwood, Benedict non era sicuro che sarebbe riuscito a tollerarlo con garbo.

«Essere il tipo di donna che tutti ammirano e trovano piacevole: ecco il marchio di una vera signora» ribatté piano.

La frecciata colpì il bersaglio, Benedict lo lesse negli occhi di Penelope, che per un istante s'incupirono, quasi fossero stati feriti. Poi però tornarono a brillare come zaffiri. «Avete ragione! Che rivelazione siete, signore. Ho sempre pensato che fossero altri gli attributi che interessano i gentiluomini.»

Senza pensarci, lui abbassò lo sguardo. Penelope non era magra come Miss Lockwood e, nei passi della danza, il petto le si sollevava e si abbassava sotto il corpetto di squisita seta azzurra. Era una visione davvero allettante. La sua pelle, leggermente arrossata, aveva un'incantevole tonalità color pesca, e un medaglione riposava proprio nel dolce solco tra i suoi seni. Benedict, che aveva intenzione di metterla al suo posto, si ritrovò quasi ipnotizzato. «Ebbene, è necessario considerare ogni parte di una donna.»

«E alcune parti con più attenzione di altre, vedo» sibilò lei, dopodiché la danza l'allontanò.

Benedict imprecò contro se stesso. Come faceva quella donna a coglierlo sempre alla sprovvista? Arrivò alla fine del ballo senza quasi rendersene conto. Gli sembrava che piccoli fulmini gli percorressero i nervi, si sentiva tutti i sensi affilati come rasoi e concentrati su Penelope Weston. E, dallo sguardo che lei gli rivolse, capì che non era il solo a provare quelle sensazioni. Quando la musica finì e lui le offrì il braccio per accompagnarla lontano dalla pista, la giovane lo prese con mano tremante.

Benedict non pensò che fosse turbata, semmai, si disse, era inferocita. A voler essere sinceri, anche lui provava un sentimento simile. La tentazione di spingerla in una stanza vuota e fare con lei una bella litigata fu quasi irresistibile. Per un momento, i piedi lo condussero verso la porta, come sospinti da una volontà propria. Poi, per fortuna, tornò in sé.

Dannazione. Le cose non stavano andando come aveva pianificato.

«Miss Weston» disse, mentre attraversavano la folla, «vi avevo chiesto un ballo nella speranza di ritrovare lo spensierato rapporto che ci aveva uniti l'estate scorsa, nella gita a Hampton Court. Mi piacerebbe molto che tornassimo a essere amici.» Aggiunse poi, suo malgrado con una nota di avvertimento nella voce: «Sono molto affezionato alla vostra amica. Se riuscirò a conquistare la sua stima, spero ci augurerete ogni felicità».

Penelope si fermò e lo guardò. «Dite di essere affezionato a lei, ma è solo affetto il vostro? Ed è sufficiente l'affetto per sposarsi?» A quell'ultima parola lo vide sobbalzare. «Miss Lockwood si aspetta la vostra proposta da un momento all'altro. È questa la vostra intenzione? L'amate tanto da impegnarvi a restarle fedele sino alla morte?»

«Questo riguarda soltanto me e Miss Lockwood» ribatté con freddezza lui.

«Certo. Ma lei è mia amica. Credete che non m'importerebbe se fosse infelice?»

Benedict serrò la mascella. Non poteva giurare di rendere felice Miss Lockwood in ogni momento, non era possibile. Scopo primario del matrimonio non era la felicità, ma la sicurezza, la posizione sociale, e il denaro. Se poi si era fortunati, nell'unione si trovavano anche una serena compagnia che lui supponeva conducesse poi alla felicità. Riconoscere una possibile infelicità, però, avrebbe significato dare a Penelope un'arma per colpirlo, e lei non avrebbe esitato a servirsene, lo sapeva bene.

«Io non voglio renderla infelice» dichiarò.

«E tuttavia ciò che amate in lei è la sua inclinazione a pensare troppo bene della gente, inclusi, forse, i gentiluomini che vengono a farle visita. Un uomo che l'amasse davvero si dichiarerebbe apertamente, senza tergiversare. Non c'è bisogno di chiedere a Sebastian se ama mia sorella. È scritto sul suo volto quando la guarda, cosa che fa di continuo.» Il volto di Benedict s'indurì, ma Penelope non se ne curò. «Non vi ho mai visto guardare Miss Lockwood, nemmeno una volta. Ma guardate me come fa un gatto con il topo, come se non aspettaste altro che l'occasione di torcermi il collo.»

«Un gatto» sibilò lui, «non torce il collo del topo. Lui, il topo, se lo mangia. Davvero mi accusate di non tenere a Miss Lockwood soltanto perché non mi consumo di gelosia a ogni sua mossa? A parte il fatto che guardavo voi perché stavamo ballando una quadriglia, che tipo di matrimonio sarebbe se non permettessi a mia moglie di danzare con un altro uomo o di fare altre cose lontano dal mio sguardo? Voi sostenete qualcosa che è molto più simile al possesso che non al matrimonio.» A Benedict non importò di avere appena ammesso di voler chiedere la mano di Miss Lockwood. C'era qualcosa in Penelope Weston che gli faceva ribollire il sangue.

«Non dovete essere consumato dalla gelosia» replicò lei, «ma dalla passione per lei. È quello che ogni donna desidererebbe trovare nel matrimonio.»

Benedict quasi perse il controllo. Ogni donna? Ah, no, nemmeno la metà, secondo la sua esperienza. Soltanto in quella sala, c'era più di una dozzina di gentildonne che si erano sposate per il denaro, per il rango, per la posizione sociale. Se volevano la passione, dovevano averla trovata al di fuori del talamo coniugale, giacché molte coppie sposate di Londra non sopportavano nemmeno di vedersi.

«Quale incantevole idealismo» commentò con voce dura. «In quale delizioso nido di sentimento e dolcezza dovete abitare. Oppure forse siete troppo ingenua per comprendere com'è davvero il matrimonio nelle classi sociali più elevate.»

Lei spalancò gli occhi, indignata. «Il mio non è idealismo!»

«Allora non avete visto molte unioni nell'alta società.»

«Forse no» replicò Penelope. «Forse ho visto troppi matrimoni felici, come quello di mia sorella. Forse è proprio questa la differenza tra noi, Lord Atherton» continuò con sarcasmo. «Io credo che un uomo debba amare la donna che sposa e che debba essere ricambiato. Non penso sia sufficiente stare bene insieme

Benedict cominciò a vedere rosso. Non ricordava di avere pronunciato quelle esatte parole, tuttavia, era pur vero che non era stato disperatamente innamorato di Abigail Weston quando le aveva chiesto di sposarlo. Però, non aveva neppure mentito affermando di esserlo. Era stato onesto con lei e ora Penelope gli gettava in faccia quella sincerità come se fosse qualcosa di sordido. Ah, ma un giorno qualcuno le avrebbe dato quel che si meritava, e lui sperava di essere lì a godersi la scena.

«Direi che questa è soltanto una delle molte differenze tra noi» dichiarò, poi s'inchinò. «Buonasera, Miss Weston.» Quindi si allontanò, sentendo il suo sguardo perforargli la schiena a ogni passo che faceva.

I suoi colleghi della guardia si erano radunati all'altra estremità della sala, accanto alla stanza da gioco e al tavolo del punch. Stanco di compagnia femminile, Benedict li raggiunse, senza però smettere di pensare al modo migliore per conquistarsi il favore di Penelope Weston.

«Dov'eravate?»

La domanda del tenente Cabot lo fece trasalire. «A ballare.»

Cabot rise. «Abbiamo visto! Come ci siete riuscito?»

Benedict prese un bicchiere di vino da un vassoio vicino. «Che cosa intendete dire?»

«La piccola Weston» rispose Cabot, abbassando la voce. «La figlia del borghese.»

«Ah. Non la sto corteggiando.»

Il caporale Hollander lo scrutò, un sorrisetto beffardo sulle labbra. «No? Ma se non riuscivate a staccarle gli occhi di dosso.»

Benedict gli lanciò uno sguardo annoiato. «Quanto dev'essere noioso starsene qui a guardare gli altri ballare. Non potete trovarvi una dama?»

«Nessuna con quella dote» replicò Hollander. «E con un visetto tanto grazioso. Vi comportate come un uomo in cerca di moglie. Ebbene, se siete deciso a farvi mettere i ceppi perché non vi scegliete un'ereditiera?»

«Non sono sicuro di volermi sposare.» Non con la donna sbagliata, in ogni caso.

Cabot appoggiò il gomito sulla sua spalla e si sporse verso di lui. Aveva l'alito che sapeva di vino e barcollava un po'. «Non vi biasimo. È molto graziosa. Si dice abbia una lingua come un pugnale, ma il resto non è niente male.»

Senza che lui lo volesse, la mente di Benedict evocò immagini del seno di Penelope, pallido e perfetto sopra la scollatura. Di nuovo sentì la tensione che sembrava crearsi fra loro quando lei lo guardava in quel suo modo quasi ritroso. Sì, Penelope Weston non era niente male, che Dio lo aiutasse. Bevve dell'altro vino e si tolse il gomito di Cabot dalla spalla.

«È abbastanza graziosa» concordò.

Hollander grugnì. «Abbastanza! È sensazionale! Mi piacerebbe fare a modo mio con lei. Quelle ribelli sono sempre le migliori a letto.»

Oh, Dio. Quelle parole non furono certo d'aiuto per la pace mentale di Benedict. Fece un cenno a un valletto e si fece portare dell'altro vino. «È meglio che siate pronto di spirito se volete provarci con lei.» Il domestico gli porse un bicchiere pieno che Benedict si portò subito alle labbra, cercando di lavar via con l'alcol il desiderio di portarsi a letto Penelope e incanalare tutta la sua energia, tutta la sua vivacità verso sfoghi più sensuali. Forse bisognava legarla... Oppure forse, al contrario, farsi montare da lei...

«Oh, per ventimila sterline potrei comprarmi di certo un po' di prontezza di spirito» continuò Cabot con una risata.

«Per ventimila sterline potreste comprarvi un po' di buonsenso» aggiunse Hollander.

«A chi avete messo gli occhi addosso, Cabot? Alla piccola Weston?» Bannister, un robusto subalterno nuovo nel reggimento, si unì alla conversazione. «Io vi sconsiglierei di farlo.»

«Non ho mai chiesto il vostro dannato consiglio» replicò Cabot, strascicando le parole e lasciandosi sfuggire un singhiozzo.

«L'ha puntata Atherton.» Hollander lanciò a Benedict un'occhiata astuta.

«Non è vero» sibilò lui.

«Ah! Ebbene, in ogni caso forse Atherton può avere qualche possibilità, ma voi...» Bannister fece una smorfia. «Mr. Weston è un tipo ambizioso e per la figlia vuole almeno un conte.»

«Al diavolo!» Cabot batté le palpebre, appoggiandosi di nuovo alla spalla di Benedict. «Un conte? E su quali basi?»

«Sulla base di quarantamila sterline. L'ho saputo da Mrs. Harrow.»

«E come mai?»

«Ecco, forse devo averle accennato che una moglie ricca mi permetterebbe di conservare certi piccoli piaceri che altrimenti devasterebbero le mie tasche.»

Hollander ridacchiò. «Bannister, siete davvero una canaglia. Chiedere alla vostra amante di trovarvi una moglie ricca in modo che possiate continuare a mantenerla? Che faccia di bronzo.»

Bannister lo ignorò. «Ma voi siete proprio deciso a conquistarla, Atherton? Credevo v'interessasse la fanciulla Lockwood, ma se avete cambiato preda, non voglio di certo ostacolare l'interesse di un collega ufficiale.»

Benedict snocciolò tra sé e sé una serie di vivaci imprecazioni. Quella sera gli uomini della guardia sembravano un gruppo di vecchie pettegole. «In quanto gentiluomo, mi rifiuto di discutere di una signora in termini tanto volgari. Ho avuto il piacere di conoscere Miss Weston l'estate scorsa e vi assicuro che la cosa che più detesta è l'insincerità.»

«Oh, ma io intendo essere sincero» mormorò Bannister, lasciando scorrere sulla sala uno sguardo predatorio. «E, dopotutto, mio padre è un marchese, anche se io non sono il suo erede. Lei è qui?»

«Ha ballato con Atherton pochi minuti fa.»

Qualcuno avrebbe davvero dovuto tappare la bocca a Cabot. Quando era ubriaco, quell'uomo blaterava peggio di una bimbetta petulante. «Era soltanto una quadriglia» rispose Benedict con freddezza. «E questa conversazione sta diventando noiosa. Buonasera.» Dopodiché, ignorando risatine e battutacce, si allontanò.

Soltanto molto più tardi gli venne in mente che avrebbe potuto por fine a qualunque illazione dichiarando che stava corteggiando Miss Lockwood. Si stava convincendo che sarebbe stata una buona moglie. A dirla tutta, i suoi colleghi lo avevano visto danzare anche con lei, ma non lo avevano preso in giro per questo. Si disse che era perché Miss Lockwood non aveva dato prova della propria arguzia con molti gentiluomini, come invece aveva fatto Penelope. O forse era perché la dote di Penelope superava di molto quella di Miss Lockwood, mentre non si poteva dire altrettanto del suo lignaggio. Si disse che non era perché Miss Lockwood appariva quieta e ordinaria accanto a Penelope, e che l'entusiasmo di Hollander per una fanciulla vivace era soltanto uno dei tanti sproloqui di un uomo ubriaco. Perché una fanciulla arguta e dalla fiera bellezza non era ciò che Benedict voleva.

No, non lo era affatto.