La caviglia di Penelope era gonfia e arrossata, così, la mattina seguente, lei non protestò quando la madre le dedicò mille attenzioni. L'incontro con Lord Clary l'aveva spaventata, e la scenata successiva con Frances e Lord Atherton non aveva certo migliorato la situazione.
A sua madre, però, non raccontò nulla. Se le avesse confidato di Lord Clary, avrebbe dovuto anche spiegarle perché si era trovata da sola con lui e, se avesse raccontato ciò, la mamma avrebbe fatto subito chiamare Olivia e l'avrebbe interrogata. Se poi Olivia avesse ammesso di avere una relazione con Lord Clary, con ogni probabilità sua madre le avrebbe proibito di rivedere l'amica. Penelope non soltanto era determinata a proteggere Olivia, ma moriva dalla curiosità di sapere perché mai l'amica si fosse appartata con un uomo come quello. Se poi lei avesse cercato di preparare la mamma a ciò che avrebbero potuto dire in giro Mrs. Lockwood o Frances, avrebbe dovuto spiegare che cosa aveva condotto a certe voci, e anche quello avrebbe significato parlare di Clary. Insomma, Penelope non vedeva proprio come avrebbe mai potuto dire qualcosa a sua madre.
Così lasciò che il dottore le esaminasse la caviglia, annuendo docilmente quando lui dichiarò che aveva bisogno di riposo. Come aveva anticipato Lord Atherton, non c'era nessuna frattura, anche se il dolore era davvero intenso.
«Che serata è stata quella di ieri» esclamò la mamma, dopo avere accompagnato il medico alla porta.
«Non certo tra le mie migliori» mormorò Penelope.
La madre la scrutò. «Soltanto perché sei scivolata dalle scale?»
Penelope si lisciò la gonna. Per giustificare il vestito strappato e i capelli in disordine, aveva raccontato ai suoi genitori che era caduta dalle scale, ma sospettava che la madre non si fosse lasciata ingannare del tutto. «Non mi stavo divertendo neanche prima.»
La mamma le strinse una mano. «Le cose sono diverse da quando Abby si è sposata, vero?»
«Sì» mormorò lei. Se la sera precedente ci fosse stata Abigail, lei sarebbe rimasta nella sala da ballo a chiacchierare con la sorella e quell'incubo non sarebbe mai accaduto.
«Sapevo che sarebbe stato particolarmente difficile per te» continuò la madre. «Voi due siete sempre state così unite.»
«Io sono molto felice per lei» rispose Penelope, ma il suo sorriso era poco convinto.
«Anche io, tuttavia, come te, sento la sua mancanza.» La madre si sporse a baciarla sulla fronte. «E sentirò anche la tua quando ti deciderai a sistemarti.»
«Abigail ha incontrato l'uomo giusto» obiettò Penelope. «L'uomo dei suoi sogni! Da come parlate, invece, sembra che un giorno Abby avesse deciso che era arrivato il momento di mettere su famiglia e l'uomo giusto fosse là, ad aspettarla.»
«So bene che non è stato così» rispose la madre. «Tuo padre ogni tanto brontola ancora per il matrimonio di tua sorella. Cerca di rendergli le cose un po' più facili quando t'innamorerai tu, Penelope.»
«Io non complico mai le cose di proposito.»
«Accade tutto in modo naturale, non è vero?» La mamma si alzò. «Sono sicura che lui verrà a prenderti in giro per quella caviglia. Posso portarti qualcosa che ti aiuti a passare il tempo?»
Penelope scosse il capo e la madre uscì, lasciandola sdraiata a fissare il soffitto per alcuni momenti. Davvero rendeva le cose difficili? Ebbene, di certo non di proposito. Il disastro della sera precedente era stato un incidente, nulla di più.
E comunque non ci si sarebbe dovuti preoccupare di nulla se Mrs. Lockwood avesse tenuto la bocca chiusa. Chissà, forse, una volta assorbito il colpo e passata la collera, la gentildonna avrebbe deciso che era meglio non dire nulla. Per quel che riguardava Frances, poi, sarebbe stata una vera sciocca a raccontare in giro che Lord Atherton corteggiava lei, ma in realtà voleva un'altra. Meglio di tutto sarebbe stato che Atherton e Frances si riconciliassero e si fidanzassero, tuttavia questo sembrava davvero improbabile. Penelope si domandò che cosa poteva avere fatto il visconte. Doveva essere qualcosa di terribile se Frances aveva dichiarato che non voleva vederlo mai più. Forse era stato scortese, o magari aveva svelato la sua gelida natura, e Frances lo aveva schiaffeggiato per poi fuggire. Quel pensiero la rallegrò non poco.
Purtroppo, però, nemmeno quell'immagine riuscì a cancellare l'orribile scenata che aveva avuto luogo in seguito. Frances non poteva davvero pensare che Atherton fosse innamorato di lei, Penelope. Se lo fosse stato, l'avrebbe corteggiata l'estate precedente, a Richmond, oppure a Londra, più di recente. Invece aveva passato il tempo facendo il galante con le altre giovani, invitandole a ballare, andando a far loro visita e ascoltandole suonare il pianoforte.
Penelope scese dal letto. Sussultando e imprecando sottovoce, zoppicò fino allo scrittoio, dove prese un foglio di carta e aprì il calamaio. Basta pensare ad Atherton; quell'uomo non le aveva causato che infelicità. Nel frattempo Olivia era nei guai e lei moriva dalla curiosità di sapere che cosa le stava succedendo. Perché si era incontrata con Lord Clary? Perché aveva permesso che quell'uomo orribile la stringesse? Penelope scrisse in fretta un biglietto all'amica e incaricò un domestico di consegnarlo.
Dopo, le ore si trascinarono. Rilesse tutte le riviste che aveva, e anche alcuni numeri di Cinquanta modi di peccare. Aveva capito che era pericoloso tenerli a lungo poiché sua madre aveva ordinato alle cameriere che riordinavano la stanza di controllare che non ci fosse nessuna lettura illecita, ma ora non c'era più nessuno cui passarli. Alcuni mesi fa li avrebbe divisi con Joan e sua sorella, purtroppo però ormai entrambe si erano sposate. Non avere nessuno con cui parlare dello scandaloso comportamento di Constance toglieva parte del piacere di quelle letture, tuttavia lei sperava di trovarle ancora abbastanza eccitanti, e restò tristemente sorpresa quando si rese conto che non era così.
Come la mamma aveva previsto, suo padre venne a salutarla. Penelope si preparò, temendo che le accennasse a qualche problema o pettegolezzo che la riguardava, ma lui sembrava di ottimo umore. La prese un po' in giro per la sua invalidità e finse di consolarla perché si era storta una caviglia cadendo dalle scale invece che danzando con qualche bel gentiluomo in cerca di moglie. Penelope rise, anche se sentir alludere a un attraente aristocratico che la salvava da una caduta la fece avvampare. La notte precedente, un attraente aristocratico l'aveva davvero presa fra le braccia salvandola dal disastro, ma lei non poteva certo raccontarlo ai suoi genitori.
Per fortuna, Olivia venne in visita quel pomeriggio stesso. Penelope era seduta sul divanetto ricavato nell'alcova della finestra e guardava pensierosa il sole disegnare chiazze di luce sugli alberi della piazza, quando vide l'amica camminare lungo la strada. Allora, con una esclamazione di sollievo, scese al piano inferiore con tutta la rapidità che le permetteva la caviglia infortunata e trascinò l'amica nel salottino da giorno, dove riuscì a stento ad aspettare che la cameriera, che aveva portato loro il tè, uscisse, lasciandole finalmente sole.
«Perché mai ieri sera vi stavate incontrando con quell'uomo orribile?» sbottò subito.
Olivia evitò il suo sguardo e bevve un sorso di tè. «Vi prego, non chiedetemelo.»
«Non devo chiedervelo?» Penelope sgranò gli occhi. «Dopo che vi ho salvata da lui?»
«Non avreste dovuto seguirmi.»
Penelope aggrottò la fronte. In parte concordava con quelle parole. Se lei non avesse seguito Olivia, Lord Atherton non avrebbe seguito lei, ma allora Olivia sarebbe stata alla mercé di Clary, e un disastro ci sarebbe stato ugualmente. «Che cosa sarebbe successo se non lo avessi fatto? Lord Clary aveva intenzione di farvi cose indegne e immorali, non è così?»
Olivia contrasse la mascella. «Non posso rispondervi.»
«Perché no?» protestò Penelope. «Ditemi, perché lo avete incontrato? Lui ha detto che aveva un appuntamento con voi. È la verità?»
«No!» Olivia fece una smorfia. «Ecco... una sorta di appuntamento.»
«In che senso?»
L'altra trasse un profondo respiro. «Non posso dirvi neanche questo.»
Penelope aggrottò la fronte, allarmata. Non era da Olivia essere così misteriosa. «Lo direste ad Abby? Potrei scriverle oggi e dirle di venire subito.»
Olivia levò una mano. Il suo volto era composto, ma quella mano sollevata tremava, tradendo l'intensità delle sue emozioni. «No, vi prego! Non posso dire a lei più di quanto abbia detto a voi, perciò non occorre che la facciate venire in città.»
«Oh.» C'era qualcosa nell'implacabile espressione di Olivia che a Penelope non piacque. La faceva sentire impotente e a lei non piaceva sentirsi impotente. «Non potete dirlo a lei, o non lo volete?»
Olivia serrò la mano a pugno, poi l'abbassò sul grembo. Fissò per qualche momento il vuoto, come fosse in cerca di una risposta. La luce del sole che entrava obliqua dalla finestra illuminava le pieghe intorno alla sua bocca e le ombre scure sotto gli occhi. D'un tratto sembrava più vecchia. «Non voglio.»
«Ma perché no? Io non lo dirò a nessuno. Vedo che siete sconvolta, come lo sarebbe chiunque se avesse avuto a che fare con Lord Clary. So di non essere saggia come Abby, ma voglio aiutarvi.»
Una smorfia ironica contorse la bocca dell'amica. «Voi siete saggia» rispose, prendendole la mano. «Siete l'amica più cara che potrei avere, affidabile e intelligente come Abigail. Ma questo...» Esitò, poi lasciò la mano di Penelope. «Questo è un mio problema e non vi coinvolgerò. Non ho mai voluto che ne sapeste qualcosa e, se Lord Clary vi facesse qualcosa per vendicarsi, non potrei mai perdonarmi.»
«Lo ha già fatto» disse Penelope. Una vocina, che somigliava molto a quella della sorella, le echeggiò nella mente, obiettando che stava per essere sfacciata e intrigante, ma lei la ignorò, come faceva sempre. «Si è infuriato perché avevo interrotto il vostro... il vostro incontro segreto.»
Olivia impallidì. «Cosa? Ma io... io credevo che aveste lasciato la stanza subito dopo di me. Che cosa vi ha fatto?»
«Mi ha afferrato, impedendomi di andarmene. Ha detto che se non aveva potuto avere da voi ciò che voleva, lo avrebbe avuto da me.» La vocina protestò ancora e Penelope la zittì, imprecando tra sé. La posta in gioco doveva essere molto alta e lei riteneva fosse importante scoprire in quale guaio si trovasse l'amica. «Mi ha spinto su una poltrona, mi ha strappato la spilla dal vestito, poi mi ha afferrato per un piede e mi ha storto la caviglia. È così che mi sono fatta male.»
«Oh, mio Dio.» Per un momento Olivia parve sul punto di svenire. Posò la tazza e la spinse via con una tale violenza da farla sbattere sopra il piattino. «Perché mi avete seguita?» Si premette le mani contro le tempie, poi scosse con forza la testa. «No, non è giusto. Sono io ad avere sbagliato. Avrei dovuto accertarmi che anche voi foste uscita. Sono stata stupida ed ero talmente sollevata di essermi liberata di lui che sono corsa via e...» Olivia sollevò lo sguardo, l'ombra della paura negli occhi. «Clary vi ha...?»
«Io gli ho sferrato un calcio fra le gambe, come mi ha insegnato Jamie, e poi nella stanza è entrato qualcun altro ed è stato lui a liberarsi di Clary.»
«Voi gli avete sferrato un calcio...?» Olivia spalancò la bocca, incredula. Per un istante il sorriso della vendetta le illuminò il volto, poi la sua fronte tornò ad aggrottarsi. «Chi è entrato?»
«Lord Atherton.» Penelope pronunciò quel nome come se non significasse nulla per lei.
«Atherton?» Olivia inarcò le sopracciglia, poi impallidì di nuovo.
Penelope mescolò il suo tè, sollevando una spalla in un gesto d'indifferenza. «A dirla tutta, è stato molto galante.»
«Il Visconte Atherton? Quello che l'estate scorsa corteggiava Abby? Quello che stava per dichiararsi a Miss Lockwood?»
«Proprio lui» confermò Penelope a denti stretti. Cominciava a stancarsi di parlare delle scelte sentimentali di Atherton. «In ogni modo, sono sicura che Clary abbia imparato la lezione e che in futuro si terrà lontano da me. Sospetto però che non farà lo stesso con voi e, anzi, temo che vi userà per sfogare la sua rabbia.» Quelle parole non parvero terrorizzare Olivia come lei si sarebbe aspettata. Era evidente che la donna avesse già pensato a una simile eventualità. «Dovete confidarvi con me» continuò Penelope. «Oppure con qualcun altro. Parlate con Jamie! Lui sarà felice di tirare qualche pugno sulla faccia compiaciuta di Clary.»
«No, vi prego, non dite nulla a vostro fratello.»
Penelope avrebbe voluto strapparsi i capelli per la frustrazione. Ma perché certe persone erano tanto buone? Se qualcuno come Clary l'avesse costretta a incontrarlo in privato per vili ragioni, lei non avrebbe esitato a chiedere l'aiuto di qualcuno. «Perché no? Jamie non penserebbe certo male di voi» obiettò, cercando di far ragionare l'amica. «Mio fratello a volte è un po' rigido, ma non è un idiota, e poi è vostro amico da così tanto tempo... Lui non tradirà il vostro segreto, ne sono sicura.»
«Ne sono sicura anch'io.» Per un lungo momento Olivia esitò. «Vedete, non è che non mi fidi di lui, o di Abigail. Il fatto è che dovete credermi quando affermo che nessuno di voi potrebbe aiutarmi. Io non voglio coinvolgervi nei miei problemi. Promettetemi che starete lontano da Clary... e anche da me, se mi sta vicino.»
«E voi promettetemi che farete qualcosa per salvarvi da lui.» Olivia non rispose, e Penelope sollevò le mani. Dopo avere posato la tazza sul tavolo, si sporse verso l'amica. «Ci dev'essere qualcosa che potete fare, o qualcuno che vi può aiutare. Prometto che non lo dirò a nessuno, nemmeno ad Abby se non lo volete» dichiarò con voce bassa ma decisa. «Vi sarete resa conto che Clary è un mostro!»
«Certo che lo so!» esclamò Olivia, perdendo finalmente la compostezza. «Lo so, Penelope, ma... non è facile dirgli di no. Ho solo bisogno di tempo. Voi però dovete promettermi che starete lontano da lui. Vi prego.»
«Solo se voi mi permettete di dirlo a Jamie in modo che lui possa tenervi d'occhio e proteggervi» replicò subito Penelope.
L'amica immediatamente si ritrasse, il suo volto si fece duro. «Assolutamente no» disse, e trasse un profondo respiro. «Io so che devo fare qualcosa in proposito. Vi assicuro che ci sto pensando giorno e notte e, quando avrò escogitato un piano efficace, verrò da voi a chiedere aiuto, se ne avrò bisogno.»
«Olivia...» Preoccupata, senza sapere più che cosa dire, Penelope guardò l'amica. «Ma come avete fatto a rimanere invischiata con un tipo come lui?»
L'altra non rispose per un lungo momento, poi disse soltanto: «Henry».
Oh, cielo. Henry Townsend. Il defunto marito di Olivia, un uomo che non sarebbe riuscito a stare lontano dai guai nemmeno se fosse stato chiuso da solo in una stanza. Penelope ricacciò indietro il rude commento che le era salito alle labbra. «Allora vi do la mia parola che non dirò nulla. Ma non smetterò di pensare a voi. Se avessi saputo che vi perseguitava così, avrei detto a Lord Atherton di dargli qualche altro pugno.»
«Lord Atherton lo ha preso a pugni?» Olivia batté le palpebre, confusa.
Penelope si schiarì la gola. Non le piaceva parlare ancora di lui. «Sì. Quando mi ha salvata da Clary, credo gli abbia tirato un paio di pugni allo stomaco.»
Invece di sorridere, compiaciuta, Olivia impallidì. «Un paio?»
«Oh, avrei voluto gliene avesse dati una dozzina» aggiunse Penelope, soffocando il brivido di eccitazione che l'aveva percorsa al ricordo di Atherton che incombeva su Clary. «Clary se lo era meritato.»
L'amica deglutì. «Ma ciò significa che ora si ricorderà di voi... di tutti e due.»
«Ebbene, ormai su questo non si può più far nulla, così preferisco godermi il fatto che Atherton lo abbia colpito. E anche abbastanza forte, direi.» Vedendo l'espressione preoccupata di Olivia, Penelope prese la sua mano. «Non temete, sono sicura che Atherton non lo dirà a nessuno. Però credo che si sia divertito, sapete. In ogni caso non sa nulla del vostro coinvolgimento.» E nemmeno io so molto, pensò, domandandosi che cosa potesse avere fatto di tanto abietto Henry Townsend per spingere Clary a molestare la sua vedova, e per far pensare a Olivia di non avere altra scelta che permetterglielo.
L'amica le prese la mano e la strinse. «Sono sollevata che lui fosse nelle vicinanze al momento giusto» osservò, con una traccia del suo solito sorriso. «Dovete essere stata felice di vederlo.»
«Io... sì, lo sono stata.» Penelope sorrise, a disagio, e le lasciò la mano. «Quella volta lo sono stata.» Ah, se solo lui se ne fosse andato subito dopo avere cacciato Clary...
«Sembra che sia stato davvero eroico, Pen. Di certo ora penserete meglio di lui, se dovesse sposare Miss Lockwood.»
Penelope era certa che non ci sarebbe stato nessuno matrimonio tra Atherton e Frances, ma preferì non dirlo. Meno parlava delle Lockwood, meglio era. Continuava a pregare che Mrs. Lockwood venisse colpita da una sorta di delirio febbrile in grado di cancellare dalla sua memoria tutto il ricevimento dei Gosnold, o che il reggimento di Lord Atherton fosse improvvisamente spedito nel nord della Scozia. «Certo» mormorò.
Olivia sospirò. «Ebbene, io gli sono molto riconoscente.» Esitò e aggiunse: «Come sono riconoscente a voi. Vorrei che Clary non vi avesse mai messo gli occhi addosso, ma devo confessare che sono stata molto felice quando avete aperto la porta».
Penelope le rivolse un sorriso cauto. «Allora non mi dispiace di averlo fatto. Io... io so come vi sentite. Quando è arrivato Atherton, ho provato l'impulso di baciarlo.» Olivia batté le palpebre, poi però scoppiò a ridere e Penelope fu felice di vedere l'amica di nuovo allegra. «Siete sicura di stare bene, Olivia?»
Continuando a sorridere, sia pure con un po' più di amarezza, Olivia annuì. «Sì.» Poi si alzò. «State in guardia da Clary» ripeté. «Fatelo per me, se non per voi stessa.»
«Lui è l'ultima persona che voglio rivedere» la rassicurò Penelope, ed era la verità. «Tuttavia ricordate che potete contare su di me per qualunque aiuto vi occorra.»
«Lo rammenterò.» Olivia la strinse in un veloce abbraccio. «Grazie, Penelope.»