21

A dispetto delle fervide speranze di Benedict, il conte andò a trovarli il giorno seguente.

«Sono venuto a portarvi un invito» annunciò non appena scambiati i convenevoli di rito. «A Stratford Court. In quanto Lady Atherton, voi sarete la futura padrona di quella dimora. Spero sarete all'altezza del ruolo.»

«Oh, cielo!» esclamò Penelope con enfasi eccessiva. «E quali sono le doti necessarie per una tale posizione?»

Stratford non rispose subito e Benedict aspettò, incuriosito. «Contegno. Bellezza. Grazia. Riservatezza.» Per un momento il solito sorriso cupo gli curvò le labbra. «Ma no, mi sbaglio. Quelle sono le doti che io richiedo a una contessa. Mio figlio ne esigerà altre.»

Come se non avesse avvertito il sarcasmo contenuto in quelle parole, Penelope gli sorrise, radiosa. «Oh, proprio così, signore! Lui mi ha detto esattamente che tipo di sposa aveva in mente e non ricordo che abbia menzionato nemmeno una di queste caratteristiche.»

Oh, Dio. Benedict s'irrigidì. Nel gelido sguardo del padre che si spostava su di lui riconobbe una vaga traccia di pietà. «L'unica cosa che rammento di quella conversazione è il fatto di essermi reso conto che tu hai superato ogni mio ideale, cara» replicò in tono leggero.

Lei rise. «Mi fate arrossire, signore!»

«Sono certo che non intendesse farlo. Non sarebbe appropriato mettere in imbarazzo una signora.» Stratford tornò a voltarsi verso di lei. «Sarò lieto di ricevervi a Stratford Court domani. Vi arriverete a bordo del mio panfilo.»

A quell'ordine incomprensibile Benedict s'irrigidì ancora di più. Il conte teneva molto al suo panfilo. Era agile e veloce e aveva permesso a Stratford di vincere molte competizioni. Di rado vi invitava ospiti, e che fosse venuto a Londra con l'intento preciso di condurli a Stratford Court con il veliero, lo allarmò. Era anche inquietante che tutta l'attenzione di suo padre fosse rivolta a Penelope; questo era un motivo più che sufficiente per rifiutare quell'invito.

Sua moglie, però, non parve accorgersi del suo disagio. «Oh, siete davvero gentile, signore» replicò. «La vostra è una barca adatta solo alla navigazione da diporto o anche da corsa?»

Poche cose irritavano il conte quanto sentir chiamare il suo panfilo barca. «La tengo per il mio personale piacere» rispose debolmente. «Ma è anche molto veloce.»

«Fa piuttosto fresco per navigare» osservò Benedict, nel tentativo di cancellare quella proposta. «Lady Atherton sarebbe più comoda in una carrozza.»

Il conte si voltò a guardarlo, il volto di pietra e lui provò una esaltazione quasi selvaggia nel rendersi conto che suo padre non poteva costringerlo a viaggiare sul panfilo, come un tempo avrebbe potuto. «Per me sarebbe un piacere godere della vostra compagnia a bordo del Diana. Lady Stratford è impaziente di conoscere la tua sposa.»

Quell'accenno a sua madre fu deliberato e, purtroppo, efficace. Benedict cercò di ignorarlo. «E io sono impaziente di presentargliela. Forse tra qualche settimana verremo a farvi visita.»

Poiché ormai aveva imparato a decifrare le sue espressioni, a Benedict non sfuggì l'incredulità con cui Stratford reagì a quelle sue parole. Per un momento smise di respirare, poi riprese a farlo in modo più profondo e controllato. Fletté le mani che aveva posate sulle ginocchia fino a farle sembrare artigli. Non un muscolo si mosse sul suo volto, ma, quando parlò, il suo tono era autoritario come sempre. «Questa settimana andrebbe meglio. Anzi, domani sarebbe perfetto.» E si girò verso Penelope, come a cercare un punto debole.

Dopo avere lanciato una fuggevole occhiata a Benedict, Penelope sostenne senza batter ciglio lo sguardo di Stratford. «Non intendo certo recarvi offesa alcuna, ma questa volta potremmo fare soltanto una breve visita e temo che il tempo non basterebbe per fare la conoscenza più approfondita di Lady Stratford.»

Il conte scoprì i denti in un sorriso vittorioso. «Sono sicuro che potrete organizzare qualcosa più avanti, quale obbligo filiale nei confronti di Sua Signoria. Io salpo domani dal molo sopra Vauxhall.»

«Siete gentile a dimostrare una tale impazienza di ricevermi nella residenza di famiglia.» Ancora una volta Penelope guardò Benedict.

Lui non poteva certo dichiarare che erano proprio le fasulle attenzioni di suo padre a indurlo a respingere tanta sollecitudine. Stratford non faceva mai nulla senza una ragione precisa, una ragione che in genere portava benefici soltanto a lui. Ora voleva che loro navigassero con lui fino a Richmond. Benedict non riusciva a comprendere per quale motivo, ma aveva un orribile presentimento e aveva imparato a sue spese quanto poteva essere pericoloso ignorare certi presentimenti. Penelope, però, non lo sapeva.

Il conte tornò a rivolgersi a lui. «Sono certo che non intenda deludere tua madre» disse, fissandolo come un uccello predatore. «Lei si preoccupa così tanto per te...» Scosse la testa e continuò: «In fondo vuole soltanto accertarsi che tu sia felice».

Benedict non seppe che cosa replicare. Aveva assicurato a sua madre che quel matrimonio era stato una sua scelta, che aveva sposato la donna che desiderava... ed era la verità. L'istinto tuttavia gli diceva che al conte non interessava granché delle preoccupazioni della contessa e che ora le usava come mezzo per indurlo a capitolare. Però, dalla sua ultima visita a Stratford Court non aveva ricevuto nessuna lettera da sua madre, ed era strano. Di solito lei scriveva una volta al mese, anche quando lui e suo padre avevano litigato. Le sue lettere erano soltanto cortesi resoconti delle sue attività mondane, ma se non altro gli facevano sapere che stava bene. All'improvviso si rese conto che di recente aveva pensato poco a sua madre e se ne vergognò. Era stato distratto, consumato da sua moglie. «Come sempre, sono profondamente toccato dalla sua preoccupazione per me. Spero le assicurerete che sono molto felice.» Guardò Penelope e aggiunse: «Verremo in visita a Stratford Court tra qualche settimana, giacché anche Lady Atherton ha dei familiari che vivono là».

La furia di Stratford ormai era come un alone intorno a lui. «Dunque vi rifiutate di venire.»

«Sono molto felice che ci abbiate invitato, tuttavia...» cominciò Benedict, ma il padre lo interruppe.

«No, non lo sei, si vede» ribatté, e gli lanciò quello sguardo sprezzante che riusciva sempre a fargli venire i brividi. «Forse con il mio invito ho insultato la tua nuova posizione sociale. Forse hai dimenticato i tuoi doveri nei confronti della famiglia; la stessa famiglia che, grazie alle sue conoscenze, ti ha permesso di sposare un'ereditiera. Forse, ora che hai una moglie che ti conforta, non hai più bisogno della tenerezza di tua madre. Ebbene, non v'imporrò mai più la mia presenza, Lord Atherton» concluse, e pronunciò le ultime parole con particolare acredine, quasi a volergli ricordare che il vero Visconte Atherton era lui; Benedict poteva fregiarsi di quel titolo soltanto perché era il suo erede.

Benedict imprecò tra sé. Che cosa doveva fare? A dispetto di tutti i suoi tentativi e della sua determinazione a non lasciarsi condizionare dai ricatti morali del padre, si ritrovava ancora una volta manipolato. Poteva arrendersi, oppure rischiare di non vedere mai più sua madre. Guardò Penelope, cercando di guadagnare tempo. Lei non aveva parlato durante quel concitato scambio, ma i suoi occhi erano attenti e diffidenti. Chissà, forse ora comprendeva meglio che tipo di persona era Stratford. Quella era una delle poche volte che il conte aveva mostrato il suo vero volto a qualcuno che non appartenesse al ristretto mondo di Stratford Court.

«È un invito molto gentile» disse. «È il preavviso così breve che mi fa riflettere, non l'invito stesso. Ci sono diverse questioni di cui devo occuparmi. Mi concedete un giorno per organizzarmi?» Un giorno per analizzare quell'invito e individuarne eventuali trappole nascoste; un giorno per avere la possibilità di rifiutare per lettera anziché di persona.

Si rese conto subito che era stata una mossa sbagliata. Qualunque esitazione era un segno di debolezza, e il conte fu lesto ad approfittarne. «Ma certo» replicò con esagerata cortesia. «Un giorno per verificare la tua lealtà nei confronti della famiglia e del titolo che un giorno porterai; un giorno per deludere tua madre e respingere tuo padre. Capisco perfettamente.»

Benedict sorrise a denti stretti. «Sapevo che lo avreste fatto. Vedete, io non sono più uno scapolo libero di seguire ogni mio desiderio. Ho questioni finanziarie di cui occuparmi, domestici da istruire. E, come avrete notato, ho anche una moglie da considerare. Lei non ha avuto il tempo sufficiente per pianificare una visita a Stratford Court, e invece io desidero che sia adeguatamente preparata per la sua prima visita da futura padrona di casa.»

Non c'era nulla che Stratford potesse replicare, e tutti e tre lo sapevano. Il conte gli lanciò un'occhiata gelida, poi tornò a rivolgersi a Penelope. «Non vorrei mai che accadesse una cosa simile, mia cara. Ma vi assicuro che non dovrete preoccuparvi troppo delle formalità.» Un altro sguardo tagliente al figlio. «Dopotutto, siamo in famiglia.»

«Sì, lo siamo.» Penelope si alzò e i due gentiluomini la imitarono. «Siete davvero molto gentile ad assecondare la mia vanità femminile» osservò lei, rivolgendo a Stratford un altro dei suoi abbaglianti sorrisi. «Sarebbe mortificante per me arrivare nella vostra dimora non preparata come si conviene al nome degli Stratford.»

«Non ne dubito» ribatté il conte, asciutto. Poi s'inchinò. «Parto per Richmond domani pomeriggio. Spero deciderete di seguirmi, Lady Atherton.» Dopodiché, senza degnare di uno sguardo il figlio, se ne andò.

Nessuno dei due si mosse fino a quando non sentirono la porta al piano inferiore chiudersi alle sue spalle. Soltanto allora Benedict emise un profondo respiro e si lasciò cadere su una poltrona, passandosi le mani sul volto.

Penelope andò alla finestra. «Se n'è andato» annunciò. «Che strana visita.»

Lui chiuse gli occhi. Quando sua moglie gli posò una mano sul braccio, sussultò. «È sempre così?» domandò lei.

Benedict scoppiò in una risatina amara. «No, oggi è stato insolitamente cortese. A quanto pare tu gli interessi molto.»

«Perché?»

«Non ne ho la minima idea» le rispose, poi distrattamente le prese la mano e passò il pollice sull'anello nuziale. «Temo non sia un interesse positivo.»

Una ruga solcò la fronte di Penelope. «Allora che cosa vuole? Non desiderava che tu mi presentassi a tua madre?»

«Dubito che gl'interessi davvero. L'ultima volta che l'ho visto, mi ha cacciato di casa e mi ha ordinato di non presentarmi più, nemmeno per andare a trovarla.»

«Forse teme veramente che sarò una contessa terribile» azzardò lei. «Forse il suo è orgoglio aristocratico e desidera che tua madre mi istruisca un po'.»

Benedict scosse la testa. «È possibile, ma non può essere un motivo sufficiente a spingerlo a venire a Londra per invitarci di persona e farci anche salire sul suo panfilo. Quell'imbarcazione è un suo mondo privato. Io ci sono stato soltanto due volte e le mie sorelle mai.»

«Mai?»

«Lui non è come tuo padre. Per lui le figlie non sono importanti. Il panfilo sì.»

Penelope serrò le labbra. «Se vuoi dirgli di no, non ho la minima obiezione.»

«Sarebbe un gesto che avrebbe conseguenze.» Già, ma quali sarebbero state le conseguenze se avesse accettato? Era una domanda difficile e questa volta non coinvolgeva soltanto lui, ma anche Penelope.

Lei gli strinse piano le dita e Benedict si rese conto che stava ricadendo di nuovo nell'abitudine di tenere per sé i propri pensieri. «Questo invito mi sembra molto strano perché mio padre non ha approvato il nostro matrimonio.» Esitò, poi decise che era il momento di raccontare tutto. «Lui disprezza la tua famiglia; tuo padre si è costruito da sé la sua fortuna, dunque non è da considerarsi un vero gentiluomo, anche se il denaro, secondo mio padre, è l'unica cosa che ti rende almeno in parte accettabile. E poi ti ho sposato senza chiedere il suo consenso. Stratford predilige un mondo di privilegi per pochi, dove tutto dipenda dal suo potere. Si è rifiutato di permettere a Elizabeth di sposare il pretendente che lei aveva scelto e ha acconsentito alle nozze di Samantha soltanto quando il padre di Gray è intervenuto. Per lui è inaccettabile che il suo erede sposi una donna che non approva.»

«Allora perché stai considerando di cedere alla sua pretesa?»

Fu la preoccupazione nella voce di Penelope a colpirlo. Quella nota di compassione e angoscia superò le sue difese. Significava che lei gli credeva e che, cosa ancora più importante, lo supportava. Senza parlare si portò una sua mano alle labbra e le baciò le nocche. «Mia madre è diversa da lui» mormorò. «È gentile e affettuosa e io non posso lasciarla sola ad affrontare la sua ira. Mio padre non l'ha mai colpita fisicamente, ma... Ci sono altri modi per ferire un'anima, e Stratford eccelle in tutti.»

Sedettero in silenzio per qualche minuto. Quando infine Benedict guardò sua moglie, vide che aveva un'espressione meditabonda. Penelope fissava le loro mani unite con insolita intensità, c'era la determinazione sul suo volto. «Credi che tua madre vorrebbe che andassimo?»

«Sarebbe felice di conoscerti. Stratford non mentiva quando ha detto che si angustia per me e per le mie sorelle. La sua più grande preoccupazione quando le ho detto delle nostre nozze è stato che io fossi felice.» Benedict scosse la testa. «Ma non mi sorprenderei se non sapesse nulla dell'invito di mio padre. Lui non la consulta per questo genere di cose.»

«Allora forse dovremmo andare. Dovremmo farlo per lei. Io sono perfettamente in grado di sopportare il disprezzo di tuo padre per alcuni giorni, e poi, se la situazione diventa insostenibile, potremo sempre trasferirci a Montrose Hill o a Hart House, anche se d'inverno la casa è chiusa.» Penelope sostenne lo sguardo sbigottito del marito. «Sarebbe crudele costringere tua madre a subire la frustrazione di tuo padre ancora più di quanto già non debba fare e, se rifiutiamo, lui se la prenderà con l'unica persona che ha accanto, cioè con lei, non è così?»

Per la prima volta Benedict si sentì indegno di sua moglie. Il rispetto, la considerazione di Penelope ora si estendeva anche a sua madre, una donna che aveva incontrato soltanto una volta, e in circostanze difficili. «Penelope...»

«Però non permetterò a quell'uomo di tiranneggiarmi» continuò lei. «E non posso prometterti che terrò a freno la lingua se lui sarà rude con me o con i miei cari. Devi saperlo prima di accettare il suo invito.»

Benedict sorrise. «Non ho mai pensato di chiederti una cosa simile.» Poi chinò il capo da un lato. «Ti infastidisce andare con il panfilo?»

«Questa potrebbe essere la mia unica occasione di navigare a bordo dell'elegante panfilo degli Stratford.» Penelope batté le ciglia. «Come potrei lasciarmela sfuggire?»

Benedict rise. «Grazie» disse, d'impulso.

«Per averti avvertito che potrei rispondere a tuo padre per le rime?» Lei si morse le labbra in quel modo che gli faceva venire una gran voglia di baciarla. «Sei sicuro di voler incoraggiare un simile comportamento?»

«So che non sarai avventata» rispose lui. «E poi mi piace la tua lingua affilata.»

Un sorrisetto furbo sbocciò sulle labbra di Penelope. «Non è stato sempre così.»

«Ho imparato a vederne i vantaggi.» Benedict si sporse verso di lei. «Vuoi che te li descriva?»

«Oh, sì, per favore.»

Lui le sollevò il mento. Gli occhi di Penelope splendevano come acquemarine sotto le ciglia semiabbassate e in quel momento Benedict provò un moto di gratitudine nei confronti di Abigail Weston e Frances Lockwood. Se una di loro avesse accettato la sua proposta, lui non avrebbe avuto Penelope. Chi altri allora lo avrebbe spinto ad affrontare la sua famiglia? Lei non si lasciava intimidire dal conte, non si faceva piccola sotto il suo sguardo ostile. Senza avere sulle spalle il peso di anni e anni di punizioni e violenze, Penelope era capace di dare a Stratford del prepotente e smascherava i suoi velati insulti. Stupito, Benedict l'aveva vista respingere le parole aspre di Stratford come se non la toccassero... e in effetti era così. Per quel che lo riguardava, invece, nonostante continuasse a ripetersi che suo padre non aveva più nessun potere su di lui, sapeva che questo non era del tutto vero. Stratford avrebbe sempre saputo dove colpirlo, e non avrebbe mai esitato a farlo.

Benedict continuava a non voler andare a Richmond il giorno seguente, ma si rendeva conto che forse era la cosa migliore da fare. Che il conte e sua madre vedessero che donna aveva sposato! Chissà, forse lo spirito indomito di Penelope avrebbe spinto sua madre ad avere più coraggio, forse avrebbe colto di sorpresa il conte. Se poi le cose fossero andate male, ebbene, nessuno poteva costringerli a rivedere Sua Signoria. Stratford lo aveva capito. Benedict ormai era un uomo sposato, con un patrimonio indipendente da quello di famiglia e una moglie cui poco importava dell'orgoglio altero che per Stratford contava invece così tanto. Insieme lui e Penelope si sarebbero scelti la loro strada e il conte non avrebbe potuto ostacolarli.

O almeno così credeva.