Adesso tutti volevano vedere Ali contro Frazier. Il match prometteva di essere il più grande incasso nella storia della boxe. Una sfida che avrebbe determinato chi tra due campioni del mondo imbattuti meritasse davvero di fregiarsi del titolo. Ma invece di Frazier, appena quarantadue giorni dopo l’incontro con Quarry, Ali affrontò Oscar Bonavena al Madison Square Garden di New York.
Il ventottenne argentino, spesso chiamato «Ringo» per i suoi lunghi capelli in stile Beatles, era un pugile ruvido, con un record di quarantasei vittorie, sei sconfitte e un pari. Pur avendo perso due volte con Frazier, in entrambe le occasioni era riuscito ad arrivare alla fine del match e aveva anche messo in difficoltà il rivale, mandandolo al tappeto due volte durante la prima sfida. Era un pugile sgraziato, che tirava pugni da tutte le angolazioni, in apparenza senza un disegno o un piano. Per Ali, Bonavena rappresentava un’altra scelta azzardata, e se l’argentino fosse stato capace di battere l’ex campione arrugginito, non ci sarebbe stato nessun Ali-Frazier, nessuna sfida tra due campioni imbattuti, nessun grande incasso.
Nel corso dei primi tre round, Ali danzò poco. Rimase al centro del ring, a volte sulle punte, altre sui talloni, scambiando colpi con il rivale, lasciando che inarcasse le spalle e avanzasse martellandolo senza sosta e mettendolo alle strette. Il ballerino era sparito. Così com’era sparito il pugile capace di ritrarre la testa e osservare i pugni che gli sibilavano accanto. Nella quarta ripresa, Ali tentò qualcosa di ancor più insolito: si piazzò in mezzo al quadrato e si incurvò coprendosi il volto con le braccia – scegliendo intenzionalmente di farsi pestare o di riposarsi, impossibile saperlo. Alla fine, nel quinto round, mise in mostra lampi del vecchio gioco di gambe, girando per il ring e sferrando jab, ma non per tutti e tre i minuti, e poi ricominciò a spostarsi pesantemente e a scambiarsi fendenti con Bonavena. Col passare delle riprese, Howard Cosell, che commentava il match per la televisione, si lamentò della monotonia dell’azione e del fatto che lo stile del vecchio Ali fosse scomparso.
Alla fine dell’ottavo round, Bonavena pizzicò Ali con un potente sinistro. Nel nono, un altro violento sinistro dell’argentino alla mascella lo fece barcollare, le gambe molli, gli occhi spalancati per la paura. Ali sbatté contro le corde, rimbalzò e si aggrappò al rivale come un uomo in procinto di affogare farebbe con la ciambella di salvataggio. In seguito, avrebbe raccontato che quel pugno gli aveva fatto provare una sensazione di «intorpidimento generale… Sentivo solo lo shock e le vibrazioni, ed è grazie a loro che capii di essere ancora vivo. Insomma, ero scosso. Sentivo vibrare anche le dita dei piedi. Bong!».877 Aveva una sola alternativa: guadagnare tempo finché «la nebbia non si fosse dissolta».878
Un pugno in più, e Bonavena avrebbe potuto mettere la parola fine al match. Ma non lo fece.
La sfida proseguì, in maniera goffa.
Il pubblico fischiò Ali, incapace di offrire il genere di prestazione che i tifosi si attendevano.
«Il mondo ti sta guardando!» gridò Bundini.
Herbert Muhammad era così preoccupato che si alzò dal suo posto e salì sul ring, per supplicare Ali.
Nella quindicesima e ultima ripresa, con entrambi i pugili ormai esausti, Ali schivò un sinistro, e con uno dei suoi spedì Bonavena al tappeto. L’argentino si rimise in piedi, ma Ali lo mandò giù di nuovo. E quando Bonavena si rialzò, lo rimandò giù ancora, conquistando così la vittoria per ko tecnico.
Dopo il match, Ali esibiva una ferita alla bocca e un livido sull’occhio. Era indolenzito. Ma, per l’ennesima volta, aveva vinto. Cosell si inerpicò sul quadrato per intervistarlo. Reggeva una cornetta del telefono con un lungo filo e la porse ad Ali, dicendo che c’era Frazier in linea.
«Come va, Joe? Non hai mica paura di me, vero?».
Ali continuò: «Visto che non ci sopportiamo, dovremo darci dentro!».879
Poi, prima di essere interrotto da Cosell, fece qualche altro commento. I telespettatori potevano sentire solo lui, e non Frazier.
«Cosa sta dicendo Joe?» chiese Cosell.
Ali lo guardò e rispose sicuro: «Non l’ho sentito Joe».
877. It’s Gonna Be the Champ and the Tramp, «Sports Illustrated», primo febbraio 1971.
878. Kindred, op. cit., p. 137.
879. Filmato dell’incontro tra Ali e Bonavena, Espn broadcast, www.youtube.com.