Post scriptum

Cinque mesi dopo la morte di Muhammad Ali, un’attivista degli anni Sessanta seduto in un caffè del South Side di Chicago raccontò questa storia:

Nell’estate del 1966, Martin Luther King si era installato a Chicago con l’intenzione di mettere quella città al centro del suo movimento rivoluzionario nonviolento. Lo chiamò Chicago Freedom Movement, e il suo obiettivo principale era contrastare la discriminazione presente nella ripartizione delle unità abitative. King guidò marce in quartieri abitati solo da bianchi, nei quali dovette subire feroci attacchi dalla criminalità. Organizzò anche uno sciopero degli affitti, esortando i locatari che vivevano in edifici fatiscenti a mettere i soldi degli affitti mensili in un fondo fiduciario creato apposta invece di pagare i proprietari, promettendo che il denaro raccolto sarebbe stato utilizzato per le riparazioni necessarie.

Un giorno, una ragazza che faceva parte dei volontari del movimento venne a sapere che una famiglia che partecipava allo sciopero in questione stava per essere sfrattata da una casa nel quartiere di Garfield Park. La giovane, iscritta alla facoltà di Legge della University of Chicago, si precipitò sul posto. Quando arrivò, gli agenti dello sceriffo della contea di Cook stavano svuotando l’appartamento, riempiendo il marciapiede con mobili, vestiti, libri e foto di famiglia. Era una giornata calda e umida. Centinaia di persone si erano radunate per strada a osservare la scena.

Mentre era in piedi a fissare impotente gli eventi, sentì una mano sulla spalla. Si voltò e alzò lo sguardo. Era Ali. Fino ad allora, lo aveva visto solo in televisione. Indossava una splendida giacca blu di tessuto increspato a strisce, ed era uno schianto. Lui si tolse la giacca e le chiese di tenergliela.

All’epoca Ali era accusato di renitenza alla leva, ma non era ancora stato bandito dalla boxe. Anzi, era all’apice della sua forma fisica: aveva ventiquattro anni, era troppo veloce per essere preso, troppo forte perché qualcuno potesse resistergli, il pugile più perfetto che il mondo avesse mai visto.

Sebbene avesse passato gran parte dell’estate a Chicago, non aveva marciato con Martin Luther King durante il Chicago Freedom Movement né aveva fatto alcun commento pubblico al riguardo. Come aveva saputo dello sfratto? Perché si trovava lì? Lo aveva scoperto per caso? Qualcuno lo aveva chiamato?

Sul posto non c’erano reporter che potessero chiederglielo, e nessuna macchina fotografica a immortalare ciò che accadde subito dopo.

Senza dire una sola parola, Ali si diresse verso il tratto di marciapiede dov’erano stati ammassati gli averi della famiglia, raccolse una sedia da cucina e la riportò nell’appartamento. Gli assistenti dello sceriffo non fecero nulla per fermarlo. Dopo qualche secondo, decine di persone imitarono il suo gesto. In un attimo, la casa era di nuovo piena.

A quel punto Ali riprese la giacca, risalì in auto e si allontanò.583

583. Intervista dell’autore a Bernardine Dohrn, 9 novembre 2016.