Con il sole ormai affondato oltre l'orizzonte, i colori del cielo avevano perso la loro vivacità, e si stavano smorzando in qualcosa tra il grigio e il blu, via via più scuro man mano che la sera avanzava. La notte non era lontana, e portava con sé la promessa di un po' di frescura, una tregua dalla calura estiva che aveva arrostito il mondo durante il giorno.
«Si sta meglio fuori che non dentro...», constatò Ada. Sbadigliò mentre si stiracchiava aprendo le braccia. «L'aria all'interno sa di polvere, questa casa è bella, bellissima, ma dev'essere stata chiusa per troppo tempo.»
«Sì», replicò Ennio, che le camminava accanto. «Ci sarà molto lavoro da fare per riportarla in ordine.»
«Sai, mi sorprende un po' che tuo padre si sia interessato a...», fece un gesto con la mano, come ad indicare la casa e la tenuta intorno, «...questo. Il suo campo è l'informatica, non mi pare molto attinente, non credi?»
«Un uomo non vive di solo lavoro, Ada. Credo che ognuno abbia diritto almeno ad una passione, nella vita.»
Lei lo guardò mentre procedevano camminando piano, mano nella mano, su un percorso lastricato con grosse pietre piatte tra le quali spuntavano bassi ciuffi d'erba secca. Appena oltre quel sentiero rubato alla campagna, la vegetazione incolta si faceva alta fino alle spalle di lei. A qualche metro di distanza dal sentiero crescevano alberi di fichi d'India con le pale ricoperte da grossi frutti irti di spine.
«È vero», convenne Ada dopo averci pensato su. «Senza sogni o passioni saremmo come dei robot... Continua, mi stavi dicendo di tuo padre...»
«Lui... beh credo faccia parte di un qualche gruppo di studio, forse una loggia massonica, roba del genere.»
«Davvero?», esclamò lei sorpresa. «Non credevo che esistessero ancora cose di questo tipo... Intendi quelli... ma sì, incappucciati, cose così?»
Ennio rise.
«Perché ridi?»
«Ecco vedi, io non ho idea se facciano le riunioni incappucciati o meno, ma non so quanto potrebbe avere senso mascherare il volto quando ti si riconosce da lontano per la pancia.»
Rise anche Ada, in effetti il padre di Ennio aveva la fama di essere ben più che un buongustaio, e pesava la bellezza di centotrenta chili.
«Vedi...», continuò tornato serio, «...lui in realtà avrebbe voluto fare l'archeologo, anche se poi la vita lo ha condotto altrove. Quel suo sogno nel cassetto però è rimasto, come un fuoco sotto la cenere. Così, a modo suo, si interessa di antiche tradizioni, leggende, usanze della nostra terra, di cui è da sempre innamorato. Non ha però il tempo di girare per biblioteche, fare ricerche, documentarsi. Così... demanda tutto a me. Credo che la maggior parte dei genitori vorrebbe vedere i propri figli realizzare quei sogni che a loro sono stati negati. Posso capirlo, ed è per questo che faccio io il lavoro per lui: cerco le informazioni, le metto insieme e gli preparo un rapporto che lui si limiterà a leggere ad alta voce in qualcuna delle loro riunioni.»
Avevano superato il tratto in cui crescevano i fichi d'India, i loro passi producevano un suono croccante quando calpestavano foglie e rametti secchi che coprivano le pietre che formavano il sentiero. Nella campagna intorno a loro si levavano le forme contorte di alberi di ulivo che nessuno aveva potato per chissà quanto tempo.
«E a te piace?», chiese lei.
«Mah... Sai, mia madre è venuta a mancare quando avevo poco più di tre anni, e lui mi ha tirato su. Voglio dire, tutto quello che normalmente si fa in due, lui ha dovuto farlo da solo, senza l'aiuto di nessuno, per sé e per mia madre che non c'era più. E ti garantisco che non è stato per niente facile. Aiutarlo in questa sua passione mi sembra il minimo che possa fare per lui. Per il resto... che vuoi che ti dica, non è tanto male come sembra, si scoprono un sacco di cose curiose...»
«Davvero? Tipo?»
«Tipo, tipo... Questa casa, tanto per cominciare. Sembra che in origine tutta questa zona appartenesse a Matteo Tafuri...» La guardò, ma non vide lampadine accendersi sulla sua testa. Ada non aveva idea di chi stesse parlando.
«Matteo Tafuri, il Socrate di Soleto, del salentin suol gloria ed onore ...» La guardò ancora.
Lei ricambiò con uno sguardo strano. «Eddai, non fare l'antipatico... Non lo conosco, sei tu l'Indiana Jones a quanto pare.»
«Perdiana Jones faccio io, altroché», rise sarcastico lui. «Ma hai ragione, scusa. Matteo Tafuri nacque un paio di mesi prima della scoperta dell'America. Era uno studioso ad ampio spettro, filosofo, astronomo, alchimista... qualcuno dice che si interessasse anche di demonologia...»
«Aspetta», lo interruppe lei. «L'incisione all'ingresso era di fine ottocento, la scoperta dell'America è roba molto più antica, o sbaglio?»
«Infatti, dopo la sua morte questa casa passò per le mani di diversi altri proprietari, in qualche modo tutti legati allo studio di discipline occulte. Per questo ha uno stile così singolare. È probabile che sia stata restaurata più e più volte nel corso dei secoli, e ognuno di loro deve aver aggiunto qualcosa.»
Ada si fermò, si portò davanti a lui, guardandolo con occhi intensi. Si sollevò sulle punte e lo baciò con trasporto.
«Wow», mormorò piano lui quando le loro labbra si staccarono. «Cos'ho detto per meritarmi questo?»
Lei gli prese nuovamente la mano, si incamminarono di nuovo. «Non è solo per quello che hai detto, ma per come lo hai detto... Hai un certo fascino quando sali in cattedra, parli con trasporto di queste cose. E per quanto mi riguarda sei un figlio migliore di quello che credi.»
«Tu dici?»
«Raccontamene un'altra, dai.»
«Un'altra cosa?»
«Una delle cose che hai letto, mi piace ascoltarti. Non farti pregare...», assunse un tono civettuolo. «Potresti essere più fortunato questa volta, professor Jones...»
«Mmm... una proposta indubbiamente interessante. Ma non dovevamo cercare il modo di attivare la corrente?» Ennio indicò con un cenno del mento la casa. Nella poca luce di un giorno appena terminato, la dimora si stagliava come un'ombra solida a un centinaio di metri di distanza.
«Hai ragione, è quasi buio ormai.»
«Questo sentiero gira intorno alla casa, sul retro dovrebbe esserci un capanno, una specie di dependance. L'ho visto con le mappe satellitari su internet. Se c'è un generatore all'esterno è probabile che lo troveremo lì.»
«Andiamoci allora. Mi racconterai strada facendo.»
«Non molli mai tu, eh?»
«Ti sembro una che molla?»