Capitolo 13

 

 

«Certo che questi alberi sono inquietanti di sera», disse Ada riferendosi alle forme contorte degli ulivi che crescevano qua e là nella zona. 

«Sì, infatti. Di notte, o con la nebbia, è facile vederci qualsiasi cosa. Una volta mi hanno raccontato una storiella proprio a questo proposito, ti va di sentirla?»

«Sorprendimi», gli rispose.

«Vicino Sternatia c'è un posto chiamato lo stagno del capraio , ora è secco, ed è solo un avvallamento nel terreno, ma deve esserci ancora dell'acqua, da qualche parte, perché nella parte più profonda l'erba non appassisce mai, nemmeno in piena estate. Un tempo, chi non aveva il pozzo, doveva farsela a piedi fin lì, prendere l'acqua con gli orci di terracotta e tornarsene.»

«Mmm...», commentò Ada «Non mi sembra un granché...»

«Aspetta, ora viene il bello. C'era una ragazza che, come tutte le mattine, si era alzata al levar del sole e si era incamminata verso lo stagno per prendere l'acqua. C'era nebbia quel giorno, ma lei si avventurò ugualmente. Il sentiero passa vicino una chiesetta, la Cappella dello Spirito Santo, mi pare che si chiami. Comunque, all'andata andò tutto bene, ma al ritorno...» Tacque per qualche istante.

«Dai, continua, non fare l'antipatico.»

«La ragazza iniziò a sentirsi stanca, l'orcio di terra pieno d'acqua sembrava farsi più pesante ad ogni passo, così decise di fermarsi vicino alla chiesetta. Aveva scorto due frati lì nei paraggi, e ne approfittò per chiedere loro di aiutarla. Essi si avvicinarono senza fare rumore, a capo chino, e provarono a sollevare il fardello, ma per quanto si sforzassero non ci riuscirono. Lei rise davanti alla goffaggine dei due, e disse loro queste parole: eh, manku an isoste pertammeni! »

«Eh?», commentò Ada. «Che cavolo vuol dire?»

«È griko, qualcosa a metà tra il greco e il dialetto salentino. Significa più o meno: eh, neanche foste morti! »

«E come andò a finire?»

«Andò a finire che i due frati alzarono la testa, fissandola con orbite vuote. E uno di essi le disse: ka imi pertammeni imesta! Irtame ittu jatì mas kumandetsan na pume lutria! »

«Che in italiano potabile vuol dire...?»

«Vuol dire: che noi morti siamo! Siamo venuti qui perché ci hanno ordinato di dire una messa! La ragazza indietreggiò, li guardò meglio e vide che sotto il saio non avevano piedi, erano due spettri. Così mollò tutto e se ne tornò di corsa a casa, a raccontare questa storiella che le nonne del paese hanno utilizzato per generazioni per scoraggiare i bambini dall'avventurarsi fuori dall'abitato. Gli ulivi hanno strane forme, con la nebbia è facile vederci quello che vuoi.»

«E ti ispirano storie come questa, quando non ti va di farti la strada con un carico d'acqua sulla schiena di prima mattina... Dieci e lode all'inventiva di quella ragazza e...» Lo baciò su una guancia. «Questo a te, per l'impegno.»

«Tutto qui?», disse lui.

«Non viziarti, il resto va guadagnato.»

Erano giunti vicino alla cupa sagoma di una bassa struttura in pietra. 

«Ennio...», fece Ada. La ragazza si fermò, e strinse un paio di volte la mano con cui teneva quella di lui, come per richiamare la sua attenzione. «È eternit quello?» Indicò una tettoia ondulata che correva lungo la parete riparando l'ingresso. «Non credo che dovremmo avvicinarci, ho letto che quella cosa fa ammalare la gente...»

«Mah... è buio per dirlo con certezza. Potrebbe essere semplice lamiera, ma non ne sono sicuro. Questo posto è vecchio, te l'ho detto: chissà quanto lavoro c'è da fare per rimetterlo a posto.»

«Sei certo che sia qui il generatore?»

«In casa non è di sicuro, questo è l'unico altro posto dove potrebbe essere. Non ho notato altre strutture.»

«Come fai ad essere certo che non sia in casa?»

«Perché l'avrebbero già trovato. Guarda, sono al buio anche loro. Aspetta qui se vuoi, entro io a vedere.»

«Fai in fretta», rispose lei. «Scusa ma sai che detesto il buio e gli insetti, e là dentro Dio solo sa quanti ce ne sono.»

«Va bene, vado e torno», la rassicurò Ennio.

Ada lo guardò farsi avanti verso l'apertura. La sua figura fu inghiottita dalle tenebre non appena l'ebbe attraversata.