Maria era sulla strada del ritorno verso la dimora, quando la vide improvvisamente illuminarsi, rischiarata dalla luce delle lampade esterne. Non tutte si erano accese, quella del lampione poco più avanti a lei, una di quelle che illuminavano il sentiero, tremolava ad intermittenza.
Sia la luce... , si disse tra sé e sé ma quel pensiero fu turbato da una strana sensazione.
Percepì come un'onda silenziosa propagarsi dalla casa, attraversare la tenuta, lei compresa, e proseguire alle sue spalle.
Subito dopo qualcosa prese a luccicare, in basso a sinistra nel suo campo visivo. Mosse la testa infastidita, ma il bagliore restò, e la seguì brillando all'interno delle palpebre chiuse. Era come se in quella zona la sua visuale avesse dei pixel rovinati e sfarfallanti. Non era la prima volta che le succedeva. Si chiamano fosfeni... , le aveva detto un medico, un neurologo a cui si era rivolta la prima volta che le era accaduto. Possono essere dovuti a stress o a un qualche evento traumatico che ha interessato la retina...
Sarà lo stress, di sicuro... , pensò.
E che vuoi farci...
Il caldo, il macello di gente, questo postaccio, le zanzare, il cane...
Mi serve un bel bagno e una dormita...
Lo stomaco brontolò, ricordandole che aveva anche bisogno di mangiare qualcosa.
La casa le appariva sfuocata, tremolante, come avvolta in una nebbia leggera che si andava inspessendo, ma era convinta che il tutto fosse dovuto ad un disturbo passeggero.
Forse un problema di circolazione...
Percorse qualche altro passo, quando fu raggiunta da un guaito straziante.
Si voltò di scatto, richiamata da quel suono che era esploso improvviso, come una coltellata alla schiena, da qualche parte nella campagna buia dietro di lei. Udì dei pesanti tonfi sul terreno. Indietreggiò istintivamente. I guaiti risuonarono ancora, e Maria si sentì scuotere da un brivido che la attraversò come una saetta da capo a piedi. Non capiva, era tutto così improvviso, così netto, così brutale. E i guaiti ora sembravano provenire da qualche parte in alto, quasi come se il cane fosse stato rapito da un turbine che l'avesse proiettato verso il cielo.
Maria udì ancora un pesante tonfo, questa volta più vicino, alla sua destra, proprio dietro uno dei grossi ulivi che crescevano nei dintorni. Le sembrò che la chioma dell'albero venisse scossa. Alcuni uccelli volarono via terrorizzati. La ragazza fu raggiunta da un verso indefinibile, quello di un animale, ma non avrebbe saputo dire di che tipo.
Seguì un silenzio, cupo, pesante. Maria stava per girarsi nuovamente verso la casa, quando una massa cadde dal cielo, e si abbatté pesantemente a un paio di metri da lei. Gli schizzi di qualcosa di denso e dall'odore rivoltante le imbrattarono la lente destra degli occhiali. Li percepì anche sulle braccia. Avrebbe voluto spostarsi indietro ma era come pietrificata, incapace di distogliere lo sguardo dalla massa informe che giaceva poco più avanti. Sembrava lucida, flaccida, mandava riflessi rossastri alla luce intermittente del lampione dietro di lei. Il respiro le morì in gola quando distinse una zampa agitarsi in un movimento riflesso.
Il bracco...
Un verso non di questo mondo la raggiunse dalla campagna.
Lo stesso di prima.
Questa volta più vicino.
Con uno sforzo di volontà immenso riuscì a muovere le gambe, indietreggiò di un passo, due, poi fu sopraffatta dal terrore.
Si voltò e corse, precipitandosi verso la dimora.