All'interno della casa videro Giovanni ed Elena andargli incontro.
«Abbiamo sentito gridare», esclamò lei.
«Cos'è successo?», chiese Giovanni vedendo il sangue sul volto di Maria ed Ennio che si reggeva il braccio ferito. «Dove sono Luigi ed Enzo?» Il giovane fece per oltrepassare il terzetto e dirigersi verso la porta.
«No!», lo bloccò Ada tenendolo per un braccio. «Fuori non è sicuro, aspetta!»
Giovanni si liberò con un movimento brusco. «Dove cazzo è mio fratello?»
«Calmati, okay?», gli rispose Ennio. «Non era con noi.»
«E non era nemmeno con me», aggiunse Maria. «Loro due sono scesi di sotto...», indicò la scala che portava al piano interrato.
«Che vi è successo?», chiese Elena. Aveva le braccia conserte e una mano davanti alla bocca.
Ada tacque, e si affrettò a recuperare una bottiglietta d'acqua per versarne il contenuto sul braccio del suo ragazzo.
«Ero uscita a prendere quegli accidenti di limoni», rispose Maria singhiozzando. «Era buio, e c'era questo cane...»
«Un cane?», domandò Ada.
«Se ne stava lì, immobile, ho avuto tanta paura... Ma alla fine non era pericoloso. Mentre stavo tornando l'ho sentito guaire, e poi... e poi...» Fu scossa da un brivido e iniziò a piangere, nascondendosi il volto tra le mani.
«Continua», fece Ada dopo averle dato il tempo di calmarsi. «Cos'è successo dopo?»
Intanto l'acqua versata sul braccio di Ennio si portava via uno spesso strato di mucillagine, scoprendo un'area in cui l'epidermide era stata dissolta per un millimetro almeno. La superficie sottostante aveva sfumature tra il rosso fuoco ed il violetto, e scottava come se avesse la febbre alta.
«C'era...», continuò Maria, «...un animale, credo. E doveva essere grosso. È caduta questa cosa dal cielo, c'era sangue e budella dappertutto!»
«Ma che cavolo?!?», commentò Giovanni.
«Era il cane», continuò Maria. «A pezzi! Era a metà! Muoveva ancora le zampe...»
«Gesù...», mormorò Elena.
«E tu che hai fatto a quel braccio?», chiese Giovanni.
Non aveva nemmeno finito di parlare, che si udì un forte impatto contro l'inferriata di una delle finestre. Le loro teste si voltarono all'unisono.
«Cos'è stato?», chiese Elena allarmata.
La domanda rimase sospesa nell'aria. Nessuno osava muoversi.
Dopo alcuni istanti il suono tornò a farsi sentire, meno forte. Un rumore ritmico, che proveniva dall'esterno e sembrava muoversi intorno al perimetro per poi soffermarsi su una delle finestre che davano sulla sala illuminata dai due candelabri. Era l'unica con le tende aperte.
Ennio si mosse piano, e si avvicinò a controllare, seguito da Giovanni.
«State attenti, non sappiamo cosa c'è là fuori», esclamò Ada.
I due si avvicinarono alla finestra. L'esterno era avvolto nella nebbia, che aveva cancellato il mondo fuori in un nulla grigio e ovattato.
«Questa nebbia non è normale...», constatò Ennio. «Sembra fumo, è troppo densa...»
Si udì un tonfo pesante, ma non avrebbero saputo determinarne la direzione. Suonava lontano, e in qualche modo attutito.
Giovanni sollevò il telefono, nel tentativo di illuminare meglio l'esterno, ma senza grandi risultati.
Fu allora che qualcosa si avventò contro l'inferriata.