Capitolo 34

 

 

Elena attendeva che Luigi le lanciasse il cellulare.

«Allora?», cercò di mostrarsi spazientita. Tutto, pur di fuggire dal senso di angoscia e paura che l'atterriva. Il tono non le venne per come l'aveva pensato.

Vide a stento la sagoma articolata di Luigi, aveva una specie di palla tra le mani. Il ragazzo si mosse, calciò qualcosa che per brevi attimi sparì nel buio.

Fu un'attesa infinita, con i sensi in allarme per cogliere un rumore, il suono di un impatto, qualsiasi segnale che la rassicurasse.

Poi qualcosa di morbido le colpì la faccia, sul lato sinistro, il contatto le provocò un dolore antipatico ad un occhio, che presto avrebbe iniziato a lacrimare, ma lei non ci badò. Inseguì quella sensazione, cercando avidamente con le mani e le braccia un contatto con quella cosa morbida che l'aveva colpita. La sentì rimbalzare contro il muro, la trovò, la strinse forte al petto.

Sì!

Frugò con le mani su quella palla improvvisata, cercando di svolgerla e raggiungere il telefono all'interno. Man mano che si avvicinava alla meta la luce si faceva più intensa. Un moto di gioia si accese in lei, quando il cellulare brillò forte tra le sue mani.

«Ce l'ho!», gridò al buio.

«Evvai!», le rispose Luigi.

Poi quella gioia effimera svanì, quando si rese conto che da lì in poi avrebbe dovuto avventurarsi da sola in quella casa, in cerca di un mezzo per salvare la vita ai suoi amici.

«Cerco di trovare qualcosa, ok?»

«Delle corde, trova delle corde!», rispose Luigi.

«Fa' attenzione, Elena! Che Dio t'accompagni!», aggiunse Maria.

Elena sentì Luigi rispondere qualcosa, e Maria ribattere. 

Almeno non si annoieranno...

Si voltò cercando di farsi coraggio.