Elena accelerò il passo negli ultimi metri di corridoio. «Maria! Luigi!», urlò.
«Elena! Siamo, qui!», le gridò di rimando Maria.
«Per la barba di San Pietro...», mormorò il guardiano quando vide l'orlo della voragine. «Attenta», disse ad Elena. «Sta' indietro, non credo sia sicuro.»
«I miei amici sono lì», replicò nervosa la ragazza. Indicò all'uomo la direzione in cui si trovavano Maria, Luigi e Giovanni. La luce della loro lampada non era sufficiente a raggiungerli.
«Avete proprio fatto un bel casino voialtri...», continuò Sabatino mentre si toglieva la corda che reggeva a tracolla e il fucile, appoggiando tutto sul pavimento. Con la lampada fece luce sull'orlo del precipizio, lungo la parete su cui c'era il tratto di pavimento che Maria aveva percorso prima che crollasse.
«È troppo lontano per lanciare la corda, non arriverebbe mai, e non vedo nulla a cui legarla, qualcosa come un sasso, capisci?»
«Allora cosa facciamo?», gli rispose Elena.
«Secondo me potremmo fare in questo modo. Ti leghi questa corda intorno alla vita, tanto per cominciare. Così, se dovessi cadere di sotto, non ti sfracellerai. Poi passi per di qua...», indicò la parete a sinistra. Ai piedi di essa restavano meno di venti centimetri di pavimento ancora in piedi, e solo per alcuni tratti.
L'idea del guardiano non le piacque, non le piacque per niente.
«Ma che dice? Non ce la farò mai...», protestò. «E poi guardi, ci sono dei punti in cui il pavimento manca completamente, come faccio a superarli?»
«Dovrai trovare il modo di saltare, bella.»
«Senta, perché non ci va lei? Terrò io la corda.»
Il guardiano inarcò un baffo nella smorfia di chi ha appena udito un'idiozia. Squadrò prima lei, da capo a piedi, poi guardò il proprio ventre sporgente, per poi riportare gli occhi in quelli di Elena.
«Oh, certo... Beh, fantastico!», commentò la ragazza. Senza dire altro afferrò la corda e iniziò ad armeggiare per legarsela in vita.
«Lascia fare a me», disse lui, ma lei mise in avanti le braccia, come per tenerlo a distanza.
«Non ce n'è bisogno. Ci penso io.»
«Certo... ora mi dirai che ti intendi di nodi. Fa' come vuoi. Se cadi di sotto e la corda non ti regge perché l'hai legata male son fatti tuoi.»
Elena sbuffò. Non era abituata ad essere trattata così. Di solito gli uomini sbavavano in sua presenza e diventavano docili come cagnolini. Quel tale, panciuto, baffuto e che puzzava di sudore stantio, invece la trattava come una bambina. La cosa la irritava. Tacque, mentre gli passava un capo della corda. Il guardiano gliela avvolse intorno alla vita in un paio di giri, poi la legò stretta.
«Ecco fatto», disse quando ebbe finito. «Ora sei a posto.»
Entrambi guardarono l'oscurità all'interno della voragine.
«Ascoltami», continuò lui mentre assicurava ai passanti dei pantaloncini di Elena il machete e la lampada. «Questi serviranno più a voi che a me. Quando sei di là trova il modo di fissare la corda a qualcosa, io cercherò di fare altrettanto. Fa' come ti dico e andrà tutto bene. Troveremo il modo di portare i tuoi amici via di qui, dovessi venire a prendervi per capelli uno per uno.»
Elena lo guardò nervosa. Di colpo quell'impresa le sembrava più grande di lei. Mentre l'osservava si rese conto che una parte di lei era riconoscente a quell'uomo, brutto come un cinghiale, ma che in fondo si era prodigato per aiutarla. Si avvicinò, gli diede un bacio sulla guancia ruvida come carta vetrata a grana grossa.
Il guardiano si tirò indietro con un'espressione burbera stampata sul viso.
«Vedi di sbrigarti, ragazzina», le disse. «E non sognarti fidanzamenti: ho già una moglie che mi crepa per quel poco che sono a casa. Quasi quasi sto meglio qua.»
Quel suo modo di fare la fece sorridere. Fu grata a quello sconosciuto per la sua semplicità, così umana in quel posto che di umano non aveva niente.
«Pronta?»
Lei non rispose. Si portò sull'orlo del precipizio e appoggiò la schiena alla parete. Avrebbe voluto aderire ad essa come un geco.
Il cornicione era stretto, troppo stretto, la punta delle sue scarpette da ginnastica lo superava, a tratti per tre o quattro centimetri.
Percorrere il primo metro richiese un'era geologica.