Elena era ancora intenta nell'ardua impresa di superare il baratro. Pian piano percorse un altro metro, fino a giungere in un punto in cui il cornicione era assente per un piccolo tratto. Spostò il piede sinistro a ridosso dell'interruzione, ma il pavimento cedette non appena vi appoggiò il peso. Lo spazio vuoto si allargò di un'altra manciata di centimetri. Sudava freddo, il mondo intero aveva smesso di esistere, tutto ciò che era rimasto era quel cornicione, le sue scarpette da ginnastica che si spostavano poco per volta, le gocce di sudore che le imperlavano la fronte e rendevano la maglietta un tutt'uno con la pelle bagnata, e la luce della lampada, che oscillava ad ogni movimento, rendeva vive le ombre e contribuiva ad aumentare il senso di vertigine.
Respirò ancora, spostò il piede sinistro nel vuoto, cercò il cornicione al di là di esso, lo trovò, si spinse oltre, per fare spazio al piede destro che a breve sarebbe seguito, e intanto pregò che l'esile spazio di appoggio reggesse il suo peso.
Non ci furono altri crolli. Elena ringraziò in cuor suo un Dio che le era quasi del tutto sconosciuto, portò il peso sul piede sinistro e spostò l'asse di equilibrio oltre l'ostacolo. Quando il corpo ebbe superato il punto in cui il cornicione non c'era, riuscì a portare dall'altro lato anche il piede destro.
Cazzo, ho perso dieci anni di vita...
Sollevò uno sguardo speranzoso verso i suoi amici. Sei occhi erano puntati su di lei. La luce della lanterna riusciva a rischiarare maggiormente i loro corpi. Maria sedeva a terra, rannicchiata con le gambe raccolte sul petto. Luigi era vicino all'orlo, nonostante il pericolo che potesse crollare da un momento all'altro. Aveva una mano sulla parete e l'altra era protesa nel vuoto verso di lei.
Era così vicino, eppure ad Elena sembrava distante anni luce.
Lo sguardo di lei corse verso Giovanni, che era a terra, semi sdraiato con la schiena addossata alla consolle con la pulsantiera, e aveva la mano sinistra premuta contro il fianco ferito. Ebbe la sensazione che un raggio di sole le scaldasse il cuore quando vide che aveva gli occhi aperti e le rivolgeva un sorriso tirato.
È vivo!
Lui mosse le labbra, lei non udì ciò che le stava dicendo, ma non ce n'era bisogno. I suoi occhi, il modo in cui la guardava e annuiva con il capo, rendevano le parole superflue.
Avanti...
Coraggio...
Ce la puoi fare...