Capitolo 59

 

 

«Maria! Fa' presto!», gridò Giovanni. «Noi la teniamo, tu devi sciogliere il nodo che serra quella maledetta corda!»

«Non lasciatemi! Vi prego, non mi lasciate!» Elena gridava terrorizzata e piangeva al contempo.

I due ragazzi la trattennero con tutte le loro forze, guadagnando centimetri preziosi. 

Maria si spostò tra i due, afferrò anche lei Elena per le braccia, la tirò a sé e cercò quindi di raggiungere la corda che aveva legata in vita, e che quel terribile tiro alla fune aveva fatto scivolare poco più giù, fino ad arrestarla contro le ossa del bacino. 

«Il nodo, sciogli il nodo!», gridò ancora Giovanni.

Le mani di Maria corsero lungo la schiena tesa di Elena, si spostarono frenetiche verso il nodo, che si era serrato maggiormente. Lo sentì duro, durissimo, e le unghie le si scheggiarono nel vano tentativo di scioglierlo.

«Non ci riesco, accidenti!»

«Devi farcela!», la incalzò Luigi. 

 

*  *  *

 

Intanto il corpo dello sfortunato guardiano inglobato nella massa informe di un predatore micidiale, si agitava in preda alle convulsioni nei suoi ultimi istanti di non-vita. I succhi digestivi della creatura scioglievano la carne come burro fuso che sfrigolasse sulla fiamma. I movimenti spasmodici e scoordinati di arti ormai ridotti a moncherini, sbilanciarono la compagine verso il baratro. 

Furono attimi incerti, mentre una parte della creatura colava in basso, nella voragine, formando lunghi filamenti che si arrestavano a mezz'aria, quindi tornavano su per ricongiungersi con la massa confusa in bilico sull'orlo dell'abisso. 

Ad un certo punto si udì un suono come un risucchio, la forma sanguinolenta superò il punto di non ritorno, cadde nel buio, portandosi dietro la corda che era avvolta intorno a ciò che restava del corpo del guardiano.