Elena era allo stremo delle forze. Di colpo tutta la scena si allontanò da lei come uno zoom invertito. Si scoprì ad avere freddo, i suoni si fecero distanti, ovattati, la vista le si annebbiò. Un formicolio prese vita sulla punta del naso e delle dita.
Le mani di Luigi e di Giovanni la stringevano forte per i polsi, a prezzo di un enorme sforzo erano riusciti a guadagnare altri centimetri importantissimi.
Poi qualcosa accadde.
La tensione sulla corda diminuì, al punto che i ragazzi dovettero puntellarsi per non ricadere all'indietro. Il corpo di lei tornò preda della forza di gravità, e l'inerzia la portò a sbattere con le gambe contro la roccia al di sotto dell'orlo su cui c'erano i suoi amici.
Il dolore che provò si fece strada come un lampo tra le nubi grigie del torpore che si era impossessato di lei, ridestandola.
La ragazza tossì, cercò di parlare, ma dalla bocca non le uscì alcun suono.
Un attimo dopo la corda si tese nuovamente, qualcosa di pesante la strattonò verso il basso.
Giovanni, Maria e Luigi però non intendevano mollarla, non dopo aver vinto quell'estenuante tiro alla fune contro l'oscurità.
L'essere che aveva fagocitato il guardiano si muoveva lentamente, pochi metri più in basso. Una parte di sé risaliva lentamente strisciando lungo le fibre intrecciate, seguendo la traccia odorosa e le cellule epiteliali che il guardiano aveva lasciato sulla corda man mano che passava tra le sue mani.
Giovanni si chinò verso Elena, per parlarle all'orecchio, farle sentire la propria voce e farle capire che non l'avrebbe lasciata per nulla al mondo.
«Il machete», riuscì a dire lei.
Il ragazzo comprese al volo. Aveva notato l'arma appesa al suo fianco mentre era ancora sul cornicione.
«Tenetela!», gridò agli altri due. Quindi si sporse oltre l'orlo cercando di non sbilanciarsi troppo. L'addome ferito lo torturava, cercò in sé le forze per rimanere lucido.
Trovò in fretta ciò che cercava.
Liberò l'arma dalla custodia, e la strinse forte tra le dita perché non poteva permettere assolutamente che gli sfuggisse di mano e cadesse di sotto.
Volse la sua attenzione alla corda che cingeva il fianco di lei.
La creatura senza forma intanto si era portata più in alto. Sottili propaggini dalla consistenza protoplasmatica, sottili come capelli, sondavano l'aria in cerca della preda.
La sentiva vicina, vicinissima.