Capitolo 69

 

 

Superato il fiume di fango, la macchia nera dai riflessi iridescenti si era lasciata scivolare sulla corrente, attirata dall'odore di cibo. Giunta in prossimità di un intrico di rami portati dalla corrente, aveva compiuto una piccola deviazione.

Il suo olfatto gli aveva fatto percepire una tana in cui avevano trovato rifugio decine e decine di ratti. La sua massa ne era stata attratta come ferrofluido verso un magnete, ed era fluita nella stretta apertura, ostruendola completamente. 

Laggiù, nel buio, si era svolta una caccia mortale. 

Ratti grandi e piccoli avevano invano tentato di trovare rifugio negli anfratti, le loro unghie avevano grattato inutilmente contro la roccia, nel tentativo di scavarsi una via di fuga. Avevano squittito, tentato di difendersi, mordendo il corpo inconsistente della creatura, avevano sofferto, ed erano scomparsi dopo pochi minuti, trasformati in nuove cellule dell'essere senza forma, divenuto grande abbastanza da ricoprire l'intera galleria da un lato all'altro.

La sua massa scivolava in avanti come un'onda silenziosa, fagocitando materia organica, vermi, rane e rospi che popolavano quei luoghi bui, muschio, alghe, batteri e quant'altro di vivo gli parasse davanti lungo il cammino. 

Dietro di esso restava soltanto una scia di morte.