[Parigi autunno 1887]
54, rue Lepic
Mio caro compagno Bernard,1
sento il bisogno di chiederti scusa per averti piantato così bruscamente l’altro giorno. Con la presente lo faccio quindi senza indugi.
Ti raccomando di leggere le leggende russe di Tolstoi 2 e ti procurerò anche l’articolo su Eug. Delacroix3 del quale ti ho parlato.
Io sono andato lo stesso da Guillaumin,4 ma di sera, e ho pensato che forse non conosci il suo indirizzo che è: 13 quai d’Anjou. Io credo che come uomo Guillaumin ha le idee più a posto degli altri e se tutti fossero come lui si produrrebbero più cose buone e si avrebbe meno tempo e meno voglia per azzuffarsi.
Persisto nel credere, non perché ti ho strapazzato, ma perché te ne convincerai tu stesso, persisto nel credere che ti accorgerai che negli atelier non solo non si impara granché sulla pittura, ma neppure granché di buono su come vivere; e ci si trova costretti a imparare a vivere come a dipingere senza ricorrere ai vecchi trucchi e ai trompe-l’oeil5 da intriganti.
Non penso che il tuo autoritratto6 sarà l’ultimo o il migliore che farai, anche se, insomma, è straordinariamente te.
Senti, insomma, ciò che l’altro giorno cercavo di spiegarti è questo. Per evitare le genericità consentimi di prendere un esempio dal vivo. Se sei in rotta con un pittore e in conseguenza di questo dici: «Se Signac7 espone dove espongo io, io ritiro le mie tele», e se lo denigri, allora mi sembra che non agisca bene come potresti agire. Perché è meglio guardarle a lungo prima di giudicare così categoricamente e riflettere, perché la riflessione ci fa scoprire, in caso di litigio, altrettanti errori da parte nostra quanto il nostro avversario, e a costui tante giustificazioni quante potremmo desiderarne per noi.
Se quindi hai già pensato che Signac e gli altri che fanno del pointillé8 in questo modo fanno spesso delle cose molto belle, anziché denigrarle bisogna, soprattutto in caso di disaccordo, apprezzarle e parlarne con simpatia.
Altrimenti si diventa settario, gretto, e l’equivalente di coloro che non apprezzano per niente gli altri e si credono i soli giusti.
Questo vale anche con gli accademici; perché prendi, ad esempio, un quadro di Fantin Latour,9 soprattutto l’insieme della sua opera. Ebbene ecco uno che non si è ribellato, questo gli impedisce forse di avere quel non so che di calmo e giusto che ne fa uno dei caratteri più indipendenti che esistano.
Volevo ancora dirti una parola a proposito del servizio militare che sarai costretto a fare. Bisogna assolutamente che te ne occupi fin d’ora. Direttamente, per informarti bene di cosa si può fare in un caso simile per poter conservare innanzitutto il diritto di lavorare, poter scegliere una guarnigione, etc., ma indirettamente prendendoti cura della tua salute. Non bisogna arrivarci troppo anemico né troppo nervoso, se ci tieni a venirne fuori più forte.
Io non considero una grande sciagura per te l’essere obbligato a partire soldato, ma una prova molto seria dalla quale – se ne vieni fuori – verrai fuori un grandissimo artista. Fino ad allora fa’ tutto il possibile per fortificarti, perché avrai davvero molto bisogno di nerbo. Se durante quell’anno lavori molto, penso che riuscirai ad avere uno stock di tele che si cercherà di vendere per te, sapendo che avrai bisogno di soldi in tasca per pagarti dei modelli. Volentieri io farò il possibile per far riuscire quello che abbiamo iniziato nella sala;10 ma credo che la prima condizione per riuscire sia farla finita con le meschine gelosie, non c’è che l’unione che faccia la forza. L’interesse comune merita che gli si sacrifichi l’egoismo: ciascuno per sé.
Una calorosa stretta di mano.
Vincent