[B 11] 647

 [ca. 17 luglio 1888]

 

Mio caro compagno Bernard,

oggi ti ho appena spedito altri 9 schizzi, fatti a partire da studi dipinti.1 Così potrai vedere motivi di questa natura che ispira il vecchio2 Cézanne; perché la Crau, vicino ad Aix, è più o meno la stessa cosa dei dintorni di Tarascon e della Crau di qui. La Camargue è ancora più elementare, perché spesso non c’è più niente, più niente se non della terra cattiva con dei cespugli di tamerici e delle erbe dure che in questi magri pascoli sono come l’alfa nel deserto. Sapendo quanto tu ami Cézanne ho pensato che questi schizzi di Provenza potrebbero farti piacere; non che ci siano similitudini tra un mio disegno e uno di Cézanne… Oh! Questo no, non più che tra Monticelli3 e me! ma anch’io amo questa regione che loro hanno tanto amato e per le stesse ragioni di colore, di disegno logico.

Mio caro compagno Bernard, con collaborazione non ho voluto dire che secondo me due o più pittori dovrebbero lavorare agli stessi quadri. Volevo intendere invece delle opere differenti, ma che tengano e si completino. Andiamo! e i primitivi italiani, e i primitivi tedeschi, e la scuola olandese e gli italiani veri e propri, insomma, andiamo, tutta la pittura! Involontariamente le opere formano «gruppo», «serie».

Ora in questo momento anche gli impressionisti formano gruppo, nonostante tutte le loro disastrose guerre civili nelle quali da una parte e dall’altra cercano di cavarsi gli occhi con uno zelo degno di una migliore causa e scopo ultimo.4 Nella nostra scuola del nord c’è Rembrandt, caposcuola, perché la sua influenza si fa sentire a chiunque l’avvicini. Vediamo ad esempio Paul Potter dipingere gli animali in calore e appassionati in paesaggi anch’essi appassionati, sotto il temporale, sotto il sole, nella malinconia dell’autunno, mentre prima di conoscere Rembrandt questo stesso Paul Potter era abbastanza asciutto e meticoloso. Ecco delle persone legate come fratelli: Rembrandt e Potter; e se Rembrandt probabilmente non ha mai toccato col suo pennello un quadro di Potter, nondimeno Potter e Ruysdaël5 gli devono ciò che hanno di meglio, quel qualcosa che ci accora quando siamo capaci di guardare attraverso il loro temperamento un angolo della vecchia Olanda.

C’è poi il fatto che le difficoltà materiali della vita del pittore rendono desiderabile la collaborazione, l’unione dei pittori (proprio come ai tempi delle corporazioni San Luca).6

Tutelando la vita materiale, amandosi come compagni invece di cavarsi gli occhi, i pittori sarebbero più felici e in ogni caso meno ridicoli, meno sciocchi e meno colpevoli. Non voglio però insistere, sapendo che la vita ci trascina così rapida che non ci resta il tempo di discutere e contemporaneamente di agire. Ragione per cui, visto che attualmente l’unione non esiste che in modo molto incompleto, navighiamo in alto mare sulle nostre malandate barchette, isolati sulle grandi onde del nostro tempo.

Si tratta di una rinascita? Si tratta di una decadenza? Noi non sapremmo esserne giudici, essendo troppo vicini per non essere indotti in errore dalle deformazioni della prospettiva. Perché gli avvenimenti contemporanei assumono al nostro occhio delle proporzioni eccessive probabilmente per quanto concerne i nostri guai e i nostri meriti.

Ti stringo forte la mano e spero di avere presto tue notizie,

 

t. à t.
Vincent