[4 ottobre 1888]
Mio caro compagno Bernard,
quasi contemporaneamente alla partenza dei miei studi le cose di Gauguin e tue mi sono arrivate. Mi ha fatto molto piacere, mi ha davvero scaldato il cuore rivedere i due volti.1 Il tuo ritratto, sai, mi piace molto. Mi piace tutto quello che fai del resto, come sai, e forse a nessuno quello che fai è piaciuto quanto a me, prima di me.
Ti incito caldamente a studiare il ritratto, fanne il più possibile e non mollare. Più avanti dovremo accattivarci il pubblico con il ritratto; il futuro, a mio parere, è là. Ma ora non deragliamo con le ipotesi.
Visto che siamo in tema di ringraziamenti, grazie anche per la raccolta di schizzi intitolata: Au Bordel.2 Bravo! La donna che si sta lavando e quella che dice: «Non c’è nessuna come me per lavorarsi un uomo», a mio parere sono le migliori; le altre fanno troppe smorfie e soprattutto sono troppo sfocate, troppo poco in carne, insufficientemente costruite. Non fa niente, è già assolutamente del nuovo e interessante, come anche il resto. Al bordello! sì, è quello che bisogna fare, e ti assicuro che io per conto mio ti invidio quasi la bella fortuna che hai di poterci entrare in uniforme; quelle brave donnine ne vanno matte. La poesia, alla fine, è veramente bella, e si regge in piedi meglio di certe figure. Ciò che vuoi e ciò che dici di credere, lo dici bene, e con sonorità. Scrivimi quando sarai a Parigi. C’è il fatto che ti ho già scritto mille volte che il mio Caffè di notte non è un bordello; è un caffè in cui i vagabondi notturni non sono più vagabondi, visto che, accasciati sui tavoli, ci passano tutta la notte senza più vagabondare. Per caso una puttana porta il suo tipo. Ma, andandoci una notte, ho sorpreso un gruppetto formato da uno sfruttatore e da una puttana che si riconciliavano dopo un litigio. La donna faceva l’indifferente e la superba, l’uomo faceva il tenero. Mi ero messo a dipingere a mente, per te, su una piccola tela da 4 o da 6.3 Ora, se parti presto, te la manderò a Parigi, se rimani ancora, dillo, te la manderò a Pont-Aven; non era ancora abbastanza asciutta per spedirtela con le altre cose. Non voglio firmare questo studio perché non lavoro mai a mente. Ci sarà del colore che ti piacerà, ma ancora una volta, faccio per te uno studio che preferirei non fare. Una tela importante – un Cristo con l’angelo nel Getsemani – 4 un’altra che raffigurava il poeta con un cielo stellato,5 nonostante il colore che era giusto, le ho senza misericordia distrutte, perché non ne avevo studiato preliminarmente la forma sul modello, necessario in quel caso. Lo studio che ti mando come scambio, se non ti piace, non hai che da guardarlo un po’ più a lungo. Ho avuto una difficoltà del diavolo a farlo, con un fastidioso mistral (come anche lo studio rosso e verde).6 Ebbene, nonostante che non venga dipinto spesso come il Vecchio Mulino,7 è più fine e più intimo. Vedi che tutto questo non è affatto impressionista; parola mia, tanto peggio. Faccio quello che faccio abbandonandomi alla natura, senza pensare a questo o quello. Va da sé che se tra le cose spedite preferisci un altro studio ai Déchargeurs de sable, potrai prenderlo, e cancellare la mia dedica, se un altro li vuole. Ma credo che ti piacerà quando l’avrai guardato un po’ più a lungo. Se Laval, Moret e l’altro8 vogliono fare degli scambi con me, benissimo! Ma da parte mia sarei soddisfatto soprattutto se volessero farmi il loro ritratto. Sai Bernard, mi sembra sempre che se voglio fare degli studi di bordello mi ci vorrebbe più denaro di quanto non ne abbia, non sono giovane e ormai non sono più abbastanza carne da donne perché posino gratis per me. E io non posso lavorare senza modello. Non dico che non volto decisamente le spalle alla natura per trasformare uno studio in un quadro, aggiustando il colore, ingrandendo, semplificando; ma ho tanta paura di scostarmi dal possibile e dal giusto per quel che riguarda la forma. Più tardi, dopo altri dieci anni di studi, chissà; ma veramente sono talmente curioso del possibile e di ciò che realmente esiste, che è scarso il desiderio e il coraggio di cercare l’ideale quale potrebbe risultare dai miei studi astratti. Altri possono avere per gli studi astratti più lucidità di me, e certo tu potresti essere di quelli come anche Gauguin… e forse anch’io, quando sarò vecchio. Ma nell’attesa continuo a masticare natura. Esagero, qualche volta cambio un po’ nel motivo, ma in definitiva non invento l’intero quadro, lo trovo invece già fatto, ma da scovare, nella natura. Probabilmente tu troverai questi studi brutti. Non so. In tutti i casi né tu, né io, né altri, dobbiamo fare scambi controvoglia. Mio fratello scrive che Anquetin9 è di ritorno a Parigi; sono curioso di sapere cosa ha fatto. Quando lo vedrai, fagli tanti saluti da parte mia. La casa mi sembrerà più abitata adesso che ci vedrò i ritratti. Come sarei contento di vederci anche te quest’inverno. È vero che il viaggio costa un po’ caro. Però non è possibile arrischiare quelle spese vendicandosi sul lavoro? D’inverno, nel nord, il lavoro è così difficile! Forse anche qui, non l’ho ancora sperimentato e bisognerà vedere; ma è maledettamente utile vedere il Midi, dove si vive di più all’aria aperta, per capire meglio i Giapponesi. E poi, quel non so che di altero e nobile che hanno certi siti di qui farebbe proprio al caso tuo.
Nel Coucher de soleil rosso,10 il sole bisogna supporlo più in alto, fuori del quadro, diciamo proprio all’altezza della cornice. Un’ora o un’ora e mezzo prima del tramonto, le cose in terra conservano ancora il loro colore, così. Più tardi, il blu o il violetto le tingono più di nero, non appena il sole manda raggi più orizzontali.
Grazie ancora una volta per quello che mi hai mandato che mi ha scaldato il cuore, e una calorosa stretta di mano col pensiero… Scrivimi il giorno della tua partenza in modo da sapere quando sarai a Parigi; indirizzo a Parigi, sempre, avenue Beaulieu, 5, vero?
t.àt.
Vincent