50

Occidente

Aveva tanto sperato di non dover uccidere nessuno a palazzo. Se solo ci fosse stato più tempo, avrebbe provato con il Lumen.

Recuperò la torcia e gettò anche quella nel pozzo. Quindi pulì la lama dal sangue.

«Trova Meg e nasconditi da lei» bisbigliò. «Io perlustro il palazzo.»

Loth la guardava come se non la riconoscesse. Dovette dargli una spintarella per convincerlo a salire i gradini.

«Muoviti. Setacceranno tutto l’edificio appena troveranno il corpo.»

Loth corse su per la scala.

Ead lo seguì per un tratto, poi prese un’altra direzione. Attraversò il cortile con l’albero di mele, quindi avanzò strisciando contro le pareti unte della Cucina Grande. Attese che un drappello di guardie la superasse per insinuarsi nel passaggio segreto che conduceva al Santuario Reale.

Fuori dalla porta c’erano altri due cavalieri erranti in sopravveste nera e partigiana.

Li tramortì con il Lumen. Con il favore della Madre, al risveglio sarebbero stati troppo confusi per raccontare l’accaduto. Una volta dentro, si nascose dietro una colonna e scrutò nella semioscurità. Come al solito la sala era gremita di cortigiani riuniti per le orazioni, le cui voci riecheggiavano fino alla volta del soffitto.

Sabran però non si vedeva. Margret nemmeno.

Ead studiò la disposizione dei fedeli. Di norma si radunavano tutti insieme sulle panche, per onorare lo spirito del sodalizio. Ma quella sera un gruppo di persone aveva evidentemente deciso di non mescolarsi agli altri. Valletti in alta uniforme nera e morato, con i calici gemelli ricamati sui tabarri.

Un tempo i valletti di Combe avrebbero esibito le sue livree, le aveva detto una volta Margret, come se non dovessero lealtà principalmente alla regina.

«Ora» proclamò l’Arcisanctarian alla fine dell’inno «preghiamo tutti insieme il Cavaliere di Generosità per la regina, che in questi tempi delicati preferisce stare ritirata. Preghiamo per la principessa nel suo grembo, che un giorno sarà sovrana. E rendiamo omaggio a Sua Grazia la duchessa di Giustizia che si prende cura di entrambe con tanto amore.»

In silenzio com’era entrata, Ead lasciò il santuario. Aveva visto abbastanza.

Ornamento di separazione

Casa Carnelian non era molto distante dalla Scala Privata. Loth riuscì a evitare una coppia di valletti con la spilla della duchessa di Giustizia e scivolò oltre la porta che qualcuno non aveva chiuso a chiave.

Percorse una scala tortuosa per poi emergere in un corridoio familiare, decorato con ritratti di varie Ancelle del Baldacchino al servizio delle regine dei tempi andati. Recentemente ne era stato aggiunto uno che raffigurava una giovane Lady Arbella Glenn.

Trovata la porta giusta, Loth si mise in ascolto. Silenzio. Girò la maniglia ed entrò.

Nella camera erano accese alcune candele. Sentendo cigolare la porta, sua sorella, china su un libro, scattò in piedi.

«In nome della Cortesia…» Agguantò un coltello dal comodino, con gli occhi sbarrati. «Sta’ indietro, canaglia, o ti sgozzo. Cosa ti spinge nella mia stanza?»

«Dedizione fraterna.» Loth abbassò il cappuccio. «Oltre che il terrore della tua ira se fossi rimasto lontano un secondo di più.»

Il coltello cadde dalla mano di Margret, e gli occhi le si colmarono di pianto. Corse da lui per gettargli le braccia al collo.

«Loth!» Il suo intero corpo era scosso dai singhiozzi. «Loth…»

Lui la strinse a sé, trattenendo a sua volta le lacrime. Solo in quel momento, abbracciando sua sorella, osò credere fino in fondo di essere tornato a casa.

«Avrei davvero potuto sgozzarti, Arteloth Beck. Abbandonarmi così per mesi e poi sgattaiolare dentro come un criminale…» Margret gli mise le mani sulle guance. Le sue erano completamente fradice. «E cosa sarebbe questa roba che hai in faccia?»

«Per quanto riguarda l’abbandono, insisto nel dire che l’unico responsabile è il Rapace Notturno. Per la barba invece no.» Le diede un bacio in fronte. «Ma ti spiegherò tutto dopo. Meg, Ead è tornata.»

«Ead…» Un lampo di gioia le attraversò gli occhi per poi subito svanire. «No. È troppo pericoloso per tutti e due…»

«Dov’è Sab?»

«Negli appartamenti reali, suppongo.» Margret si asciugò le lacrime col palmo di una mano, mentre con l’altra gli stringeva la spalla. «Dicono che stia ritirata perché è incinta. Solo Roslain ha il permesso di andare a trovarla, e i valletti di Crest le fanno la guardia giorno e notte.»

«E Combe in tutto questo?»

«Il Rapace Notturno ha preso il volo un paio di giorni fa. Lo stesso Acquaferma e Fynch. Non ho idea se per loro scelta.»

«Gli altri Duchi Spirituali?»

«Sembrano dalla parte di Crest.» Guardò fuori dalla finestra. «Hai notato che non ci sono luci accese?»

Loth annuì, intuendo dove voleva arrivare la sorella. «Sabran non riesce a dormire al buio.»

«Esatto.» Margret chiuse di nuovo le tende. «La sola idea che potrebbe partorire la piccola in quella stanza così tetra…»

«Meg.»

Lei si voltò.

«Non ci sarà alcuna principessa Glorian» le disse Loth piano. «Sab non è incinta. E non lo sarà mai più.»

Margret rimase immobile.

«Come?» disse alla fine.

«La sua pancia è rimasta… perforata. Durante l’attacco del Wyrm Bianco.»

La ragazza cercò a tentoni uno sgabello.

«Ora finalmente le cose hanno un senso.» Si sedette. «Crest non vuole aspettare che Sabran muoia per prendersi il trono.»

Ansimava. Loth la raggiunse, dandole il tempo di assimilare la notizia.

«Il Senza Nome ritornerà.» Margret si ricompose. «Immagino che l’unica cosa da fare sia prepararsi.»

«E possiamo prepararci se Inys è divisa» intervenne una terza voce.

Loth si alzò a spada sguainata, ma sulla soglia c’era Ead. Margret lanciò un gridolino di sollievo e le corse incontro. Si abbracciarono come sorelle.

«Dev’essere un sogno» mormorò Margret, con il viso premuto contro la sua spalla. «Sei tornata.»

«Avevi detto che ci saremmo riviste prima o poi.» Ead la strinse forte. «Non volevo farti passare per bugiarda.»

«Mi devi un sacco di spiegazioni. Ma per quello c’è tempo.» Margret fece un passo indietro. «Ead, Sabran è nella Torre della Regina.»

La ragazza sprangò la porta. «Dimmi tutto.»

Al che Margret ripeté per filo e per segno quanto appena rivelato a Loth. Ascoltandola parlare Ead rimase immobile come una statua.

«Dobbiamo andare da lei» disse alla fine.

«Noi tre soli non faremo molta strada» obiettò Loth.

«Che fine hanno fatto i Cavalieri Protettori?»

Le leali guardie private della Corona di Inys. Loth non aveva nemmeno pensato di chiederlo.

«Sarà una settimana che non vedo il capitano Lintley» ammise Margret. «Mentre alcuni altri sono di guardia fuori dalla Torre della Regina.»

«Non spetterebbe a loro proteggere Sabran?» chiese Ead.

«Ma non hanno motivo di sospettare che la duchessa di Giustizia voglia in qualche modo farle del male. Pensano che Sab stia riposando.»

«Allora bisogna fare in modo che capiscano che invece è prigioniera. I Cavalieri Protettori sono eccezionali. Basterebbe avere la metà di loro dalla nostra parte per far scoppiare l’insurrezione» disse Ead. «Dobbiamo trovare Lintley. Forse alla garitta.»

«Possiamo usare il passaggio segreto che ti ho mostrato l’altra volta» suggerì Margret.

Ead andò alla porta. «Giusto.»

«Un attimo.» Margret allungò la mano verso Loth. «Prestami una spada, fratello, o sarò utile come un incendio in una ghiacciaia.»

Lui le cedette la basilarda senza protestare.

A quel punto Margret prese una candela e li condusse in corridoio, fin davanti al ritratto di una donna; spostò il dipinto da un lato, mostrando l’imbocco di un passaggio segreto. Ead ci si infilò dentro e diede una mano a Margret. L’ultimo fu Loth, che rimise il dipinto al suo posto.

Uno spiffero spense la candela e i tre si ritrovarono al buio. Loth sentiva solo il respiro delle ragazze. Ma poi Ead schioccò le dita e dal nulla spuntò una fiammella azzurro-argentea, come una scintilla su una pietra focaia. Loth e sua sorella si scambiarono un’occhiata mentre Ead raccoglieva la fiamma nel palmo della mano.

«Non tutto il fuoco va temuto» disse.

Margret parve farsi coraggio. «Meglio che Crest lo tema prima dell’alba.»

Scesero una rampa di scalini che li condusse a una porta. Ead la aprì di uno spiraglio.

«Libero» mormorò. «Quale porta, Meg?»

«La più vicina» rispose subito lei. Loth le rivolse un’occhiata interrogativa, ma lei gli pestò il piede.

Ead avanzò nel corridoio buio e provò senza successo ad aprire la porta. «Capitano Lintley?» chiamò a bassa voce. Non ricevendo risposta, bussò. «Sir Tharian.»

Una pausa, poi: «Chi va là?».

«Tharian.» Margret raggiunse Ead. «Tharian, sono io, Meg.»

«Meg…» Una bestemmia soffocata. «Margret, dovete andarvene. Crest mi ha rinchiuso qua dentro.»

Lei emise un verso esasperato. «Mi sembra un buon motivo per liberarvi, sciocco, non per andarsene.»

Loth nel frattempo controllava il corridoio. Se qualcuno avesse aperto la porta della garitta, non ci sarebbe stato alcun posto dove nascondersi.

Ead si accovacciò per terra. Le fu sufficiente flettere le dita, e la fiamma si materializzò accanto a lei come un fuoco fatuo. Studiò la serratura mentre con l’altra mano si frugava i riccioli alla ricerca di una forcina con cui forzarla. Si sentì uno scatto, e Margret aprì la porta senza fatica, ben attenta a non farla cigolare.

Dentro la stanza Sir Tharian Lintley era in braghe e camicia. Le candele erano tutte ridotte a miseri stoppini. L’uomo andò dritto da Margret e le prese il volto tra le mani.

«Margret, non dovete…» Solo a quel punto, accorgendosi di Loth, fece uno dei suoi inchini marziali. «Per il Santo. Lord Arteloth, non avevo idea che foste tornato. E…» Cambiò espressione. «Madonna Duryan.»

«Capitano Lintley.» La fiamma le splendeva ancora nel palmo. «Mi devo aspettare che tentiate di arrestarmi?»

Lintley deglutì.

«Mi sono chiesto se non foste la Dama dei Boschi in persona» disse. «I valletti del Primo Funzionario raccontano parecchie storie sulla vostra stregoneria.»

«Calma.» Margret gli sfiorò il braccio. «Nemmeno io capisco, ma Ead è comunque un’amica. Ha rischiato la vita per tornare ad aiutarci. E mi ha riportato Loth.»

Un’occhiata della ragazza fu sufficiente a tranquillizzare il cavaliere.

«Combe ci ha ordinato di arrestarvi quella notte» disse rivolto a Ead. «È in combutta con Crest?»

«Questo non lo so. È un uomo di dubbia moralità, poco ma sicuro, però potrebbe non essere lui il vero nemico.» Ead chiuse la porta. «Sospettiamo che Sua Maestà sia prigioniera contro il suo volere. E non abbiamo molto tempo per liberarla.»

«Ci ho già provato.» Dall’espressione sul volto di Lintley pareva che la speranza l’avesse completamente abbandonato. «E dovrei essere esiliato per questo.»

«Cosa è successo?»

«Si diceva che foste dalla parte di re Sigoso e che foste tornata da lui, ma era passato così poco dalla scomparsa di Lord Arteloth che ho fiutato un tentativo di rendere vulnerabile la regina.»

«Proseguite» lo incitò Ead.

«Sua Maestà non usciva dalla Torre dal giorno del Wyrm Bianco, e le luci alle finestre erano tutte spente. Dama Joan Dale e io abbiamo domandato accesso alla Stanza del Baldacchino per assicurarci che fosse tutto a posto. Ma Crest ci ha sequestrato le armi per averle disobbedito» concluse amaramente. «Da allora sono chiuso qua dentro.»

«E gli altri Cavalieri Protettori?» si informò Margret.

«Altri tre sono qui per aver protestato.»

«Non per molto» disse Ead. «Con quanti valletti dovremo vedercela se ci muovessimo stanotte?»

«Dei trentasei di cui Crest dispone a corte, immagino che circa la metà sia armata. E con loro ci sono parecchi cavalieri erranti.»

I Cavalieri Protettori erano tra i migliori guerrieri di tutta Inys, selezionati apposta per il loro valore. Avrebbero tenuto testa a un branco di valletti.

«Credete che gli altri siano ancora fedeli?» domandò Ead.

«Ne sono certo. Rimarranno per sempre devoti a Sua Maestà.»

«Bene» replicò lei. «Raduniamoli e andiamo da Crest. Una volta fermata lei, i suoi servi deporranno le armi.»

Sgattaiolarono fuori dalla stanza. Ead forzò altre tre serrature e Lintley istruì i soldati sottovoce. Ben presto al loro seguito c’erano dama Joan Dale, dama Suzan Thatch e Sir Marke Birchen.

«L’armeria non è ben sorvegliata.» Ead offrì a Lintley uno dei suoi pugnali. «Riprendetevi le armi, ma sconsiglio le armature. Vi renderebbero solo più lenti. E rumorosi.»

Lintley prese il pugnale. «E voi cosa farete?»

«Io devo trovare Sua Maestà.»

«Sarà circondata da uomini di Crest» protestò Lintley. «L’ultima volta che sono stato nella Torre ce n’era qualcuno di guardia a ogni piano.»

«Posso gestirli.»

Lintley scosse il capo. «Non capisco se avete perso il senno, Ead, o se siete la reincarnazione del Cavaliere di Coraggio.»

«Lascia che venga con te» le disse Loth. «Posso aiutarti.»

«Se pensi che un manipolo di traditori mi impedirà di raggiungerla,» fu l’immediata risposta «ti sbagli di grosso.» Quindi aggiunse, in tono più dolce: «Posso farcela da sola».

La fermezza del tono lo colse di sorpresa. D’altronde l’aveva vista abbattere una viverna: quali problemi avrebbero mai potuto crearle un paio di valletti?

«Allora verrò con voi, Sir Tharian» disse.

Lintley annuì. «Sarà un onore combattere al vostro fianco, Lord Arteloth.»

«Verrò anch’io» intervenne Margret. «Se mi vorrete.»

«Certo, Lady Margret.» Lintley sorrise. «Certo che vi vogliamo.»

I loro sguardi rimasero intrecciati un attimo più del necessario. Solo quando Loth si schiarì la voce, Lintley distolse il suo.

«Io credo ugualmente che verrete arrestata prima di arrivare alla porta» disse gravemente uno dei Cavalieri Protettori rivolto a Ead.

«Sembrate convinto.» Ead incrociò le braccia sul petto. «Se qualcuno di voi vuole tirarsi indietro, lo faccia ora. Non possiamo permetterci la minima vigliaccheria.»

«Tutti insieme raggiungiamo lo stesso numero dei Cavalieri del Santo Seguito» fece notare Margret con fermezza. «Loro in sette sono riusciti a fondare una religione; mi auguro vivamente che noi sette possiamo affrontare un paio di furfanti pusillanimi.»

Ornamento di separazione

Come aveva già fatto in passato, Ead si arrampicò sui viticci di aprilite che avvolgevano la Torre della Regina. Giunta all’altezza della Cucina Privata, saltò dal muro al davanzale. Le piante, ancora indebolite dall’ultima scalata, si spezzarono sotto i suoi stivali e precipitarono sul tetto della serra.

Si intrufolò dentro e atterrò rannicchiata sul pavimento. Da qualche parte al piano di sotto si udì lo squillo di un allarme: dovevano aver trovato il corpo nel pozzo.

Per Lintley gli allarmi erano un buon diversivo: lui e i Cavalieri Protettori avrebbero approfittato della confusione generale per riprendersi le spade in armeria. Per Ead, al contrario, la situazione era delicata: quel baccano avrebbe svegliato ogni singolo valletto della Torre.

Ma ormai a dividerla da Sabran c’erano solo poche stanze.

La Galleria del Sangue Reale era deserta. Ead superò di corsa i ritratti delle donne della Casata di Berethnet. Verdi occhi dipinti parvero inseguirla su per le scale. Le regine erano diverse – i capelli, una fossetta, una mascella più definita –, ma si assomigliavano tanto che avrebbero tranquillamente potuto essere tutte sorelle.

Il siden sibilò dentro di lei, consentendole di udire i rumori del piano di sopra. Passi in avvicinamento. Quando un gruppo di valletti in abiti verdi sbucò dalla scala, Ead era già nascosta dietro un arazzo.

L’allarme li aveva richiamati giù, facendoli allontanare dagli appartamenti reali. Era l’occasione giusta per raggiungere Sabran.

Al piano di sopra c’era il corridoio con le stanze in cui aveva vissuto da Ancella del Baldacchino. Ead si fermò udendo una voce lontana.

«Alla Torre!» Era Lintley. «Cavalieri Protettori! Tutte le spade alla regina!»

Li avevano scoperti, e troppo presto. Ead corse alla finestra e guardò giù.

Grazie ai suoi sensi ipersviluppati, riuscì a cogliere ogni minimo dettaglio dello scontro: nel Giardino della Meridiana i valletti di Crest si battevano con i Cavalieri Protettori, ora armati. Vide Loth, la spada lampeggiante in pugno. Margret combatteva schiena a schiena con lui.

La fiamma chiedeva di essere liberata. Per la prima volta da quando era una bambina, Ead evocò una palla di fuoco draconico, rosso come il sole del mattino, e la scagliò nel Giardino proprio in mezzo alla mischia di traditori. Panico. I valletti si guardarono intorno alla frenetica ricerca della fonte dell’incendio, aspettandosi senza dubbio di vedere un wyrm. Approfittando dell’attimo di distrazione, Loth abbatté l’avversario con un colpo di gomito. Ead vide la sua espressione indurirsi, i muscoli del collo tendersi, il pugno contrarsi.

«Gente della corte,» gridò Loth «ascoltatemi!»

Il trambusto aveva già destato gli abitanti del palazzo; in tutti gli edifici le finestre si stavano aprendo.

«Sono Lord Arteloth Beck e sono stato bandito da Inys a causa della mia lealtà alla corona.» Loth avanzò fino al centro del Giardino della Meridiana, urlando per sovrastare il clangore delle spade. «Igrain Crest si è rivoltata contro la regina. Ha permesso ai suoi uomini di portare armi e vestire i suoi colori. Disonora il Cavaliere di Sodalizio consentendo ai suoi servi di combattere come cani a corte. Sono tutte azioni criminali!»

Sembrava rinato.

«Vi esorto, sodali e compagni di fede, a sollevarvi per Sua Maestà» proclamò. «Aiutateci a raggiungere la Torre della Regina e assicurarci che la nostra sovrana sia salva!»

Una pioggia di grida si riversò dalle finestre aperte.

«Tu! Che cosa ci fai qui?»

Ead si voltò. Erano apparsi altri dodici valletti.

«È lei» latrò uno mentre i suoi la circondavano. «Ead Duryan, getta le armi!»

Non poteva usare il Lumen contro tutti loro.

Doveva versare del sangue.

Impugnò due spade, una per mano. Fece un salto e atterrò, agile come un gatto, in mezzo agli uomini: tranciò dita e tendini, avida di budella come un borseggiatore di oro. La morte li spazzò via, simile al vento del deserto.

Le sue armi erano dello stesso colore del mantello che aveva rinnegato. E quando il mucchio di cadaveri giacque ai suoi piedi, Ead sollevò lo sguardo con in bocca un sapore metallico e i guanti zuppi di sangue.

In fondo al corridoio comparve Lady Igrain Crest, affiancata da due cavalieri erranti.

«Basta così, Vostra Grazia.» Ead rinfoderò le spade. «Basta così.»

La vista della carneficina non parve scomporre Crest.

«Madonna Duryan» disse inarcando le sopracciglia. «Il sangue, mia cara, non è mai la risposta.»

«Nobili parole» replicò Ead «pronunciate da chi ne ha le mani intrise.»

Crest non fece una piega.

«Da quando pensi di avere il diritto di giudicare le regine?» Ead avanzò di un passo. «Da quando le punisci se escono dal tracciato che tu ritieni virtuoso?»

«Stai delirando, madonna Duryan.»

«Uccidere va contro gli insegnamenti della tua antenata. Eppure… hai giudicato le Berethnet e le hai trovate colpevoli. La regina Rosarian aveva una relazione fuori dal matrimonio, e ai tuoi occhi era una macchia indelebile.» Ead fece una pausa. «Rosarian è morta per colpa tua.»

Aveva scoccato una freccia nel buio, guidata quasi solo dall’istinto. Eppure Crest sorrise.

Ead capì.

«La regina Rosarian» disse la duchessa di Giustizia «è stata uccisa da Sigoso Vetalda.»

«Con la tua approvazione. Il tuo sostegno da dentro la corte. Lui ha agito da esecutore e capro espiatorio, ma la vera mandante eri tu» ribatté Ead. «Immagino che quando filò tutto liscio tu ti sia resa conto del tuo potere. Speravi di fare della figlia una regina più obbediente. Hai provato a far sì che Sabran diventasse dipendente dai tuoi consigli, a farti amare come una seconda madre.» Fece a sua volta un sorrisetto. «Ma ovviamente Sabran ha dimostrato di avere una volontà propria.»

«Sono l’erede di dama Lorain Crest, Cavaliere di Giustizia.» Crest riusciva ancora a controllare il tono di voce. «La nobile signora che si assicurava che il grande duello della vita fosse combattuto in modo imparziale, che misurava il calice della colpa e dell’innocenza, che puniva gli indegni e si assicurava che i virtuosi trionfassero sempre sui peccatori. Ho consacrato la mia intera vita a onorare lei, la beniamina del Santo.»

Ora aveva gli occhi accesi di sacro fervore.

«Sabran Berethnet» proseguì a bassa voce «ha distrutto la casata. È sterile. È una bastarda. Non è affatto la vera erede di Galian Berethnet. Per glorificare il Santo dev’essere una Crest a indossare la corona.»

«Il Santo non tollererebbe una tiranna sul trono di Inys» proclamò una voce alle spalle di Ead.

Sir Tharian Lintley apparve dietro di lei, seguito da nove Cavalieri Protettori che circondarono Crest e le sue guardie.

«Igrain Crest,» disse Lintley «siete in arresto con l’accusa di alto tradimento. Verrete con noi alla Torre dei Sospiri.»

«Non potete arrestare proprio nessuno senza un mandato di Sua Maestà» rispose Crest «o mio.» Teneva lo sguardo sollevato, come se tutti gli altri fossero molto più in basso di lei. «Come osi mostrare la spada al cospetto della sacra stirpe?»

Lintley non la degnò di una risposta.

«Andate» disse invece a Ead. «Andate a prendere Sua Maestà.»

La giovane non aspettava altro. Con un’ultima occhiata a Crest, avanzò fino al termine del corridoio.

«Possiamo concordare uno scambio pacifico ora, oppure arrivare a una guerra quando la verità emergerà» le urlò dietro Crest. «Perché così sarà, madonna Duryan. I virtuosi trionfano sempre… alla fine.»

Ead proseguì a denti stretti.

Appena seppe di non essere vista si mise a correre, lasciandosi dietro una scia di gocce di sangue mentre percorreva quel tragitto così familiare.

Attraversò come un fulmine la Sala delle Udienze. Tutto era buio e freddo. Svoltò l’angolo ed ecco le porte della Stanza del Baldacchino. Quelle che aveva varcato centinaia di volte per andare dalla regina di Inys.

Un movimento nell’ombra. Ead si arrestò di scatto. La sua fiamma proiettò una flebile luce sulla figura rannicchiata contro la soglia. Occhi come vetro al cobalto dietro una tenda di capelli scuri.

Roslain.

«Vattene.» La lama di un pugnale scintillò nel buio. «Se osi toccarla, nonna, ti taglio la gola, giuro che…»

«Sono io, Roslain. Ead.»

La Prima Gentildonna del Baldacchino finalmente guardò oltre la fiamma.

«Ead.» Tenne il pugnale sollevato, ansimando. «Ho rifiutato di credere alle voci sulla stregoneria, ma… forse in fondo sei davvero la Dama dei Boschi.»

«Sono una strega ben più modesta, te lo assicuro.»

Ead si accucciò al fianco della ragazza e le prese la mano destra, facendola trasalire. Tre dita erano piegate in angolature innaturali, con uno spuntone d’osso ben visibile sopra l’anello col nodo d’amore.

«È stata tua nonna?» chiese piano Ead. «O sei in combutta con lei?»

Roslain eruppe in una risata amara. «In nome del Santo, Ead.»

«Sei cresciuta nell’ombra di una regina, forse ormai non ne puoi più di lei.»

«Non sono cresciuta nella sua ombra. Io sono la sua ombra. Il che» sbottò Roslain «è un immenso privilegio

Ead la scrutò a lungo, ma non colse inganno su quel viso sconvolto dal pianto.

«Vai da lei, ma sta’ attenta» sussurrò Roslain. «Se torna mia nonna…»

«Tua nonna è stata arrestata.»

A quelle parole, Roslain emise un gemito strozzato. Ead le strinse affettuosamente la spalla, quindi si alzò e dopo quella che le era parsa un’eternità aprì la porta della Stanza del Baldacchino. Si sentiva tesa come una corda, coi nervi a fior di pelle.

L’oscurità la accolse come una grande bocca sbadigliante. La fiamma si innalzò dal palmo di Ead e fluttuò come un fuoco fatuo; nel suo tenue baluginio, Ead intravide una sagoma ai piedi del letto.

«Sabran.»

La figura trasalì. «Lasciatemi» gracchiò. «Sto pregando.»

Ma Ead era già accanto a lei e le aveva sollevato il viso. La regina si ritrasse tremante.

«Sabran» la chiamò con voce rotta. «Sabran, guardami.»

Quando alzò lo sguardo, a Ead mancò il fiato. Magra ed esangue, avvolta nel sudario dei suoi stessi capelli, Sabran Berethnet assomigliava più a un cadavere che a una regina. Gli occhi un tempo limpidi parevano offuscati e il puzzo dei giorni di prigionia impregnava la camicia da notte.

«Ead.» Allungò le dita sul suo viso, mentre Ead le premeva la mano ghiacciata sulla propria guancia. «No. Sei solo un altro incubo. Sei venuta a tormentarmi.» Sabran si voltò dall’altra parte. «Lasciami in pace.»

Ead la fissò per un altro istante. Quindi, per la prima volta dopo settimane, rise. Una risata piena, che le sgorgava direttamente dallo stomaco.

«Accidenti, sciocca testona!» Per poco non si strozzava. «Ho attraversato tutto il Meridione e tutto l’Occidente per tornare da te, Sabran Berethnet, ed è questa la tua ricompensa?»

Sabran la guardò meglio, il viso che poco per volta riprendeva colore, e all’improvviso scoppiò a piangere. «Ead» esclamò con la voce frantumata in mille schegge. La ragazza la strinse, cercando di accogliere nell’abbraccio quanto più poteva di quel corpo piagato. Sabran le si rannicchiò addosso come un micino.

Era ridotta al lumicino. Ead strappò la coperta dal materasso e la usò per avvolgerla. Non era quello il momento delle spiegazioni. E nemmeno della vendetta. Per ora, l’unica cosa importante era tenerla viva e al caldo.

«Ha ucciso Truyde utt Zeedeur.» Sabran tremava a tal punto che faticava a parlare. «Ha rinchiuso in carcere i Cavalieri Protettori. Igrain. Io ho provato… ho provato…»

«Silenzio, ora.» Ead le baciò la fronte. «Ci sono qua io. C’è anche Loth. Andrà tutto bene.»