Al largo dell’Oceano Sconfinato, ben più a est di quanto qualunque nave avesse mai osato spingersi, la Missione veleggiava sotto la costellazione cui i Seiikinesi davano il nome di Gazza.
Padar, l’ufficiale di rotta, era stato di parola. A suo modo di vedere i corpi celesti non erano altro che pedine sulla scacchiera del cielo. Non aveva importanza come e dove si muovessero, lui sapeva sempre come leggerli. Nonostante il loro vorticare, conosceva l’esatta posizione di una data stella a una data ora, e come arrivare in quel punto. Accanto a lui, sul ponte, attendeva Niclays Roos.
Jan pensò ci siamo quasi.
Laya Yidagé gli stava vicino a braccia conserte, l’espressione cupa seminascosta sotto il cappuccio.
La Stella del Sud sfavillava. Sotto lo sguardo trepidante dell’equipaggio, la Dorata Imperatrice girò il timone e, appena le vele si gonfiarono d’aria, la Missione iniziò a virare.
«Avanti» gridò il capitano e i pirati obbedirono al comando. Niclays percepì il loro entusiasmo dentro il cuore.
Avanti, certo, fin dove le mappe non arrivavano. Fino al gelso, e alle sue meraviglie ignote.