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Occidente

La Rosa Eterna costeggiava il litorale a ovest di Yscalin. Da quando Fýredel era scomparso, gli abitanti avevano cominciato a riparare i danni accumulati in quegli anni di Regime Draconico. Case di preghiera e santuari risorgevano dalle macerie, nei campi si ripiantava la lavanda che era stata bruciata e ben presto gli alberi di pere rosse sarebbero tornati a profumare le strade di Cárscaro.

In mezzo alle onde saltavano banchi di focene che spruzzavano acqua tutto intorno. Malgrado fosse quasi notte, Ead non si era mai sentita tanto sveglia. Si riempì i polmoni del vento salmastro che le danzava tra i capelli.

Priora. Il ruolo che un tempo era stato della Madre. Guardiana dell’albero delle arance.

Era stata un’ancella per tutta la vita, non aveva idea di cosa significasse governare. Certo, aveva trascorso abbastanza tempo con Sabran da sapere che la corona è un pesante fardello… ma il Priorato dell’Albero delle Arance non conosceva corone. Non sarebbe stata un’imperatrice o una regina, ma un semplice mantello tra gli altri.

Avrebbe scoperto dove si nascondeva Fýredel e gli avrebbe fatto fare la stessa fine del suo padrone. Un giorno, l’unico fuoco ascendente sarebbe stato quello dell’albero e dei maghi che si nutrivano dei suoi frutti: solo allora avrebbe trovato la pace. E poi l’avvento della Lunga Chioma avrebbe ristabilito l’equilibrio.

Gian Harlowe la raggiunse a poppa con la pipa in mano. Accese un cerino, trasse una lunga boccata e sbuffò fuori un pennacchio di fumo bluastro. Ead lo guardò disperdersi nel vento.

«Ho sentito che la prossima primavera la regina Marosa inviterà tutti gli altri sovrani alla sua corte» disse. «Per rinsaldare i rapporti con Yscalin.»

Ead annuì. «Speriamo che la pace si mantenga.»

«Già.»

Per un po’, l’unico suono fu l’infrangersi delle onde contro la chiglia.

«Capitano» disse Ead alla fine. Harlowe grugnì. «Alla corte di Inys girano voci sul vostro conto, anche se nessuno osa parlarne apertamente. Si dice che eravate innamorato della regina Rosarian.» Notò che l’uomo si incupiva. «Che avevate intenzione di portarla alla Laguna del Latte.»

«La Laguna del Latte non esiste» rispose lui bruscamente. «È una leggenda per bambini e innamorati senza speranza.»

«Una volta, una giovane saggia mi ha detto che tutte le leggende nascono da un seme di verità.»

«Chi è che vuole sapere la verità? Voi o la regina di Inys?»

Ead attese, studiando il capitano con attenzione. Lo sguardo di Harlowe era perso nel passato.

«Non è mai stata molto simile a Rose.» Il suo tono si era fatto più dolce. «È nata di notte, sapete. Dicono che i bambini nati di notte siano più seri… Rose, invece, era nata al canto dell’allodola.»

Prese un altro tiro di pipa.

«Alcune verità» proseguì «sono più al sicuro se restano sepolte. Alcuni castelli stanno meglio nel cielo. Vi sono promesse contenute in racconti che nessuno ha mai narrato. Nel regno delle ombre, e solo pochi ne sono a conoscenza.» La guardò di sottecchi. «Voi lo dovreste sapere, Eadaz uq-Nāra: i vostri segreti un giorno finiranno nelle canzoni.»

Ead sorrise appena e alzò lo sguardo verso le stelle.

«Un giorno, forse» rispose. «Ma non oggi.»