3 - Tutto ha un prezzo
21-22 febbraio 1848
— Vostra madre? — domandò Giordani, le sopracciglia aggrottate, lo sguardo fisso sul ritratto di donna che dominava il salotto.
La casa di Rodolfo era ampia, comoda, vissuta, arredata col gusto un po’
grossier
d’una borghesia agiata che non fa mistero del proprio benessere economico.
Erano entrati da un portoncino quasi invisibile incorniciato da tre lastre di granito in una calle dal nome curioso: del Gambaro.
Una ventina di scalini di pietra conducevano a un’ampia balconata sulla quale si apriva un cancello di ferro battuto. Il piccolo ingresso introduceva direttamente nella sala lunga e stretta pavimentata a parquet, alle cui pareti tappezzate di damasco rosso erano appesi dei dipinti a olio.
La luce soffusa delle appliques scuriva la stoffa color rubino e animava i ritratti cupi. Rodolfo sussultò lievemente. Per tutto il percorso sui canali quieti e bui, a bordo della gondola che aveva noleggiato, il milanese non aveva aperto bocca.
— Sì, mia madre, Marcella Favini Lisiola.
— Vi somiglia — osservò Alessio, studiando il volto un po’ severo ma piacente della matura signora. — Gli occhi... la linea del mento...
Rodolfo annuì. — È morta due anni fa. Era vedova da quindici... una donna non comune. Un duro colpo, per me. Se non avessi avuto Maddalena...
Alessio lo guardò, interrogativo. — Voi e la signorina Marchesan siete... fidanzati
?
Lisiola parve a disagio. Fece un gesto vago e sorrise con sforzo. — No... non esattamente. Maddalena non è una ragazza come le altre... il suo lavoro, suo fratello, l’idea... vengono prima di tutto il resto. — Esitò, abbassando gli occhi, poi riprese d’impeto, come per rivendicare comunque un suo preciso diritto e scoraggiare eventuali rivali: — Ma siamo molto, — e calcò su quel “molto” — molto legati, Maddalena e io. Confido che presto... — Il bagliore delle lenti impediva di seguire la direzione del suo sguardo inquieto — ... potremo ufficializzare questo nostro legame. — Spiò le reazioni sul volto di Giordani, che rimase perfettamente impassibile.
— Ve lo auguro di cuore — disse il milanese, in tono sincero. — Mi sembra che la signorina abbia tutto ciò che si può desiderare in una donna: la bellezza, l’intelligenza, il coraggio...
La replica di Rodolfo suonò stranamente polemica, e Alessio sollevò le sopracciglia, un po’ sorpreso.
— Si dice che di donne ve ne intendiate parecchio, in effetti. — Il professore sembrava irritato.
— Si dicono tante cose — rispose Giordani, indifferente. — Sarà da von Kupfer, adesso — aggiunse a bassa voce, cambiando argomento di proposito.
— Sì, sarà da lui, o starà per arrivarci — rispose Lisiola, in un soffio.
Giordani ebbe una risatina nervosa. — Fa sempre quel che vuole, vero?
— Sempre. Ma sa il fatto suo. — Rodolfo scosse la testa. — Mi scuserete un momento, Alessio. Non mi va di svegliare Manetta. Che ne direste d’una buona tazza di tè?
L’avvocato strinse le labbra. — Mi pare un’idea eccellente.
— Preferite ritirarvi?
— No. È ancora molto presto, per me. Voi, piuttosto...
— Il pensiero di Maddalena non mi lascerebbe dormire
comunque. Preferisco fare un po’ di conversazione, se siete d’accordo. — Indicò il divanetto settecentesco dall’altro lato della sala. — Accomodatevi. Tornerò tra un momento.
Giordani lo seguì con lo sguardo finché la porta di lato alle due finestre sul Canal Grande non si fu richiusa. Poi si diresse lentamente verso il divanetto che Lisiola gli aveva indicato, accanto al tavolino basso di radica. Un foglio dimenticato sul ripiano attirò la sua attenzione. L’angolo nel quale si trovava il divano era un po’ in ombra, e Alessio poté intravedere soltanto la scrittura aguzza di Rodolfo, senza riuscire a scorgerne le parole. La discrezione gli imponeva di volgere altrove lo sguardo, ma il ritmo ordinato delle righe lo incuriosì e si ritrovò il foglio tra le mani. I versi del sonetto gli fiorirono dinanzi prima che si rendesse conto della mancanza di riguardo verso il suo ospite.
Il tuo sorriso è tanto luminoso,
brilla negli occhi tuoi tanta bellezza
che il sole si nasconde vergognoso
dinanzi alla tua verde giovinezza.
Musa mi sei, mia dolce ispiratrice
di rime e gesta e di pensieri ardenti;
Maddalena è a me Laura, a me Beatrice,
mi dà parole nuove e nuovi accenti.
E se mai troverò dentro il mio petto
voce per dichiararle quest’amore
declamando in ginocchio il mio sonetto,
ringrazierei gli dei d’un grande onore
s’anche soltanto d’un tepido affetto
lei ricambiasse il fuoco del mio cuore
.
Alessio restò un momento immobile, il foglio tra le mani. Poi, furioso con se stesso per un’indiscrezione che non sapeva perdonarsi, rimise con malagrazia il sonetto sul tavolino di radica e si diresse verso le finestre a grandi passi, allontanandosi il più possibile dalle rime di Lisiola.
— Banale, per un uomo di cultura come lui — mormorò fra sé. Poi la meschinità di quel commento lo aggredì con violenza impietosa, come sempre accade a chi è severo con se stesso. — Banale, davvero... — sussurrò, sdegnoso. — Ma perché mi interesso tanto a quella donna? Non è per me... e non è degna d’un gentiluomo un’indiscrezione così ingiustificata. Non avrei dovuto leggere quei versi. — Appoggiato allo stipite della finestra, restò immobile, gli occhi fissi nel vuoto. — E lei è da von Kupfer, adesso... da quello che chiamano “il boia”.
***
Stringendosi addosso l’ampio mantello nero col cappuccio che la rendeva simile a un’apparizione spettrale nel buio, Maddalena camminava veloce, sfiorando i muri massicci, ombre più cupe nell’ombra.
La fredda determinazione che aveva ostentato con Rodolfo e con l’avvocato milanese era in realtà venata di trepida angoscia. Presentarsi da von Kupfer a quell’ora di notte... non si era resa conto che fosse così tardi. D’altro canto non poteva lasciar passare del tempo, delle ore preziose, e rischiare una perquisizione in libreria. Il suo dovere - la cosa più logica - consisteva nel cercare di sfruttare la loro casuale conoscenza per convincere l’austriaco a dimenticare la ragazzata di Arrigo.
Arrigo! Procedendo quasi di corsa tra le calli, i campi e i ponti che conosceva tanto bene da poter scegliere d’istinto questa o quella direzione, Maddalena si morse le labbra. Forse era colpa
sua... Forse avrebbe dovuto metterlo al corrente di tutto. Ma sarebbe stata una grossa imprudenza. Arrigo era molto giovane, pieno d’un entusiasmo temerario che avrebbe potuto compromettere molti. Una parola, un gesto, uno sguardo... e Rodolfo Lisiola e Costanza De Pilla, e tutti gli altri che come loro lavoravano in silenzio nel segreto più assoluto per liberare la città sarebbero caduti in una rete mortale.
E adesso c’era anche Giordani che era stato condannato in contumacia a Milano e non avrebbe avuto scampo, se fosse caduto nelle mani di von Kupfer e dei suoi. Giordani... Alessio, già. Un bel nome. Ma non gli si addiceva gran che. L’asceta sant’Alessio era fuggito da Roma la sera delle nozze, secondo la celeberrima leggenda... e Giordani invece non era mai fuggito davanti a una donna, a quanto si diceva. Proprio mai.
Dei passi affrettati si avvicinavano nel buio. Allarmata, Maddalena si voltò, gli occhi spalancati per distinguere le due forme bianche che la seguivano rapide.
— Alt! Chi va là?
Lei sollevò il cappuccio con un gesto deciso. I due soldati austriaci le furono subito accanto.
— Dove state andando a quest’ora? — Il più basso dei due, quello che aveva parlato, la studiava sospettoso.
— Sto andando dal barone von Kupfer.
— Dal barone von Kupfer?
I due austriaci si scambiarono un’occhiata sbalordita. — Dal barone?
— Sì, dal barone. — Maddalena cercava di distinguere i lineamenti dei due uomini nel buio.
— Conoscete il barone? — domandò il più alto in discreto italiano.
— Evidentemente.
— Venite con noi, signorina. Vi accompagneremo
.
— Molto bene — rispose lei calma. — Vi ringrazio. — Li precedette di buon passo e quando sbucarono su una riva illuminata dall’argento di una luna generosa ignorò i loro sguardi di muta ed eloquente ammirazione che accentuavano lo smarrimento di sapersi prossima ad affrontare da sola l’uomo più temuto e più odiato di tutta Venezia.
***
— Vi aspettavo. — Immobile davanti alla scrivania, le braccia conserte, l’uniforme di gala abbottonata fino al mento, gli occhi chiarissimi illuminati da un bagliore di divertimento, von Kupfer la fissava con un lieve sorriso che gli stirava le labbra sottili. La stanza tappezzata di giallo era rischiarata a giorno da un enorme lampadario di cristallo.
Maddalena esitò un momento sull’uscio e l’austriaco le andò incontro con aria cordiale, invitandola ad accomodarsi con un ampio gesto del braccio.
— Entrate, mia cara Maddalena! L’ora è un po’ tarda, ma come si dice? La notte a Venezia è sempre giovane.
Lei si sforzò di sorridere. — Sono molto... molto imbarazzata... eccellenza.
— E perché? — Von Kupfer le prese la mano e questa volta Maddalena non si ritrasse. Lasciò che l’austriaco vi posasse le labbra per un breve, rapido bacio, e la guidasse con gentile fermezza verso le poltrone un po’ rigide sistemate davanti alla scrivania.
— Toglietevi il mantello, o avrete freddo quando uscirete. È l’una passata, sapete?
— Sì... — Maddalena lasciò scivolare giù il mantello. Il suo abito grigio chiaro si chiudeva con uno spruzzo di merletto bianco appena sotto il mento e gli stretti polsini candidi erano
fermati da due file di piccoli bottoni di madreperla. Li stava tormentando con dita nervose, senza rendersene conto. Von Kupfer se ne accorse, ma si limitò a sollevare le sopracciglia. — So che è un’ora impossibile, ma non ho potuto... non ho saputo aspettare fino a domattina. Voi avete compreso... sapete a che cosa mi riferisco.
Lui annuì. Invece di trincerarsi dietro l’imponente scrivania, sedette sulla poltrona appena accanto alla sua e accavallò le gambe con noncuranza. — Io so sempre tutto.
— Tutto? — Nella voce di Maddalena vibrava una nota d’incredula ironia.
— Tutto,
ja.
Maddalena Marchesan. Nata a Venezia il 15 luglio 1825 da Durante Marchesan e Ilaria Corti. Ha studiato al collegio dell’Annunciata e si è diplomata nel 1843... un’allieva tra le più brillanti dell’istituto, naturalmente, ma un po’ troppo ribelle. Dal 1844 si occupa della tipografia-libreria Marchesan, dopo la morte del padre a seguito d’una grave affezione polmonare...
Maddalena lo fissava, gli occhi spalancati. Perché diamine si era preso la briga di investigare tanto a fondo?
— Non fate così, vi prego! — Von Kupfer ebbe una breve, bassa risata di gola. — Non guardatemi con quell’aria sgomenta! Ho i miei informatori.
— Me ne rendo conto — rispose lei, sempre più agitata. No, non doveva aver paura. La sua attività clandestina era troppo ben mascherata per suscitare sospetti.
— Vostro fratello Arrigo... nato nel 1829 a Venezia, studente liceale...
— È di lui che sono venuta a parlare... — lo interruppe lei, trepidante.
L’austriaco annuì, comprensivo. — Ma certo, certo... di una giovane testa calda pasciuta di Voltaire, degli illuministi e di
Rousseau, per non parlare del Foscolo dell’“Ortis”...
— Come sapete tutto questo?
— Abbiamo parlato un po’, vostro fratello e io. — Scosse la testa, con un sorriso sprezzante. — Un ragazzo! Un ragazzo stupido e imprudente.
— Spero che non abbia... — azzardò Maddalena, sulle spine.
— Ha fatto del suo meglio per irritarmi, ma non ci è riuscito. So ancora riconoscere i rivoluzionari dai bambini che giocano alla guerra.
— Ma dov’è adesso? Dove l’avete...
— Non preoccupatevi per lui, mia cara... Non dovete darvi pensiero per quel ragazzino presuntuoso.
— Eccellenza, è mio fratello...
— Eccellenza! — Von Kupfer si piegò in avanti e le posò una mano sul braccio. — Come suona strano, sulle vostre labbra! Non posso essere soltanto Friedrich, per voi?
Lei esitò. — Io... vi ringrazio, Friedrich. — Si svincolò dolcemente e si alzò in piedi. — Posso... vedere Arrigo? Dove sta, Friedrich? Ai Piombi? Oppure...
— Ai Piombi! — Von Kupfer rideva. — Ai Piombi, quel ragazzino chiacchierone! Oh,
nein!
Siete ansiosa di rivederlo, vero? Sapete che cosa ha fatto?
— Ha... distribuito dei volantini...
— Dei volantini antiaustriaci. Lui e un certo Zanni, un suo compagno di scuola.
— È una cosa... grave? — Maddalena gli sgranò in volto due occhioni disperati.
— Grave? — L’austriaco scosse lentamente la testa. — Tutto è grave, di questi tempi. Una parola... un’occhiata... un gesto! — Girò intorno alla scrivania e tirò deciso il cordone rosso del campanello.
Maddalena affondò le dita nello schienale della poltrona
davanti a lei.
— Ve ne andrete con vostro fratello — disse von Kupfer, calmo. — Non faccio la guerra ai ragazzi, io.
— Oh! — Maddalena gli si avvicinò, incredula. — Arrigo è qui?
— L’ho trattenuto. Sapevo che sareste corsa da me.
Lei sorrise con amarezza. — Sapete davvero tutto. Leggete nel pensiero... conoscete il futuro.
— No! Conosco gli uomini... e le donne. Ecco perché lascerò libero vostro fratello. Ah, non è da gente come lui che l’Austria deve guardarsi...
Qualcuno bussò alla porta, e Friedrich invitò a entrare.
Arrigo fu spinto avanti dai due soldati che lo avevano scortato fin lì.
— Maddalena! — esclamò sbalordito, avanzando di qualche passo. — Ma che ci fai in questo posto?
Lei resistette alla tentazione di corrergli incontro.
— Buonasera, Arrigo... o sarebbe il caso di dire: “Buongiorno”? Sono venuta a riprenderti.
Von Kupfer ebbe un sorrisetto sdegnoso.
— Andatevene con vostra sorella, giovanotto. Siete libero. Potete ringraziare lei se per questa volta lasceremo correre...
Arrigo non lo lasciò finire. Pallido di rabbia, la cravatta fuori posto, la redingote sbottonata, i capelli arruffati, alzò il pugno minaccioso, agitandolo quasi sotto il naso dell’austriaco impassibile. Le due guardie sull’uscio fecero un passo avanti, ma von Kupfer le fermò con un gesto.
— Non so che farmene della vostra magnanimità! Avete mai sentito queste parole? “Tutto è perduto! E la vita, seppure ne verrà concessa, non ci resterà che per piangere le nostre sciagure, e la vostra infamia! Per me segua che può. Aspetto tranquillamente la prigione e la morte...
”
— Che cosa? — Von Kupfer lo guardava come una specie d’insetto molesto. — Di nuovo quel vostro dannato poeta? Maddalena, portatevelo via!
— Arrigo! — La ragazza gli si avvicinò rapidamente. — Arrigo, io...
Lui la fissò con un misto di odio e di disgusto.
— Non ho bisogno di te! Che cosa sei venuta a fare, qui? A supplicare quell’assassino?
Von Kupfer s’irrigidì.
— Vi ho detto di portarlo via, prima che cambi idea e decida di dargli la lezione che merita!
— Io non me ne vado! Dov’è il mio compagno? Non abbandonerò un amico...
— Adesso basta! — esclamò Maddalena, livida. La tensione la faceva tremare visibilmente. — Precedimi, e non una parola di più!
Arrigo la guardava con aperta ostilità. Per un lungo istante fratello e sorella si fissarono, gli occhi brillanti di collera. Fu il ragazzo ad abbassare lo sguardo per primo.
— Ci rivedremo, von Kupfer — promise a bassa voce.
— Per il vostro bene, vi auguro di no — replicò l’austriaco, gelido.
Mentre Arrigo si avviava alla porta, Maddalena tese la mano a von Kupfer, che la prese tra le sue e ve la tenne in una stretta affettuosa.
— Io... non so come ringraziarvi, Friedrich. — Lui le lanciò un’occhiata ironica e allusiva, e la giovane donna arrossì. — Voglio dire...
— Un sorriso... un vostro sorriso è più che sufficiente, Maddalena — replicò l’uomo, galante. — A quando il nostro prossimo incontro?
Colta alla sprovvista, Maddalena esitò. — Non... non posso
dire nulla, ora... — Quanta sfacciata sicurezza in quell’individuo! Era pur vero che aveva liberato Arrigo senza discutere... — Vi manderò un biglietto...
— Lo attenderò con ansia. Buonanotte. — Le lasciò la mano con un mezzo sospiro e batté i tacchi.
— Auf Wiedersehen, gnädige Magdalene...
—
Auf Wiedersehen,
Friedrich. E grazie.