6 - L’amore indiscreto
23 febbraio 1848
— Com’è andata la cena, cara? — domandò Co­stanza, entrando sorridendo in salotto.
Maddalena le fece segno di accomodarsi.
— Bene... Mi scuserai, ma sono in ritardo. Devo scendere in libreria. — Camminando, annodava rapida le lunghe trecce rosse.
— Vuoi che ti aiuti?
— Perché no? — Sedette in poltrona e tese la spazzola all’amica. — Stamattina non mi riesce proprio di sistemare questi dannati capelli!
— Sei nervosa?
— Un po’ stanca.
Costanza le appuntò abilmente le trecce a corona intorno alla testa.
— Ecco fatto! Un’aureola di rame... — Sospirò.
— I tuoi capelli sono splendidi, Maddalena.
Lei rise. — E ribelli!
— Rodolfo non è potuto venire, vero? — chiese ancora Costanza, curiosa.
— Come?
— Dico che ieri sera Lisiola non c’era.
— No.
Arrigo sbatté di malumore la porta della sala.
— Buongiorno, Costanza. Maddalena...
— Hai una faccia spaventosa, Arrigo. Non mi va che rincasi così tardi, la sera.
Lui alzò le mani in segno di resa.
— La predica più tardi, ti prego. Ho un mal di capo atroce. Ci vediamo. — Sparì in anticamera, pallido e teso.
Costanza aggrottò le sopracciglia. — Non c’era neanche Arrigo, ieri sera?
— No. — Maddalena lanciò una rapida occhiata all’amica. Il tono era palesemente accusatorio. — Grazie dell’aiuto. — Riprese la spazzola e sorrise, un po’ a disagio. — Scendiamo insieme?
— Certo. — Costanza sembrava meditabonda. — Hai scritto a von Kupfer?
— A von Kupfer?
— Non avevi promesso di mandargli un biglietto?
Lei annuì. — Un modo come un altro per toglier­mi d’impaccio.
— Se non ti metti in contatto tu, lo farà lui.
Già in anticamera, Maddalena si voltò. — Sembri ansiosa di vedermi ristabilire i contatti, Costanza.
L’altra arrossì. — Che cosa dici? Era solo una riflessione... — Raggiunse veloce Maddalena, ridacchiando forzatamente. — Quell’austriaco fa paura.
Lei annuì distrattamente passando dinanzi al punto in cui Alessio l’aveva baciata. Sentì che le guance le si colorivano al ricordo e parlò in fretta, imbarazzata dallo sguardo inquisitorio di Costanza.
— Fa paura, per forza. Ma non è stato poi così feroce con Arrigo, tutto sommato.
— Ah... — Costanza si strinse nelle spalle. — Se non fosse stato per te, non se la sarebbe cavata tanto a buon mercato.
— Non credo. Anche Zanni, a quel che so, è stato rilasciato quasi subito .
Attraversarono il cortile in silenzio. Maddalena aprì la piccola porta che dava sul retro della libreria e si fece da parte per lasciar passare l’amica.
— No, Maddalena, non mi posso trattenere — si schermì Costanza. — Ero passata soltanto per un saluto...
— Arrivederci, allora...
— A presto. — Uscì in strada quasi di corsa, il mantello verde svolazzante, inciampando sui ciot­toli levigati.
Camminò di buon passo per un centinaio di me­tri, lo sguardo fisso sul gondoliere solitario in attesa di clienti accoccolato sui gradini umidi, intento a masticare lentamente del tabacco maleodorante.
— Ehi, voi!
Vegna, vegna, signorina, la staga ‘tenta che no la sbrissa... — Le tese prontamente il braccio nel gesto usuale di cortesia, e Costanza si sistemò rapi­da sul sedile foderato di velluto rosso, lanciando attorno occhiate imbarazzate.
— Andiamo verso Dorsoduro — disse sottovoce. — Ho molta fretta... Vi pagherò bene.
No la staga aver passion, la se fida de mi — replicò pronto l’uomo, con un sorriso aperto che mise in mostra i suoi denti forti e gialli. Avrebbe accontentato la sua giovane cliente, eccome! Nono­stante l’aspetto un po’ scialbo, gli abiti erano di buona fattura. La bionda signorina sarebbe stata generosa.
Remando vigorosamente, il gondoliere studiava di sottecchi la ragazza silenziosa e accigliata. Chi doveva raggiungere con tanta urgenza? Un amico? Un amante? Chissà...
***
Rodolfo Lisiola usciva di casa in fretta. Imprecò sottovoce quando, chiudendo il portoncino, la cartella di pelle che teneva sottobraccio gli scivolò nel­la cunetta della strada. Si chinò rapido a raccoglier­la. Ancora piegato, intravide l’orlo della gonna ver­de di Costanza a pochi metri da lui, gli stivaletti neri lucenti che spuntavano dalla balza a smerlo.
— Costanza! — Ripulì con una manata la cartel­letta. — Buongiorno, mia cara. Che cosa fate da queste parti?
— Passavo — mentì lei con un sorriso teso. — Ho pensato di vedere... se eravate già uscito.
— Sto andando a scuola — spiegò lui, fissandola con i begli occhi castani dorati che scintillavano dietro le lenti rotonde. — Sono di fretta...
— Oh! Vado anch’io in quella direzione — disse subito lei. — Almeno potremo percorrere un tratto di strada insieme e fare due chiacchiere... — Ebbe una risatina nervosa. — Ho così pochi amici, io... Pensare che per certa gente fare amicizia è tanto facile...
Rodolfo si avviò per la calle, un po’ perplesso.
— Dove avete lasciato l’avvocato Giordani?
— Non usate quel nome, per favore. Sui docu­menti c’è scritto Grimaldi.
— Be’, qui non ci sente nessuno... Allora, Gri­maldi?
— L’ho lasciato che era ancora a letto. Aveva un’aria molto stanca.
— Lo credo — le scappò detto. — Intendo...
— Siete venuta per dirmi qualche cosa?
Costanza arrossì. — Come? Non capisco...
Lui strinse le labbra e non replicò.
— Ieri sera non siete potuto andare a cena da Maddalena... Chissà come ci sarà rimasta male, poverina.
Lisiola aspettò il seguito. Era perfettamente al corrente della particolare simpatia che la ragazza gli portava, però fino ad allora non era mai scesa tanto in basso .
— Va bene che comunque un ospite a cena l’ha avuto...
Stavolta Rodolfo si spazientì. — Certo che ha avuto ospiti... suo fratello Arrigo, tanto per comin­ciare, e Alessio...
— No! — Costanza non riuscì a mascherare l’e­sultanza nella voce. — Arrigo era fuori con degli amici.
Lisiola rimase un momento in silenzio, poi si vol­tò verso la sua interlocutrice.
— E allora?
— E allora che cosa? — Costanza gli sgranò in volto due occhioni innocenti. — Non capisco.
Il professore sollevò le sopracciglia e continuò a camminare di buon passo.
— Calma, Rodolfo! Non riesco a starvi dietro. Ho detto qualcosa che vi ha contrariato? Spero proprio di no! — La donna nascondeva a malapena la sua soddisfazione. — Vi innervosisce che Maddalena e Alessio siano rimasti soli? Via, non è da voi! Madda­lena è al di sopra di ogni sospetto... anche se stama­ne mi sembrava un po’... un po’ strana, be’, si sa... ha detto che era stanca. Ma che cosa andate a pen­sare? Certo quel Giord... ehm, quel Grimaldi, ha fa­ma di donnaiolo, ma che diamine, ciò non autoriz­za a pensare chissà che...
— Costanza! — Rodolfo si fermò di colpo.
Spaventata, la donna arretrò d’un passo.
— Sì, Rodolfo?
— Non voglio sentire una parola di più.
Lei abbassò lo sguardo. La sua voce, prima un po’ stridula, si ridusse a un sussurro tormentato.
— Scusatemi... non avrei dovuto. Ma ho pensato che doveste sapere... I vostri occhi vedono solo lei, e lei... non nutre per voi quella devozione... che io, invece, vi porto da sempre.
— Ve ne prego... — Turbato, Lisiola alzò una ma­no come ad allontanare quella patetica dichiarazione d’amore. — Costanza, sono un vostro buon ami­co, e vi stimo.
— Mi stimate! — esclamò Costanza, in tono di profonda sofferenza. — Mi stimate, e ve ne sono grata... ma lei, lei l’amate...
***
Maddalena era chinata dietro il banco a cercare una lista di libri da ordinare a un corrispondente francese quando il solito campanello all’entrata della libreria tintinnò lievemente.
Con un sorriso, si raddrizzò subito, pronta ad af­frontare il cliente.
Alessio Giordani si guardava intorno, un po’ im­barazzato.
— Voi...?
— Buongiorno, Maddalena. Sono... uhm, sono venuto a... scusarmi. — Aveva gli occhi segnati dal­la notte insonne. Stringeva nella destra un bastone da passeggio col pomolo d’argento e vestiva in blu scuro con la discreta eleganza di sempre.
Maddalena lo guardò in silenzio per qualche in­terminabile momento, e le dita dell’uomo si contrassero sul pomolo cesellato nell’attesa d’una pa­rola - una parola decisiva.
Poi le labbra di lei si schiusero in un sorriso esi­tante, e Alessio trattenne a stento un sospiro di sollievo.
— Avete un pessimo carattere, Alessio.
Lui restituì quel sorriso, ancora un po’ reticente, e annuì.
— Già. Davvero pessimo. Ma spero che mi... — esitò, poi, come se concludere la frase gli costasse uno sforzo tremendo, continuò tra i denti: — Spero che mi vorrete perdonare. Sono stato un idiota.
Maddalena sollevò le sopracciglia. — Non siete abituato a recitare l’atto di contrizione, vero? — Ri­se dolcemente e gli tese entrambe le mani. — Non statevene lì impalato come un soldato a rapporto! Ho forse l’aspetto d’un burbero sergente ?
Questa volta anche Alessio rise, e la tensione si sciolse.
— Detesto fare la figura dell’imbecille — ammise lui con una punta d’ironia.
— Oh! Siamo stati sciocchi tutti e due, se è per questo.
Alessio le prese le mani e gliele baciò.
— Grazie — disse a bassa voce. — Temevo che mi avreste invitato ad andarmene.
— Lo farò quanto prima. Non è prudente star qui, per voi.
— Non preoccupatevi. Sono una vecchia volpe.
Lei scosse la testa. — Anche le vecchie volpi de­vono stare in guardia, Alessio. I vostri colloqui con Lisiola e i nostri?
— Sono a buon punto. Questa sera concluderò quell’accordo che è lo scopo del mio viaggio e do­vrò ripartire.
— Così... — Stava per dire: “Così presto?” Ma riuscì a frenarsi. — Così tornerete a Milano.
— Una rapida capatina in Svizzera. A Milano tor­nerò il giorno della rivoluzione. Sono troppo conosciuto.
Maddalena annuì senza guardarlo in viso. Un no­do le stringeva la gola.
— Partirete dopodomani...
— All’alba. — Anche Alessio sembrava turbato. — Io... — Il banco di legno li separava. Giordani le stringeva le mani tra le sue, accigliato. — Io avrei molte cose da dirvi. Mi sono comportato con legge­rezza... ma quel che mi ha spinto è stato qualcosa di profondo, di... sconosciuto. Non sono più un ra­gazzo. — Le sorrise tristemente. — Voi siete una donna eccezionale, Maddalena. L’uomo del quale vi innamorerete potrà dirsi fortunato.
Lei si sciolse gentilmente dalla sua stretta e girò intorno al banco.
— Dopodomani... è molto vicino.
— Già. — Alessio annuì lentamente. — Capisco.
Non c’era altro da dire. Che cosa avrebbe potuto offrirle, ammettendo che lei fosse disposta a farsi offrire qualche cosa da lui? Era un ricercato, un condannato. Una vita d’angoscia e di fuga, una prematura solitudine, forse... Nemmeno l’ombra di quella serenità, di quella tranquillità, di quell’agia­tezza cui ogni donna aspira.
Lisiola... certo, le avrebbe dato molto di più. L’a­mava da sempre. Era un gentiluomo, un intellettua­le d’ottimo livello, un tranquillo studioso che abor­riva ogni eccesso e ogni sregolatezza...
— È meglio che vada — mormorò, serio. — Tor­nerò a salutarvi... se lo vorrete.
— Alessio... — Maddalena lo guardò. Nelle iridi scure e brillanti dell’uomo c’era un mare di tristez­za. — Alessio! — Riusciva solo a ripetere il suo no­me, assaporandolo come aveva assaporato quel ba­cio ardente, la sera prima, a casa... Smarrita, spa­lancò gli occhi grigi immensi, avida di ogni partico­lare di quel volto che l’aveva dolcemente persegui­tata per tutta la notte trascorsa a rigirarsi nel letto freddo e ostile.
Con un sol gesto, Giordani appoggiò il bastone alla scrivania e l’abbracciò stretta, cercandole le labbra con slancio, incapace di resistere oltre.
Il tintinnio del campanello li fece sussultare. Maddalena arretrò di colpo, le guance in fiamme, il fiato corto.
Pallidissimo, Lisiola scese i pochi gradini che conducevano in negozio col passo rigido d’un au­toma.
— Scusate. — La sua voce era appena un po’ più bassa del solito. — Non potevo immaginare.
Alessio lo guardava serio, le sopracciglia lieve­mente aggrottate.
— Non potevo immaginare che profittaste in questo modo ignobile dell’ospitalità degli amici veneziani... — continuò calmo, fissando Giordani — ma mi ero sbagliato. — Gli si avvicinò lentamente, con passi misurati. Per un istante i due uomini si fronteggiarono in un silenzio teso. Erano più o me­no della stessa altezza; Rodolfo appariva assai più fragile nella sua redingote grigia, più magro e appe­na un poco curvo.
Maddalena scosse la testa.
— Rodolfo, non siate assurdo...
— Assurdo! — La calma olimpica di Lisiola s’in­crinò di colpo. Alzò una mano e schiaffeggiò Ales­sio con violenza sulla bocca.
Maddalena lanciò un’esclamazione soffocata.
— Siete impazzito, in nome del Cielo? Con che diritto? — ansimò.
Giordani non batté ciglio. Restò immobile come una statua, in perfetto silenzio.
— Esigo soddisfazione! — gli gridò in volto Lisio­la. — Credete di farmi paura perché voi siete un esperto, in fatto di duelli, e io no? Credete che sol­tanto perché io sono un topo di biblioteca permetterò quest’infamia? Domani... con l’arma che vor­rete!
Alessio si pulì le labbra insanguinate col dorso della mano. L’anello a sigillo di Lisiola gli aveva lacerato la pelle.
— Non mi batterò con voi — dichiarò a voce bas­sa e chiara.
— Perché?
— Non mi batterò.
— Che razza di vigliacco! — Rodolfo strinse i pu­gni, sopraffatto dall’impotenza. — Vigliacco!
Con calma, Giordani riprese il suo bastone dal banco, s’inchinò rigido a Maddalena e si avviò ver­so l’uscita.
— No! Aspettate! — esclamò Maddalena, paran­dogli davanti. — Siete pazzi tutti e due! Dove vo­lete andare? E voi, Rodolfo, che cosa credete di fa­re? Vi comportate come ragazzini scriteriati... — Le parole le fluivano rapide dalle labbra. Si sentiva of­fesa, umiliata, addolorata; lacrime calde le punge­vano gli occhi, costringendola a lottare per conte­nersi. — Non vi accorgete di offendermi? Tanto presi dalla vostra stupida boria! Rodolfo! Forse che io vi appartengo? Sono vostra moglie? La vostra fidanzata? Vi ho giurato fedeltà, amore eterno? Sie­te voi mio padre ?
— No, ma...
— Ma! Ma ciò nonostante vi comportate come un marito offeso! E voi, Alessio... Voi, vecchia volpe senza cervello! Dove vorreste andare, solo a Vene­zia? Tra le braccia di von Kupfer?
Giordani ebbe un sorriso stanco.
— Una bella lezione di buonsenso, Maddalena.
Lisiola si tolse lentamente gli occhiali e si appog­giò al banco di legno con entrambe le mani. — Oh, mio Dio — mormorò. — Perché...
— Rodolfo! — Maddalena gli posò una mano sul braccio. — Vi prego, tornate in voi.
Lisiola la guardò senza vederla.
— Questo vuol dire... che mi negate ogni futura speranza.
— Voi siete il mio miglior amico.
— Ah! — Rodolfo spalancò gli occhi. Le frasi gentili che lui riservava a Costanza... le blandizie d’una cortesia pietosa. — Ho capito. — Si raddrizzò lentamente. — Perdonatemi.
Angustiato, Giordani abbassò lo sguardo.
Rodolfo gli si avvicinò stancamente. Sembrava invecchiato.
— Io... — cominciò.
— Non c’è niente da dire — tagliò corto Alessio, con un mezzo sorriso.
— Dovevo essere pazzo — mormorò Rodolfo, in­credulo. — Vi ho sfidato a duello.
Giordani sollevò le sopracciglia e annuì.
— Sarà meglio andarcene, Rodolfo.
— Sì, certo... — Si voltò verso Maddalena, immo­bile in mezzo al negozio. — Arrivederci...
— Arrivederci — ripeté lei.
Alessio fece un cenno breve con la testa. — A domani...
— A domani — mormorò la donna. — E poi... — Ma la porta si era già richiusa. — A domani, e poi... addio !
Antonio si affacciò cautamente all’uscio della ti­pografia.
— Tutto bene, signorina?
Lei si girò di scatto. Naturalmente... Antonio ave­va sentito tutto. Si sforzò di sorridere.
— Certo, Antonio. Grazie. Va tutto bene... — Tut­to bene, davvero! Aveva detto la verità a Rodolfo. Ma Alessio sarebbe partito tanto presto! Tanto pre­sto, Dio!
“Ho aspettato invano un vostro cenno... forse so­no troppo impaziente? Confido che saprete perdonarmi. F.”
Vergato in una calligrafia aguzza e sottile, il bi­glietto accompagnava un bouquet di rose gialle. Perplessa, Maddalena rigirò tra le mani la graziosa composizione. Giallo... il colore della gelosia. Von Kupfer conosceva il linguaggio dei fiori?
Sedette stancamente sulla poltrona preferita, stringendo fra le dita il biglietto dell’austriaco. Si era illusa di riuscire a sfuggirgli. Non sarebbe stato così facile. Gli aveva promesso uno scritto? Bene, lui esigeva con bel garbo che la promessa fosse ri­spettata. Ma che cosa poteva fare? Rivederlo... avrebbe dovuto per forza rivederlo? Certo che no.
Prese dal buffet penna, calamaio e carta e cominciò a scrivere rapidamente.
“Signore,
vi sono grata del gentile omaggio floreale; purtrop­po le cure della libreria, come senz’altro saprete - non siete voi l’uomo che sa tutto di tutti? - mi occu­pano tanto da non concedermi spazio per rivedere coloro che vorrei. Siate paziente, ve ne prego, e compatitemi.
Vostra M.M.”
Un po’ freddo? Forse.
Maddalena si strinse nelle spalle. Meglio così.