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«Monsieur ne mange rien» disse suor Saint-Joseph.

«Il palato di Monsieur è rovinato dalla cucina manciù» rispose la Madre superiora.

Il sorriso abbandonò la faccia di suor Saint-Joseph, che assunse una cert’aria contegnosa. Waddington, con un lampo monellesco negli occhi, prese un’altra madeleine. Kitty non comprese l’incidente.

«Per dimostrarle quanto è ingiusta, ma mère, rovinerò l’ottima cena che mi aspetta».

«Se Mrs Fane ha piacere di visitare il convento sarò lieta di mostrarglielo». La Madre superiora si volse a Kitty con un sorriso contrito. «Mi duole che lei lo veda proprio adesso quando è tutto in disordine. Abbiamo tanto lavoro e le sorelle non bastano. Il colonnello Yü ha voluto che mettessimo l’infermeria a disposizione dei soldati malati, e siamo state costrette a trasformare il refettorio in infermeria per le nostre orfane».

Si fermò alla porta per far passare Kitty e insieme, seguite da suor Saint-Joseph e da Waddington, andarono per corridoi bianchi e freschi. Entrarono dapprima in un camerone spoglio dove alcune ragazze cinesi erano occupate in elaborati ricami. Si alzarono all’ingresso dei visitatori e la Madre mostrò a Kitty saggi del loro lavoro.

«Continuiamo con questa attività nonostante l’epidemia, perché distrae le ragazze dal pericolo».

In una seconda stanza ragazze più giovani facevano semplici lavori di orlatura e cucito, e in una terza c’erano solo bimbette affidate a una conversa cinese, che giocavano chiassosamente. Vedendo la Madre superiora le si affollarono intorno, piccine di due o tre anni, con i loro occhi neri cinesi e i loro capelli neri; e le prendevano le mani e si nascondevano nelle pieghe della sua ampia sottana. Lei le coccolava e un sorriso incantevole illuminava il suo viso austero; diceva parolette scherzose che Kitty, pur ignorando il cinese, sentiva come carezze. Rabbrividì un poco, perché quelle bimbette vestite tutte uguali, striminzite, con la loro pelle giallognola, il naso camuso, quasi non le parevano umane. Le ripugnavano. Ma la Madre superiora stava in mezzo a loro come la personificazione della Carità. Quando fece per lasciare la stanza non volevano lasciarla andare, le si attaccarono alla veste, sicché con sorridenti proteste lei dovette usare una gentile violenza per liberarsi. Loro, in ogni caso, non trovavano nulla di terrificante in quella grande dama.

«Naturalmente,» disse la Madre mentre andavano lungo un altro corridoio «lei sa che sono orfane solo nel senso che i genitori hanno voluto sbarazzarsene. Diamo loro qualche monetina per ogni bimba che ci portano, altrimenti non si prenderebbero questa briga e le sopprimerebbero». Si volse alla suora. «Oggi ne è arrivata qualcuna?».

«Quattro».

«Adesso, con il colera, i genitori sono più che mai restii a sopportare il peso di inutili figlie femmine».

Mostrò a Kitty i dormitori e poi passarono davanti a una porta dov’era scritto a vernice Infirmerie. Kitty udì gemiti, grida, suoni come di sofferenti non umani.

«Non le mostro l’infermeria» disse la Madre superiora col suo tono placido. «Non è uno spettacolo che sia desiderabile vedere». Le venne un pensiero. «Chissà se c’è il dottor Fane?».

Guardò interrogativamente la suora, e questa, col suo sorriso allegro, aprì la porta e scivolò nella stanza. Kitty diede un passo indietro, perché la porta aperta le fece udire più orribilmente il tumulto di là dentro. Suor Saint-Joseph riapparve.

«No, è andato via e tornerà soltanto più tardi».

«Come sta il numero sei?».

«Pauvre garçon, è morto».

La Madre superiora si segnò, e le sue labbra si mossero in una breve preghiera silenziosa.

Passarono accanto a un cortile e gli occhi di Kitty caddero su due lunghe forme che giacevano per terra fianco a fianco, coperte da un telo blu. La Superiora si volse a Waddington.

«Siamo talmente a corto di letti che dobbiamo mettere due pazienti in un letto solo, e appena un ammalato muore bisogna sgombrarlo per far posto a un altro». Ma fece a Kitty un sorriso. «Ora le mostreremo la nostra cappella. Ne siamo molto orgogliose. Poco tempo fa un amico ci ha mandato dalla Francia una statua della Santa Vergine a grandezza naturale».