Maria Giulia De Rosa aveva ribadito la richiesta fino allo sfinimento. La prossima volta che vai a Noto vengo con te. Perciò Vanina la stava aspettando da un’ora.
Adriano e Luca erano già lí, a godersi le prime giornate autunnali nella loro città d’adozione. Come al solito avevano invitato chiunque fosse capitato loro a tiro a condividere la passione barocca, occupando a tappeto tutti i b & b del centro, in quella stagione per la gran parte già vuoti. Una fuga collettiva verso il sud, in mezzo alla quale non poteva non finire l’avvocato De Rosa.
Alfio Burrano aveva agganciato abilmente quel giro di persone fin dalla festa di Giuli. Il rischio che quel weekend a Noto comparisse anche lui, magari senza preavviso, era elevato. E Vanina non era sicura che fosse una buona idea. Le cose tra loro, per il momento, filavano lisce sul binario dell’amicizia, anche se entrambi sapevano benissimo che non era stato quello il primum movens dei loro rapporti. Solo che tra delitti, ragazzine agguerrite e imbarazzi vari, quel famoso giro che volentieri si sarebbero fatti era rimasto in sospeso. Con ogni probabilità in modo definitivo, a giudicare dall’evidente – quanto non ricambiato – coinvolgimento sentimentale che l’uomo cominciava a mostrarle.
Peccato.
Si stravaccò sul divano e si accese una sigaretta. Premette sul pulsante laterale dell’iPhone e illuminò il display. Il blocco schermo dell’Addaura era lí, con ora e data sopra e nessuna nuova notifica.
L’ultima di quelle nuvolette firmate «P.», che invano cercava di autoconvincersi di non voler ricevere, ma che invece suo malgrado ogni volta aspettava col cuore in gola, risaliva a due sere prima. Poi piú nulla.
Il numero era lí, ma lei continuava a non memorizzarlo.
Il citofono suonò.
– Oh, finalmente si degnò di arrivare! – disse Vanina, alzandosi dal divano e spegnendo la sigaretta.
Non rispose neanche. Afferrò il trolley e la borsa in cui aveva infilato anche il telo da mare e il costume da bagno, che anche se è ottobre in Sicilia non si sanno mai le cose della vita, e uscí veloce.
Passò davanti a Bettina che armeggiava con la casa dei gatti e la salutò.
– Faccia buon fine settimana, e si riposi! – le gridò la donna, mentre infilava la rampa esterna e premeva sull’apriporta del portoncino di ferro.
Vanina aprí, pronta a partire con la filippica dell’ora di ritardo… Ma si zittí.
Rimase immobile a guardarlo, attonita.
Paolo Malfitano. Solo.
Senza scorta.