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Peccato» sospirò Bahrfeldt. «Erano due brave persone. Purtroppo schierate dalla parte sbagliata».
«Succede, in guerra» constatò asciutto Častolowitz. «I sacrifici sono necessari».

«E adesso? Che ne facciamo di loro». Con la punta del piede Völzer diede un colpetto al corpo senza vita di Emmerich.

«Conosco il tizio che si occupa delle fosse comuni al cimitero centrale» disse Bahrfeldt. «Per un paio di corone sotterra qualsiasi cosa, e con un paio di corone in più non fa domande».

«Non mi piace l’idea di coinvolgere estranei» disse Častolowitz. «Sarà meglio che ci pensi Seebold. Gli diremo di portare i corpi giù ad Albern e gettarli nel Danubio».

Völzer assentì. «Buona idea. Anzi, meglio che vada più lontano, fino a Fischamend magari. E in ogni caso fin dopo il Cimitero dei senza nome, di modo che non possano essere ripescati nella zona dei moli».

«D’accordo» disse Bahrfeld.

«Magnifico, signori, allora è deciso. Signor Völzer, sarebbe così gentile da informare Seebold? Io e il dottor Bahrfeldt intanto andremo al piano superiore. Gli operai hanno finalmente ultimato i lavori nel mio studio». Prese una bottiglia dalla teca dei vini e annuì soddisfatto. «Brinderemo con questa alla nostra vittoria».

«Un vero peccato» mormorò Bahrfeldt nell’uscire. «Se solo quell’Emmerich non fosse stato tanto ottuso…».

 

«Prenda la macchina di Častolowitz, non la mia» disse Völzer a Seebold mentre rientravano insieme nella stanzetta. «Inoltre, dovrebbe…».

Si interruppe a metà frase, fissando il pavimento a bocca spalancata. Lì, dove poco prima c’erano i corpi dei due funzionari di polizia, adesso si vedevano solo due grosse macchie di sangue.

«Non ne avrò l’occasione, un corno!». Emmerich uscì dall’ombra, puntò una pistola alla tempia di Seebold e gli diede un calcio nell’incavo del ginocchio.

Nel frattempo Winter teneva sotto mira Völzer.

Seebold sibilò un’imprecazione irripetibile mentre Völzer continuava a spostare lo sguardo tra il petto sporco di sangue di Emmerich e il suo viso.

«Ma… ma… come…? Come ha fatto a…? E le armi…?».

«Ce le ha date un angelo. In fin dei conti, eravamo morti». Emmerich si rivolse a Winter. «Togligli tutto quello che hanno addosso e poi legali».

Winter obbedì. Tremava talmente tanto che Emmerich temette non ci sarebbe riuscito. Invece in qualche modo ce la fece.

«Poi chiudiamo a chiave la porta e tu vai a prendere i nostri ospiti. Nel frattempo io andrò di sopra a cercare Bahrfeldt e Častolowitz. Sono proprio curioso di vedere come reagiranno alla nostra resurrezione». Sogghignò. «Lei tutto bene?».

«Con chi diavolo sta parlando?» chiese Seebold.

«Con il nostro angelo, gliel’ho detto».

Da dietro la parete si udì una lieve risata, e Völzer diventò bianco come un cencio.