POSTFAZIONE

Molti dei fatti e delle situazioni narrate si basano su eventi reali. Le condizioni di vita nella Vienna del primo dopoguerra erano profondamente segnate da fame e miseria. L’economia era in ginocchio, c’era carenza di alloggi e la disoccupazione aveva raggiunto livelli altissimi.

Quando il 13 marzo 1920 a Berlino ebbe luogo il Putsch di Kapp, il tentativo di colpo di stato per rovesciare la Repubblica di Weimar e instaurare una dittatura militare, la situazione peggiorò ulteriormente. Per mandare a monte il Putsch la classe operaia tedesca indisse uno sciopero generale che ebbe conseguenze pesantissime sull’Austria, rafforzando non solo le contrapposizioni tra le maggiori forze politiche, ma determinando anche un’impasse negli approvvigionamenti. Gli aiuti alimentari tardavano ad arrivare, il fermo nelle forniture di carbone proveniente dall’Alta Slesia provocò una grave crisi energetica. Le fabbriche dovettero sospendere la produzione e, per risparmiare corrente elettrica e gas, nei locali pubblici dopo le otto di sera fu consentito soltanto l’uso di lampade ad acetilene. I tram, ammesso che circolassero, terminavano il servizio al più tardi alle 21.30.

Oggi è quasi inimmaginabile che la maggior parte degli affittuari dell’epoca non possedesse una chiave del portone del palazzo in cui abitava. Se per qualche ragione non erano rientrati entro l’ora in cui il portone veniva chiuso (in genere, alle 21) per farsi aprire erano costretti a corrispondere al portiere un compenso di sei corone, detto “Sperrsechserl”.

Per quanto riguarda gli altoforni delle fabbriche di mattoni, erano in effetti un rifugio per molti uomini e donne senza fissa dimora. Il giornalista Emil Kläger (1880-1936) ha descritto le loro condizioni di vita nel libro Durch die Wiener Quartiere des Elends und Verbrechens – ein Wanderbuch aus dem Jenseits. (Criminalità e miseria nei sobborghi di Vienna – diario dall’aldilà).

In quell’epoca vi furono tuttavia anche sviluppi positivi. Per esempio, dopo la guerra grazie alla moneta debole si verificò un boom dell’industria cinematografica. Con 142 pellicole girate, il 1920 fu l’anno più produttivo nella storia della cinematografia austriaca e il piccolo paese per un breve lasso di tempo divenne una delle nazioni leader del settore a livello mondiale.

Anche molti luoghi descritti nel romanzo sono ispirati alla realtà. Per esempio, in Meldemannstraße 27 si trovava davvero un pensionato maschile, divenuto tristemente famoso per aver ospitato dal 1910 al 1913 Adolf Hitler.

Il Rote Bretze (Grundsteingasse 25) era un locale molto amato in cui si esibivano cantanti folk, realmente esistente al pari delle terme romane (Holzhausergasse 4-6) e lo Chatam Bar (Dorotheergasse 6), nei cui paraggi oggi si trova il famoso Café Hawelka.

Anche il Böhmischer Prater esiste tutt’oggi (Laaer Wald 216), così come il museo di storia militare (Arsenal Objekt, 1). Quest’ultimo fu riaperto nel 1921 col nome di Museo militare austriaco, assumendo poi la denominazione attuale nel 1946.

Tema centrale del libro è la guerra ai minorati. La maggior parte di noi collega questo termine all’epoca del nazionalsocialismo, ma in realtà l’idea di “popolo sano” è molto più antica: già a Sparta, nell’antica Grecia, vigeva una severa selezione. Mentre molti politici degli inizi del Novecento percorsero la via della “eugenetica positiva” (cercando di sostenere lo sviluppo dei caratteri genetici favorevoli), vi furono purtroppo anche pecore nere, il cui modo di pensare fu decisamente più radicale e disumano. Cerchiamo di fare in modo che voci del genere tacciano per sempre e facciamo nostro il motto di Pëtr Alekseevič Kropotkin, autore di Mutual Aid: A Factor of Evolution (Il mutuo appoggio: un fattore dell’evoluzione, Edizioni della rivista Anarchismo, Catania 1979): «La competizione è la legge della giungla, mentre la cooperazione è la legge della civiltà».

Non avrei mai potuto concepire questo libro senza gli scritti e le testimonianze del tempo, in primo luogo quelle dei due pionieri del reportage sociale Max Winter ed Emil Kläger, ma anche di scrittori e storici come Joseph Roth, Hugo Bettauer o Alfons Petzold, che con le loro opere mi hanno offerto scorci fondamentali sull’epoca in questione.

Un altro grosso aiuto è stato il database ANNO (AustriaN Newspapers Online), l’emeroteca digitale della Biblioteca nazionale austriaca, su cui è possibile consultare gratuitamente oltre un milione di copie di più di seicento riviste e quotidiani storici.