Cesare Brandi, si sa, è molte cose insieme. È un critico, uno storico dell’arte. È un esperto di restauro tra i massimi al mondo. È un teorico, un filosofo dell’arte. “Ma al vertice” come ha benissimo detto Geno Pampaloni, introducendo Città del deserto “sta lo scrittore.” Lo è stato sempre, in ogni luogo e circostanza: e però mai come nei racconti di viaggio. Che non sono stati dimenticati; anzi, sono stati più volte ripubblicati dagli Editori Riuniti, e con il giusto rilievo. Ma ora si sentiva la necessità di offrire al lettore una visione d’insieme, di riunirli tutti in un unico volume, rispettando l’ordine cronologico e la data della prima pubblicazione, a eccezione del Viaggio nella Grecia Antica, di cui si è riprodotta l’edizione del 1990, che contiene articoli apparsi in anni successivi alla prima edizione del 1954. Quanto a Sicilia mia, si tratta di una raccolta (di per sé abbastanza eterogenea) di scritti di Brandi sulla Sicilia, che Marcello Carapezza ha voluto dedicare all’amico già gravemente infermo. Donde la nostra scelta di riproporre solo quelli con un carattere più narrativo, a completamento dei racconti di viaggio. E tutto questo per ribadire il concetto che ci stava più a cuore: perché al vertice, appunto, sta lo scrittore. Ne è uscito uno straordinario libro, una novità che forse più di ogni altra opera di Brandi ci trasmette un ritratto così vivo e mobile del suo autore. Anche perché il volume non si esaurisce con i viaggi, ma prosegue con una prima e seconda sezione di scritti letterari. E la prima ha un titolo che non potrebbe essere più esplicito, Come un’autobiografia: proprio in quanto ci permette di risalire, in un ambito più strettamente umano, a quelle che potremmo definire le radici del mondo spirituale dello scrittore, le sue abitudini di vecchio gentiluomo di campagna, il suo amore per i fiori, le piante, gli animali, la buona cucina. Un amore, insieme a quello predominante per l’arte, ereditato dagli anni della prima adolescenza e ogni volta riattivato e come recuperato dal vivo nel corso degli innumerevoli viaggi. Ma intanto non si può dimenticare che Brandi è stato anche (o soprattutto?) un critico, uno storico dell’arte: uno dei primi ad aver raccolto l’esigenza, già espressa da Longhi, di “riconsegnare la critica, e perciò la storia dell’arte, non dico nel grembo della poesia, ma certamente nel cuore di un’attività letteraria”. Ed è stata proprio questa esigenza a orientare la nostra scelta nella sezione dedicata all’arte moderna, e a farci privilegiare il critico piuttosto che lo storico, ma ritagliandone per così dire solo un aspetto, quello, appunto, più squisitamente letterario. Donde il rilievo dato agli artisti che Brandi ha più seguito e amato: Morandi e De Pisis, in primo luogo; e poi Burri e Afro, Guttuso e Manzù; e ancora Mafai, Capogrossi, Leoncillo, sino ai più giovani Ceroli e Pascali. Né la scelta si limita all’arte italiana. Ci sono, difatti, anche gli stranieri: con alcuni articoli di carattere più occasionale, come quelli che rievocano Picasso “sulle barricate del suo tempo” o celebrano “il nero luminoso di Matisse”; poi una mostra di Bonnard, una di Fautrier, una cena con Mirò. Restano questi articoli, come pure quelli di più ampio respiro (e qui basterebbe ricordare il Ritratto di Morandi), tra i più felici di Brandi: senza la pretesa di esaurire l’argomento, con preferenze e omissioni, ma così densi di intuizioni, e di una tale scioltezza ed eleganza di soluzioni nella loro breve misura, da potersi veramente definire come i modelli di una scrittura unica nel suo genere, unica e irripetibile.
Sono grato a Elisabetta e Vittorio Sgarbi: senza il loro prezioso aiuto, veramente, questo libro non sarebbe nato. Ringrazio Lucia Fornari Schianchi e Anna Maria Guiducci, Isabella Musolino e Enrica Ravenni, che con le loro iniziative editoriali mi hanno risparmiato la fatica delle ricerche d’archivio. Per la stessa ragione ringrazio affettuosamente Maria Ida Catalano per il suo prezioso lavoro di ricerca; e Mauro Civai, che da Siena non mi ha fatto mancare il sostegno e l’incoraggiamento. Un pensiero a Fabio Guttuso Carapezza, che porta il nome di Guttuso come io quello di Brandi. A lui si deve la pubblicazione del carteggio Brandi-Guttuso che ha offerto più di uno spunto anche alla nostra Cronologia. Un abbraccio a Massimo Carboni: il suo Cesare Brandi. Teoria e esperienza dell’arte, uscito dagli Editori Riuniti nel 1992 e ripubblicato da Jaca Book nel 2004, resta fondamentale. Nel 1998, sempre con gli Editori Riuniti ha curato una nuova edizione della Teoria generale della critica. Ed ora, come se non bastasse, mi ha dato una mano per questo libro.