10.

UN FRETTOLOSO ABBRACCIO

Imre salì su un muretto, non troppo alto perché la distanza dal suolo va affrontata con prudenza. Allargò le braccia, e percorse velocemente quei pochi metri con il batticuore. Daisy si vide costretta a inseguirlo.

“Che dicono?”

“Red, Saul e Peter intendono andare in un ospizio a prendere un vecchio scienziato che li condurrà in una villa dove si allevano farfalle. E una volta arrivati lì, le ruberanno tutte.”

“Che storia è?” chiese stupita Daisy.

“Idee di Red. Ebony, però, non è del tutto convinto.”

“E tu?”

“E tu?” le fece eco Imre.

Daisy rimase in silenzio.

“Ti tiri fuori? Lasci il Gruppo?”

“Lasciami riflettere!” rispose.

Non poteva sapere di quale villa parlasse Red. Immaginò che il vecchio scienziato fosse la persona che gli aveva fornito qualche inconsueto esemplare di insetti. Forse aveva sbagliato ad andarsene tanto bruscamente. Rischiava di perdere il loro aiuto perché non riusciva a immaginarsi capace di superare il cancello o il muro che aveva visto, trovare una scusa per entrare nel Senior Hotel, esplorarlo, prendere gli insetti più belli e capire se sua madre avrebbe potuto essere adatta a quel paradiso. Tutti i suoi obiettivi passavano per quella villa.

Daisy estrasse da una tasca il dépliant del Senior Hotel, lo aprì, tra le foto di una villa maestosa c’era anche un’immagine che mostrava tra gli alberi due strutture di ferro e vetro. Forse delle serre, oppure potevano essere dei farfallari, questo spiegava la gran quantità di farfalle che aveva visto. Se nella villa a cui faceva riferimento Red allevavano farfalle, i farfallari erano necessari. Forse si trattava dello stesso luogo.

Respirò a fondo.

“Dobbiamo esserci!” disse Daisy e Imre annuì, contento. Un conflitto troppo acuto, tra Daisy e Red, lo metteva a disagio, preferiva i muri bassi, esercizi di equilibrio con caduta controllata.

“Lo chiami tu Red?”

Daisy lo rassicurò.

Red e Daisy si incontrarono davanti alla grande fontana di Hubble Square.

Red non si aspettava che Daisy cambiasse idea tanto velocemente, che volesse tornare in partita. Forse era come tutte le ragazze, esagerate per poi tornare al punto di partenza.

“Faremo scappare il signor Cricket dall’ospizio, ma credo di aver bisogno di te per risolvere un problema,” le disse Red senza giri di parole.

“E chi sarebbe questo Cricket?” si mostrò prudente, non voleva far capire che Imre l’aveva già informata.

“Un grandissimo entomologo. Che se ne sta prigioniero in un luogo di plastica. Un genio come lui!”

“E abbiamo bisogno di questo genio?”

“Ci porterà in un posto dove allevano farfalle.”

“E c’è davvero un posto così?”

Red la guardò con sospetto.

“Che vuoi dire? Davi credito a Imre e alla sua villa… perché non dovrebbe esserci?”

Daisy rimase in silenzio.

“E comunque, dovresti essere felice se ci mettiamo alla ricerca di farfalle. O no?”

Daisy decise di giocare a carte scoperte e tirò fuori il dépliant del Senior Hotel.

“Guarda: è questa la villa di cui parla il tuo scienziato. Ne sono sicura!”

Red fu colto di sorpresa.

“Che stai dicendo?”

“Vedi queste strutture? Secondo me sono farfallari,” e gli fece osservare le foto del dépliant.

“È solo una pubblicità! Magari è tutto finto.”

“Ci sono stata, quello che ha raccontato Imre l’ho fatto io! Volevo incuriosirvi, smuovervi. Ma non funziona con voi maschi! Comunque, come vedi, la villa è tornata fuori. È destino.”

“Ti sbagli!”

“Dammi retta! È la stessa.”

“Se sei tanto sicura, allora vieni con noi e vediamo chi avrà ragione.”

“Una scommessa?”

“Una scommessa.”

“E cosa si vince?”

“Lo vedremo,” e a Red sfuggì un sorrisino.

“E come faremo a entrare?”

“Ci entreremo, vedrai,” disse lui con un tono rassicurante.

Red si sedette sul bordo della fontana, l’aerosol di goccioline gli inumidiva i capelli.

“Però, come ti dicevo, un problema ci sarebbe. Il signor Cricket ha il cervello mangiato dai tarli. Non sa dirmi dove sia questa villa, ma se lo portiamo alla stazione dei pullman, pensa di ricordare esattamente dove salire e dove andare.”

“Magari non te lo vuole dire dov’è. Come facciamo a fidarci?”

“Se fosse un bluff, appena vediamo qualcosa che non ci torna lo riportiamo all’ospizio. Però il vero punto è questo: non riesco a quantificare quanto tempo ci vorrà per arrivare nel posto indicato dal signor Cricket. E non posso nemmeno calcolare quanto tempo dovremo fermarci per dare l’occhiata che merita.”

“Quindi?”

“Devo mettere in conto che potremmo partire una mattina per tornare la sera stessa. Ma anche doverci fermare una notte. Forse due…”

“E allora?”

“Non credo che le nostre famiglie soffrirebbero troppo per la nostra assenza, forse non gli dispiacerebbe che stessimo alla larga per un po’ di tempo. Però penso che sia meglio trovare una bella scusa…”

“E la dovrei trovare io? Per questo hai bisogno del mio aiuto!”

“Ma dai, tu sei creativa. Magari una lettera, che lasciamo ai nostri vecchi. Tu scrivi bene. O no?”

“E cosa dovrei scrivere?”

“Che qualche autorità ci ha scelti per una visita a una villa, tipo un monumento nazionale, una cosa del genere, e che saremo ospitati con tutti i riguardi. Che ne dici?”

“Pensi che funzionerebbe?”

“Se la scrivi bene, sì.”

Daisy socchiuse gli occhi.

E se Red stava davvero per portare il Gruppo al Senior Hotel? Poteva essere un’occasione inaspettata. Un colpo di fortuna. La sorte.

“Quando si parte?”

“Dopodomani. E sono contento che non abbandoni il Gruppo,” disse Red, che si avvicinò per stringerle una mano e finì, maldestramente, per darle un frettoloso abbraccio.