2.

INSETTOLOGIA

Daisy lo sapeva che lo scontro tra lei e i maschi del Gruppo era, sotto sotto, un conflitto tra i lepidotteri e gli altri insetti. Uno scontro tra le squame delle ali e l’esoscheletro, tra leggerezza e compattezza, tra cipria e acciaio.

Daisy certo non disprezzava l’esoscheletro, la pellicola che ricopre molti insetti. Le piaceva, anzi, l’idea di poter avere una cuticola che la proteggesse, forte come la corteccia delle querce.

E sapeva bene che i ragazzi del Gruppo non erano degli sciocchi acchiappamosche, nessun insetto suscita fantasie di seconda mano.

Lo stesso Red non aveva mai nascosto l’ambizione di forgiare un’élite di esperti d’“insettologia”, come chiamava la loro passione. Li vedeva diventare famosi entomologi o naturalisti, oppure aprire un negozio di larve per scopi alimentari, perché è risaputo che gli insetti saranno il cibo del futuro.

Il “dottor” Red aveva istruito i componenti del Gruppo con dettagliate lezioni di anatomia nel garage della famiglia di Peter. Appuntamenti che Imre aveva descritto a Daisy per filo e per segno, prima che lei venisse ammessa a quegli incontri. In una delle prime lezioni Red aveva estratto una locusta da un vaso di vetro e, con un movimento solenne, aveva appoggiato l’insetto su un tavolino da picnic. Saul lo assisteva, tenendo ben aperto un atlante di entomologia. I ragazzi erano sull’attenti, mentre Red fissava con gli spilli, sopra una tavoletta di sughero, le zampe della malcapitata. Sembrava crocifissa, il ventre in su, il capo all’indietro.

Red aveva estratto un coltellino molto affilato e iniziato a incidere lentamente l’esoscheletro mentre pronunciava alcuni termini misteriosi: protorace, mesotorace e metatorace.

Poi Red aveva appoggiato la lama recitando un verso quasi poetico: “l’addome è composto nella generalità dei casi da undici segmenti, detti uriti; la parte pregenitale è composta da sette uriti, quella genitale da due e quella postgenitale dai rimanenti due.” Erano termini astrusi eppure solleticavano i ragazzi, affascinati che si alludesse al sesso e alle sue forme anatomiche.

“Però a me il coltello era antipatico!” aveva raccontato Imre a Daisy. “Quando è toccato a me mi tremava tra le dita,” aveva aggiunto, e poi imitando Red: “‘Forza Imre, non aver paura! La locusta non ti mangia: è morta!’ Io gli dicevo: ‘Red, si rompe tutto! Se spingo troppo mi diventerà un budino!’”

Daisy aveva riso come una matta.

“Daisy, te lo giuro, quel dannato esoscheletro cigolava ma non cedeva!”

Lo scopo delle prime lezioni era stato di determinare una gerarchia nel Gruppo, che andava formandosi proprio in quel periodo. Red voleva capire di che pasta fossero fatti i suoi amici, verificarne le passioni e, mettendoli alla prova, ne esplorava le competenze.

Poi avevano deciso di collezionare gli insetti che provenivano dalle abitazioni, dagli androni dei palazzi, dalle soffitte. Qualche volta, era il caso della blatte, uscivano dallo scarico della vasca da bagno come piccoli scout pronti per una passeggiata. Li catturavano con le tecniche più disparate: con reti di garza fittissima, pinzette per le ciglia o efficaci schiacciamosche. Gli esemplari migliori venivano incollati accuratamente su piccoli contenitori di legno e vetro ed etichettati: Musca domestica e Blatta orientalis accompagnate da Periplaneta americana.

Era stato Imre a mettere Daisy in contatto con il Gruppo, gliene aveva parlato un numero infinito di volte: “devi conoscere dei ragazzi che amano gli insetti e soprattutto il capo che sa tutto di quella materia.” Il primo incontro era stato deludente: i maschi le avevano mostrato, con orgoglio, l’intera collezione. Daisy non ne era rimasta impressionata; il campionario del Gruppo era monotono, mosche, scarafaggi e formiche in ogni stadio di sviluppo, anzi aveva l’aria di una malinconica ossessione. Solo i contenitori traboccanti di ali di mosca, piccole enciclopedie del volo molesto e ronzante, l’avevano emozionata: le ali trasparenti possedevano un fascino, per via delle venature che sembravano rami sottili e riflettevano la luce.

Red aveva colto l’aria insoddisfatta della ragazza e, negli incontri successivi, aveva esibito qualcosa di più interessante: una mantide religiosa, con il perfido capo che rotolava sul fondo del barattolo, e uno stupefacente grillo talpa.

Daisy si era fatta l’idea che Red esibisse insetti inconsueti per mantenere vivo il suo personale prestigio, ma si era anche chiesta come avesse potuto procurarsi una mantide e un grillo talpa. Immaginò che avesse un asso nella manica, qualche fornitore segreto. Poi, però, aveva spostato lo sguardo dalla schiera di insetti e aveva prestato attenzione ai piccoli fogli che accompagnavano gli esemplari. I componenti del Gruppo s’erano impegnati a scrivere qualche riga accanto a ogni preda:

Blatta del venerdì notte

Blatte da luna piena

Mosca dello sbadiglio

Mosca annegata nella lavastoviglie

Blatte veloci come un supereroe

Mosca prudente e minimosca delle mansarde

Mosca giovane

Blatta trovata sotto gli slip in camera dei genitori.

Erano parole rotonde e curate, messaggi in bottiglia scritti su biglietti adesivi bianchi o gialli, e non c’era solamente la posizione tassonomica dell’insetto ma anche la data della cattura, il nome del ragazzo che l’aveva effettuata e qualche considerazione di natura personale. Non era più entomologia, bensì qualcosa che promanava un fascino vasto e potente, che sprigionava l’odore delle cucine, il cigolio delle porte, lo scrosciare dello sciacquone del bagno, e l’odore di chiuso delle camere da letto, la polvere lungo lo stipite di finestre semichiuse, la quintessenza dei divani, degli armadi in disordine, della naftalina, di una bottiglia di bourbon quasi vuota. Erano esistenze intere racchiuse tra le zampette dei loro ospiti più apparentemente insignificanti, e Daisy ne era rimasta colpita, davvero colpita. Aveva percepito, attraverso quelle parole e quei piccoli esemplari sacrificati, il ritmo degli universi che ciascuno dei ragazzi aveva alle spalle.

E leggendo e immaginando, si era convinta che gli insetti avevano il potere di trasformare quei nuovi amici. E se ciò era possibile con neri esoscheletri chitinosi, cosa avrebbero potuto scrivere guardando i colori e la danza delle farfalle? Che grandi storie, che finali meravigliosi!

E sognava addirittura le città sommerse da nuvole di farfalle, un battito d’ali avrebbe provocato un uragano di bellezza.