Il cerchio si chiude

Il cerchio si è ricomposto. Il lavoro con i limiti, con la patologia, in contesti ai limiti, patologici, distrugge. Succhia energie e carica di rabbia, di emozioni, di sofferenza e di dolore.

È normale che arrivi il momento in cui non lo vuoi vedere più, il dolore, e hai bisogno di aria, di vita, anche se questo vuol dire viverla, la vita, nella sua quotidianità, nell’esserci.

Non è fuggire: è volere vivere le proprie situazioni, non quelle degli altri.

Il percorso dell’operatore sociale spesso si chiude con la fuga.

Ci sono momenti diversi per scappare. Sotto la spinta di pressioni, interne o esterne. Dopo aver sperimentato tutto, per non giocare più gli stessi giochi, ormai noti e conosciuti e quindi meno esaltanti. Quando non hai più energie da investire perché sono successe tante cose nella vita personale.

L’uscita, per scelta o per necessità, va elaborata, perché è la fine di un investimento su qualcosa di importante che dava un senso alla tua vita. Si deve guardare tutto con distacco, stando fuori, e si devono ripercorrere le tappe lavorative e personali che hanno portato alle scelte iniziali e finali.

All’inizio ci si sente smembrati, privi di qualcosa che ci apparteneva, di parti di sé investite e lasciate; poi pian piano tutto si ricompone e ci si può specchiare in un’acqua limpida, calma, che riflette quello che si è ora.

Il percorso è compiuto e posso scrivere la fine del libro, la fine di un cammino.

Vedere, parlare, aiuta a capire, e definirsi negli altri aiuta a definire.

Ci sono cose che si fanno in alcuni periodi della vita, alcune che si fanno in altre. Il cambiamento è parte integrante del cammino, è essere vivi, sperimentare nuove cose. Si impara a vivere senza essere definiti da ruoli, a essere, come somma di ciò che si è stati e di ciò che sarà. E ti accorgi di aver varcato quel limite che non riuscivi a superare: il dover rimanere.

Poter scegliere, ecco la libertà, potere essere altro, essendo stati diversi: è vivere prendendosi cura finalmente di se stessi in modo diretto, dei propri figli.

Cambiare per non essere cambiati, per non morire dentro, riacquistare le energie sottratte al lavoro e investirle per sé.

Sono contenta di questo.

Ho dato e avuto.

Adesso sono.