Alle spalle di Cassian un uomo crollò a terra senza un suono e la sua spada rotolò nel Rio di San Moisè.
Vedendolo, Cordelia deviò all’ultimo la traiettoria di un colpo e il proiettile con cui avrebbe ucciso Alain de Mortemart si conficcò in terra, a pochi passi da lui. Abbassò la canna della pistola mordendosi le labbra. Con la confusione dello scontro quell’uomo non si sarebbe accorto di essere vivo per miracolo.
«James» disse. «Il signor D’Armer ha la priorità. Intesi?»
«Sono pronto, Milady.»
Sbucarono dal loro nascondiglio al lato della chiesa quando per i malfattori in tabarro erano appena arrivati rinforzi: un’altra mezza dozzina di uomini mascherati e armati.
Cordelia freddò il primo che le comparve davanti, poi il secondo. Ciò esaurì il suo fattore sorpresa, così si trovò addosso tre persone. Un pugnale roteò in aria e si conficcò nel petto della prima, così lei si trovò a incrociare le armi con le altre due. Le lame di due spade scivolarono lungo la sua fino a che le guardie si toccarono e i volti dei suoi avversari furono così vicini da poter vedere il bianco degli occhi attraverso le maschere. L’attenzione di Cordelia registrò qualcosa che però, sul momento, dimenticò.
Si piegò sulle ginocchia e poi spinse verso l’alto con tutte le sue forze, ricacciandoli indietro e liberando la spada. Con un fendente riuscì a disarmare quello alla sua destra e, con un calcio, lo spedì nella laguna.
Col secondo avversario fu più complicato: combatteva da esperto, girandole intorno con agilità e leggerezza dovuti a un corpo minuto e snello. Fu in quell’istante che Cordelia capì che cosa l’aveva colpita in precedenza: invece di quella ordinaria, indossava la mezza maschera di Colombina.
Ma vi era di più: era come se la brigata in maschera seguisse i suoi movimenti, erano tutti sempre pronti a obbedire al suo più breve cenno.
Con rapidi movimenti del polso Cordelia roteò la spada cercando di disarmarla, ma Colombina scartò con agilità e cominciò a menare colpi con la furia dell’inferno, costringendola ad arretrare.
«Alle vostre spalle, signore» urlò una voce conosciuta e, subito dopo, una lama le passò vicino alla guancia. Qualcuno dietro la sua schiena gridò, uno schizzo di sangue le raggiunse la maschera colandole sul mento. Cordelia indietreggiò di un passo e le sue spalle quasi sfiorarono la schiena di Cassian mentre uomini mascherati chiudevano il cerchio intorno a loro.
Lei allora estrasse dalla cintura un lungo pugnale. «Prendetelo» disse a Cassian. «Ma state attento a usarlo: la lama è avvelenata.»
«Bene.»
Il pugnale passò da una mano all’altra, poi Cordelia si slacciò il tabarro e, con un movimento improvviso, lo gettò davanti a sé. Il mantello si impigliò in due spade e lei scattò con forza, calando la lama sulla spalla di un uomo e poi immergendola nel corpo di un altro.
Un dolore bruciante le serpeggiò su una coscia poi scomparve. Udì un colpo di pistola, poi un secondo. Ferì qualcuno con il pugnale avvelenato prima che un montante glielo facesse volare di mano. Aveva una pistola carica, purtroppo si trattava di una terzetta, un’arma poco potente. Cercò con gli occhi Colombina e la vide dare ordini agli altri. Tese la pistola ma il giovane spagnolo cui erano accorsi in aiuto le comparve davanti coprendole il bersaglio.
Lo spagnolo stava opponendo fiera resistenza e, malgrado l’abbigliamento ricercato che avrebbe indotto a crederlo uno dei gentiluomini facoltosi quanto inutili che affollavano la Dominante, si stava battendo come un leone inferocito.
Cordelia guardò verso l’alto, in direzione di uno dei bracieri che illuminavano il campo dalla facciata marmorea della chiesa. Alzò la canna della pistola e sparò. Il braciere precipitò verso il basso rovesciando tizzoni incandescenti sul mantello di due uomini che all’istante presero fuoco, poi uno dei suoi valletti Mori accorse urlando in italiano stentato: «Stanno arrivando i fanti dei Signori di Notte, signore».
«Questa non è mai una buona notizia» intervenne l’Abate Casanova in tono afflitto.
Cordelia non gli badò, indietreggiò di un passo tagliando la ritirata a una maschera che si stava facendo largo verso il rio, gli assestò un calcio nelle costole e lo spedì in acqua. Due dame su una gondola si lasciarono sfuggire un grido e si rifugiarono sotto il felze.
Un gruppo di uomini in giubba bruna e mantello irruppero dal lato del campanile, riversandosi sul campo. Li guidava un giovane alto e massiccio i cui occhi, dopo una rapida perlustrazione, si fermarono sull’Abate come se tutto quel trambusto fosse esclusivamente opera sua.
«Casanova!» gridò. «Vi ho in pugno questa volta.»
«Matteo Varutti, che spina nel sedere.» Il bisbiglio di Casanova era carico di riprovazione. L’abatino atterrò un’altra maschera con un gesto noncurante della spada, poi aggiunse in tono cerimonioso: «Messere si inganna. Sono il Marchese di Seingalt». Si toccò la mezza maschera nera e sorrise a Varutti il quale abbassò la testa e corse verso di lui, caricandolo come un toro.
La comparsa degli sbirri della Serenissima aveva provocato l’immediata risposta degli aggressori mascherati che ora ripiegavano verso le calli laterali. Cordelia cercò Cassian e, quando lo vide al sicuro accanto a de Mortemart, si volse a scrutare sotto l’onda dei mantelli neri che volavano come corvi impazziti quale nascondesse le fattezze di Colombina. Infine la individuò ai margini del campo, pronta a saltare su una gondola priva di insegne che si avvicinava con rapidità. Obbedendo all’istinto si lanciò verso di lei proprio nel momento in cui si staccava dalla riva per balzare con leggerezza sopra la gondola.
Colombina riuscì a evitarla con uno scarto improvviso, e saltò sulla gondola adiacente mentre la sua si dileguava veloce com’era arrivata. Cordelia la seguì per la stessa via: balzò sull’imbarcazione di due dame che assistevano da dietro le tende del loro felze. Strilli a metà tra il terrore e l’estasi salutarono il suo imbarco, che durò un momento scarso dopodiché Cordelia scavalcò il parapetto e raggiunse una terza gondola dove si trovava adesso Colombina. Era una grossa imbarcazione a quattro remi, con un felze grande quanto un’altana dal quale sbucarono tre gentiluomini alla moda decisi a difendere a costo della parrucca alcune damine terrorizzate che strillavano a più non posso.
Così Cordelia si trovò ad affrontare un imprevisto costituito da tre cicisbei determinati a fare bella figura con le signore. Sprovvisti di armi, improvvisarono aggredendola con le posate d’argento con cui avevano apparecchiato una cena notturna. Per fortuna non avrebbero nuociuto nemmeno a una forma di burro; purtroppo, però, il rematore dietro di lei ebbe la presenza di spirito di colpirle la mano con un remo facendole cadere la spada nella laguna. Riavendosi dalla sorpresa, lei ruotò su se stessa a gamba tesa e colpì l’uomo al volto mandandolo a raggiungere l’arma. La gondola oscillò, uno dei damerini perse l’equilibrio e cadde in acqua tirandosi dietro un compagno, Cordelia afferrò il remo al volo e usandolo come un bastone si liberò di altri due rematori: ne colpì uno allo stomaco con l’estremità dell’asta e l’altro alla schiena con la pala di legno incrostata di alghe. Il terzo le risparmiò il disturbo tuffandosi di sua spontanea volontà. Cordelia guardò l’ultimo damerino rimasto a bordo e disse: «Signore, vi prego di saltare prima che io sia costretta a uccidervi».
Quello valutò un momento la situazione, si fece il segno della croce e si tuffò, preferendo rischiare la vita per via dell’acqua sudicia.
Nel mentre Campo San Moisè era invaso di sbirri, lo spagnolo sembrava in salvo insieme a Cassian e de Mortemart; Casanova invece correva con Matteo Varutti alle calcagna.
«Signore, vi ordino di fermarvi» urlava Varutti. «Vi devo condurre ai Piombi.»
«C’è un errore di persona» disse Casanova. «Con permesso» aggiunse. Scavalcò la balaustra proprio mentre Cordelia spingeva la gondola sotto il ponte e vi atterrò provocando una pericolosa oscillazione e un coro di strilli femminili. Una dama si affacciò dal felze in uno sbuffo di piume su un’acconciatura monumentale, Casanova le sorrise. «C’è un clandestino a bordo» disse: quella arrossì e il suo sguardo da terrorizzato si fece adorante.
«Dobbiamo andarcene da qui» aggiunse poi il giovane, mentre Varutti urlava dall’apice del ponte. Tolse il remo dalle mani di Cordelia e si spostò a prua.
Cordelia con lo sguardo cercò Colombina fino a individuarla sulla sponda opposta. Non appena i loro occhi si incrociarono la maschera si voltò e disparve in una calle. Cordelia valutò il salto: la sponda era vicina e la gondola abbastanza stabile. «Avvicinatevi ancora un poco» urlò.
L’abatino, nonostante l’aspetto elegante, aveva una forza fisica notevole e soprattutto non perse tempo a farle domande. Quando ebbe la riva alla propria portata Cordelia saltò. Non era un salto difficile e le sue gambe erano bene allenate, così quando sentì una forza improvvisa trascinarla verso il basso pensò che il mantello si fosse impigliato nel bordo dell’imbarcazione. Riuscì comunque ad atterrare sulla riva, bilanciandosi con le braccia, e si girò per guardare cosa l’avesse trattenuta. Per un momento pensò a uno scherzo della luce. Le parve infatti di vedere dita pallide e viscide affiorare dalle acque, una mano che esitò a pelo della superficie prima di affondare nella laguna.
Quando si voltò, Colombina era scomparsa.