46

LE ARMI DEL SANGUE

Stava arrivando qualcuno. Passi attutiti dall’erba e voci sommesse, così la donna raccolse da terra il velo da suora e Cordelia si passò il braccio sugli occhi umidi. Il sacco ruvido del saio le grattò la pelle delicata. Batté le palpebre per rimettere a fuoco il perimetro delle mura, la vera da pozzo in pietra d’Istria, il gatto annoiato, il viso della donna che dietro strati di trucco era giovane e fresco come lo aveva visto l’ultima volta.

«Madre?» Mentre pronunciava quell’unica parola la sua voce suonò piccola e fragile.

Lady Charlotte Backson protese una mano e la posò sulla guancia della figlia. «Penso che questo ormai sia inutile» disse, mostrandole un ago.

«Narcotico?» domandò Cordelia.

L’altra annuì. «Ti avrei rinchiusa in un ripostiglio fino a che tutto non fosse finito. L’ho deciso appena ti ho vista arrivare. Qui posso cavarmela da sola.»

Senza attendere risposta l’afferrò per un polso e la tirò all’interno di una porta laterale, in una cella stretta e lunga con due pagliericci e il pavimento ancora umido e odoroso di sapone. Alcuni uomini passarono oltre l’uscio socchiuso, parlottando in dialetto.

Quando se ne furono andati, Charlotte riprese: «Puoi tornare a Venezia, Delia, e attendere lì mie notizie. Artemius Von Heimmel si trova qui, come avrai già intuito, e io sono vicina a eliminarlo una volta per tutte. Se lo allarmate, scomparirà senza lasciare tracce come ha già fatto una volta, poi tornerà più forte di adesso quando noi non avremo la possibilità di fermarlo. Noi abbiamo una sola vita, lui ne ha infinite, non si presenterà un’altra possibilità».

«Dove siete stata fino ad ora? Vi ho cercata dappertutto.» Cordelia sapeva che avrebbe dovuto concentrarsi sulla missione, ma in quel momento le era impossibile.

Charlotte chiuse gli occhi per un istante, poi li riaprì. «A Venezia» rispose, in tono paziente. «Tuo padre mi ha fatta rapire, questo lo sai già. Quando nel mondo delle spie cominciò a circolare la voce che Artemius Von Heimmel era vivo e che era stato visto a Venezia, Enrico mi scrisse per ordinarmi di portarti da lui. Puoi immaginare da sola quale fu la mia replica. Quanto sai di questa storia? Marcus Meyer ti ha raccontato?»

Cordelia annuì, ancora frastornata.

«Bene, avrai quindi capito che già una delle mie figlie era stata vittima della sua guerra contro Von Heimmel, non avrei permesso che accadesse anche all’altra. Per tutta risposta lui mi fece rapire: un pomeriggio uscii per fare spese e mi risvegliai in un convento poco fuori Padova, dove la badessa era cugina di Enrico e le sue guardie mi sorvegliavano a vista. Ho saputo che era morto nel momento in cui mi rilasciarono. Corsi a Venezia solo per scoprire che entrambe le mie figlie erano sotto il mare, addormentate, forse morte.»

Charlotte strinse le labbra e dietro la consueta piega inflessibile Cordelia riconobbe l’eco di un dolore devastante.

«Ho seguito Von Heimmel durante i suoi spostamenti. La prova generale di ciò che intende fare a Venezia si è tenuta qualche anno fa a Messina: le strade erano disseminate di morti, sembrava una città fantasma.»

«Ne ho sentito parlare.»

«Non si fermerà. A costo di mandare a Piazza San Marco un esercito dei suoi morti. Gli sono stata accanto abbastanza a lungo nell’ultimo periodo da averlo capito.»

«Madre, è pericoloso» disse Cordelia. «Da quanto tempo rischiate il contagio?»

«Ho già avuto la peste e sono sopravvissuta» disse Charlotte, calma. «Tu no, invece. Devi andartene, adesso.»

Cordelia scosse il capo. «I miei amici sono qui. Ci hanno affidato una missione. C’è in gioco molto più di quanto non possa spiegarvi.»

«Lo so. So chi sono e so che la Serenissima li ricatta, che il Doge si è impegnato a distruggere i loro dossier quando gli presenteranno la testa di Von Heimmel su un piatto d’argento.»

Davanti all’espressione nemmeno troppo stupita della figlia, Charlotte sorrise. «Mi sono introdotta in segreto nell’abitazione del Magistrato sopra le Cose Oscure, sua Eccellenza Bragadin» spiegò. «Kitty ti stava tenendo d’occhio per me, tuttavia dovevo sapere chi fosse a dirigere le tue operazioni. Mi rivelava dove mi stessi cercando, in modo che io mi trovassi altrove. Non biasimarla: è sempre stata leale, seguiva solo i miei ordini.»

Allungò una mano e le fece una carezza sui capelli come solo una madre poteva fare. «Non ti ho persa d’occhio un momento e ho vegliato su di te da lontano. Per esempio quando hai deciso di seguire un piccolo morto col rischio di farti ammazzare.»

«Eravate tra le suore a Santo Stefano» esclamò Cordelia. «Siete stata voi a sparare ad Angelo, vero?»

Charlotte allargò le mani in un gesto devoto. «Questa veste è eccellente per nascondere molti peccati.»

«Perché non vi siete confidata?» domandò Cordelia, con una punta di amarezza. Per abbandonarsi all’emozione, gioia, sollievo, dispiacere, avrebbe dovuto aspettare, ma in quel momento non riusciva a ignorare il pungolo freddo che le feriva il cuore.

Charlotte la guardò, subito dopo l’attirò tra le proprie braccia. Era solo di poco più alta di lei, ma il suo corpo le comunicò subito la consueta impressione di forza indomabile e sicurezza. Il suo profumo era identico: talco, trucco e rose. Cordelia sentì di nuovo le lacrime affollarle le ciglia.

«Cosa ti ho insegnato? Ogni persona che conosce il tuo segreto può parlare o essere costretta a farlo. Sei sorvegliata, Delia. Se fossi arrivata a me, ci sarebbero potuti arrivare anche altri. Io devo ucciderlo prima, né tu né Cassandra sarete al sicuro fino a quando lui sarà ancora in questo mondo.»

«E come intendete fare?» domandò Cordelia. «Forse soltanto distruggendogli il cuore potremmo riuscirci. Oltre al suo Elisir non sappiamo che artifizi abbia operato su se stesso.»

«Tutti quelli che conosceva» replicò Charlotte. «Sono rimasta nascosta nel convento di Torcello per tutti questi anni, imbeccando il Servizio Segreto fingendo di essere una mistica con delle visioni. Sono riuscita a entrare a servizio qui al Lazzaretto Vecchio e, pian piano, ad avvicinarmi ad Artemius senza che sospettasse nulla. Ho avuto conferma che è vulnerabile.»

Cordelia scosse il capo. «Non riesco a immaginare su cosa.»

«Il tuo sangue.» Charlotte trasse da una tasca una fiala e gliela mostrò. Il contenuto era rosso nerastro e rappreso. «Ne ho sempre avuto il sospetto. Tutti lo abbiamo avuto, è il motivo per cui ti è stata impiantata una parte del cuore di Karel Koron.» Un sorriso mesto e condiscendente si dipinse sulle labbra della donna. «Tuo padre ha sempre pensato che fosse qualcosa di divino o soprannaturale, le sue figlie predestinate a combattere il male immortale. La realtà è più prosaica: da mesi somministro a Von Heimmel gocce del tuo sangue e ho constatato che in effetti è più debole. Si ammala dopo decenni di immunità a qualsiasi malattia e non riesce a comprendere il perché. Sono a tanto così dal distruggerlo.»

Prima che potessero aggiungere altro, la porticina si aprì e l’intruso nel giro di un istante si ritrovò a fissare i fori neri di due pistole puntate contro di lui.

Cordelia fu la prima ad abbassare la propria, Charlotte invece fissò il nuovo arrivato senza fare altrettanto. «Ecco l’uomo che ha rotto il fidanzamento con mia figlia per amore di sua sorella. Posso confidare che i vostri sentimenti abbiano maggiore serietà questa volta?»

Una lieve traccia di rossore chiazzò gli zigomi di Cassian D’Armer, avrebbe potuto essere imbarazzo come collera. «Lady Backson, suppongo» si limitò a dire.

Charlotte puntò la pistola verso l’alto e sorrise. «In fondo ho sempre pensato che il mio James fosse più adatto a Cassandra.»

Cassian non replicò, rivolse a Cordelia un’occhiata penetrante che parve avvolgerla dalla testa ai piedi.

«Sto bene» disse lei e, a quelle parole, l’uomo si rilassò in modo percettibile.

«Sono ore che vi cerco, Madame. Per caso abbiamo appreso una novità che ci ha messo in allerta.»

«Che succede?» domandò Cordelia.

«Monsieur ha colto alcuni brandelli di conversazione tra due fanti della guarnigione: c’è una nave genovese al largo della bocca di porto nord. Von Heimmel è stato inviato a bordo in qualità di medico del Lazzaretto per controllare le condizioni dell’equipaggio ed è tornato dichiarando che si tratta di un falso allarme. A parere dei rematori che lo hanno accompagnato, però, la nave dovrebbe issare bandiera gialla.»

«Hanno la peste a bordo» disse Charlotte, rapida. «Ne sono quasi sicura. È quanto è accaduto a Messina e sappiamo com’è finita.»

«Sapete dove si trova Artemius in questo momento?» domandò Charlotte mentre uscivano in un cortile stretto e lungo.

«Non lo sappiamo» disse Cassian. «Da quando i barcaioli lo hanno riportato sull’isola è scomparso, gli altri si sono messi sulle sue tracce mentre io venivo a cercare Cordelia.»

Perlustrarono il Lazzaretto palmo a palmo spostandosi verso il lato che dava sul bacino di San Marco. Una scalinata conduceva a una terrazza battuta dal vento, dalla quale Venezia appariva in lontananza simile a una flotta di navi proveniente da un racconto di fate – campanili e profili di palazzi che disegnavano lo sfondo del cielo con linee di eccezionale bellezza.

«È da questa prospettiva che vedevo Venezia nei miei sogni. Da quando ancora dovevo giungervi per la prima volta» disse Cordelia.

«La sognavi anche da bambina» disse Charlotte. «Ho sperato per tanto tempo che la vita del povero Karel non condizionasse la tua fino a questo punto.» La collera e la frustrazione si alternarono sul suo volto e dopo lasciarono spazio alla semplice tristezza. «Per fortuna, almeno Cassandra non ha mai mostrato segno di condividere i suoi ricordi.»

«Ti viene in mente qualcosa?» domandò Cassian.

Cordelia si guardò intorno con estrema attenzione. «Dove siamo esattamente?»

«Qui ci sono gli alloggi del Priore» spiegò Charlotte. «Non ci viene nessuno oltre lui e i suoi ospiti.»

Cordelia guardò a lungo il campanile di San Marco e poi studiò le travi di legno e le colonne che sostenevano la balconata. «C’è qualcosa qui. Non riesco a individuarla con esattezza, però è il posto giusto.»

Un uomo alto con un saio da monaco salì i gradini di corsa. «Non riusciamo a trovarlo» disse la voce di El Cid da sotto il cappuccio. Stava per aggiungere altro, quando si accorse della presenza di Charlotte.

«Madame Colombina?» domandò sottovoce.

Cordelia fece un cenno di diniego. «Lady Charlotte Backson.» Vide gli occhi di Manuel spalancarsi e passare da lei a Charlotte varie volte. «Milady sembra troppo giovane per essere madre di chiunque» disse.

«Se abbiamo finito con le cerimonie» li interruppe Cordelia, in tono nervoso, «io proporrei di entrare.»

Si abbassò per scrutare la serratura e dopo trasse dallo scollo della veste la sua grossa croce di rubini e diamanti, che nascondeva una serie di grimaldelli.

«L’avevi tu» mormorò Charlotte.

«Come molti dei vostri giocattoli, madre» disse Cordelia e spinse piano il battente che si aprì con uno scatto.

Attraversarono l’anticamera e una stanza arredata con eleganza e semplicità. Rimasero in ascolto, ma l’abitazione sembrava deserta.

«Non arriverà nessuno» disse Charlotte. «Il Priore a quest’ora fa colazione col notaro e lo scrivano. La serva verrà a pulire e rassettare soltanto dopo la messa.»

Esaminarono l’alloggio con cura senza trovare nulla di rilevante, da ultimo entrarono in uno studiolo polveroso. Su un tavolo ingombro di carte e registri c’era un bicchiere pieno a metà, una boccetta di inchiostro aperta e una chiave di ottone legata a un nastro rosso.

«Guardate» disse Manuel tornando dalla stanza da letto con un bicchiere in mano. «Sentite l’odore.»

Charlotte annusò il residuo sul fondo e poi vi intinse la punta di un dito. «Narcotico» disse. «Il Priore si vanta sempre dell’efficacia di un decotto che il dottore del Lazzaretto – Artemius – gli ha fornito. Adesso mi chiedo se non lo stia drogando per avere libero accesso a questo posto, di notte.»

«Di certo deve avere escogitato un buon modo per nascondere le sue attività» disse Cassian. «Siamo su un’isola: i suoi movimenti sono limitati.»

Cordelia si guardò intorno. La stanza aveva un che di familiare. Il suo sguardo si soffermò sull’unico arredo di reale pregio: un mobile in legno decorato di madreperla, che occupava un’intera parete. Al di sopra della ribalta, un castello di cassetti e cassettini affastellati gli uni sugli altri in una complicata cornice di intarsi e dorature.

«Ho già visto questo mobile» disse.

«Non sei mai stata qui» replicò Charlotte. «È un ricordo di Karel?»

«Non lo so» rispose Cordelia e dopo un momento aggiunse: «Non lo so mai».

Si chinò davanti al disegno centrale che ritraeva una larva – la classica maschera veneziana che insieme a tabarro e tricorno formava la bautta – e osservò a lungo una delle fessure degli occhi, che sembrava leggermente diversa dall’altra. Con il più sottile dei grimaldelli ne tracciò il contorno, fino a che non trovò un foro minuscolo proprio in corrispondenza della pupilla. Si udì uno scatto e un sommesso motivo musicale, poi uno scomparto simile a uno spicchio si aprì sul fondo di una colonna.

«Vuoto» disse Cordelia dopo aver frugato all’interno. «Un momento» aggiunse subito dopo, individuando con le dita una irregolarità nel legno, che somigliava a un bottone. Spinse con l’indice e la superficie cedette. Si udì uno scatto e poi una cascata cristallina e sommessa di note musicali.

«Che succede?» esclamò Manuel, mentre Cordelia si tirava indietro, sbalordita.

Il mobile si sollevò da terra, avanzò di mezzo passo e dopo si scostò di lato scoprendo un’apertura ad arco nella parete.

«Sta arrivando qualcuno» disse Charlotte, accanto alla finestra. «È il contingente militare del Lazzaretto. Devono aver dato l’allarme.»

Cassian sfilò una pistola da dietro la cintura del saio. «Quanti sono?» domandò.

«Nadir, non è necessario» disse Manuel. «Basterà mostrare le insegne del Doge.»

«C’è una nave di appestati sulla rotta di Venezia» rispose Cassian. «Spero che avremo il tempo per le formalità.»

Charlotte scosse il capo. «Cordelia, devi andare tu. Ricordati ciò che ti ho detto: l’unico antidoto alla sua immortalità è il tuo sangue», spostò lo sguardo su Cassian e aggiunse: «Proteggete lei. Noi ci occupiamo della nave».

«Stanno arrivando anche Ermes e Monsieur» annunciò Manuel, già armato. «Voi andate. Chiariremo tutto.»

Cordelia guardò l’apertura nella parete, il mobile con un cigolio cominciò a spostarsi per coprirla di nuovo.

Senza pensarci, corse verso il varco, giusto un momento prima di sentire il mobile meccanico tornare al suo posto con un cigolio e un sommesso accordo di note.