LE CENERI

Di ritorno verso l’ingresso principale del Lazzaretto Vecchio, invece che un drappello d’onore, trovarono ad accoglierli un contingente di fanti con l’ordine del Magistrato della Sanità di trattenersi sull’isola e rispettare la quarantena.

«È inaudito!» esclamò Giacomo Casanova. «C’è una signora che mi aspetta a Venezia. Morirà di dolore se non mi presento.»

Del tutto insensibile all’imminente tragedia, il comandante militare del Lazzaretto li invitò a sistemarsi nell’ala degli ospiti illustri.

Mentre vi si recavano, Giacomo snocciolava afflitto, come una litania delle sante, i nomi di tutte le signore di cui avrebbe sentito la mancanza.

Naturalmente, nessuno gli badò.

Venezia intanto si risvegliava nel Mercoledì delle Ceneri. Finito il Carnevale, i forestieri avrebbero cominciato ad abbandonare la città e i veneziani a pensare a come sopravvivere fino a Pasqua simulando una certa morigeratezza di costumi.

I giorni al Lazzaretto Vecchio scorrevano lentamente, l’unico che sembrava abbastanza impegnato era Manuel che insieme ai suoi Mori si occupava di rendere più confortevole la loro dorata prigionia. Per tutta la giornata lo si vedeva imperversare scrivendo liste di generi di conforto, seguito da Mousqueton munito di tazza e caffè fumante. Le loro camere nell’ala degli ospiti furono decorate e fornite di sete, damaschi e arredi pregiati. Manuel stava progettando di aprire un caffè e di edificare un piccolo teatro nel chiostro, quando gli giunse l’ordine di placarsi da parte degli Inquisitori di Stato, dietro minaccia di trasferirlo direttamente dal Lazzaretto ai Piombi.

Ognuno trovò un modo di impiegare il tempo: Alain trascorreva ore con i sacerdoti a discorrere di teologia; Giacomo a scrivere orribili sonetti per la scomparsa Colombina.

Non se ne erano avute più notizie e anche la nave con la quale aveva abbandonato la laguna sembrava sparita nel nulla: tutti i dispacci inviati presso i principali porti non avevano sortito alcun effetto e Casanova, tra una monaca e l’altra (l’unica compagnia femminile e decentemente in salute dell’isola), languiva di nostalgia.

«Potrebbe essere la mia donna ideale» spiegò.

«Per questa settimana» rispose Alain. «Giacomo, qui manca la rima e nel complesso è abbastanza spaventoso. Non sarebbe meglio se ti dessi alla prosa?»

«Un giorno scriverò la mia autobiografia» disse Giacomo, rapito al solo pensiero. «Ho così tanto da dire!»

«Sarà soltanto una lista interminabile di donne e di bravate.»

«Secondo me» disse Manuel, «non se la leggerà nessuno.»

Matteo Bragadin scriveva ogni giorno, aggiornandoli sulla situazione a Venezia. In qualità di Magistrato sopra le Cose Occulte, aveva ricevuto dal Doge l’ordine di esaminare il territorio della Repubblica per verificare se vi fossero morti rianimati da Von Heimmel e dai suoi seguaci. Al momento stava controllando con la massima discrezione i cimiteri cittadini ed effettuando degli scavi a Sant’Arian, distruggendo il cuore dei cadaveri che sembravano anomali. Presso l’ossario della laguna ne erano stati ritrovati almeno una dozzina, che però, adesso, avrebbero riposato per sempre.

Charlotte Backson, invece, stanca di essere reclusa, scomparve qualche giorno dopo senza lasciare traccia.

«È partita per Corfù» spiegò Cordelia a Cassian, durante una passeggiata in riva al mare. «Insieme a Meyer e James. Ho consegnato a mia madre l’ago che ho trovato nel laboratorio di Von Heimmel. Con quello, Meyer interverrà per togliere il frammento malato dal corpo di mia sorella, dopo averla svegliata.»

Cassian la guardò trattenersi sulla nuca i capelli che il vento aveva strappato alla sua pettinatura. «Intendi fare lo stesso?»

Lei scosse il capo senza staccare gli occhi dal tramonto che, in lontananza, incendiava il cielo sopra Venezia. «Ormai Karel è una parte di me. In un certo senso mi conforta sapere che quel ragazzo sfortunato non è morto completamente.» Un sorriso impertinente le balenò sul volto. «E poi potrebbe tornarmi comodo conoscere bene Praga. La situazione politica da quelle parti è piuttosto turbolenta e questo offre ottime prospettive di lavoro.»

Nel pronunciare le ultime parole, il suo tono aveva perso gaiezza e lui le prese la mano.

«È ciò che vuoi? Andartene?»

Incapace di rispondere a parole lei gli strinse la mano.

«Era ciò che volevo sapere.» Cassian le cinse la vita con entrambe le braccia e le fece appoggiare la schiena contro il proprio petto.

«Potresti continuare a fare ciò che vuoi qui a Venezia. Questa città è il centro del mondo.»

«Cassian, dobbiamo essere realisti» disse lei, calma.

«Lo sono» rispose lui, appoggiandole il mento sulla sommità del capo. «Voglio che resti con me e che porti il mio nome.»

Lei serrò le dita intorno alle sue, contenta che non potesse vederla in volto. «Non è possibile. Lo sai meglio di me. Non sei libero di sposarti senza il consenso dello Stato e della tua famiglia, e nessuno mi accetterebbe come tua moglie.»

«Fai parte di una delle quattro famiglie evangeliche del patriziato. Il tuo sangue risale alla fondazione della Serenissima, Cordelia.»

«Sono una spia inglese condannata a morte.»

«Sei l’amore della mia vita.»

Lei staccò una mano dalle sue per premersene il dorso contro le labbra e arginare almeno in parte l’emozione. Sentendola tremare, lui la strinse più forte e lei si aggrappò alle sue braccia, lottando per riprendere il controllo di sé. Cassian le afferrò le spalle e la fece girare.

«Per favore» disse lei, «non dire altro o sarà ancora più difficile. Non ho detto di volermi separare da te. Se non lo vuoi, io non lo farò mai.»

Cassian la guardò. «Ascoltami. Quando ti ho detto di aver accettato di diventare una spia per il Doge non ti ho raccontato tutta la verità.»

«Ti ascolto.»

«Come sai Matteo Bragadin, nella sua qualità di Magistrato sopra le Cose Occulte, ha negoziato una ricompensa per ciascuno di noi. Alain avrà la cittadinanza, Giacomo il condono per la sua condotta dissoluta che gli avrebbe causato l’esilio; Manuel potrà restare a Venezia insieme alla sua Jimena, al riparo dallo scandalo che li ha costretti a lasciare le colonie. Ognuno di noi, te compresa, avrà l’amnistia per i crimini commessi contro lo Stato e contro la morale. È tutto finito.»

«Ciò non toglie che io resti Cordelia Backson o Cordelia Sheffield se preferisci» scherzò con voce tremante. «Non ho un nome gradito alla Serenissima. A essere sinceri, per la Serenissima non ho neppure un nome.»

«Il Doge ha accettato di riconoscerti ufficialmente come una Giustinian» disse lui. «Dietro mia precisa richiesta. Non so se avevo il diritto di farlo, ma ho voluto che avessi una possibilità di scelta.»

Lei lo fissò, frastornata e incapace di trovare qualcosa da dire.

«Adesso sei pari a tua sorella Cassandra. Se lo desideri, Venezia è anche casa tua.»

«Cassian…»

«Non ho terminato. Ho la dispensa speciale del Doge e, se lo vorrai, i nomi dei nostri figli potranno essere annotati sul Libro d’Oro. Patrizi e legittimi.»

«Questo non mi renderà diversa» disse lei. «Non accetterò mai di essere una delle bambole dipinte che popolano i salotti di Venezia.»

«Non lo vorrei mai.»

Cordelia sollevò una mano per toccargli il viso, un gesto dettato dall’istinto per capire se era tutto reale. Lui si voltò per sfiorarle le dita con le labbra e le rivolse un sorriso radioso.

«Ve lo dico di nuovo, signora, e questa volta vi prego di ascoltarmi. Non voglio più aspettare. Fissate la data delle nozze.»