Avevo promesso alla mamma di Pantani che non l’avrei lasciata sola e che avrei scoperto la verità su Campiglio.

Il rifiuto di quel testimone che aveva visto Marco la sera prima con 48 di ematocrito mi rattristava moltissimo. Sarebbe stata una deposizione fondamentale, ma lui non voleva esporsi e io non potevo obbligarlo.

Non mi lasciai sopraffare dall’amarezza e mi rimisi subito al lavoro.

Se quell’episodio era accaduto veramente, doveva pur esserci un’altra persona in grado di confermarlo, di raccontarlo mettendoci la faccia. Si trattava dell’onore di un ragazzo che non c’era più, di Pantani, di un campione che aveva fatto del bene a tanta gente. Com’era possibile che nessuno potesse muovere un dito per ristabilire la verità su di lui?

A quel punto decisi di chiamare un caro amico di cui non posso rivelare l’identità.

Era un personaggio molto influente che sapeva tutto del mondo del ciclismo: conosceva ogni piccolo particolare, ogni risvolto, ogni segreto di questo sport. Era sempre stato per me la Fonte delle Fonti e in passato molte volte mi aveva aiutato rivelandomi particolari che nessuno poteva conoscere.

Perciò, se in quel momento c’era una persona che mi poteva indicare la strada giusta, be’, era senz’altro lui.

Da tempo non ci sentivamo più, ma bastarono pochi secondi per ricreare quel clima di amicizia e sincerità che da sempre aveva accompagnato il nostro rapporto negli anni.

Gli raccontai tutto quello che sapevo e lui, senza troppi giri di parole, mi disse: «Se c’è un uomo che ti può confermare di aver visto con i suoi occhi Pantani misurarsi l’ematocrito la sera di Campiglio, quello è il dottor Rempi. E sono sicuro che, se lo chiami tu, te lo dice».

In quel Giro d’Italia del 1999 il dottor Roberto Rempi era il medico della Mercatone Uno, la squadra di Pantani.

In effetti mi venne subito in mente che nel 1999, nella concitazione della conferenza stampa organizzata al volo all’hotel Touring di Campiglio, il medico aveva fatto un accenno, a mezze parole e con un po’ di imbarazzo, a un controllo risultato assolutamente normale da parte di Pantani.

Ma, per via di tutto il trambusto e dell’agitazione del momento, le sue parole si erano perse nella disperazione e nel caos di quella giornata assurda.

Ma ora, a quasi quindici anni di distanza, improvvisamente la speranza di arrivare alla verità rinasceva.